mercoledì 12 marzo 2025

Perchè la Russia dirà di no alla pace di Trump

 


Perchè non è interesse russo accettare una tregua di 30 giorni

    • La Russia sta avanzando, una tregua congelerebbe la situazione senza ottenere risultati definitivi.

    • La campagna di arruolamento è in grande spolvero grazie alle paghe straordinariamente alte rispetto agli standard russi 

    • Sono in arrivo nuovi uomini dalla Korea

    • Una tregua potrebbe dare tempo a Kiev per riorganizzarsi militarmente con l'aiuto occidentale e prepararsi per futuri scontri.


Perchè non è interesse russo accettare adesso la pace / congelamento del conflitto in stile koreano

Come ho già detto in altre occasioni la pace è difficile da raggiungere perché entrambi i contendenti considerano “propri” territori contesi. Inoltre la Russia ha interesse a prolungare il conflitto.  La pace adesso vorrebbe dire: 

    • Perdita dell'obiettivo strategico: la Russia non ha il pieno controllo delle aree desiderate (Donbass, Crimea riconosciuta, eventuale zona cuscinetto).

    • Ucraina più vicina alla NATO: se la guerra finisse senza che la Russia abbias ottenuto i suopi obiettivi Kiev potrebbe rafforzare ulteriormente i suoi legami con l'Occidente.

    • Conseguenze politiche interne per Putin: un compromesso potrebbe indebolire la sua poszione interna 

    • Non è interesse della Cina che gli Usa si possano concentrare sul settore Pacifico

    • Oramai è evidente che la postura diplomatica trumpiana è scomposta ed è priva di un disegno razionale. E’ quindi conveniente per una controparte che non sia sommamente indebolita “vedere” il bluff. La trattativa successiva comporta un guadagno di tempo che è a favore dei russi e della Cina

sabato 23 novembre 2024

La Banana di Cattelan: Una Riflessione sul Valore delle Cose


La vendita della famosa banana di Maurizio Cattelan, fissata a un muro con del nastro adesivo e battuta all'asta per oltre 6 milioni di dollari, ha suscitato reazioni forti. Ma, invece di indignarci, non sarebbe più utile porci alcune domande fondamentali sul concetto di valore?

Chi decide il valore di un bene o un servizio? Nel nostro sistema economico, il valore non viene stabilito da considerazioni morali, ma da dinamiche di mercato. Domanda e offerta regolano i prezzi, che si tratti di una banana trasformata in opera d’arte o di un servizio professionale. Non è forse questo lo stesso principio che accettiamo quotidianamente per valutare il nostro lavoro o i prodotti che compriamo?

E quanti tra i critici di questa vendita, operano in un sistema diverso? Immagino che molti degli indignati lavorino in contesti dove il prezzo non solo non riflette il costo reale, ma ciò che il mercato è disposto a pagare, il valore soggettivo. 

E quanti tra costoro pensano bene delle criptovalute? Quanti di coloro che si scandalizzano per la banana di Cattelan non avrebbero alcuna remora a investire in Bitcoin o altre criptovalute? Anche lì il valore non è intrinseco, ma determinato dalla percezione collettiva. Una moneta virtuale va bene, ma un’opera d’arte concettuale no?

E quanti sono contro il salario minimo? Quanti sostengono che il mercato debba decidere quanto vale il lavoro di un individuo, ritenendo "ingiusto" fissare un salario minimo? Se accettiamo che il valore di una giornata di lavoro sia lasciato alla discrezione della domanda e dell’offerta, perché lo stesso principio non dovrebbe applicarsi a un’opera d’arte?

E che dire dei calciatori? Non è curioso che non ci sia scandalo per le cifre astronomiche spese per gli stipendi dei giocatori? Perché un’opera d’arte come quella di Cattelan è "immorale", ma 100 milioni di euro per un contratto sportivo sono accettabili? Non è forse lo stesso mercato a stabilire entrambe le cifre?

Infine, vogliamo davvero un sistema che decida per noi il valore "giusto" delle cose? Se un’autorità “superiore” stabilisse quanto una banana può costare o quale sia il prezzo corretto di un servizio, non saremmo forse in una forma di dittatura economica? Non perderemmo così la libertà di scegliere e di attribuire valore in base alle nostre priorità?

In definitiva, la banana di Cattelan per chi non sa nulla di arte diventa uno stimolo a riflettere sul significato del valore e sulle nostre stesse contraddizioni. Se un collezionista è disposto a pagare milioni per quella banana, non è forse una scelta legittima, guidata dalle stesse dinamiche che accettiamo in tanti altri ambiti della vita?

Per quanto mi riguarda, non avrei acquistato la banana di Cattelan neanche per 10 euro. Non ne riconosco il significato artistico, sebbene ne riconosca la genialità e la profondissima ironia, e sbagliando non avrei consigliato ad un mio cliente di comperarla, perché preferisco investire in beni significativi. E tra questi non comprendo né l’arte né le criptovalute, entrambe soggette a fluttuazioni imprevedibili e dipendenti dalle percezioni del momento.

martedì 19 novembre 2024

Putin sta bluffando?


La nuova dottrina nucleare russa e le sue contraddizioni

La comunicazione odierna della Russia circa la modifica della sua dottrina nucleare, che includerebbe una risposta nucleare in caso di attacco ucraino con armi occidentali a lungo raggio, ha suscitato scalpore. Tuttavia le incongruenze e i limiti di questa decisione suggeriscono che Putin stia bluffando, utilizzando la minaccia nucleare come arma di propaganda piuttosto che come reale strategia militare. Vediamo perché.

La guerra in Ucraina si sta dimostrando una guerra di logoramento dove ognuno cerca di far esaurire l’avversario prima di crollare.

    • Risorse russe: Mosca ha dimostrato di poter sacrificare uomini più facilmente che risorse materiali e la sua capacità industriale di sostenere il conflitto è limitata. Le forniture dalla Cina, dall’Iran e dalla Corea del Nord sono insufficienti per coprire le necessità di una guerra prolungata.

    • Risorse ucraine: L’Ucraina, pur avendo un meno uomini a disposizione beneficia del supporto occidentale per compensare le perdite materiali e per questo esegue una guerra che i tecnici definiscono orientata al logoramento nemico e non al mantenimento del territorio. Quindi la chiave della resistenza ucraina risiede nella continuità del sostegno internazionale.

Alla luce di queste dinamiche, l’escalation nucleare sarebbe un gesto disperato destinato a isolare ulteriormente Mosca sul piano internazionale. Esaminiamo le due possibilità:

Uso di armi nucleari tattiche

L’impiego di una testata nucleare tattica sul campo di battaglia ha una precisa logica militare: creare una breccia significativa nelle linee nemiche da sfruttare immediatamente con divisioni mobili corazzate o meccanizzate. Questa manovra, però, richiede una forza militare altamente operativa e ben equipaggiata, caratteristiche che l’attuale esercito russo non possiede.

Le truppe corazzate russe hanno subito pesanti perdite sin dall’inizio del conflitto, e le riserve mobilitate di recente sono in gran parte equipaggiate con mezzi obsoleti o inadeguati. Senza un supporto logistico robusto e divisioni pronte a un’avanzata immediata, l’uso di un’arma nucleare tattica rischierebbe di essere inefficace o addirittura controproducente.

Uso di armi nucleari strategiche

Un attacco nucleare strategico richiede giustificazioni molto più solide rispetto all’uso di armi tattiche, deve cioè avvenire in un contesto di minaccia strategica

La dottrina modificata oggi prevede genericamente la possibilità di una reazione nucleare russa in caso di attacco ucraino con armi convenzionali occidentali, ma i militari russi e lo stesso Putin sanno che la possibilità di un attacco convenzionale Ucraino che minacci la capacità nucleare strategica russa non è solo altamente improbabile e non desiderato, è semplicemente impossibile per la natura stessa dei mezzi offensivi forniti. 

Inoltre gli Stati Uniti e i loro alleati hanno seguito una chiara linea di condotta fin dall’inizio della guerra, evitando azioni che Mosca potesse interpretare come una minaccia alla propria capacità strategica.

E’ quindi chiaro - ai professionisti politici e militari - che qualsiasi azione ucraina non può minacciare la Russia al punto tale da creare l’opzione di un uso delle armi nucleari strategiche. 

Questo fatto quindi rende l’annuncio odierno solo una manovra di propaganda e intimidazione dell’opinione pubblica, interna ed estera.

Putin ha tutto l’interesse a sfruttare la retorica nucleare per confondere il confine tra il piano militare e quello politico. La sua narrativa cerca di presentare qualsiasi azione occidentale come una minaccia alla sovranità russa, alimentando così il consenso interno e tentando di dividere l’opinione pubblica occidentale. 

Pertanto, la dottrina nucleare oggi modificata è solo un messaggio che serve a mantenere alta la pressione psicologica sulle opinioni pubbliche dei Paesi occidentali nella speranza che questi abbandonino Kiev.


martedì 29 ottobre 2024

Harris e Trump Non Contano

Nel vortice delle prossime elezioni presidenziali americane, molti osservatori si chiedono se una vittoria di Kamala Harris o di Donald Trump possa avere un impatto significativo sui mercati finanziari. La tentazione di collegare le dinamiche politiche all'andamento delle Borse è forte, ma, come spesso accade, la realtà del mercato è più complessa. 

Se guardiamo al comportamento recente degli investitori e agli sviluppi economici, ci accorgiamo che cercare di prevedere l'esito delle elezioni ha un’importanza limitata per chi investe. Ciò che conta davvero è come i mercati stanno rispondendo a fattori strutturali e ciclici, che vanno ben oltre la politica.


La Fine dei Grandi Guadagni sull’S&P 500?

Uno dei temi più discussi nei media specializzati è la fine del rally che ha caratterizzato l'S&P 500 negli ultimi anni. Nonostante la forte crescita economica americana e la resilienza dimostrata anche in contesti difficili, gli analisti avvertono da tempo che le valutazioni dei principali indici USA sono elevate e potrebbero non giustificare ulteriori aumenti significativi. 

I mercati finanziari, come è noto, "guardano avanti". Anche se l'economia continua a crescere, questo potrebbe non essere sufficiente a sostenere i record visti in precedenza, specialmente in un contesto di tassi d'interesse in aumento e inflazione persistente.

Il dibattito su chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca può affascinare, ma per gli investitori attenti il focus è già su elementi concreti: le valutazioni alte, l'impatto della politica monetaria della Federal Reserve e il comportamento degli “insiders aziendali”.

Vendite di Azioni da Parte degli insider: Un Segnale Importante

Un indicatore chiave che dovrebbe interessare gli investitori è l’aumento delle vendite di azioni da parte degli alti dirigenti aziendali. In estate, ad esempio, il CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha venduto azioni per oltre 29 milioni di dollari, approfittando del rally del titolo. 

Questo non è un caso isolato: sempre più dirigenti di grandi aziende hanno venduto ingenti quantità di azioni, facendo sorgere legittime preoccupazioni sulle prospettive a lungo termine di queste società.

Quando gli insider – coloro che conoscono meglio le dinamiche delle loro stesse aziende – iniziano a vendere in modo consistente, gli investitori dovrebbero prestare attenzione: le motivazioni dietro tali vendite possono variare, certo, ma rimangono comunque segnali di un cambiamento nel sentiment del mercato. 

Lontano dal clamore elettorale, queste decisioni indicano che i dirigenti stanno approfittando delle alte valutazioni per realizzare guadagni, il che potrebbe essere un indizio di una fase di consolidamento o di ribasso imminente.

Morale e Finanza: Due Mondi Diversi

Analogamente a quanto diceva Machiavelli per la politica anche la finanza non si basa sulla morale. È piacevole e logico per i partigiani delle due fazioni immaginare che una vittoria di Harris o di Trump possa avere conseguenze sul piano politico o sociale, ma i mercati finanziari seguono logiche differenti. 

Gli investitori sono focalizzati sui ritorni e sui fondamentali economici. La politica, per quanto importante, è solo uno dei tanti fattori che incidono sulle decisioni di investimento. E l’inerzia di un treno in corsa è tanta: per accelerare frenare o deviare occorrono tempo e forza.

Non bisogna confondere i cambiamenti politici con una visione a lungo termine sui mercati. I mercati anticipano, e mentre il dibattito politico si accende, gli investitori guardano già avanti, valutando se le attuali condizioni economiche possano sostenere i prezzi azionari o se sia il momento di ridurre l’esposizione, come suggerirebbero le recenti vendite di azioni da parte di alcuni top manager.

Piuttosto che cercare di indovinare chi sarà il prossimo presidente, gli investitori farebbero bene a monitorare attentamente i fondamentali economici e a valutare se le attuali condizioni di mercato giustificano ancora le alte valutazioni delle azioni, tenendo presente anche che occorsero tre anni ai mercati prima di dare ragione a Greenspan che ne denunciava l’”esuberanza irrazionale”  nel dicembre 1996.


#Elezioni2024 #MercatiFinanziari #S&P500 #InsiderTrading #TassiDiInteresse #Inflazione

martedì 22 ottobre 2024

Investire in tempi difficili: riflessioni e lezioni dal maltempo

 


Il maltempo che ha recentemente colpito molte regioni, ci offre due opportunità: essere solidali - in concreto - con chi è stato colpito e la seconda è di trarre importanti insegnamenti da queste disgrazie. 

Non solo le istituzioni e chi governa deve riflettere su come gestire meglio il rischio, ma anche noi, come investitori, possiamo imparare qualcosa. 

Di fronte all'imprevedibilità della natura, le lezioni sulla diversificazione e la gestione del rischio emergono con forza.


La necessità di diversificare

La diversificazione è fondamentale per mitigare gli effetti di eventi imprevisti o considerati improbabili.

Ma la diversificazione non è avere più asset, ma assicurarsi che siano distribuiti in settori e aree non correlate. Così come abbiamo oggi la dimostrazione plastica che acquistare più immobili nella stessa zona non è una reale diversificazione, allo stesso modo, concentrarsi su poche azioni del medesimo Paese o sulle obbligazioni di uno stesso emittente è rischioso. 

Questo vale per gli investimenti finanziari, e vale anche per i molti piccoli investitori che credono che comprare 4-5 azioni sia sufficiente, o che acquistare solo titoli di Stato italiani sia sicuro. 

La storia ci insegna che una bassa diversificazione comporta rischi significativi: basti pensare alle obbligazioni Parmalat o Argentina, che hanno causato enormi perdite agli investitori meno attrezzati.

Inoltre, passando agli investimenti non finanziari, occorre notare la tendenza degli imprenditori a identificarsi in modo verticale con la propria azienda, esponendosi totalmente ai suoi successi o fallimenti. E quando le cose vanno male, il rischio di rovina totale è elevato. 


La gestione del rischio: un approccio da migliorare

In Italia, la cultura della gestione del rischio è ancora limitata. Si tende a sottostimare l'importanza delle assicurazioni, soprattutto quelle legate al rischio patrimoniale. Se confrontiamo la situazione italiana con quella di paesi come Germania e Francia, vediamo all’estero una copertura assicurativa molto più ampia, che raggiunge il 40-50% dei rischi potenziali. In Italia, invece, siamo solo intorno al 10%.

Analogamente, anche chi possiede un piccolo patrimonio finanziario ha a disposizione strumenti efficaci per gestire il rischio, come gli ETF, che offrono una copertura diversificata a costi decisamente inferiori rispetto ai fondi comuni. Gli ETF permettono anche a chi ha pochi capitali di partecipare a mercati diversificati, riducendo significativamente il rischio e costi di gestione.


L’evento barriera nei Certificates: l’equivalente di una inondazione.

I certificates, strumenti finanziari molto popolari tra la clientela retail sono utilizzati dalle istituzioni finanziarie anche per proteggere i propri portafogli, trasferendo il rischio agli acquirenti. 

Quello che spesso non è compreso da chi acquista un certificate è che finisce per assumere il ruolo di "assicuratore" del portafoglio altrui, assumendo un rischio significativo. 

Infatti i certificates prevedono “eventi barriera”, oltre il quale il capitale non è più protetto (ad esempio, se il prezzo di un'azione scende del 40%). Quindi se il valore scende oltre quella soglia, l’acquirente del certificate incassa le perdite al posto del possessore del portafoglio. Un po' come quando un assicuratore deve ripagare i danni di una inondazione.

In conclusione l’investitore sagace deve apprendere le lezioni dei disastri naturali.

Eventi come il crollo delle borse del 2008 o dell’Argentina ce lo hanno mostrato: con pazienza, un portafoglio azionario ben diversificato può recuperare il valore perso. Ma ciò nonostante le azioni godono di cattiva stampa, mentre le obbligazioni o i certificates che al contrario possono creare un danno permanente, sono considerati investimenti tranquilli. 

Per questo prima di prendere decisioni di investimento è importante porsi domande, farsi venire dubbi e, se necessario, confrontarsi con persone che non siano meri operatori commerciali.


martedì 15 ottobre 2024

Il lavoro dei Nobel 2024 per l’Economia aiuta a comprendere le crisi geopolitiche contemporanee


E’ possibile comprendere il mondo di oggi e le sue crisi, attraverso una teoria economica? Come è possibile che alcuni Paesi, nonostante enormi risorse naturali, siano oggi intrappolati in povertà e instabilità politica? 

La risposta risiede nella natura delle loro istituzioni economiche e politiche. Le ricerche di Acemoglu, Johnson e Robinson, premi Nobel 2024 per l'Economia, offrono una prospettiva su come le istituzioni influenzino la prosperità di una nazione. 

Le loro idee sono di aiuto per comprendere le crisi geopolitiche attuali e il comportamento dei leader politici e delle loro strategie per mantenere il potere.


Istituzioni estrattive e inclusive: una distinzione fondamentale

Al centro del lavoro dei tre Nobel - che hanno studiato il colonialismo e la sua eredità in Africa - vi sono due categorie chiave: le istituzioni estrattive e le istituzioni inclusive. 

Le prime sono strutture politiche ed economiche che concentrano il potere e la ricchezza nelle mani di una ristretta élite, sfruttando le risorse naturali e umane senza reinvestire nella comunità. 

Le istituzioni estrattive limitano i diritti politici e civili, impedendo la partecipazione della popolazione alla governance e favorendo pratiche corrotte. In questo contesto, le risorse vengono utilizzate per il profitto di pochi, senza apportare benefici a lungo termine alla società.


Esempi di paesi con istituzioni estrattive in Africa includono:

- Repubblica Democratica del Congo: Nonostante sia ricca di risorse minerarie, il paese è segnato da corruzione e conflitti interni, che ne limitano il potenziale di sviluppo economico e sociale.

- Zimbabwe: Le politiche estrattive hanno portato il paese a un collasso economico, con una gravissima inflazione e disoccupazione.

D'altro canto, le istituzioni inclusive promuovono l'equità economica e la partecipazione politica. 

Queste istituzioni creano un ambiente in cui gli individui possono investire e innovare senza timore di appropriazione indebita, garantendo diritti civili e politici. Le istituzioni inclusive favoriscono una crescita economica sostenibile e distribuiscono i benefici a una larga parte della popolazione.

Esempi di paesi con istituzioni inclusive:

- Botswana: Gestendo saggiamente le proprie risorse minerarie e promuovendo una partecipazione democratica, il paese ha raggiunto stabilità economica e sociale.

- Mauritius: Le istituzioni inclusive hanno portato a una crescita economica sostenuta e a miglioramenti sociali significativi.


L'importanza delle istituzioni nel determinare la prosperità

Il lavoro di Acemoglu, Johnson e Robinson evidenzia che le istituzioni di un paese, piuttosto che la sua geografia o cultura, sono il fattore principale nel determinare il successo o il fallimento economico. 

Paesi come l'Argentina, che negli anni '20 era tra le economie più ricche del mondo o il Venezuela, un tempo prospero grazie alle sue risorse petrolifere, sono esempi di nazioni che hanno subito un declino economico a causa dell'adozione di istituzioni estrattive.


La lezione per le crisi geopolitiche contemporanee

Le teorie di Acemoglu, Johnson e Robinson forniscono strumenti per comprendere le dinamiche politiche attuali. In molte regioni del mondo, i leader adottano comportamenti apparentemente irrazionali per mantenere il controllo. Ad esempio, in paesi come la Cina sotto Xi Jinping o Israele sotto Benjamin Netanyahu, le azioni politiche possono sembrare non allineate con il benessere economico a lungo termine della nazione. 

Tuttavia, il lavoro dei tre economisti suggerisce che quando le élite percepiscono una minaccia al proprio potere, possono ricorrere a misure drastiche per mantenere il controllo, anche a costo di sacrificare la crescita economica.

Questo fenomeno è noto come il dilemma della riforma. Nei paesi con istituzioni estrattive, i leader sono spesso intrappolati tra la necessità di promettere riforme per placare il malcontento popolare e il timore che queste riforme possano erodere la loro base di potere. Questo dilemma genera instabilità politica e alimenta crisi.


Comprendere il futuro delle relazioni geopolitiche

Il lavoro dei 3 Nobel è quindi essenziale per analizzare le attuali tensioni geopolitiche: il tipo di risposta alla disuguaglianza e al malcontento, dato dalle elites al governo nei singoli Paesi, è fondamentale per comprendere ed anticipare la loro azione sulla scena internazionale. 

Le istituzioni inclusive offrono una via per la stabilità e la crescita pacifica a lungo termine, al costo del rischio delle proprie posizioni di privilegio. Il contrario per le istituzioni estrattive che “esportano” i problemi interni. 

La costruzione di istituzioni inclusive globali è una delle chiavi per garantire una prosperità sostenibile e ridurre le disuguaglianze e il futuro delle relazioni geopolitiche dipenderà in gran parte dalla capacità dei Paesi di implementare istituzioni che permettano a tutti i cittadini di partecipare e beneficiare della crescita economica. Ma è palese come questo confligga con gli interessi di molte elites

venerdì 11 ottobre 2024

Cosa ci insegna lo scandalo dell'accesso ai conti correnti?


Il recente accesso ai conti dei VIP impone una riflessione sulla relazione tra riservatezza e dimensioni delle istituzioni finanziarie. 

E’ noto da ieri che un (ex) dipendente bancario è stato accusato di aver compiuto oltre 7.000 accessi non autorizzati ai conti di circa 3.500 persone, tra cui figure di rilievo della politica e delle istituzioni. 

Questo episodio solleva interrogativi sulla capacità di grandi organizzazioni di proteggere efficacemente la privacy dei propri clienti.

Nonostante la pronta reazione dell'istituto coinvolto, la durata delle violazioni – che si sono protratte per due anni, dal febbraio 2022 all’aprile 2024 – rivela che la capacità di individuare tempestivamente anomalie potrebbe essere legata anche alla complessità e alle dimensioni dell'organizzazione. 

Occorre anche chiedersi se è un problema sistemico. E in tal caso potrebbe riguardare tutte le grandi istituzioni finanziarie.

La banca in questione ha sicuramente agito tempestivamente, una volta identificata la minaccia, segnalando l'episodio alle Autorità e procedendo con l’allontanamento del dipendente responsabile. Tuttavia, resta il fatto che le violazioni si sono protratte per un periodo di tempo considerevole prima di essere rilevate, mettendo a rischio la privacy di migliaia di clienti 

E questo solleva dubbi sulla capacità di monitorare adeguatamente il comportamento dei dipendenti in un contesto organizzativo complesso.

Le grandi istituzioni finanziarie si sono dotate di sofisticati sistemi di controllo, ma la vastità delle operazioni, l’alto numero di dipendenti e la complessità operativa possono ostacolare una risposta rapida a eventuali comportamenti illeciti. Questo episodio rappresenta quindi un campanello d’allarme per il cliente che si affida a queste organizzazioni con l’aspettativa di sicurezza e riservatezza.


Riservatezza e dimensioni: un nuovo tradeoff per gli investitori?

Tradizionalmente, le grandi istituzioni finanziarie hanno attratto clienti anche facendo leva sull’aspetto rassicurante della dimensione. Ma questo caso fa emergere una riflessione nuova: la dimensione dell’organizzazione potrebbe da oggi rappresentare un punto debole anziché forte, almeno per i clienti di alto livello? 

Abbiamo visto come la complessità strutturale può rallentare il processo di rilevamento di accessi non autorizzati o attività sospette, esponendo i clienti a rischi prolungati.

Quindi per chi considera la riservatezza una priorità potrebbe essere il momento di valutare alternative


Le istituzioni di dimensioni più contenute potrebbero offrire un controllo della privacy più tempestivo e puntuale? 

Un flusso di dati che circola tra un minor numero di persone può risultare particolarmente rassicurante per coloro che cercano un elevato livello di privacy.

In queste realtà, il numero ridotto di dipendenti e la minore complessità operativa potrebbero permettere una maggiore vigilanza, rendendo più facile individuare comportamenti anomali in tempi rapidi. 

Tutto questo apre quindi la strada a un dibattito sulla convenienza, per chi cerca maggiore riservatezza e sicurezza, di rivolgersi a operatori di dimensioni più contenute, dove è ragionevole immaginare che la tutela della privacy possa essere maggiore.

In un’epoca in cui la riservatezza è un valore sempre più cruciale, le dimensioni dell'istituzione finanziaria a cui ci si affida potrebbero diventare un nuovo criterio di valutazione da parte della clientela, al pari della performance.


Nuove sfide per la comunicazione corporate

Infine occorre notare che questo evento richiederà una risposta proattiva da parte delle istituzioni finanziarie: da oggi la fiducia dei clienti non può più basarsi esclusivamente sulla dimensione e sulla reputazione dell'istituto, da oggi dovrà anche essere alimentata da una comunicazione chiara, e dovrà essere rappresentato plasticamente l’impegno verso la sicurezza e riservatezza: un asset che non può più essere dato per scontato, incorporato nella grande dimensione.