mercoledì 30 settembre 2009

L’amigdala e la Borsa

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM

L’amigdala è la porzione del cervello che presiede ai comportamenti da tenere in caso di pericolo. E’ di così antica formazione che si assomiglia in quasi tutte le specie animali e nei rettili è una parte rilevante dell’intero cervello.

Poiché fronteggiare rapidamente una belva o un nemico era vitale, nel tempo, la natura ha selezionato gli individui con una amigdala più reattiva. Infatti le persone con temperamento più risoluto di fronte ad una minaccia hanno una maggior probabilità di sopravvivenza, in un mondo semplice.

Le decisioni prese con tale area sono veloci, ma approssimative.

Per ovviare a questo inconveniente l’uomo ha poi imparato a prendere decisioni con la corteccia cerebrale, i cui processi sono più lenti ma anche più accurati.

Oggi le minacce immediate e dirette alla nostra esistenza sono decisamente meno frequenti di un tempo, ma l’amigdala non lo sa e continua, talvolta, ad essere la protagonista silenziosa delle nostre reazioni. Può sembrare curioso, ma ancora oggi il cervello tende a trattare allo stesso modo la presenza di una tigre o un insulto ricevuto mentre guidiamo.


Cosa c’entra l’amigdala con gli investimenti?

Il mercato borsistico moderno mette nelle migliori condizioni chi desidera operare, anche impulsivamente. Così in Borsa talvolta l’investitore decide con l’amigdala anziché con la corteccia.

Al contrario nel mercato immobiliare - che per natura pone rilevanti vincoli all’implementazione rapida di una decisione – è possibile una rielaborazione della decisione.

Possiamo - alla luce di quanto esposto - interpretare anche in chiave fisiologica alcuni fenomeni borsistici.

Osservando il grafico di un titolo si nota come le discese siano molto veloci, in accordo con una azione che parrebbe imposta dall’amigdala, mentre le ascese in genere sono più lente e faticose, come i processi effettuati con la corteccia cerebrale.

Si potrebbe dire quindi che le discese sono decise dall’amigdala e le risalite della corteccia.

Qualcuno potrebbe far notare però che ci sono almeno due tipi di salita molto veloce:
- la vertiginosa ascesa finale dei prezzi al termine di una fase di crescita molto intensa;
- la repentina risalita che avviene dopo un declino maggiore (il famoso rimbalzo tecnico).

E’ vero ma sebbene non mi dilungherò su di essi posso affermare che mi paiono fenomeni compatibili con quanto sostengo in linea generale.


Cosa presiede declino di un titolo? Essenzialmente la paura di perdere denaro. E analogamente il motore di un rialzo così estremo da essere totalmente irrealistico è la paura di non guadagnare abbastanza.

Generalizzando, quando il mercato si muove con grande forza lo stress può subentrare alla rilassatezza e alla corteccia si sostituisce l’amigdala, che ci fa decidere rapidamente di sottrarci al pericolo percepito.

Moderare i violenti stimoli dell’amigdala è molto difficile e il compito di un buon consulente è quello di domare i propri istinti ed aiutare i clienti a gestire i loro.

giovedì 24 settembre 2009

Attenti al reddito fisso!

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Gli estimatori dei titoli a reddito fisso potrebbero dover cambiare strategia nel prossimo futuro.

Il calo dei tassi effettuato per sostenere l’economia mondiale ha portato i BOT ad avere un rendimento prossimo allo 0 o leggermente inferiore, se si considerano i costi e la tenuta del deposito.

Se da un lato gli acquirenti dei titoli a brevissimo termine sono stati penalizzati, ai detentori di obbligazioni a più lunga scadenza è andata bene: il calo dei tassi ha aumentato il corso (prezzo) dei bond in loro possesso.

Ma perché un titolo a reddito fisso sale di prezzo quando i tassi scendono?

Immaginiamo di comperare oggi un BOT a 97 e che, scadendo tra un anno, sarà rimborsato a 100. Rende il 3%.
Immaginiamo adesso che il giorno dopo lo Stato emetta un altro BOT, che renderà dopo un anno il 4%.

Se volessi rivendere il BOT n. 1 per comprare il secondo - che rende di più - non troverei (in condizioni normali) persone disponibili ad acquistarlo a 97: vorrebbero comperarlo a 96 per poter guadagnare il 4% che è il nuovo rendimento disponibile.

Questo spiega anche come mai un titolo più è lontano dalla scadenza e più risente di una variazione sui tassi di interesse: infatti più è lontana la scadenza e maggiore sarà lo “sconto” richiesto dagli acquirenti al possessore.

Ma torniamo a noi.

Adesso i tassi sono a zero, ma prima o poi risaliranno.

Una ascesa dei tassi comporterà un aumento del rendimento offerto dai BOT in collocamento e una diminuzione del valore dei titoli a più lunga scadenza già detenuti in portafoglio.

Il cliente che non ha risparmio gestito (fondi comuni o gestioni patrimoniali) non se ne accorgerà facilmente, perché non troverà evidenze della perdita di valore del proprio patrimonio.

Diversamente chi possiede quote di fondi comuni che ritiene tranquilli solo perché investono in BTP potrebbe avere la sorpresa, tra qualche tempo, di vedere calare il proprio patrimonio, poiché la perdita di valore in conto capitale potrebbe non essere compensata dal flusso cedolare.

La finanza è periodica, e il titolo di un libro molto noto suggeriva di essere “investitori per tutte le stagioni”.
Sta finendo il tempo di guadagnare comperando e tenendo titoli con vita residua elevata.

lunedì 21 settembre 2009

Il dolore e la giustizia

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Intendo unirmi al cordoglio della Nazione per i tragici fatti afgani.

Come figlio di un militare credo di poter capire lo strazio dei familiari delle vittime.

Mi auguro che presto si possa solo più morire serenamente, dopo una vita lunga e operosa.

Ma per ottenere questo risultato occorre che tutti gli uomini di buona volontà facciano appello alla propria ragione, affinchè il "lato buono" che alberga in ogni cuore, anche in quello degli attentatori suicidi, non venga oscurato dal delirio dell'"evidenza della ragione".

Cioè dall'evidenza fallace che ci fa diventare giudici assoluti e senza appello, quella che consente in nome della "libertà" di rapinare, a beneficio di pochi, le risorse del mondo che sono destinate a tutti, non ultimi i nostri discendenti.

Quell'evidenza della ragione che ci fa odiare l'"altro" al punto di farsi saltare in aria o anche solo di predicare l'affondamento di barconi al largo delle coste nazionali.

giovedì 17 settembre 2009

La ragione, il sentimento e l’assicurazione dell’auto

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM

Umberto Eco asseriva - in un saggio sulla natura della comicità - che il carattere della tragedia è universale: la perdita delle persone amate o della ricchezza sono universalmente riconosciute come accadimenti tragici. Faceva anche notare, per contro, che l’umorismo non era universale ma legato alla cultura “locale”.

Analogamente tutti noi sappiamo indicare facilmente qual è il peggiore investimento: quello dove si perdono soldi. Tuttavia diventa molto più complesso indicare il miglior investimento, poiché dipende dall’atteggiamento del singolo: per taluni è meglio guadagnare “poco” senza oscillazioni in conto capitale; per altri le oscillazioni sono sopportabili a fronte di un guadagno maggiore, ma il concetto di “oscillazione sopportabile” varia.

Possiamo spalmare idealmente l’universo dei clienti lungo un continuum i cui estremi sono il “cliente emotivo” (che rifugge le oscillazioni, anche se esiste un “cliente emotivo paradossale” che le ricerca apposta) e quello “razionale” (che è disponibile sopportare il disagio dell’oscillazione in vista del conseguimento di un obiettivo).

Esaminiamo il cliente “emotivo” ideale.

E’ il cliente che trasmette il messaggio: “Faccia lei”. Anche se non dovesse essere soddisfatto del rapporto tenderà a manifestarlo in modo molto cauto e solo in casi estremi lo troncherà. Nel “faccia lei” c’è il desiderio fanciullesco di sentirsi accuditi come quando eravamo piccoli, dove la mamma non ci dava tutto quello che volevamo, ma ci faceva felici principalmente perché ci ascoltava.

Il consulente capace, di fronte ad una persona che esprime questo desiderio inconscio, deve far diventare il rapporto una specie di corteggiamento, dove a poco a poco cerca di capire cosa si nasconde dietro a quelle timide parole, per poterle soddisfare.


Il cliente “razionale”

E’ molto più aperto. Con lui si può e si deve parlare chiaro. L’obiettivo è stipulare un contratto-programma dove si offre un certo piano, con certi rischi e rendimenti “prestabiliti”.

Questi tuttavia è il cliente meno fedele, poiché è pronto a cambiare, se trova un contratto più attraente.

Occorre notare che - anche se scomodo per il venditore - questo cliente fa bene al mercato perché spinge alla concorrenza.

Credo inoltre che i “clienti razionali” non siano quelli che vogliono ottenere sempre il massimo risultato possibile: proprio perché razionali vogliono “semplicemente” vedere il valore della consulenza. Cosa che si può fare realisticamente dimostrando – ad esempio - come varia nel tempo il proprio atteggiamento verso il rischio: si diventa aggressivi sui massimi e pavidi sui minimi. Se lo si capisce e, se si sanno identificare i massimi ed i minimi, si potranno modificare col raziocinio le decisioni dettate dal cuore e guadagnarsi la stima e la fedeltà del cliente.

Però i clienti redditizi e più numerosi sono quelli emotivi. Così non è un caso che i programmi di vendita o di fidelizzazione siano incentrati sullo sviluppo delle emozioni.

Vediamo in questi giorni che nel settore delle assicurazioni R.C. auto l’AXA tenta di attaccare le posizioni consolidate della concorrenza con una doppia proposta che ha aspetti razionali ed emotivi. Probabilmente hanno capito che la mera convenienza economica non basta a far muovere il cliente verso le assicurazioni on line e così nella pubblicità promettono un rapporto costante con un solo consulente telefonico che diventa “personale”.

Emozione e risparmio per l’automobilista. Vinceranno la sfida? Credo di si.

giovedì 10 settembre 2009

I mulini bianchi, il Montenegro e la consulenza finanziaria

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM

Per molti anni la pubblicità del Montenegro, quella col veterinario, si è imposta nell’immaginario collettivo. Era l’esaltazione del godimento di quei valori semplici che rendevano la vita migliore.

Oggi la Barilla, con il Mulino Bianco, sta ripercorrendo la medesima strada.

Il tocco magico di queste pubblicità è l’evocazione dei lati positivi di un periodo forse mitico. Nulla di male, in fondo, se tali suggestioni vengono utilizzate per vendere prodotti di tenue valore: la regressione verso l’irrazionale dura alcuni istanti, quelli relativi all’acquisto e forse anche durante la fruizione del bene.

Se poi ci si desta e si riflette un istante sul perché nei tempi andati le gioie semplici erano le più grandi, ci si ricorda che, in realtà, quando i mulini erano bianchi i cavoli erano amari: le cure mediche seppure primitive restavano comunque elitarie e i biscotti anche se non proprio perfettamente conservati erano più buoni perché la fame era endemica.

Cosa ha a che fare tutto ciò con la consulenza finanziaria?

Sfortunatamente molto: in ognuno di noi vive un bimbo sempre pronto a farsi illudere: il cliente dei prodotti di investimento non è diverso da quello dei biscotti, spesso spera di trovare il mulino bianco. La cosa curiosa (ma non troppo) è che anche per i consulenti capita la stessa cosa, sperano di trovare il prodotto magico per fare felici tutti i clienti senza sforzo.

Immaginiamo l’incontro tra un consulente/venditore ed un cliente: vediamo quali sono i possibili giochi delle parti che si potrebbero instaurare.

Immaginiamo per semplicità che siano possibili solo due comportamenti per entrambi i giocatori: alta propensione all’illusione e viceversa.

Il mix di ruoli ci porterà a 4 possibili storie:

Consulente e Cliente altamente illudibili (Mulino Bianco);
Consulente non illudibile e Cliente illudibile (Scendi dal Pero!);
Consulente e Cliente non illudibili (La cordata);
Consulente illudibile e Cliente non illudibile (Il Dittatore) ;

come illustrato nel seguente schema

Il segno + indica l’alta tendenza all’illusione.

Andiamo in senso orario.


Il Mulino Bianco
Un cliente che indugi nell’illusione dell’onnipotenza del consulente e un consulente che - in ottima fede - pensi di avere superpoteri hanno la possibilità di vivere momenti magici, ma inevitabilmente i loro sogni si infrangeranno, prima o poi, con la realtà di qualche grosso rovescio.
Viene da sé che dopo una grande delusione il cliente ripartirà alla ricerca del prossimo principe azzurro, e siamo sicuri che lo troverà.
La durata di questo sodalizio in genere è molto variabile, dipende dalla casualità degli eventi.

Scendi dal pero!
Dall’incontro tra un cliente propenso all’illusione e un consulente poco propenso si possono ricavare due possibili esiti. Se il consulente dovesse essere perbene ma rude si potrebbe avere una dinamica del tipo “Sveglia, non sei nel mondo dei sogni”. Un così brusco tentativo di risveglio del cliente potrebbe addirittura indurlo a chiudere il rapporto. Se invece la coppia sopravvive alla scossa, il cliente lungi dall’aver aperto gli occhi, si potrebbe illudere che quello è proprio il consulente per lui: è così onestamente ruvido!
Se invece il consulente è disonesto potrà far firmare al povero cliente ogni sorta di contratto capestro senza che questo se ne avveda.
In genere sono legami duraturi.

La cordata
Se si incontrano due individui che tendenzialmente hanno poca propensione ad illudersi si potrà ottenere una buona coppia, realistica negli obiettivi e stabile nella consapevolezza di avere a che fare con una coperta corta. Questa relazione consentirà la massimizzazione della soddisfazione reciproca. In genere sono unioni lunghe.

Il dittatore
Se un cliente poco impressionabile diventa cliente di un consulente convinto di avere superpoteri (evento raro, credo) quest’ultimo diventa un dittatore che, per il tempo - in genere non lungo - nel quale saranno in relazione, cioè fino a quando la sorte lo consentirà, il cliente potrà essere indotto a fare cose assolutamente irragionevoli.


In conclusione, il pericolo maggiore per un cliente deriva dall’essere propenso all’illusione che possa esistere un consulente/venditore con i superpoteri. Interessante notare come paradossalmente questa figura sia inconsapevolmente la più ambita dalla massa delle persone.

mercoledì 2 settembre 2009

Lo strabismo della coscienza

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Questa estate si è caratterizzata anche per il valore fiabesco raggiunto dal jackpot del Superenalotto.

Auguro al vincitore un nuovo colpo di fortuna, che possa farlo sopravivere al primo, la vincita, perché temo che una valanga di denaro non guadagnato possa fare molti danni.

E’ interessante sapere che in una lotteria “equa” (dove vi siano 10 biglietti disponibili e la vincita sia unica e di 10 euro), il biglietto dovrebbe costare 1 euro.

Mi sono preso la briga di calcolare il “prezzo equo” del biglietto del Superenalotto col valore del jackpot pari a 140 milioni: 22 centesimi, contro un prezzo effettivamente praticato di 50.

Ci si può rendere conto così di quanto sia iniquo (ma redditizio per la Sisal e per lo Stato) questo gioco.

I moralisti che gridano periodicamente allo scandalo, quando il jackpot sale oltre un certo livello, se avessero una certa consistenza intellettuale, dovrebbero farlo perennemente.

Gli appassionati della finanza sanno che ci sono scommesse più eque: le opzioni.

L’opzione è una “scommessa” dove si paga oggi un premio per avere la facoltà (ma non l’obbligo) tra un certo tempo di dichiararsi acquirenti (o venditori) di un certo titolo.

Per esempio un mese fa si pagava 14 euro la facoltà di dichiararsi compratori a metà dicembre di 1000 Unicredito a 2,9 euro. Allora l’azione valeva circa 2.

Oggi con Unicredito che vale 2.4 questo diritto vale 50 euro circa.

Se sui mercati finanziari, contrariamente a quanto succede sempre col Superenalotto, qualcuno si fosse azzardato a vendere al pubblico un contratto ad un prezzo da 2 a 50 volte superiore a quello reale i giornali avrebbero scritto per giorni e giorni.