venerdì 29 dicembre 2017

Video - Le tre scommesse dell'investitore obbligazionario



Investire in obbligazioni viene considerato dall'investitore inesperto un modo facile e tranquillo per impegnare il proprio risparmio. Ma è così? Quali sono le 3 scommesse che fa un obbligazionista? Chi investe in obbligazioni scommette spesso inconsapevolmente su tre fattori chiave. - L'affidabilità del debitore - L'andamento del tasso di cambio - L'andamento del tasso di interesse

Video - Investire al tempo delle Idee


Quali sono le prime 10 aziende mondiali per capitalizzazione? Vi dico le prime 5: Apple Google Microsoft Berkshire Hathaway Amazon E ora le seconde 5: Facebook Exxon Johnson&J JP Morgan General Electric Notate qualche cosa? Le prime 5 aziende di oggi sono basate su novità epocali nate dall’idea di una persona. Sono l’icona delle idee che prevalgono sul capitale. Solo dopo, arrivano quelle che nel nostro immaginario hanno “il capitale” Benvenuti a “Finanza Serena. Capire la finanza, farsi del bene e MEDITARE”. Nell’edizione natalizia, proporrò argomenti quasi filosofici. Da meditazione. Sono stato recentemente ad un workshop dove si illustrava una importante ricerca su come sarà il futuro. E’ emerso che la sola costante sarà un tasso di innovazione talmente elevato che il nostro modo di vivere cambierà moltissimo se non totalmente ogni 10 anni. Torniamo alle nostre aziende. Microsoft è del 1975; Apple è nata nel 1976, Amazon nel 1994; Google nel 1998, Facebook nel 2004. Più ci allontaniamo dal mondo fisico e più le cose diventano veloci. Microsoft Apple e Amazon sono le aziende che hanno ancora un contatto con il mondo fisico e la loro creazione è la precondizione per far nascere gli altri colossi. Hanno poi ceduto il passo o condiviso il successo con loro. Questo cosa vuol dire? Che nel futuro conteranno due cose. Le idee e arrivare primi. Per i secondi non c’è quasi posto. Inoltre nulla è per sempre. I giganti di oggi, domani saranno sostituiti rapidamente da una innovazione quasi inimmaginabile poco prima. Oggi Netflix sta per spazzare via Hollywood, quando l’altro ieri implorava di essere acquistata da una major. E questo impatterà anche sugli investimenti? Io credo di sì. Si tratterà di una età dell’oro per chi ha visioni e saprà realizzarle. Esiste una grande abbondanza di capitale alla ricerca di occasioni profittevoli. Quindi tutte le volte che una idea parrà buona l’afflusso di denaro per realizzarla sarà veloce e cospicuo. Ma anche il suo ritrarsi sarà altrettanto veloce. E come succede con gli tsunami, quello che resterà sul terreno dopo il ritirarsi dell’onda non sarà un giardinetto ordinato. Pensiamo al Bitcoin. Io non credo che sia una buona idea comperare oggi Bitcoin, ma chi lo ha fatto, per ora ha avuto ragione, ed io torto. Era già capitato per Tiscali, come ricorderete. Al di là di come andranno le cose in questo specifico caso resta il fatto che le criptomonete e più ancora la tecnologia che “ci sta sotto” sono una fetta del futuro che ci attende. Occorrerà farci i conti. Un esempio sempre legato alle monete elettroniche. Avete pensato che con un sistema di pagamento totalmente elettronico bastano 24 ore per uscire dall’euro? Basterà un momento, un colpo di testa di un governante velleitario e in un momento si potrà realizzare in modo facile e veloce e anni una decisione i cui effetti potrebbero protrarsi per anni. Se questo aumento della velocità della vita sarà vero, i vecchi criteri di investimento saranno da rivedere profondamente, perché se ogni 10 anni cambia il mondo una statistica a 10 anni non sarà di alcuna utilità. Puntare su società con una storia alle spalle potrebbe essere anche sinonimo di investimento perdente.

venerdì 22 dicembre 2017

Video - La fine dell'inflazione e dei bond?


Cosa resterà dei bond? Nel mondo ci sono oltre 11mila miliardi di dollari in obbligazioni che hanno tassi negativi. Il creditore anziché ricevere denaro riconosce un tot a chi lo riceve, come se fosse un parcheggio o una tassa. Siamo alla fine di un’epoca? Possiamo dimenticarci degli investimenti in bond? Benvenuti a “Finanza Serena. Capire la finanza, farsi del bene e MEDITARE”. Nell’edizione natalizia, proporrò argomenti quasi filosofici. Da meditazione. E’ intuitivo che i tassi delle obbligazioni siano legati anche all’andamento dell’inflazione. E in settembre, la Presidente della FED, aveva detto che l’inflazione sta diventando un mistero. Già molti anni fa ascoltavo Mario Deaglio che diceva che gli economisti erano in difficoltà perché la terziarizzazione dell’economia complicava e rendeva difficile la loro vita. Oggi la globalizzazione ma soprattutto la digitalizzazione stanno creando un mondo caotico e difficile da prevedere e da gestire. I modelli quantitativi usati finora sono diventati molto instabili. Calcolare gli effetti di una politica monetaria tesa - per esempio - a ottenere un certo tasso di inflazione è ancora più difficile di una volta. Non posso certo competere con il gotha degli economisti mondiali su questi temi ma qualche riflessione qualitativa possiamo farla insieme. L’inflazione ha tre possibili origini. 1) quando la banca centrale di un paese decide di stampare. 2) (l’inflazione) da costi o 3) da domanda. La prima è facile da spiegare. Si stampa nuova carta e si inflaziona la valuta. Lasciamo ai tecnici le questioni su quanta carta nuova occorre o perché sia bene farlo. 2) L’inflazione da costi avviene quando ad es. le materie prime aumentano. Tutti noi ricordiamo gli shock petroliferi degli anni 70. Il prezzo del petrolio si è impennato e noi abbiamo passato le domeniche a piedi. Così per lunghi anni i bot hanno avuto rendimenti a due cifre. Oggi c’è la possibilità che si possa generare una inflazione da costi? A me pare di no. Le materie prime sono stabili e a basso livello di prezzi da tempo: più volte gli esperti hanno previsto una loro risalita e sono stati smentiti. Anche il risveglio dell’economia e l’ingresso della Cina non pare abbiano aumentato troppo i prezzi. Oggi se il petrolio arabo dovesse salire diventerebbero immediatamente convenienti le fonti alternative e lo shale oil. E analogamente anche la competizione per altre materie prime si basa generalmente sui prezzi. Insomma mi pare che non si possa parlare di tensioni derivanti da questo fronte tali da giustificare una fiammata inflazionistica. Potrà aumentare il litio, per le batterie dei telefoni, ma già si parla di batterie al grafene... E potrebbe verificarsi una inflazione generata da rivendicazioni salariali? La prospettiva al 2050 è che metà della popolazione mondiale sarà sottooccupata o inoccupata. Quindi anche in questo senso temo che potremo stare tranquilli. Per modo di dire... L’altra fonte di inflazione è quella da domanda. Ma è possibile che i prezzi possano infiammarsi per una domanda di un bene che superi di molto la capacità produttiva? Oggi c’è una domanda molto frazionata per i beni sofisticati e molta capacità produttiva per i beni standardizzabili. Per non parlare dei servizi digitali che possono essere aumentati in modo quasi verticale. A me pare dunque improbabile che ci possa essere una fiammata inflazionistica da domanda a meno che non si creino forti barriere al commercio internazionale. Concludo quindi affermando che all’orizzonte ci siano le condizioni per avere un periodo di bassa inflazione e sovrabbondanza di capitale finanziario. Un mix che non dovrebbe favorire chi vuole investire in obbligazioni. E comunque per ragioni che vi dirò nella prossima puntata il tempo del mero acquisto e detenzione di valori mobiliari è finito.

lunedì 18 dicembre 2017

Focus - Il comitato di Basilea salva le banche italiane


Il comitato di Basilea - nato negli anni 70 - dopo il rovinoso fallimento di una banca tedesca ha lo scopo di diffondere le best practice per assicurare la stabilità del sistema finanziario internazionale. Le deiciosni prese in questi giorni sono molto meno severe di quelle volute dalla Germania e salvano da pesanti aumenti di capitale le banche euromediterranee.

venerdì 15 dicembre 2017

Video - Estinguere il mutuo o no?


Estinguo il mutuo o no? Tempo addietro ho trovato su FB un collega che in un post aveva espresso la certezza che sarebbe stato nell’interesse di una sua cliente, una pensionata che aveva la disponibilità di una somma, non estinguere il mutuo e investire finanziariamente la liquidazione. Ho trovato la questione interessante. Proviamo ad esaminare i pro e i contro. Benvenuti a “Finanza Serena. Capire la finanza, farsi del bene e guadagnare”. Estinguo il mutuo o no? Non credo ci possa essere una risposta unica: sappiamo infatti dalla finanza comportamentale che l’uomo non agisce in modo completamente razionale. La risposta quindi dipenderà, non tanto dalle sole considerazioni razionali ma anche dalla soddisfazione derivante dal comfort soggettivo. Dovremo quindi considerare, tra le altre cose, quanto la rata del mutuo incide sul nostro reddito e quale sia la percezione della stabilità del nostro reddito futuro. Infatti se riterremo di avere una condizione reddituale buona e stabile e il mutuo non è troppo gravoso facilmente che non lo chiuderemo. Vi voglio però mostrare quali ragionamenti ho fatto, perché dietro ogni scelta si celano dei presupposti impliciti. Lo scenario dell’estinzione è facile. E’ come se investissi in una obbligazione che ha il tasso del mutuo. Rinuncio quindi ad un possibile rendimento maggiore. Poiché la finanza comportamentale ci dice che siamo più sensibili alle perdite che ai guadagni, e al rimpianto per le perdite che ci siamo autoinflitti facendo la scelta sbagliata, occorre fare una grande forza su sé stessi per non chiudere il mutuo. Lo scenario della non estinzione ha un presupposto forte che è subito evidente ed altri che lo sono meno. Il rendimento che devo ottenere deve essere maggiore di quello del mutuo, che può essere basso quanto si vuole, ma che sarà sicuramente positivo. Non solo, il rendimento atteso dal mio investimento deve anche essere un po’ maggiore di quello del mutuo perché comunque sto rischiando. Il mutuo è certo; il ritorno sull’investimento è sperato. Ho l’impressione inoltre che il mix di azioni ed obbligazioni necessario per implementare una strategia che sia più redditiva del mutuo implichi un investimento ben diversificato ed un orizzonte temporale di lungo termine. C’è quindi un secondo presupposto molto meno evidente e più pericoloso che emerge. Occorre che il cliente sia anche straordinariamente disciplinato. Immaginate di fare questa operazione nel 2007. Pensate se nel momento del marasma più totale, nel fondo della discesa dei mercati, il cliente decidesse di uscire. Sarebbe la sua rovina. Quindi per suggerire correttamente di non estinguere il mutuo il consulente non solo deve proporre una strategia vincente, ma anche essere sicuro che il cliente abbia una propensione al rischio elevata e un orizzonte temporale lungo. Concludo con un deja vu per chi ha la mia età: ai tempi della bolla di Internet, Banca 121 aveva indotto una alcuni sventurati risparmiatori ad investire in Borsa ipotecando la casa. Vi ricordate come è andata a finire? Se googlate potrete trovare ancora lo spot con Sharon Stone. Bene spero di esservi stato utile seguitemi sui social

venerdì 8 dicembre 2017

Video - Guadagnare quando i mercati scendono



E’ comune pensare che quando i mercati scendono siamo destinati o a perdere o al meglio a stare fuori dal mercato. Non necessariamente. Abbiamo anche la possibilità di provare a guadagnare con i mercati che scendono. Vi ricordate della mia puntata sugli etf? https://www.youtube.com/watch?v=A-g9N... Oggi vi informo che esistono degli ETF che guadagnano se il mercato scende. Si chiamano Short. Se un indice borsistico od obbligazionario scende, un investitore classico che ha una strategia “compra e tieni” perde. Si compera a 10 e poi il prezzo va a 9 o 8. Tale strategia è detta LONG ed ha una sorella simmetrica: lo short, che fa guadagnare in caso di ribasso del mercato. Ometto di raccontarvi le tecnicalità che permettono di avere questo risultato, vi basterà sapere che è possibile guadagnare se il mercato scende. Se da 10 si va a 8 si guadagna 2. Direte. Allora è una manna. Guadagneremo sempre. Insomma… prima di farci prendere dall’entusiasmo teniamo conto di alcuni fattori. a) è molto difficile anche per i professionisti degli investimenti definire con precisione punti di ingresso o di uscita. Non solo, addirittura una corrente di pensiero ritiene che individuare stabilmente punti di inversione delle tendenze di fondo sia un esercizio impossibile. Quindi per costoro la sola cosa razionale da fare è comprare e tenere per tutto il tempo nel quale si vuole investire. b) In questo senso però non mi pare che questi etf siano adatti per le posizioni di lungo periodo. Infatti i panieri di valori mobiliari che formano gli ETF short staccano dividendi o cedole. Quindi gli ETF short pagano questi stacchi. E quindi nel tempo la redditività di un ETF short potrebbe essere minore della performance dell’indice di riferimento con tutto quello che ne consegue in termini di mancati guadagni. c) Le discese dei valori mobiliari perché sono guidate dalla paura e in genere sono movimenti bruschi, al contrario delle salite che sono in genere lente e tortuose. Quindi se volete operare con gli etf short dovrete essere lesti come lepri sia ad entrare sia ad uscire. Oggi vi invito a registrare che gli ETF short esistono e che possono essere utili, ma che vanno usati con la massima prudenza, e perizia e se non siete più che esperti vi consiglio di farvi assistere. Voglio - prima di concludere - spendere ancora una parola sugli ETF obbligazionari short. Vi ricordate che vi ho parlato nelle puntate precedenti dell’effetto duration dei bond? https://www.youtube.com/watch?v=hUiO0... Quando i tassi salgono i titoli obbligazionari a lunga scadenza perdono valore. Sappiate che esistono anche ETF short che sono fatti per replicare all’inverso l’andamento dei titoli obbligazionari a lunga scadenza e quindi un investitore obbligazionario potrebbe guadagnare dal rialzo dei tassi detenendo nel proprio portafoglio ETF obbligazionari short. Questo potrebbe essere un tentativo di immunizzare almeno in parte il deprezzamento del proprio portafoglio obbligazionario nei periodi di rialzo dei tassi. Ma vi raccomando sempre grande cautela poiché si tratta di strategie complesse con strumenti che riproducono l’andamento un paniere di titoli che ha un rendimento non negativo e quindi la detenzione di lungo termine di questi etf potrebbe essere dannosa.

venerdì 1 dicembre 2017

Video - Tre domande per evitare le fregature


E’ possibile capire - senza essere esperti - se stiamo investendo in qualcosa di più pericoloso di quello che ci può sembrare a prima vista? Oggi vi propongo 3 domande che hanno questo obiettivo. Rendersi conto dei rischi nascosti che potremmo correre investendo in certi mercati. Alcune semplici riflessioni, ci potrebbero aiutare a capire se la proposta che ci hanno fatto potrebbe celare qualche sorpresa inaspettata. Non è detto che riusciremo a trovare da soli le risposte, ed è anzi possibile che sia necessario rivolgerci ad un consulente per avere chiarezza Ma porsi domande è un buon viatico per valutare ogni offerta. La prima domanda è: Il mercato al quale mi rivolgo è regolamentato? Potrebbe essere regolamentato solo da leggi generiche o al contrario essere pesantemente regolamentato. La compravendita di frutta al dettaglio è regolamentata in modo relativamente generico e in prevalenza sugli aspetti igienici, perché i rischi per il consumatore sono relativamente modesti eccetto quelli sanitari. La compravendita dei valori mobiliari invece è molto regolamentata. Lo scopo di tale regolamentazione è quella di far sì che il mercato esprima il più possibile prezzi che siano allineati al valore del bene trattato per evitare distorsioni e danni. Vi ricordo che ho fatto una puntata in merito alla differenza tra prezzo e valore. Vi consiglio di andare a vederla. https://www.youtube.com/watch?v=Tb-zx... Va da sé che se vi viene fatta una proposta di investimento che fa riferimento a beni utilizzabili come investimenti finanziari (ad es. i diamanti) ed è poco regolamentato il rischio corso è maggiore. E come ben vedete anche in mercati regolamentati e vigilati a volte capitano distorsioni e scandali. La seconda domanda è: ci sono posizioni oligopolistiche? E’ chiaro che in un mercato poco regolamentato dove ci sono pochi venditori è possibile che esistano accordi formali o di fatto o per pilotare i prezzi. Occorre riconoscere che non è assolutamente detto che il cartello dei venditori riesca nell’intento (come nel caso dell’OPEC), ma il pericolo è concreto. Se poi il venditore è monopolista l’andamento dei prezzi potrebbe essere pilotato pesantemente ad es. decidendo quanta merce immettere sul mercato e quindi l’investitore che volesse investire in quel settore dovrebbe chiedere un almeno un extrarendimento per il rischio aggiuntivo che corre. Lo sapevate che il mercato dei diamanti è in sostanza un oligopolio? O che i cosiddetti miners di bitcoin sono una decina e sono tutti provenienti dalla stessa area geografica? La terza domanda è complessa ed è relativa alla struttura del mercato ovvero alla simmetria di rapporti tra venditore e compratore. Il venditore sarebbe disponibile a rifornirsi da noi della stessa merce che ci vende? La risposta potrebbe essere affermativa, ma a prezzi significativamente differenti per es. del 30% in meno. Avete presente le monete da investimento in metalli non preziosi? Ma non solo. Voi potete vendere sul mercato una azione o obbligazione senza prima averla comperata. Ma è possibile trovare esempi di asimmetria anche sul mercato finanziario: infatti non potete vendere certi investimenti senza prima averli comperati. Ed è lì che occorre drizzare le orecchie. Avete presente la puntata scorsa? Non è una sottigliezza, anche se mi rendo conto che questa ultima questione sia un po’ complesso da capire se non si è pratici. Naturalmente dare una risposta adeguata a queste domande non significa avere la certezza di evitare i cattivi affari, ma aiuta.