lunedì 25 ottobre 2010

Conviene aderire all'IPO di Enel Green Power?

Cellino e associati SIM
Mi limiterò ad alcune considerazioni “da bar”.

Da un punto di vista del gestore professionista la questione è “semplice” (per modo di dire!).


Come indicato nel post http://epsilon-intervallo-grande.blogspot.com/2010/03/cosa-e-un-prezzo.html questi deve ipotizzare i redditi generati dall’investimento e, sulla scorta di una tabella che associa i rendimenti attesi alla probabilità che questi si verifichino, deve decidere quale peso assegnare al titolo, all’interno del portafoglio che gestisce.

Questa procedura può essere replicata da un privato? Direi di no. Infatti se i team di gestione sono in genere abbastanza attrezzati per cercare di ridurre il gap informativo tra il venditore ed il compratore i privati non lo sono per definizione.

Ad un investitore prudente dovrebbe bastare questa considerazione per capire quale sia il rischio potenziale di ogni IPO e quanto sia in realtà difficile per i “pesci piccoli” orientarsi sul mercato azionario.

Ma anche ammettendo di avere un vago sentimento che l’acquisto non sarà una porcheria totale sarebbe comunque prudente aderire?

Nel post
http://epsilon-intervallo-grande.blogspot.com/2009/01/il-tarlo-del-cassettista.html dicevo che la scelta di una pluralità di titoli offre maggiori garanzie rispetto ad un solo titolo.

Quindi se proprio si dovesse aderire all’IPO sarebbe opportuno farlo in quantità molto modeste. Ma questo si scontra con la dimensione del lotto minimo che si aggira sui 4000 euro. A meno quindi di non avere un discreto patrimonio c’è un’altra ottima ragione per astenersi.

La cosa curiosa è che ritengo che il collocamento andrà molto bene, e che l’investimento, conti alla mano, tra 12 mesi potrebbe farmi fare la figura dello sciocco, ovvero essere positivo.

Il titolo ha un appeal emotivo poiché tratta di argomenti di moda
http://epsilon-intervallo-grande.blogspot.com/2009/06/le-emozioni-nellacquisto-di-prodotti-di.html ; questo di certo ha una influenza sul prezzo al quale la gente vorrà scambiarlo.

Non solo, se le Borse miglioreranno, anche Enel Green Power salirà. Difficilmente tra un anno, a fronte ad una plusvalenza, qualcuno sottilizzerà, comparando la performance di EGP a quella del mercato e pesando il rischio corso con quello che si sarebbe potuto correre con un investimento alternativo più diversificato.

Quindi facilmente tra un anno tutti saranno contenti. O al peggio lo saranno i collocatori.

Concludo con una provocazione. Poiché EGP viene venduta per fare cassa e favorire la posizione di Enel perché non comperarne un po’ sperando che EGP venga piazzata bene?


lunedì 18 ottobre 2010

Le valute in ordine sparso

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
La buona notizia è che il sistema mondiale non rischia più il collasso.

La cattiva notizia è che proprio per questa ragione ogni Paese sta sgomitando per avvantaggiarsi rispetto agli altri.

Questo è il succo di quello che i giornali chiamano "guerra delle valute", ovvero il verificarsi di violente oscillazioni del tasso di cambio tra le principali monete.

Ma perchè ci sono le oscillazioni? Cosa sta succedendo?

Proviamo a creare un modello descrittivo semplice.

Ammettiamo che esistano solo due paesi. L'Italia e il Resto del Mondo, e che in Italia si producano solo maccheroni, con il grano comperato all'estero.

Se questi vanno di gran moda, fuori dal Belpaese, la moneta italiana è molto richiesta e quindi tende a salire di prezzo rispetto all'altra moneta, perchè serve per comperare i maccheroni.

Nel tempo quindi la pasta diventerà più cara e solo i più ricchi potranno permettersela. Questo inevitabilmente ridurrà i volumi della domanda e di conseguenza i produttori di pasta prima venderanno meno, poi inizieranno a reagire.

Come è possibile reagire? Ci sono varie possibilità:

- all'italiana, facendo (fare al Governo) una svalutazione competitiva: in pratica "annacquando" la nostra moneta, per es. stampandone un po'. In questo modo c'è più disponibilità di Lire e il loro prezzo (cioè il tasso di cambio) scende.
Questo dà respiro alla nostra merce che torna ad essere a buon mercato.
Tuttavia se prima con 100 Lire comperavamo una tonnellata di grano, terminate le scorte, a causa della svalutazione, per comperare nuovo grano dovremo spendere di più. Inoltre tutte le merci che comperiamo adesso all'estero costeranno di più. Pertanto gli operai che prima lavoravano per 10 lire adesso non si accontenterano di un tale salario.
Proseguire con questa tattica rischia di creare un circolo vizioso dal quale potrebbe diventare difficile uscire e si innervosiscono i partner commerciali che percepiscono come "sleale" la pratica. Chi ha qualche anno sulle spalle avrà una sorta di déjà vu.

- E' possibile poi reagire alla tedesca, trovando il modo di incrementare la produttività. Così a parità di altri fattori, nonostante la forza della propria moneta, si riesce a tenere prezzi bassi e a prosperare.

- Infine si potrebbe reagire all'americana. Si chiude la fabbrica e la si riapre dove il lavoro o il grano costano molto meno, lasciando a spasso gli operai italiani e magari cercando di riconvertirli.

Cosa succede oggi? La crisi economica ha fatto chiudere o ridimensionare molte attività produttive in base al meccanismo che ho spiegato qui http://epsilon-intervallo-grande.blogspot.com/2009/04/la-crisi-le-banche-ed-i-titoli-tossici_30.html creando una forte diminuzione della domanda di beni e servizi (o di maccheroni).

I bilanci di molti Stati sono in condizioni tali da non poter permettere di creare ulteriore debito per sostenere i redditi e quindi di sostenere la domanda (di maccheroni). Quindi per evitare il collasso politico oltre che economico occorre reagire. La misura più spiccia è la reazione all'italiana, in attesa di implementare un mix degli altri provvedimenti.


Tornando a noi: tutti i governi hanno bisogno di una valuta debole debole per rilanciare la propria economia, anche a scapito di quella degli altri paesi.

Gli americani vorrebbero che i cinesi rivalutassero per es. facendo consumare un po' anche la propria popolazione. Ma quelli se ne guardano bene perchè una rivalutazione creerebbe minore convenienza delle loro merci e una diminuzione della loro domanda. E questo comporterebbe una crescita meno vigorosa della loro economia. La sfortuna vuole che se il tasso di espansione economico cinese scende sotto il 7.5% annuo la Cina diventa veramente il paese della rivoluzione.

Quindi ad oggi
- la Cina esporta solo, e compera, con i soldi che avanza, tutto quello che riesce.
- Gli americani non riuscendo a fare svalutare i cinesi cercano un po' di ossigeno contro le valute occidentali
- gli unici occidentali che se la ridono sono i tedeschi, abituati da sempre a crescere economicamente in condizioni di valuta forte e che così possono fare con altri mezzi (come direbbe von Clausewitz) quello che non sono riusciti a fare con le armi.










lunedì 11 ottobre 2010

Quando il gioco si fa duro

Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Nessuno sa se e quando si voterà, ma intanto tutti si preparano, con il risultato di gettare non il cuore, ma la lingua oltre l'ostacolo.

Le ultime boutades (adopero un termine francese per evitare di usarne uno inglese molto più duro) che ho ascoltato sono di Bersani e di Tremonti.

Colui il quale potrebbe aspirare al massimo al posto di sindaco di un comune di media popolazione si è messo a scimmiottare Tremonti annunciando che "occorrono meno tasse sulle famiglie e le imprese" e che invece "occorre inasprirle sulla finanza, che ha creato la crisi".

Intanto mi complimento per aver annunciato implicitamente che ha in programma di alzare la pressione fiscale.

Poi ci sono almeno due ordini di critiche possibili.

La prima è che quanto detto è già stato proposto da altri e ben prima, anche da Tremonti. Quindi politicamente non mi pare una gran trovata. Serve per affabulare gli elettori più disinformati.

La seconda è che un provvedimento simile possiamo metterlo al livello della "Robin Hood tax" di tremontiana memoria, ovvero di una tassa che - se applicata - sarebbe pagata dalle imprese e dalle famiglie.

Possiamo escludere che si tratti di una tassa sulle transizioni finanziarie: infatti se applicata solo in Italia farebbe sparire la piazza finanziaria italiana che già non è tra le più floride, senza sortire effetti ulteriori.


Quindi, verosimilmente, si tratterebbe di una imposta sui profitti delle banche o sui redditi da capitale.

Nel caso, come già accaduto con la tassa sui petrolieri creata dal "mago di Sondrio", il costo sarebbe spalmato sui clienti delle banche, attraverso l'aumento dei prezzi dei servizi.

Però i clienti delle banche sono imprese e famiglie...

Se poi si trattasse di un aumento della tassazione dei redditi da capitale lo Stato dovrebbe pagare più interessi sul debito pubblico per mantenere competitivi i nostri bond. Una vera genialata!


Per fortuna non ci facciamo mancare nulla.

Tremonti ieri affermava «I debiti pubblici sono saliti anche perchè è stata fatta la scelta di salvare le banche nel loro insieme, ma per fortuna questo non è avvenuto in Italia», e poi ripartiva contro la speculazione e l'opulenza "dei bankers".

Tremonti si salva spesso in corner perchè è molto criptico, e quindi all'occorrenza riesce a dare "l'intepretazione autentica" del proprio pensiero ex post a seconda delle convenienze.

Così la frase molto ambigua di cui sopra risulta "very cool" e il suo operato una figata.

Occorre invece riflettere sul fatto che, mentre è vero che in Italia le banche non sono state salvate (si sono salvate da loro), è falso che il rapporto debito pubblico PIL sia rimasto fermo.

E' infatti passato dal 103% del 2007 al 118% del 2010.

Insomma siamo nelle stesse condizioni degli altri paesi, pur non avendo salvato le banche.

Poco importa che il fatto sia avvenuto anche perchè il PIL è sceso. E non è corretto addurre la crisi come la causa di questa situazione, al massimo è una concausa. Infatti da 20 anni l'Italia ha un tasso di crescita inferiore alla media europea.

Questo è il problema, ma nessuno nè a destra nè a sinistra si è preso la briga di affrontare di petto la questione. Solo proclami o lenzuolate.