lunedì 11 ottobre 2010

Quando il gioco si fa duro

Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Nessuno sa se e quando si voterà, ma intanto tutti si preparano, con il risultato di gettare non il cuore, ma la lingua oltre l'ostacolo.

Le ultime boutades (adopero un termine francese per evitare di usarne uno inglese molto più duro) che ho ascoltato sono di Bersani e di Tremonti.

Colui il quale potrebbe aspirare al massimo al posto di sindaco di un comune di media popolazione si è messo a scimmiottare Tremonti annunciando che "occorrono meno tasse sulle famiglie e le imprese" e che invece "occorre inasprirle sulla finanza, che ha creato la crisi".

Intanto mi complimento per aver annunciato implicitamente che ha in programma di alzare la pressione fiscale.

Poi ci sono almeno due ordini di critiche possibili.

La prima è che quanto detto è già stato proposto da altri e ben prima, anche da Tremonti. Quindi politicamente non mi pare una gran trovata. Serve per affabulare gli elettori più disinformati.

La seconda è che un provvedimento simile possiamo metterlo al livello della "Robin Hood tax" di tremontiana memoria, ovvero di una tassa che - se applicata - sarebbe pagata dalle imprese e dalle famiglie.

Possiamo escludere che si tratti di una tassa sulle transizioni finanziarie: infatti se applicata solo in Italia farebbe sparire la piazza finanziaria italiana che già non è tra le più floride, senza sortire effetti ulteriori.


Quindi, verosimilmente, si tratterebbe di una imposta sui profitti delle banche o sui redditi da capitale.

Nel caso, come già accaduto con la tassa sui petrolieri creata dal "mago di Sondrio", il costo sarebbe spalmato sui clienti delle banche, attraverso l'aumento dei prezzi dei servizi.

Però i clienti delle banche sono imprese e famiglie...

Se poi si trattasse di un aumento della tassazione dei redditi da capitale lo Stato dovrebbe pagare più interessi sul debito pubblico per mantenere competitivi i nostri bond. Una vera genialata!


Per fortuna non ci facciamo mancare nulla.

Tremonti ieri affermava «I debiti pubblici sono saliti anche perchè è stata fatta la scelta di salvare le banche nel loro insieme, ma per fortuna questo non è avvenuto in Italia», e poi ripartiva contro la speculazione e l'opulenza "dei bankers".

Tremonti si salva spesso in corner perchè è molto criptico, e quindi all'occorrenza riesce a dare "l'intepretazione autentica" del proprio pensiero ex post a seconda delle convenienze.

Così la frase molto ambigua di cui sopra risulta "very cool" e il suo operato una figata.

Occorre invece riflettere sul fatto che, mentre è vero che in Italia le banche non sono state salvate (si sono salvate da loro), è falso che il rapporto debito pubblico PIL sia rimasto fermo.

E' infatti passato dal 103% del 2007 al 118% del 2010.

Insomma siamo nelle stesse condizioni degli altri paesi, pur non avendo salvato le banche.

Poco importa che il fatto sia avvenuto anche perchè il PIL è sceso. E non è corretto addurre la crisi come la causa di questa situazione, al massimo è una concausa. Infatti da 20 anni l'Italia ha un tasso di crescita inferiore alla media europea.

Questo è il problema, ma nessuno nè a destra nè a sinistra si è preso la briga di affrontare di petto la questione. Solo proclami o lenzuolate.

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