venerdì 26 novembre 2010

Tu non vuò fà l'americano

La canzoncina di Carosone è stata riproposta (e massacrata) recentemente in versione tecno, diventando il tormentone dell'estate.

Il tormentone dell'inverno invece potrebbe diventare la Merkel che non vuole fare l'americana.

A grandi linee la situazione dei paesi industrializzati potrebbe essere definita in questo modo: tassi di crescita modesti e debito pubblico elevato.

In una situazione come questa ci sono due modi per uscirne. O aumentare il tasso di crescita dell'economia e pagare i debiti pregressi o ridurne il valore in qualche modo.

Un modo per ridurre il valore del debito è svalutare la propria moneta (sul fronte esterno) e creare inflazione (su quello interno).

Pare proprio che gli americani comperando i loro titoli di Stato (la famosa manovra di quantitative easing) vogliano andare in questa direzione.

Invece i tedeschi che hanno una paura atavica dell'inflazione (poichè nel primo dopoguerra, il fenomeno in Germania aveva assunto dimensioni spaventose) spingono l'Europa a scegliere la seconda via, quella del rigore, delle tasse e della vita parca.

Solo che una moneta forte inserita in un contesto economico inadeguato può condurre ad alti tassi di disoccupazione. Un prezzo politico eccessivo per molti stati.

Al momento gli unici che trovano questa situazione una manna sono i tedeschi: l'euro debole crea ancor maggiore competitività ai loro prodotti.

Il mio post http://epsilon-intervallo-grande.blogspot.com/2010/05/le-coppie-di-verdone-e-leuro.html
aveva già affrontato l'argomento, in modo più macchiettistico

martedì 16 novembre 2010

La Merkel, il GR3, e le favole

Il fascino dell'affabulazione colpisce tanto Tremonti quanto i giornalisti.

Ascoltavo alle 13.45 il GR3, che normalmente mi pare equilibrato e sobrio.

Oggi una giornalista ha riportato che i corsi dei bond irlandesi portoghesi e spagnoli erano in ribasso. La causa del ribasso era l'esposizione del pensiero di ieri della Merkel sulla linea da tenere in caso di difficoltà economiche dei paesi dell'Unione.

Si prevede cioè che, in caso di gravi difficoltà, le garanzie europee funzionino, ma che è necessario che i possessori dei titoli partecipino in qualche modo alla perdita di valore dell'investimento.

Cosa che in sé mi pare ragionevole e che gli obbligazionisti di Argentina e Parmalat ben sanno.

Peccato che poi abbia continuato dicendo che il ribasso dei corsi (cioè l'aumento dei rendimenti) era la risposta dei mercati. E concludeva testualmente: "il ricatto è chiaro: o ci garantite o facciamo saltare tutto"

Non ho tempo e forze per fare ironia su questo scivolone.

Le teorie organiche dei mercati sono un fantastico mezzo di affabulazione.

Il mercato sale? "e' drogato" Scende? "lo hanno fatto scendere"

MA chi?
Gli speculatori di Bersani, Berlusconi, e Tremonti. Ovvio no?

E farsi venire un leggerissimo dubbio che, se un bene fino a ieri garantiva il rimborso a 100, e adesso non lo garantisce più, non potrebbe essere trattato a sconto per incorporare questa nuova alea?

giovedì 11 novembre 2010

E' tutta una Pompei

Non mi riferisco però ai mercati finanziari che stanno scendendo.

Certo questa situazione è un importante banco di prova per l'Europa che dovrà mostrare una sua coesione, altrimenti varrà per tutto il continente quello che Metternich aveva detto dell'Italia.

Non mi riferisco neppure al fatto che comunque vada non torneremo più all'eldorado degli spread ridicoli tra il Bund e il BTP: oramai è chiaro che, nonostante la valuta sia unica, il merito di credito (l'affidabilità del creditore) resta nazionale e quindi i BOT greci in euro hanno una certa affidbilità, i nostri un'altra e quelli tedeschi un'altra ancora. Quindi in questi anni ci siamo giocati (male) l'occasione che avevamo per ristrutturare la nostra economia, mentre pagavamo meno interessi.

Oggi sono sconsolato per una questione decisamente molto più minuscola.

Dovete sapere che per legge chi offre un cosulenza finanziaria ha l'obbligo di "profilare" il cliente.
Ovvero di sondare con una certa accuratezza la sua propensione al rischio, orizzonte temporale ed entità del patrimonio, prima di emettere un giudizio su un titolo adatto per quella persona.

Se affermo alla radio "Mi piace la Borsa italiana" non è certamente consulenza. Se invece sempre alla radio mi telefona in diretta un ascoltatore e mi dice "Senta, ho un portafoglio 2000 Fiat. Che faccio? Tengo o vendo?" Non posso dirgli nulla senza prima averlo "profilato".

In questi giorni ho ascoltato alle 10 e 10 su Radio Rai una trasmissione sui mercati finanziari, dove molto spesso avviene questa violazione della normativa.

Sono in dubbio se gli intervistati siano consapevoli o non lo siano.

In ogni caso non è molto consolante. O non sai la normativa che ti riguarda o te ne freghi pur di avere un momento di esposizione mediatica. Molto poco professionale in entrambi i casi.

E la Consob che fa?

Chi?

Quella senza presidente da 133 giorni?

Non è un problema, se andiamo a scavare vedremo che queste cose lo facevano anche 6 mesi fa.