venerdì 28 dicembre 2018

Podcast - Il Pandoro e il Futuro del Mondo





Ecco il mio podcast apocalittico.

Un post visionario, come da tradizione.
Quali sono le linee di tendenza per il futuro?
I lavoratori si divideranno in due gruppi...
La democrazia liberale morirà...


Quali sono le mie opinioni sulle prospettive di medio-lungo termine? Sapete che tradizionalmente impiego il tempo del Natale per questa operazione.

Sto riflettendo in questi giorni su alcune possibili ricadute dello sviluppo dell’intelligenza artificiale e della globalizzazione.

L’intelligenza artificiale renderà il lavoro molto produttivo ma renderà il mondo del lavoro molto competitivo: dividerà i lavoratori in due categorie. Quelli che prenderanno ordini dalle macchine e quelli che programmeranno le macchine. 
 
Lo so, è una semplificazione brutale e non è politicamente corretta, ma se vi soffermate a riflettere anche solo pochi minuti vedrete voi stessi i primi sintomi di questa polarizzazione.

I membri della prima categoria di lavoratori – quelli che prenderanno ordini dalle macchine - saranno in competizione tra di loro: La produttività del lavoro, sempre più elevata – ridurrà il bisogno di manodopera, in rapporto alla popolazione mondiale. Alcuni studi prevedono, a livello globale, per la metà del secolo in corso, un tasso di disoccupazione del 50%.
Ci sarà quindi sempre manodopera potenzialmente utilizzabile per sostituire chi non fosse disponibile ad accettare le condizioni proposte e pertanto i salari resteranno bassi: tutte le volte che ci sarà una rivendicazione si sostituiranno i lavoratori con manodopera inoccupata desiderosa di accettare le condizioni offerte. Al peggio la produzione si sposterà altrove.

Ma anche tra chi programmerà le macchine ci sarà competizione: le tecnologie andranno al galoppo e non sarà inusuale doversi aggiornare professionalmente per non finire fuori mercato e ricadere quindi nella prima categoria di lavoratori, o tra gli inoccupati permanenti.

In una situazione simile, per tutti, il lavoro sarà una esperienza discontinua, dove i periodi di occupazione si alterneranno a quelli di inoccupazione o riqualificazione.

In questo senso il welfare si dovrà orientare verso modelli che prevedano strumenti di sostegno agli inoccupati, indipendentemente dalla loro storia lavorativa o dalle prospettive di impiegabilità.

Il reddito di cittadinanza, o qualcosa di simile, sarà nel futuro una realtà universale, necessaria per stabilizzare le masse e gli Stati. Per contro, il lavoro ed i consumi saranno tassati sensibilmente, per garantire a tutti la sussistenza.

In questo scenario almeno due linee di tendenza mi paiono abbastanza chiare. Una politica ed una economica.

lunedì 24 dicembre 2018

La finanza comportamentale come chiave di lettura della situazione politica italiana (e una previsione)

Tutti hanno sentito parlare di finanza comportamentale.
Non tutti sanno esattamente cosa sia: è una branca della psicologia che spiega i comportamenti umani in economia, che sono ben lontani dall'essere razionali.

Un test celeberrimo della F.C. dimostra che generalmente negli investimenti si preferisce un guadagno certo minore ad una probabilità di guadagno maggiore.

Ma se invece parliamo di perdite, lo stesso soggetto che prima era prudente, diventa adesso propenso al rischio, e - a fronte di un danno certo minore - preferisce un danno probabile maggiore.

Vi esorto a vedere questo video di tre minuti QUI prima di procedere oltre.

Questa rapida osservazione mi ha permesso di interpretare meglio la situazione politica italiana e mi permette di fare una previsione.

La domanda che mi sono posto in questi mesi era: "Perché a molti è parso ragionevole votare per forze sulle quali è legittimo nutrire dubbi circa l'effettiva capacità di affrontare adeguatamente la situazione attuale? E' possibile che gli elettori in blocco non abbiano visto queste incongruenze e inconsistenze?"

Mi pareva impossibile che una ampia fetta di elettori non fosse capace di distinguere una prugna da un cocomero, come saremmo quasi obbligati a dedurre, senza l'aiuto della psicologia.

Ma se introduciamo una osservazione economica molto banale, ovvero che l'Italia si è molto indebolita negli ultimi 10 anni e molta gente che "prima" in qualche modo "se la cavava" oggi è in difficoltà e se aggiungiamo a questa realtà il modello di preferenze sugli investimenti che ho descritto nel video, diventa ragionevole inferire che un'ampia fetta di elettori che ha votato i partiti oggi al governo, lo ha fatto non tanto perché li ritenessero all'altezza, ma perché hanno avuto la percezione che continuando nella vecchia direzione sarebbero incorsi in una "perdita" certa. Quindi hanno preferito rischiare consapevolmente un danno maggiore. Questo voto esprime razionalmente il desiderio di un elettorato che vuole così comprare tempo e speranza.

Questa loro opzione la dice lunga sulla qualità delle gestioni precedenti, ma non solo.

Venticinque anni fa Berlusconi si proponeva come "il nuovo che avanza" e nei primi decenni del secolo scorso, in Messico, è andato al potere il Partito Rivoluzionario Istituzionale. In entrambi i casi le aspettative di un radicale cambio di rotta sono state deluse. Entrambi sono diventati pittorescamente parte del sistema che volevano sradicare.

L'emergenzialismo è un ottimo booster elettorale, ma alla prova dei fatti occorre essere solidamente innovatori o il tentativo di rivoluzionare il sistema naufraga miseramente. Ma se per essere innovatori occorre essere solidi, possiamo inferire che le forze attuali non sono adeguate al ruolo cui sono state chiamate.

Un adagio degli Agenti di Cambio, (ho lavorato per anni con il principe degli Agenti di Torino) recita: "non biasimo a mio figlio di avere perso, gli rimprovero di aver voluto recuperare".

Temo che oggi siamo in questa situazione. Il tentativo di recuperare ci pone  in bilico sull'orlo di un abisso che potrebbe portarci più vicini al Messico che alle nazioni del G8.

 

venerdì 21 dicembre 2018

Video - I cognomi e gli stili di investimento



Il money management è una parte assolutamente non banale della gestione di un portafoglio. Vediamo come a fronte di un mercato che a fine anno fa 0 si possa perdere o guadagnare.

venerdì 14 dicembre 2018

Podcast - I Giapponesi hanno inventato i futures


Chi non sa cosa sono i futures non si preoccupi, lo intuirà strada facendo

I giapponesi crearono con tutta probabilità la prima Borsa dei derivati, con il  riso.

Dopo un secolo di guerre feudali il signore di Tokio - Tokugawa Ieyasu – prevalse nella battaglia di Sekigahara diventando così Shogun di tutto il Giappone.

Dopo la sua vittoria obbligò i feudatari a vivere con le loro famiglie a Tokio, (interessante notare che accadde qualcosa del genere anche in Francia, nello stesso periodo) e quando questi ritornavano presso le proprie terre, lasciavano le famiglie in ostaggio.

Non avendo altre possibilità di competere, i feudatari sottomessi a Ieyasu, iniziarono farlo conducendo una vita sfarzosa, grazie ai proventi ottenuti dalla vendita del riso.

Quando la produzione dell'anno in corso era stata completamente venduta si passava all’annata successiva (futura, appunto). I magazzini rilasciavano apposite ricevute per questo riso “futuro”, detto allora "riso vuoto".

Come è noto (anche ad esempio ai cultori della vita e delle opere di S. Francesco Saverio), sempre in quel periodo Ieyasu stesso iniziò una durissima politica di isolazionismo e di antioccidentalismo che caratterizzò il Giappone fino alla seconda metà del secolo scorso, quando due cannoniere americane ormeggiate nella baia di Tokio “convinsero” i giapponesi ad aprirsi al mondo.

Commerciare sul “riso vuoto” generò molta speculazione e con essa nacque l' analisi tecnica. Il trader più famoso di quei tempi Homma comprese che c'era una relazione emotiva che legava domanda ed offerta.

In altre parole comprese che c'era differenza tra il valore ed il prezzo.

Questa differenza è valida ancora oggi. E' incerto se Homma inventò le celeberrime candele giapponesi (un metodo di analisi oramai molto noto anche in occidente), ma comprese che l' aspetto psicologico del mercato era un fattore critico per operare con successo.

Concludo specificando che un contratto futuro è un contratto a termine standardizzato. Cioè un accordo col quale due controparti si impegnano a scambiarsi ad una certa scadenza standard, quantità e qualità standardizzate di uno specifico bene.

venerdì 7 dicembre 2018

Podcast - Perchè si dice Orso e Toro?


Qualcuno forse non sa che ci potrebbe essere più di una ragione per la quale gli acquirenti dei mercati finanziari vengono detti tori, mentre i venditori sono detti orsi.

L’origine e la datazione delle espressioni sono molto incerte, ma già alla fine del 1800 i termini erano presenti nel dizionario inglese di Oxford.

Sulla nascita delle espressioni vi sono molte ipotesi, tutte ugualmente buone, e probabilmente i vocaboli sono stati usati in ciascuna di queste accezioni fino ad integrarsi nello slang finanziario.

Ecco le ipotesi che conosco:

  • Nel periodo a cavallo tra il Medio Inglese e l’Inglese Moderno “bulla” era il termine per indicare il contratto, l’odierno “bill”: quindi quando un mercato saliva, i detentori di “bulla” (cioè chi aveva già comperato) erano favoriti, mentre quando il mercato scendeva le controparti dei “bulla”, cioè i “bearers” erano avvantaggiati.
  • Ma non è l’unica spiegazione: Bull è anche una contrazione di “bully” nell’accezione obsoleta di “eccellente”.
  • Inoltre con riferimento agli animali, si pensava (erroneamente) che il toro fosse più veloce di un orso e quindi che potesse essere usato come icona di un trend rialzista “feroce”.
  • Occorre poi notare che gli orsi vanno in letargo, a differenza dei tori. C’è poi chi sostiene che si potrebbe cogliere un riferimento alle due grandi famiglie di banchieri rivali, quelle dei Barings e dei Bulstrodes.
  • Infine quasi tutti sanno che l’orso colpisce dando zampate dall’alto verso il basso mutuando graficamente un movimento ribassista mentre il toro incorna dal basso verso l’alto.

Una semplice osservazione viene spiegata in modo soddisfacente in molti modi differenti e tutti potenzialmente validi.

Una delle morali che si potrebbero trarre da questo post è relativa alla sostanziale inutilità delle “spiegazioni” dei giornalisti economici, che si affannano a legare i movimenti di mercato ai fatti di cronaca.

venerdì 23 novembre 2018

Podcast - Certificati e Fagiolini


La struttura di mercato influisce sui prezzi. Se potete solo comperare ma non potete vendere avete meno potere della vostra controparte ovvero spendete di più. Avete mai immaginato di vendere alla banca il certificate che la banca vi vuole vendere? Vi direbbe di no. Però ci sono titoli che potete vendere ad una controparte dalla quale non le avete acquistate preventivamente. Allora c'è qualcosa che non va... vediamo un po'...

venerdì 16 novembre 2018

Podcast - Investire in Oro?


Vale la pena investire in oro?

La risposta come sempre è dipende. Da cosa? Da cosa vogliamo ottenere.
Da cosa difende l’oro? Molto sommariamente possiamo dire che difende primariamente dall’inflazione e dall’incertezza geopolitica. Ma serve anche per diversificare i propri investimenti, come vedremo alla fine.

Ci sono molti modi per possedere oro. Acquistare monete, lingotti o uno strumento finanziario che rappresenti oro. La scelta dello strumento dipende dai nostri scopi.

Se vogliamo proteggerci dall’inflazione e diversificare il nostro portafoglio probabilmente è più idoneo uno strumento finanziario, un fondo comune o un ETF ad esempio. Il vantaggio più evidente è che riduce al minimo i problemi di custodia che diversamente non sarebbero banali. Immaginate la felicità del ladro che si introduce in casa e trova alcune decine di migliaia di euro in oro nascosto in un caveau improvvisato. O la necessità di avere una cassetta di sicurezza e tutte le sue implicazioni. Ma c’è anche un altro importante vantaggio: la facilità di comprarlo o venderlo rapidamente e senza doverlo trasportare.

Ovviamente comperare la carta che rappresenta l’oro vuol dire avere fiducia nel sistema finanziario e nel proprio Paese. Vuol dire che non volete proteggervi da patrimoniali o rivoluzioni.

Se invece questa fiducia non c’è, è meglio l’oro fisico. E non è un caso che negli anni della guerra fredda nel kit di sopravvivenza degli aviatori americani ci fossero anche alcuni dollari in oro, oltre ad una pistola e un paio di calze di nylon.

L’investitore preoccupato di eventi epocali talvolta non riflette che se avesse torto e non scoppiasse la rivoluzione l’oro fisico ha una serie di inconvenienti non banali. Oltre al succitato problema di custodia, è utile essere consapevoli che al momento dell’acquisto o della vendita la distanza tra offerta e domanda non è piccola.  Vi posso dire che recentemente ho visto sul sito di una autorevole società italiana di collezionismo che le monete d’oro più liquide venivano comperate con l’8% di sconto rispetto al prezzo di vendita. E in caso di rivoluzioni chi compra approfitterà certamente della necessità del venditore di dover liquidare velocemente.

Certo, lo spread delle monete è sempre meglio dello spread denaro lettera dei francobolli o delle monete antiche. Però sappiate che in sostanza questa è una commissione di ingresso o di uscita.

Inoltre l’oro non produce interessi, quindi durante il periodo di detenzione rinunciate alle cedole o ai dividendi che un investimento di altro genere vi offrirebbe. Persino le case offrono un affitto.

Inoltre sulle plusvalenze derivanti dalle operazioni in oro sia finanziario sia fisico si pagano le stesse tasse degli altri investimenti.

Ma storicamente l’oro come è andato? Vedete il grafico? Anche se è in dollari possiamo vedere che  ci sono state due impennate negli anni 70 del secolo scorso, poi un’altra nei primi anni 2000. Il periodo che va dal 1980 al 2000 che sembra calma piatta in realtà è una discesa mica male. Chi avesse avuto la sventura di comperare oro alla fine del 1980 dopo 20 anni avrebbe perso la metà del valore nominale. Perdendo inoltre l’inflazione e i dividendi. Se però poi avesse avuto la costanza di tenerlo ancora un decennio avrebbe visto il proprio capitale sestuplicato.

Quindi, come sempre, avere oro potrebbe essere un buon affare, se lo si ha nel periodo giusto.

E allora qual’è l’ultima parola sull’oro? Come dicevano i latini est modus in rebus. Un po’ d’oro serve nei portafogli prudenti per avere quella che noi tecnici chiamiamo decorrelazione, ovvero avere un investimento che va su quando le altre cose vanno giù e viceversa. Ma esagerare potrebbe essere il migliore o il peggiore affare della vostra vita. Esattamente come per tutto il resto.

venerdì 19 ottobre 2018

Podcast - Fondi a Cedola e Rendite Periodiche


Cedola è una parola magica e ne restiamo sempre affascinati. Ma i fondi a cedola sono veramente così interessanti come li immaginiamo?

venerdì 12 ottobre 2018

Video - Avete cambiato le gomme ai vostri investimenti?


Gli asset performano in modo differente nelle varie fasi della congiuntura economica. Vediamo quali sono queste congiunture e cosa è meglio avere in portafoglio

mercoledì 3 ottobre 2018

Podcast - Perdono anche i CCT



Per quale ragione i CCT perdono? Una volta quando erano indicizzati ai BOT non perdevano. Oggi che sono indicizzati all'euribor in determinate condizioni di mercato il corso si comprime, per assorbire il deterioramento del merito di credito del Paese.

venerdì 28 settembre 2018

venerdì 21 settembre 2018

Podcast - I vincoli psicologici alla manovra economica


Le manovre economiche sono sempre difficili. Occorre trovare i soldi, non deludere gli elettori, non deludere i mercati. Insomma un superlavoro. Ma c'è anche una questione che non viene quasi mai presa in considerazione...

Podcast Politico - Vecchia politica


I provvedimenti di questo governo sono così nuovi? E' il ripescaggio della vecchia politica della Democrazia Cristiana, con due elementi di novità. L'antieuropeismo e la presenza dell'euro.

venerdì 14 settembre 2018

Podcast - Il vincolo a 3% Debito PIL


In realtà a differenza di quanto scritto in copertina si tratta dell'inverso. Debito / PIL. La cosa interessante è che se leggete bene tra le righe l'implicazione pesante è che il QE non potrà terminare solo se scompariranno le disparità territoriali o si metteranno a punto meccanismi di trasferimento da una regione ricca ad un'altra meno ricca.

Podcast - Excel e il Populismo


come spiegare in modo facile cosa vuol dire essere populisti? io ci provo con excel

giovedì 6 settembre 2018

Podcast - Fake news e truffe finanziarie


Le fake news aggirano le nostre difese, la nostra razionalità perché il loro messaggio conferma aspetti così gratificanti della nostra visione del mondo che riteniamo superfluo dover verificare la notizia. Analogamente un truffatore riesce ad aggirare le nostre difese perché trova il modo di comunicare con il nostro inconscio e blandisce le nostre velleità più profonde e in questo modo fa una breccia nella nostra razionalità. Non è un caso che anche dopo la truffa talune vittime continuino a difendere il truffatore.

venerdì 31 agosto 2018

Podcast - Il doppio danno degli ETF e dei Fondi venduti in perdita


Avete venduto un Fondo Comune o un ETF in perdita? Attenzione al danno fiscale. Infatti nel regime di risparmio amministrato, molto comune tra gli investitori italiani, le minusvalenze generate dalla vendita dei FCI o degli ETF non sono opponibili ai capital gain ottenuti con strumenti analoghi e si finisce quindi con il pagare sempre.

venerdì 24 agosto 2018

Podcast - Certificati


I certificati sono uno strumento formidabile per chi li vende ma potrebbero non esserlo per chi li compra. Oggi vedremo meglio.

venerdì 17 agosto 2018

Video - La gestione con gli oroscopi ed i proverbi


Se doveste fare una gita in barca vi affidereste ai proverbi o guardereste il meteo? E per investire cosa fate? Siete tra quelli che guardano l’oroscopo? Benvenuti a... Oggi parleremo della gestione di patrimoni fatta con proverbi oroscopi o con altre formulette mutuabili dal calendario di Frate Indovino. Guardate che non è uno scherzo. C’è veramente anche della gente che campa vendendo oroscopi finanziari. L’uomo è fisiologicamente orientato a cogliere le ricorrenze, anche quando non esistono. I proverbi e le superstizioni nascono come generalizzazioni di poche osservazioni empiriche. Ovviamente poiché gli investimenti finanziari sono pieni di carica emotiva circolano massime e regolette strambe che provano imbrigliare fenomeni economici che hanno una forte componente casuale. E noi le applichiamo senbzatenere conto che le regolette possono essere temporaneamente vere, essere limitate solo a certi mercati o non più funzionanti. Quindi è possibile ed è anche alquanto frequente che per un certo periodo vi siano circostanze eccezionali che possano far funzionare alcune regole empiriche. Ma poi così come prima funzionavano dopo smettono di funzionare. Di botto in modo traumatico. Oppure capita anche che mentre si cerca di validare di un metodo di investimento si prendano in considerazione solo gli esiti che convalidano l’ipotesi che si vuole testare. Sono fenomeni arcinoti. Vi ricordate il caso della fusione fredda di Pons? Vale sempre il principio generale che se in finanza esistessero relazioni di breve termine stabili nel tempo si sarebbero già trovate. Invece è la casualità che nel breve periodo la fa da padrona. Quindi le regole meccaniche servono solo per lenire lo stress. A volte funzionano e a volte no. Spesso le rammentiamo dopo aver perso e giuriamo a noi stessi di seguirle la volta dopo. Stiamo semplicemente cercando di lenire il dolore, o di trovare un colpevole su cui scaricare il peso dell’evento insoddisfacente. La questione è sempre una: se abbiamo un metodo verificabile ed efficace questo avrà anche dei lati negativi che dobbiamo accettare con serenità. In coda tratto in un secondo anche un altro caso. Il sistema che viene venduto come infallibile: non esiste. Se funzionasse veramente perché renderlo noto? E’ interessante chiedersi, in questo caso, perché la gente si lasci abbindolare. La risposta è che il fascino di poter possedere qualcosa di eccezionale, di esclusivo o - al limite - di proibito, consente regolarmente a qualche lestofante di truffare alcune persone troppo desiderose di facili gratificazioni.

venerdì 10 agosto 2018

Podcast - Obbligazioni Convertibili 2


Oggi riprendiamo il discorso delle obbligazioni convertibili e vediamo come si comporta una opzione. L’opzione è un buono il cui prezzo varia in base a molti parametri. Due tizi si sono guadagnati il nobel per spiegarlo. Oggi taglio corto e vi dico che se ho buono che permette di comperare l’azione X a 10 se l’azione vale 1 il buono vale poco se l’azione X vale 20 il buono vale molto. Ma tenete presente che fare una previsione di come si comporterà il valore dell’opzione è difficile. Quindi se voi avete un buono in mano la vostra speranza è che l’azione salga Arriviamo quindi a mettere le due cose insieme. Abbiamo un investimento che ha due motori. Il comportamento dell’obbligazione e quello dell’opzione. Il motore dell’obbligazione spinge in avanti il vostro investimento grazie alle cedole, ma se i tassi salgono e la vita dell’obbligazione è lunga l’obbligazione perde valore in conto capitale e non è detto che le cedole bastino a mantenere stabile il valore del vostro investimento. Quindi la prima domanda che di dovete fare o che dovete fare è: quale andamento avrà il valore dell’obbligazione? E La seconda domanda è come andrà l’azione sottostante all’opzione? Spannometricamente dovete essere convinti che salga. La cosa importante da tenere presente è che talvolta gli investitori sono avversi a comperare azioni e poiché le obbligazioni convertibili assomigliano molto alle obbligazioni ma hanno un comportamento che prende anche dall’azionario, il ruischio è che vi propongano di comprare obbligazioni convertibili per farvi comperare in realtà un po’ di azioni e sperare così di tonificare il rendimento esangue di un portafoglio obbligazionario in euro.

venerdì 3 agosto 2018

Podcast - Obbligazioni convertibili 1


1) vi hanno offerto di investire in obbligazioni convertibili? 2) vediamo di cosa si tratta e poi potrete capire se sono l’investimento giusto per voi 3) una OC è una obbligazione che ha una opzione incrporata. Un a opzione è un buono che permette di comperare una azione ad un certo prezzo. Quindi per esaminare il comportamento di una oc occorre capire come funzionano le obbligazioni e poi come fuzionano le opzioni. Oggi vedremo come funziona una obbligazione la prossima volta come funziona una opzione le obbligazioni sono un debito quindi occorre scegliere un debitore affidabile, come ben sanno i creditori della vecchia Parmalat e Argentina. Poi occorre capire se si vuole investire in euro o un’altra valuta, e sapete che una valuta differente crea un ulteriore incertezza. Poi di questi tempi mi permetto di suggerire di scegliere una obbligazione liquida, ovvero che sia facilmente vendibile. Vi invito a risentire il podcast di qualche settimana fa che ho fatto sulle obbligazioni illiquide. Poi occorre trovare un buon tasso, ma di questi tempi non è facile. La cosa importante è che per scegliere l’obbligazione giusta lunga o corta occorre avere una opinione chiara su cosa faranno i tassi. Vi invito a rivedere il mio video sulla duration, ma oggi vi posso riassumere brevemente la puntata. Se avete una obbligazione lunga e i tassi risalgono l’obbligazione perde. Quindi la domanda che vi dovete fare è: a che livello sono i tassi oggi? Cosa succede alla mia obbligazione se i tassi salgono e cosa succede se scendono? Bene per oggi ci fermiamo qui. La prossima volta vedremo come si comporta una opzione e metteremo insieme le due componenti dell’investimento.

venerdì 27 luglio 2018

Podcast - I dazi sono un danno?


Un esempio molto semplice per capire perchè i dazi sono un danno per il consumatore e permettono a determinate categorie scelte dalla politica di vivere senza subire (in tutto o in parte) l'effetto della concorrenza

venerdì 13 luglio 2018

Video - I costi non monetari degli investimenti


Quando faccio un investimento sono consapevole dei “costi”che sto affrontando? O con il mio atteggiamento sto incoraggiando il consulente a sorvolare sui “costi” della strategia? specie quelli non monetari? Benvenuti a... Vi ho già detto che il rapporto tra il cliente ed il CF è assimilabile ad un rapporto di coppia. Pertanto ci sono alcuni atteggiamenti che fanno crescere il rapporto e altri invece lo minano. Essere consapevoli delle dinamiche tra cliente e consulente è importante perché se non lo saremo si potrà arrivare ad una rottura costosa e inutile. Dico inutile perché se non si ha una chiara consapevolezza del proprio ruolo di cliente si potranno cambiare molti consulenti, ma alla fine riemergeranno sempre gli stressi problemi, almeno fino a quando non si troverà un consulente commercialmente abile. Ma non è detto che chi è commercialmente abile lo sia anche tecnicamente. Ma torniamo all’argomento di oggi. Il “capro espiatorio”. La finanza comportamentale dice che uno degli spauracchi maggiori degli investitori è doversi pentire delle scelte fatte. Quindi ci sono persone che preferiscono non decidere. Sono quelle che dicono al consulente “faccia lei”. Sono sicuro che questo atteggiamento viene fatto in buona fede, ma non importa. Occorre rendersene conto ed evitarlo. E se non lo capiscono loro deve capirlo almeno il consulente. Infatti dopo se le cose poi non vanno come loro si immaginavano ed è sicuro che le cose andranno diversamente) sono pronti a sentirsi traditi e si arrabbiamo molto. Il consulente che non chiarisce bene questo aspetto è condannato a dover sempre soddisfare il cliente in ogni singolo istante e quindi ha perso in partenza. E il cliente con lui. Il cliente si assolverà gettando la croce addosso al consulente che sicuramente ha le sue colpe ma che non è il solo ad averne. Il cliente deve essere consapevole che gli esperti fanno ipotesi ragionevoli ma non prevedono il futuro. Ci saranno momenti buoni e momenti meno buoni. Un consulente debole se ha lasciato intendere di poter eliminare gli effetti negativi della strategia offerta al cliente è sulla buona strada per deluderlo in modo irrimediabile. I lati negativi dell’investimento sono il “costo” non monetario necessario per ottenere il risultato. Il consulente ha il compito di minimizzare i costi e rendere evidente il valore dello scambio tra benefici e costi, ma non può eliminare questi ultimi. Il pasto gratis non esiste, e se vi pare che esista vuol dire che vi stanno nascondendo qualcosa. Le domande che il cliente si deve quindi porre - se non glielo dice prima il consulente - sono: Se l’investimento proposto oscilla, di quanto potrà oscillare? Se chiedo un investimento dove il capitale non oscilli e contemporaneamente chiedo un rendimento più elevato dei BOT non è che mi stanno dando una soluzione che maschera i rischi invece di eliminarli? I casi noti di ieri sono Parmalat o Argentina. Ma oggi? Quali sono i prodotti che mascherano i rischi? Bene spero di esservi stato utile…

venerdì 6 luglio 2018

Video - I titoli obbligazionari poco liquidi porteranno ad una nuova Leheman?


Recentemente Janet Yellen ha sottolineato che l'assenza di una adeguata azione di market making da parte delle istituzioni finanziarie potrebbe diventare un fattore critico nel mercato dei bond meno liquidi

venerdì 29 giugno 2018

Podcast - La guerra dei dazi


I mercati sono nervosi. Perché? Da un lato le diatribe europee e l'incerta politica di bilancio italiana e dall'altra per la guerra Commerciale USA - Cina. MA è proprio vero che tra i due litiganti il terzo gode?

venerdì 22 giugno 2018

Video - Il suo investimento ha reso di più


Se sappiamo che un amico ha guadagnato il 10% mentre noi abbiamo ottenuto solo il 5% siamo colti da un fremito di invidia. Accadrebbe lo stesso se ci dicesse che è andato in auto da Torino a Milano in 30 minuti? Benvenuti a... Oggi sveleremo un modo per prenderci cura del rapporto tra cliente e consulente ed evitare così un finale doloroso e dispendioso. Perché parlo di rapporto di coppia tra cliente e CF? Quando il cliente ci parla del proprio denaro ci parla in realtà delle proprie emozioni, dei suoi sogni e desideri. Non parliamo quasi mai di soldi, ma di desideri e ed emozioni. Poco tempo fa un mio cliente, un dentista mi disse che un suo cliente, un dirigente industriale in pensione, era sempre attaccato al telefonino, anche quando era da lui. E tra una trapanata e l’altra si vantava di quanto stesse guadagnando. E lui aveva lo sguardo un po’ sognante e vagamente insoddisfatto del suo risultato, che era invece decisamente buono per il suo profilo di rischio. Gli ho fatto notare che è possibile ottenere quasi ogni tipo di rendimento, basta rischiare adeguatamente. Nei momenti di euforia non ci si ricorda che ad ogni rendimento è associato un rischio, e che in genere il tempo fa giustizia degli extrarendimenti. Ora, quando un cliente pensa “il suo investimento ha reso di più” parte dal presupposto che se quel rendimento è stato ottenuto vuol dire che esiste un metodo per farlo e che il proprio consulente avrebbe dovuto saperlo riprodurre. Ma questa è la parte emotiva del cliente che prende il sopravvento. E il ragionamento fanciullesco continua: se il mio consulente non ha fatto quel rendimento vuol dire che non è il mio principe azzurro, che ce n’è uno più azzurro. Quello che non si pensa quasi mai è che la casualità nel breve e medio periodo è una variabile molto importante nel settore degli investimenti. Quindi un certo rendimento potrebbe benissimo essere frutto del caso. A meno che non venga replicato con consistenza. Insomma pensare che un consulente abbia una tecnica che permetta di possa scartare le fasi negative del mercato e prendere solo quelle positive e fare risultati mirabolanti è un pensiero razionale esattamente come attendersi che un laureato in statistica possa sbancare un casinò grazie ai suoi studi. Facciamo infine qualche considerazione maliziosa. L’amico che oggi si vanta ci direbbe onestamente come va anche quando sta perdendo l’osso del collo? E i calcoli li sta facendo giusti? Una volta un tale mi disse “sulla borsa sto guadagnando il 20%” Poi ho scoperto che era un calcolo fatto in dollari e il dollaro nel frattempo aveva perso il 30%.

venerdì 15 giugno 2018

Video - Paragonare gli investimenti


come rendono gli immobili, i diamanti, le monete... Quando faccio paragoni tra differenti investimenti sono consapevole delle differenze tra le cose che sto paragonando? Benvenuti a... Quando si parla del proprio denaro si parla in realtà delle proprie emozioni, sogni e desideri. E noi consulenti ne dobbiamo tenere conto, ma dovete esserne consapevoli anche voi clienti perché se cercate la luna nel pozzo prima o poi qualche cialtrone ve la vorrà vendere. Spesso quando si parla di investimenti si tende a mettere tutto nello stesso calderone, come se tutto fosse uguale e comparabile, ma fin dalle elementari ci dicono di non contare insieme le pere e e le mele. Ad esempio vi siete mai chiesti quanto la struttura di un mercato influisca sul comportamento del prezzo di un bene? Oggi facciamo un confronto tra immobili e mercato mobiliare (azioni od obbligazioni). Per non parlare poi di diamanti o monete… Sui diamanti modestamente c’è un mio pezzo di 5 anni fa dove prevedevo già allora come sarebbe finita. Sulle monete per adesso non mi sbilancio per evitare querele. Mercato Immobiliare Il prezzo viene determinato con esattezza solo al momento della vendita. Ogni immobile non è mai esattamente uguale ad un altro. La transazione è piuttosto onerosa. E non è frazionabile. Non si può vendere mezzo appartamento. Le transazioni sono poche e trovare una controparte, è lungo e costoso e quindi è ragionevole chiedere un sovrarendimento rispetto ad un mercato liquido e veloce. I mass media non dicono ogni giorno la quotazione della propria casa e quindi c’è minore opportunità di fare i conti e di darsi una pagella. Il mercato è regolamentato in modo meno stringente e la formazione dei prezzi non è vigilata. Quindi è implicitamente più pericoloso e di nuovo occorre chiedere un sovrarendimento. Mercato Mobiliare Il prezzo del bene è fissato almeno decine di volte al giorno con certezza assoluta. I titoli trattati sono perfettamente uguali a quelli posseduti. Gli importi sono altamente frazionabili. I costi di transazione sono minimi. Le transazioni sono immediate e quindi sono soggette agli umori quotidiani. Capite che sono due cose differenti? Occorre quindi paragonarle con cautela. Vi lascio con una domanda Quando ascoltate uno che con fare navigato fa comparazioni tra asset molto differenti od offre consigli vi chiedete se almeno privatamente abbia fatto anche queste considerazioni?

venerdì 8 giugno 2018

Video - Consulente o venditore?


Chi è veramente il vostro consulente agli investimenti? C’è un modo abbastanza veloce per capire se il vostro interlocutore per gli investimenti finanziari è un venditore o un consulente. Oggi lo vedremo Benvenuti … Da quando faccio i video mi sono reso conto, ed inizialmente con un certo stupore, che c’è una grande disomogeneità nelle visualizzazioni dei miei video. Certi argomenti che consideravo interessanti non hanno totalizzato le visualizzazioni che mi attendevo, invece in altri casi, per argomenti che per me non erano assolutamente basilari, ho visto anche quintuplicare gli accessi rispetto alla media. Ho dovuto riflettere un po’ prima di capire una cosa ovvia. L’interesse del pubblico è giustamente focalizzato sugli argomenti che sono ritenuti attuali. Le cose attuali interessano di più la massa della gente. In questo senso il lavoro del giornalista economico e quello del consulente finanziario sono molto differenti. Il giornalista è nel business della vendita delle notizie, e quindi deve fare di tutto per letto da molti. Ad esempio deve spiegare i dettagli di un fatto già noto, meglio ancora poi se l’utente è già stato colpito personalmente. Se il giornalista provasse a parlare di un argomento differente, di una cosa che verrà ma che non è ancora stata nell’interesse attuale del pubblico rischierebbe di non vendere. Torniamo quindi a noi. Estremizzando molto ci sono due modi opposti di fare il consulente. Il venditore di prodotti di moda, ha la vita più semplice perché vende il prodotto confezionato ad hoc per l’esigenza del momento, che viene subito riconosciuta dal cliente, che ha molte meno difficoltà a comperarlo. E poi c’è il consulente. Quest’ultimo offre un servizio; e in questo caso ha vita meno facile perché se vuole occuparsi veramente del cliente gli capiterà di offrire soluzioni a problemi non evidenti m aimportanti. Mi ricordo ancora adesso che nel 2003, sul fondo del crollo del mercato azionario gli investimenti a capitale garantito si vendevano da soli. Ed erano ovviamente inutili ma redditizi. E per contro in quel periodo suggerivamo di comperare titoli azionari. Mentre i vecchi clienti tendenzialmente mi seguivano, i potenziali nuovi clienti mi guardavano straniti. Io dicevo : “guardi che Unicredit sta prezzando una frazione del suo valore di libro. Ma la gente non si fidava. Era traumatizzata. In conclusione: il venditore è lì per vendere mentre il consulente deve badare al futuro. Ma non facendo previsioni come un oracolo, perché quello è il lavoro degli astrologi e dei cartomanti. Quindi se vi stanno offrendo una “consulenza” parlandovi di un prodotto la cui utilità è per voi chiara, probabilmente state cadendo in una trappola di marketing.

venerdì 1 giugno 2018

Video - Voglio solo sognare


Il tasso dei bot in finanza viene definito risk free ma per i gli investitori dovrebbe essere definito tasso “effort free”: Se vuoi il tasso dei BOT non farai fatica. Se cerchi qualcosa in più dovrai ottenerlo tramite una strategia. E il differenziale lo si paga: impiegando tempo e sopportando vincoli. E’ come andare dal dietologo. La strategia la detta lui, però poi la dieta la devo fare io, con il suo aiuto. Benvenuti a... Il rapporto tra il cliente ed il CF è assimilabile ad un rapporto di coppia. Quando il cliente ci parla del proprio denaro non riesce mai ad affrontare la cosa in modo completamente razionale. E’ sempre piuttosto coinvolto emotivamente: ci parla dei suoi sogni e desideri. E il consulente deve tenerne conto. Ma anche il cliente deve esserne il più possibile consapevole. Come in ogni rapporto ci sono alcuni atteggiamenti che fanno lo crescere e altri invece lo minano. E’ quindi opportuno conoscere ed evitare gli atteggiamenti che disturbano il rapporto. L’argomento di oggi è. “Non voglio faticare”. Il disinteresse del consulente si vede facilmente e in poco tempo. A questo c’è un rimedio semplice: andarsene. Invece è molto problematico e molto più dannoso quando questo atteggiamento lo ha il cliente. Qualche cliente dirà: ma di che stai parlando? Li ho già risparmiati quei soldi, e adesso che vuoi da me? Ti pago, lavora! Falli rendere e non rompere. Questa prospettiva è doppiamente sbagliata. Dal punto di vista razionale è opportuno notare che i mercati finanziari sono un’astrazione del mondo produttivo reale. Se il mondo produttivo progredisce anche i mercati finanziari progrediscono. E poiché produrre reddito con il proprio lavoro è faticoso perché pensare che produrre denaro dal proprio denaro non debba essere faticoso? Il consulente deve usare la tecnica, ma il cliente dovrà a sua volta faticare perché dovrà tenere a freno le proprie aspettative che a volte (spesso) saranno esagerate poiché derivano dal fatto che i suoi soldi rappresentano i suoi sogni. E nei sogni non si sopportano volentieri i vincoli che invece necessariamente ogni strategia reale deve imporre. Il cliente dovrà ricordarsi sempre di avere impostato una strategia che impiegherà del tempo per svilupparsi e che nel mentre il capitale sarà soggetto a dolorose oscillazioni e ad altri vincoli. Il risultato finale ci deve essere, ma focalizzarsi solo su quello non basta. Chi bada solo ai risultati è un po’ come chi vuole avere sempre la moglie più bella delle altre. Se questa è la pretesa e la moglie ha paura di perdere il marito non c’è da stupirsi se andrà spessissimo dal chirurgo estetico. E a furia di ritocchini esplodono i casi Leheman, Argentina, Parmalat, Enron. Quindi il consulente deve fare al cliente una domanda semplice: Caro cliente sei disponibile a faticare per guadagnare di più dei BOT?

martedì 29 maggio 2018

Video - Vendo o non Vendo?


E meglio vendere e pentirsi perché poi il titolo continua a salire? O è meglio non vendere, e rischiare di vedere la discesa e patire? Benvenuti a... Il rapporto tra un investitore ed il proprio capitale è un rapporto emotivo: dietro quel gruzzolo si celano desideri e ed emozioni. Quindi l’impulso è sempre quello di gestire con la pancia. La pancia dice “portare a casa” dove si guadagna. E ovviamente fare il contrario in caso di perdite. In effetti in questo modo la pancia è soddisfatta perché un mancato guadagno brucia molto meno di una perdita, il rapporto è di 1 a 2. Quindi il dolore del mancato guadagno è molto minore del dolore per la perdita. Ma l’assunto implicito di questa affermazione è che sui mercati finanziari la casualità sia la variabile guida e le probabilità di guadagnare o perdere siano le medesime. Quindi se si ha un metodo la cosa giusta da fare è seguire il metodo e operare quando è ora indipendentemente dal guadagno o dalla perdita. Se invece non si ha un metodo vuol dire che si sta giocando. E ovviamente si può fare come si vuole. MA seguire la pancia in genere non è una buona idea poiché di frequente i prezzi dei valori mobiliari si muovono in tendenza ed è molto più facile fare danni vendendo un oggetto che sale e tenere uno che scende, poiché il primo tenderà ancora a salire e il secondo a scendere. Le domande che ci si deve porre in questi casi sono Sono consapevole degli assunti impliciti nei miei comportamenti? Sono sicuro della fondatezza delle regole che uso? Ma soprattutto: vendere vuol dire che siamo sicuri che sia meglio essere fuori dalla Borsa quando scende. Certo vedere il proprio investimento in perdita è doloroso. Ma quali sono le alternative? Ho un metodo che mi permette di prevedere prevedere puntualmente e con consistenza la direzionalità della Borsa? Che possa essere implementata una strategia profittevole di “ingressi ed uscite” rispetto ad una strategia di perenne investimento è una questione molto dibattuta. Possiamo affermare - in prima approssimazione - che esiste un rimedio naturale alla discesa dei mercati, e cioè la risalita. Ma se questa avviene mentre non siamo investiti il danno subito dal patrimonio è grave anche se non sempre viene percepito dall’investitore. E’ veramente prudente per un investitore non supportato non possedere azioni quando i prezzi scendono?

venerdì 25 maggio 2018

Video - Come prendiamo le decisioni?


Come facciamo per prendere una decisione? Oggi lo vedremo. Buongiorno e benvenuti a FS Non sempre siamo consapevoli di come prendiamo le decisioni, così oggi proviamo a fare un’analisi un po’ più approfondita. Secondo una teoria quando dobbiamo prendere e una decisione cerchiamo di fare una pagella. Individuiamo le alcune caratteristiche che a noi paiono importanti e assegniamo un voto a ciascuna di queste. Mia moglie per esempio è esperta di tappeti. Per me un tappeto ha due caratteristiche. Il colore e la dimensione. Lei invece di un tappeto deve sapere di che materiale è fatto. Quanti nodi ha per centimetro (e più ne ha meglio è). Da quale parte del mondo proviene. Se è di fattura antica o recente. Quindi quando qualcuno dice a mia moglie “questo è un tappeto di qualità” io credo alla persona se la reputo degna di stima, lei invece parte con il terzo grado. Voglio farvi notare che sia le persone esperte che quelle inesperte cercano di scegliere criteri di valutazione misurabili in senso stretto. Solo che gli inesperti si fermano alle apparenze. Io mi fermo al colore e alle dimensioni di un tappeto. Gli esperti cercano invece dei riferimenti molto più sofisticati. La zona di origine, il materiale, la data di fabbricazione… Questa scoperta è importante. Essere consapevoli del processo di scelta vi indica quale a fornitore vi dovrete rivolgere. Se siete esperti potrete rivolgervi a persone che vi forniscano al minor prezzo e nei tempi desiderati quello che voi chiedete. Potrete cioè rivolgervi ad un “supermercato” . Se non siete esperti la questione del prezzo è meno importante. E’ più importante che troviate una persona che vi aiuti prima a scegliere e poi ad affinare i vostri criteri decisionali. Costui vi venderà il prodotto ma nel prezzo vi darà anche anche la formazione. E questo ha a che vedere con gli investimenti? Eccome. Se sapete cosa volte e perché lo volete potrete rivolgervi ad una banca on line. Ma se non avete le idee chiare avete bisogno di aiuto. E questo deve venire da un interlocutore di qualità. Come si capisce se abbiamo un interlocutore di qualità? Quando vi propongono un investimento cosa vi dicono? “è un buon momento per?” E’ possibile che il vostro interlocutore ne sappia più o meno come voi. Se invece vi spiega nel dettaglio il perché della scelta e vi istruisce, allora potete stare più tranquilli. E’ una persona che vi sta facendo crescere. Starà poi a voi decidere se approfondire o meno gli argomenti. Ma avete un indizio che si tratta di una persona che ha una certa competenza.

venerdì 18 maggio 2018

Video - Se sei un tecnico perchè sbagli?


Se sei un tecnico perché fai errori? Una volta un anziano dirigente mi disse. Se mi affido a te è perché mi aspetto che tu faccia le previsioni giuste. Ma i consulenti finanziari sono obbligati ad essere tutti novelli Guglielmo Tell? Benvenuti Anni fa un signore molto perbene e di buona cultura mi disse che voleva il mio servizio solo se avessi potuto dargli delle indicazioni corrette, cioè senza errori, perché lui che non era un professionista poteva permettersi di farli gli errori, mentre da me si aspettava solo previsioni giuste. Gli chiesi: ma secondo te perché i laureati in statistica non sbancano i casinò? Eppure sono dei tecnici. Così il signore in questione capì che da investitore emotivamente provato si era dimenticato dell’esame di statistica che aveva dato 40 anni prima. Al di là dell’aneddoto occorre mettere a fuoco un paio di cose interessanti. La prima è che un consulente deve avere un metodo per investire, la seconda che gli errori anche nei metodi giusti sono inevitabili. Guardate che avere un metodo per investire sembra scontato ma non lo è. Molto spesso capita che ci si occupi degli investimenti esattamente come ci si occupa della dispensa di casa. Il riso finisce? Andiamo a comprarlo. Il bot scade? Passo in banca. Poi a seconda della moda del momento si compera una cosa qualsiasi. In questo modo, che è casuale, i risultati che si ottengono sono casuali. Quindi non c’è da stupirsi che le cose non vadano secondo le aspettative. Ma c’è di peggio. Se non si ha la consapevolezza che investire è un processo industriale si finisce con il pensare che il metodo non sia importante perché non dà i risultati che speriamo. Tutti noi sappiamo che nei processi produttivi ci sono degli scarti. Tutte le volte che accendiamo la macchina non pensiamo mica che il 70 % della benzina non viene usata per spostarci ma viene dispersa nell’atmosfera. Ci limitiamo a godere del fatto che senza fatica andiamo da qui a là. E allora perché gli scarti del processo di investimento, cioè le perdite, ci sembrano cos’ differenti? Perchè il denaro è materiale simbolico. Racchiude le nostre speranze e i nostri desideri inconsapevoli. Perdere del denaro è molto peggio che sprecare due terzi della benzina che mettiamo nel serbatoio. Il denaro perso, lo sapete perché ve l’ho già detto, fa soffrire il doppio rispetto al piacere del denaro guadagnato. La mente umana rifugge il dolore e tende al piacere: quindi un processo di investimento anche se di successo è necessariamente doloroso. Infatti gli scarti del processo sono già rilevanti in sé, in quanto in un processo probabilistico riuscire ad azzeccare 7 decisioni su 10 è un ottimo risultato. Ma non solo, il dolore delle decisioni sbagliate conta doppio rispetto al godimento delle decisioni giuste. Quindi invariabilmente il cliente anche quando guadagna avrà in mente che il proprio consulente sia uno che non ci acchiappa molto, anche quando è bravo, altrimenti non si spiegherebbe perché lui sta soffrendo così tanto. Non solo. C’è una distorsione anche peggiore. Il cliente non supportato preferisce correre rischi che non vede piuttosto che quelli che vede. Quando i BOT italiani hanno iniziato a rendere poco molti risparmiatori anziché mettere una fettina dei propri risparmi in borsa hanno preferito comperare Argentina e Parmalat, semplicemente perché non le vedevano oscillare. E non si rendevano conto di quanto stessero rischiando. E oggi forse non siamo in condizioni troppo dissimili con certe obbligazioni... Ben signori la morale è che occorre un metodo e che gli errori sono inevitabili. E quindi il denaro che guadagnate con gli investimenti ve lo dovete sudare proprio come se steste lavorando.

venerdì 11 maggio 2018

Video - Il mio fondo è buono? Me lo dice Morningstar


Il mio fondo è buono? Me lo dice Morningstar Oltre al concorso di miss Italia esiste anche il concorso per il fondo comune più bello. Cioè quello che ha il miglior rischio rendimento nel tempo. Oggi approfondiremo il tema. Benvenuti Quando possiamo dire che un fondo è buono? Quando riesce a dare nel tempo una remunerazione adeguata al rischio che fa correre. E come si fa a capirlo? Guardando solo i rendimenti? No. Faccio un esempio molto semplice. Tra due fondi che investono nello stesso mercato posso dire che sia meglio quello che ha reso il 15% rispetto a quello che ha reso il 10%? Sembrerebbe di si ma in realtà non lo si può dire a priori. Dipende infatti anche da quello che i gestori hanno rischiato per ottenerlo. Quindi solo dividendo il rendimento per il rischio si potrà capire quale dei due fondi è è il migliore. Però non è semplice. Tutti noi abbiamo ben chiaro cosa voglia dire “rendimento”. I soldi che abbiamo adesso rispetto a quello che avevamo prima. Invece non è per nulla condiviso universalmente il concetto di rischio. Per i tecnici il rischio è la deviazione standard, ovvero una misura di quanto il rendimento sbatte in su e in giù. Invece per i non addetti ai lavori il rischio ha molte vesti diverse. Per es. il rischio potrebbe essere visto come lo scoprire che sei sotto al capitale iniziale. Inoltre a certi altri non interessa se durante l’anno si è sotto al capitale iniziale, l’importante è che a fine anno il capitale sia sopra. E così via. Capite bene che si tratta di questioni soggettive ed emotive. E spesso è su queste decisioni che si fanno cambiamenti del proprio portafoglio. E quindi è facile sbagliare. Ecco quindi una delle funzioni del consulente: aiutarvi a evitare di prendere decisioni sull’onda dell’emozione. Ma torniamo a noi. Cosa fanno i signori di Morningstar? Fanno una serie di studi molto sofisticati dove prendono in esame vari aspetti dei fondi, e tra questi proprio il rischio e il rendimento. Poi emettono il loro giudizio. E funziona? Si è visto che per i fondi azionari e bilanciati il giudizio di Morningstar predice abbastanza bene la prestazione. Ovvero i fondi che si sono classificati bene andranno meglio dei fondi peggiori. Per i fondi obbligazionari pare invece che la situazione sia più confusa. E con questo metodo c’è la garanzia di guadagnare? No. C’è la garanzia di avere dei fondi che hanno buona reputazione. Ma se un domani il mercato di riferimento sprofondasse anche il miglior fondo potrebbe solo provare ad arginare i danni. Possiamo concludere che come tutti i concorsi anche quello di bellezza dei fondi non è esente da critiche, già sapere che esiste una classifica dei fondi potrebbe essere un argomento per una proficua discussione con il vostro consulente.

venerdì 4 maggio 2018

Spiegazione facile. Perchè si perde con le obbligazioni quando i tassi salgono?


Avrete certamente sentito dire che quando i tassi rialzano i portafogli obbligazionari perdono. MA sapete perché? Oggi lo scopriremo Benvenuti Parlavo alcuni giorni fa con un amico che è AD di una azienda metalmeccanica e che da anni si serve con soddisfazione di un mio competitore. Però quest’anno non ha avuto le soddisfazioni che si attendeva anche a causa della cattiva prestazione del suo portafoglio obbligazionario. Quando gli ho chiesto quale duration avesse il suo portafoglio è caduto dalle nuvole. E gli ho spiegato che quando i tassi salgono il portafoglio perde. E da persone intelligente qual e è mi ha chiesto perché questo avviene. Per spiegarglierlo ed evitare il tecnichese gli ho chiesto: sai cosa sono i bot? E mi ha risposto di si. Così ho continuato. Immagina di comperare oggi un BOT a 99. Sai che tra un anno ti verrà rimborsato a 100. Così guadagni 1% Immagina che domani i tassi salgano di un punto e che i nuovi BOT siano emessi a 98 e tra un anno li rimborsino a 100. Così guadagni il 2%. In questa situazione se tu dovessi vendere il tuo bot vecchio non troveresti a venderlo a 99 ma troveresti qualcuno che lo compra a 98 perché sarebbe indifferente per l’acquirente comperare il tuo bot o un bot nuovo. Quindi su un bot di un anno e un rialzo di interesse di un punto percentuale dei tassi tu perdi 1. Un titolo che dura 10 anni è come mettere in fila 10 bot e quindi avrai una perdita di 10 punti per ogni punto percentuale di rialzo dei tassi. Quindi se prima il tuo titolo decennale valeva 100 dopo l’aumento dei tassi vale 90. Il meccanismo è questo. Poi se ci infili un po’ di matematica finanziaria e fai i conteggi bene vedi che in realtà la perdita sarà sui 6 o 7 punti percentuali, perché le perdite più lontane valgono di meno di quelle più vicine. Ma appunto sono dettagli. Il ragionamento è questo. Quindi adesso anche voi sapete perché il rialzo dei tassi è pericoloso per il vostro portafoglio obbligazionario. E siamo senza difesa davanti a questo fenomeno? Bhè, la prima difesa è avere obbligazioni corte che perdono meno. A proposito avete visto il mio video sull’obbligazione in dollari? E poi ci sono anche altre modalità di difesa, ma sono più complesse. Bene spero di esservi stato utile, fatemi delle domande, seguitemi sui social e alla prossima.

venerdì 27 aprile 2018

Video - Il Costo della Magia


Perché i migliori fondi comuni non hanno patrimoni significativamente maggiori di quelli mediocri? Benvenuti a FS Per rispondere a questa domanda occorre parlare un po’ di psicologia evolutiva. Fino a pochi secoli fa l’uomo viveva in condizioni molto precarie. Non aveva una chiave di lettura razionale del mondo, viveva cioè in un mondo poco comprensibile, magico e pericoloso. Per sopravvivere in queste condizioni avverse Il cervello fin dagli albori si è strutturato in modo tale da fare previsioni sul futuro. Ovvero di creare legami tra avvenimenti, come per esempio i proverbi. Quindi Non è un caso che ancora oggi seguiamo l’oroscopo. Serve per ridurre l’ansia. I legami derivati sono però arbitrari. Sono il frutto di una osservazione soggettiva ed emotiva. E ha perfettamente senso che sia così. Da un punto di vista evolutivo la paura è un sentimento positivo e poiché l’uomo e fisicamente fragile sopravvive il più pauroso. Così per la nostra sopravvivenza ci siamo evoluti nei millenni pavidi e ansiosi. Oggi il pericolo fisico - almeno in questa parte del mondo è molto limitato – tuttavia le nostre reazioni ai quelli che oggi percepiamo come pericoli sono ancora identiche alle reazioni primordiali che avevano i nostri progenitori. Andare allo stadio, ma anche investire ci riporta alla preistoria. La finanza è un settore straordinariamente astratto dove anche persone colte ed intelligenti hanno grandi difficoltà di comprensione e i rischi cui espone sono paragonabili a quelli primordiali. La perdita del patrimonio oggi è assimilabile alla morte sociale. Siamo catapultati in un mondo che non siamo in grado di decodificare facilmente. Siamo in balia di eventi che a noi paiono non interpretabili e poichè il denaro è un oggetto simbolico le questioni di denaro sono per noi fondamentali da un punto di vista emotivo esattamente come lo era per i nostri progenitori trovarsi a tu per tu con un leone. Quindi l’investitore moderno affronta questioni vitali in condizione di - stress, assenza o carenza grave di dati; - modesta consapevolezza dei propri processi mentali - paura di sbagliare; - fatica mentale; Per queste ragioni il processo decisionale è pesantemente influenzato dalla ricerca di tranquillità emotiva piuttosto che da una ricerca di prestazione. Capite quindi che per le grandi case di investimento in queste condizioni è secondario avere prodotti eccellenti. Meglio avere una ampia massa di prodotti e venditori e lavorare sull’emotività. Legare il proprio brand alla fiducia e alla sicurezza piuttosto che alla performance è pagante.

venerdì 13 aprile 2018

Video - Ho bisogno di un roboadvisor?


Oggi potrete scoprire se un servizio di roboadvisor per gli investimenti fa al caso vostro. Buongiorno benvenuti a FS A metà febbraio mentre eravamo nel pieno della turbolenza finanziara, mi ha chiamato un amico. Si tratta di un dirigente in pensione molto sveglio, con alta propenso al rischio, che ha anche l’istinto dell’investitore azionario. Insomma una persona non banale per temperamento ed intelligenza. In quell’occasione mi ha manifestato il suo scontento. Notate che non è mio cliente. Siamo amici. Mi dice. “Sono sotto di 20 mila euro”. Gli chiedo come. “Le Fincantieri erano a 1,5 e adesso sono a 1.35 ed io perdo”. Poi proseguiva con “Ah! ma la prossima volta non mi lascio fregare. Appena guadagno bene vendo” Notate due cose. 1) aveva iniziato a comperare Fincantieri a 1. Quindi guadagnava il 30-35%. 2) Il dolore ed il rimpianto della “perdita” erano così forti da fagli dire che la prossima volta avrebbe venduto prima della caduta. Durante uno dei pranzi che mi offre periodicamente l’ho fatto riflettere sulle sue affermazioni. Gli ho cioè fatto notare che il suo prezzo di carico era ancora straordinariamente favorevole e che affermare di voler vendere “prima” della correzione non avesse senso. Non è possibile sapere in anticipo quando ci sarà una correzione. Una cosa logica, ma al momento non l’aveva messa a fuoco poiché era in agitazione. In sostanza ho fatto con lui una parte del mio lavoro, come se fosse stato un cliente. Non gli ho detto cosa comperare MA gli ho dato alcuni consigli su come gestire la propria emotività. L’ho convinto e tranquillizzato non perché sono uno psicologo sopraffino. Sono riuscito a farlo perché lui si fida di me al punto che ogni mese rinnova la sua opinione favorevole verso di me pagandomi un ottimo pranzo. Insomma la cosa funziona perché abbiamo un rapporto di stima e confidenza. Questo episodio mi ha permesso di riflettere su una questione non banale. Oggi si parla molto di roboadvisor. In effetti se usati bene sono oggetti interessanti. Però un servizio di consulenza automatico ha una serie di limitazioni non piccole. Occorre sapere perfettamente quello che si vuole e si deve essere psicologicamente preparati a fare a meno del rapporto empatico. A qualcuno può stare bene, può non averne bisogno, ad altri, a mio parere la maggioranza invece serve il contatto umano. Quando i mercati sono in tempesta un operatore di call center non ti può guardare negli occhi. Non si tratta dunque di un problema di competenza, ma di un problema emotivo. Come vedete l’emotività e la psicologia ancora una volta tengono banco. Un investitore non potrà mai essere soddisfatto delle proprie scelte finanziarie se non tiene conto delle proprie emozioni. E un consulente in carne ed ossa oggi aiuta o meglio dovrebbe aiutare a dare questo valore aggiunto.

venerdì 6 aprile 2018

Video - Perché investire è difficile?


Perché investire è difficile? Per mostrarvelo vi faccio una domanda Quante volte dovrò ripiegare su sé stesso un foglio di carta per ottenere all’incirca la mia altezza? (15 volte) E per ottenere la distanza tra la Terra e la Luna? (33 volte). Le rivelazioni dopo la sigla Benvenuto a FS Bene avete segnato la vostra risposta? Se piegate su sé stesso un foglio di carta per 15 volte avrete ottenuto più o meno la vostra altezza. Se invece lo piegherete 33 volte avrete ottenuto la distanza tra la Terra e la Luna. Poi piegandolo 52 volte avrete la distanza tra la terra e il Sole. Per la cronaca il numero massimo di pieghe mai ottenuto al mondo è 12. Vedete, qualcuno avrà certamente risposto in modo esatto, ma la massa di noi sarà presa di contropiede da questi numeri. Questo perché non abbiamo familiarità con certi fenomeni. Il punto è proprio questo. La matematica che occorre per comprendere la finanza è complessa e lontana dalle logiche quotidiane. Questo però non vuol dire che non ci siano logiche. E’ che non siamo avvezzi a capirle al volo. E’ un po’ come se fossimo sulla luna. Se facessimo un salto voleremmo. Se dovessimo cadere non ci faremmo del male. Ma questa complicazione non basta. Oltre alla matematica c’è di mezzo anche la psicologia. Infatti se possiamo affermare - abbastanza verosimilmente – che i mercati finanziari sono razionali nel medio periodo ovvero che incorporano nei prezzi le conseguenze di tutti i fatti noti, è anche vero che in determinati periodi le esagerazioni irrazionali sono ampiamente presenti. Sarebbe a dire che le emozioni più selvagge che provavano i nostri progenitori oggi sono ancora presenti. Ma sono camuffate. Oggi non abbiamo occasione di trovarci a tu per tu con un leone, ma a volte ci comportiamo in modo simile se qualcuno ci sorpassa in modo spericolato. Viviamo quindi in una condizione estrema. L’estrema facilità di accesso agli strumenti di investimento ci rende onnipotenti (limitatamente ai nostri risparmi). ma non abbiamo la formazione né tecnologica né psicologica per fare bene. E normalmente ci comportiamo appunto come uomini sulla luna. Chi conduce una barca sa bene quali siano le differenze tra la guda di un natante e di una vettura. Ecco quindi che se non si fa attenzione capitano cose curiose e pericolse. Persone che terrorizzate dall’idea di perdere l’occasione della vita improvvisamente vendono i Bot e comprano Bitcoin, o azioni, invariabilmente sui massimi assoluti. Non solo. Poiché gli operatori non hanno alcun modo per fare previsioni in senso deterministico queste stesse persone tendono a guardare con perplessità sospetto o peggio disprezzo chi non offra loro certezze. E in fondo è comprensibile. La natura deterministica del nostro mondo macroscopico è introiettata nella psicologia dell’uomo moderno. Oramai ci siamo dimenticati che un tempo credevamo che gli alcolici contenessero le fate. Da sempre le persone per economizzare la fatica preferiscono le certezze e le soluzioni facili. E in finanza rischiano di affidarsi a chi li fa faticare poco piuttosto che a chi offra loro prospettive realistiche.

venerdì 30 marzo 2018

Video - Il tempo è galantuomo?


Perché si dice che il tempo è galantuomo? Anni fa mio figlio si domandava: "come è possibile che certi cantanti facciano una canzone o due e poi scompaiano, mentre certi altri facciano carriere di moltissimi anni?". Il quesito è interessante e trovare un abbozzo di spiegazione generale applicabile anche in altri campi della vita potrebbe essere utile. Immaginiamo di dividere il mondo tra quello orizzontale competenti – incompetenti e tra fortunati e sfortunati . Avremo quindi 4 categorie A questo punto diventa abbastanza facile rispondere alla domanda di mio figlio. Due etichette delle quattro categorie sono state scelte prendendo a prestito un famoso aforisma di Einstein "Preoccupati di diventare un uomo di valore piuttosto che un uomo di successo"; un'altra, la più ovvia, è mia e l'ultima è mutuata da Verga. Mentre ci vuole poco tempo per individuare un vinto è molto difficile discriminare l'appartenenza alle altre categorie, poiché vi sono spesso condizioni straordinarie, oggettive o soggettive, che impediscono di capire quale sia la situazione reale. Così a volte ci si "innamora" di un leader sbagliato ed in virtù di una serie di coincidenze lo si crede un predestinato, un uomo protetto dall'Alto, quando invece è solo mediamente abile o mediamente intrigante MA particolarmente fortunato. MA alla lunga la fortuna finisce. Pensiamo per esempio a Hitler e alla quantità straordinaria quantità di attentati ai quali è sfuggito "miracolosamente". Fino a convincersi che fosse un predestinato. Nassim Taleb in "Giocati dal caso" ha analizzato le questioni relative a queste errate percezioni, sia nel campo degli investimenti che nelle vicende politiche. E vi invito a leggerlo. MA di certo noi possiamo adesso affermare che il tempo è galantuomo perché ci permettere di distinguere il grano dal loglio.

venerdì 23 marzo 2018

Video - Come capire se un'azione è cara


Tutti noi abbiamo sentito dire almeno una volta che l’azione X è cara o che l’azione Yè a buon prezzo. Ma cosa vuol dire? Ed è importante per gli investitori avere questo concetto in mente? Benvenuti a FS Oggi esamineremo per sommi capi una metrica molto comune per valutare le azioni. Il rapporto prezzo utile. Si tratta di una frazione che ha al numeratore il prezzo di una azione e al denominatore l’utile aziendale. Parlare di rapporto prezzo utile è un po’ come dire: in quanti anni l’utile mi ripaga del prezzo che pago oggi l’azione? E’ evidente che accoppiando il prezzo di una azione e il suo utile è possibile formare una classifica delle azioni sulle quali investire. Sulla classifica è poi doveroso innestare altre considerazioni, prima di agire. Un signore che si chiama Shiller e che ha preso il Nobel per l’economia ha visto che se si fa una media decennale degli utili si comprende un periodo abbastanza lungo tale da poter considerare l’utile medio così ricavato piuttosto stabile. Infatti un decennio comprende periodi buoni e periodi meno buoni. Shiller ha poi scoperto altre due cose non banali. 1) il rapporto prezzo utile tende a ritornare sulla sua media storica. 2) il movimento di aggiustamento ovvero il ritorno sulla media storica avviene in grande parte grazie ad un movimento del prezzo e NON per quello dell’utile, che come abbiamo visto è piuttosto stabile. Guardate che sono due affermazioni assolutamente non banali. Facciamo un esempio. Ammettiamo che l’utile medio decennale di una azienda sia 1 e oggi il prezzo dell’azione sia 20. Non solo, sappiamo anche che il rapporto storico prezzo utile è di 15. Quindi oggi il rapporto prezzo utile è sopra la media storica. Poichè sappiamo che il rapporto prezzo utile tende a ricadere sulla sua media storica tramite aggiustamenti prevalenti del prezzo è ragionevole attendersi che il prezzo scenda. E viceversa se dovessimo vedere che il rapporto prezzo utile dell’azione è 10 poiché ci dobbiamo attendere un ritorno sulla media storia la previsione ragionevole è che il prezzo crescerà. Tutto facile quindi? No purtroppo. Se si fa un conteggio prendendo in considerazione un periodo decennale l’ambito della previsione sarà dello stesso tipo e quindi potrebbe occorrere pazientare molto prima di vedere avverare la previsione. Quindi quando vi dicono che una azione è cara o è conveniente vuol dire che un ufficio studi ha fatto conteggi simili a quelli che vi ho illustrato.

mercoledì 21 marzo 2018

Focus - Il protezionismo la germania e il dollaro


Il protezionismo di Trump è al momento solo simbolico. Come risponderà l'Europa? Le esportazioni della Germania sono oggettivamente insostenibili. Quali riflessi per il rapporto di cambio euro dollaro?

venerdì 16 marzo 2018

Video - Cosa fare della liquidità


Le statistiche rivelano che gli italiani hanno una montagna di liquidità sui conti correnti. Voi siete in questa statistica? Avete provato ad uscirne e non siete rimasti contenti di come vi è andata? Oggi vi spiego perché. Una importante casa di investimenti stima in 1400 miliardi di euro la liquidità degli italiani sui conti correnti. E’ una torta che fa gola: applicando infatti anche un modestissimo (per modo di dire) 0,75% di commissione di gestione annua si ottiene una cifra che supera i 10 miliardi di euro all’anno di commissioni che potrebbero essere incassate. Poichè oggi i depositi e le obbligazioni sicure a breve termine hanno rendimenti negativi, per provare a guadagnare non resta che investire. Così negli ultimi anni sono nati fondi che provano a replicare la funzione dei depositi: investono in obbligazioni, materie prime e qualsiasi altro asset che possa dare rendimenti positivi e bassa volatilità. Gli statistici che creano gli algoritmi per la gestione di questi fondi specificano che esiste una ragionevole speranza che l’oscillazione negativa di alcune asset class sia compensata da oscillazioni positive di altri asset e che il rendimento medio sia positivo. Però - e questo è sempre chiaramente specificato – l’orizzonte temporale sul quale si deve fare i conti è quello tipico di un investimento, non meno di tre anni. Questo fatto ha almeno una implicazione non banale che deve essere rappresentata chiaramente al cliente al momento della vendita: anche se è un investimento a basso rischio ci saranno dei periodi nei quali le cose potrebbero non andare bene. Se questo punto non è chiaro si potrebbe arrivare al paradosso che il prodotto ha funzionato secondo le specifiche, ma il cliente alla fine non è contento. Se l’aspettativa del cliente è replicare il vecchio conto deposito e il consulente è un po’ emotivo e desideroso di compiacere il cliente, entrambi potrebbero cadere nella cosiddetta congiura del silenzio. Ovvero io non chiedo e tu non dici. Il cliente crederà di comprare un deposito e il consulente penserà che sia palese che sta vendendo un investimento. Poichè ci sarà sempre un momento nel quale il cliente registrerà un ritracciamento della quotazione se questa discesa se non sarà minima, il cliente non sarà preparato e poiché è noto che le perdite sono doppiamente dolorose rispetto ai guadagni questi si sentirà tradito. Naturalmente oltre ai fondi c’è anche un altro modo per remunerare la liquidità. Fare offerte in perdita, a tempo limitato. Quando la banca X offre un rendimento positivo per sei mesi sul denaro fresco che le portate è evidente che ci sta perdendo. Ma sa anche che alla fine recupererà quanto vi ha dato con gli interessi, in un modo o nell’altro. Proprio come non esiste l’elisir dell’eterna giovinezza è opportuno prendere coscienza che in certi momenti certe cose non possono essere fatte. In questo periodo dobbiamo scegliere. O cercare una oscillazione limitata con la speranza di avere un piccolo rendimento, o nessuna oscillazione e accettare perdita certa di potere di acquisto.

venerdì 9 marzo 2018

Video - Gli immobili sono un buon ionvestimento?


Si legge che i prezzi degli immobili stanno smettendo di scendere, e anzi forse risalgono. Poichè le case da sempre sono la passione degli italiani oggi vi esporrò il mio punto di vista sulla situazione attuale. Benvenuti… Anzitutto occorre notare che gli immobili danno tranquillità psicologica. Infatti se si comperano delle azioni tutti i giorni i media ti informeranno - anche se non lo vuoi sapere - se sei stato bravo o no. Non solo, poichè il dolore delle perdite è maggiore del piacere del guadagno (vi ricordate la mia puntata su questo argomento?) la sensazione di scomodità investendo in azioni sarà sempre prevalente. Con gli immobili invece avviene il contrario: e’ difficile reperire informazioni, e non vengono strillate quotidianamente dai giornali. E gli immobili non sono mai facilmente comparabili. Quindi non è facile capire se l’immobile venduto a prezzi bassi sia perfettamente paragonabile a quello posseduto e quindi in caso di un acquisto poco sagace, c’è sempre la possibilità di nascondersi dietro un dito. Inoltre gli italiani amano gli immobili perchè sono stati per quasi mezzo secolo una difesa dall’inflazione. E in effetti quando c’era la lira l’italia campava sull’inflazione. ma oggi c’è inflazione? E nel futuro ce ne sarà? Se volete sapere la mia opinione andate a guardare guardate la puntata natalizia. DISSOLVENZA Come è noto il prezzo di un bene si forma dall’incrocio della domanda e dell’offerta. Analizziamo allora l’offerta di immobili. Chi offre immobili oggi? Il patrimonio immobiliare e non solo è in gran parte in mano agli anziani, che hanno non solo la prima casa ma spesso anche la seconda e la terza. MA con l’invecchiamento anagrafico non è detto che le seconde case siano fruibili e quindi visti i costi crescenti per tasse e manutenzione è plausibile immaginare che vi sia la volontà di disfarsene. Quindi vediamo un surplus di offerta di case, almeno nel settore delle seconde case. Non solo, le case italiane mediamente sono vecchie, risalgono almeno a prima degli anni 80. Quindi i costi di messa a norma e i costi di gestione ad es energetici sono elevati. Quindi i proprietari di case oltre ad essere in pensione o prossimi alla pensione dovrebbero investire per mantenere il valore dei propri immobili. Ma non è detto che ce la possano fare sia per ragioni di reddito disponibile sia per ragioni di fatica. Lo sapete bene quanto è impegnativo dedicarsi alla ristrutturazione di un alloggio. Inoltre il carico fiscale, come abbiamo detto, non è banale. E quindi molti proprietari saranno invogliati a vendere anche case cittadine, specie se ne hanno due o tre. Ma poiché i prezzi sono bassi cercheranno di ritardare al massimo il momento della vendita, nellla speranza di spuntare un prezzo migliore. Alla fine quando non avranno altra scelta, venderanno con l’acqua alla gola e non avranno altra possibilità che accettare il prezzo dell’offrente. Inoltre poiché, come già detto la massa degli immobili sono in capo a persone anziane i figli e i nipoti presto o tardi si troveranno in eredità degli immobili di cui vorranno disfarsi o che non si potranno permettere di mantenere. Complice anche il fatto che oggi potrebbe essere necessario spostarsi da una regione ad un’altra per seguire il lavoro. Come vedete l’offerta non è modesta. Analizziamo brevemente la domanda. La crescita demografica è bassa e chi ha bisogno di una casa facilmente proviene dall’estero. Costoro in maggioranza non si potranno permettere case signorili. Allo stesso tempo i nostri figli, con il fatto che si staccano dalla famiglia di origine sempre più tardi finiscono con l’avere l’opportunità di ereditarli gli immobili o di riceverli in comodato. Infine chi ha i soldi e deve comperare, è esigente e cerca case moderne. Questa breve analisi spiega quindi perché i prezzi delle abitazioni esistenti tende a ristagnare mentre quello delle abitazioni nuove è più tonico. Per concludere il mercato immobiliare non è più quello di un tempo, si è fatto molto complicato e quindi anche in questo caso il fai da te non è più un’operazione priva di rischi, anche perché i tagli minimi di investimento ed i tempi di smobilizzo sono molto importanti per l’italiano medio. Il mio consiglio è quindi di affidarsi ad un professionista anche in questo campo.

venerdì 2 marzo 2018

Video - Qualcosa da sapere sulle tasse


Perchè si batte sempre sulle stesse tasse? Oggi cercheremo di capire perché si tassano sempre gli stessi beni. Ma per farlo occorrerà fare un passo indietro verso la legge della domanda e dell’offerta. Noi tutti abbiamo sentito dire almeno una volta nella vita che il prezzo è dato dall'incrocio tra la domanda e l'offerta. Ora vi faccio vedere il grafico che rappresenta questa affermazione. Immaginiamo di parlare domada e offerta di bulbi di tulipano. Vediamo un piano cartesiano, dove sull'asse orizzontale c’è il volume di bulbi che possono essere offerti e su quello verticale il prezzo . Notate la linea in salita. Quella L'offerta di bulbi. E’ inclinata positivamente perchè più aumenta il prezzo dei bulbi e più ci saranno persone disposte a coltivarlo, magari lasciando il lavoro che facevano prima e piantando i bulbi in terrazzo.. La domanda è invece una retta inclinata negativamente è cioè in discesa perchè se i bulbi costano troppo ne compreremo meno. L'incrocio tra domanda ed offerta determina, come dicevamo sia il livello di prezzo dei bulbi sia la quantità scambiata. Immaginiamo che fino a ieri non ci fossero tasse sui tulipani, ma poi il governo introduca una tassa fissa (per es. 1 euro per bulbo). A intuito possiamo dire a causa della tassa se ne compreranno di meno. Ovvio, Prezzo maggiore, quantità richiesta minore. Dal punto di vista del nostro grafico vedremo la curva della domanda che scivola verso il basso di una quantità pari al valore della tassa. Adesso l’incrocio tra la domanda e l’offerta avviene in un punto differente rispetto a prima. Il nuovo incrocio impone che la quantità richiesta dai consumatori sia minore. Adesso è Qn mentre prima era Qv. Guardate che la questione della quantità richiesta è importantissima. Persino più del prezzo che sale per causa della tassa. E cosa dire dei Prezzi? In realtà avremo due prezzi. Il prezzo che paga il consumatore e il prezzo che riceve il produttore. In mezzo c’è lo stato che prende la differenza. Il prezzo pagato dal consumatore comprende l'imposta, che è riscossa dal venditore che poi la gira allo Stato. E quanto vale questa tassa? Cioè quale sarà il gettito? E' l’area del rettangolo ovvero la quantità venduta per l'imposta. Questo è un punto molto importante. Quando si progetta una tassa occorre capire di quanto farà calare la domanda: se cala troppo si rischia di ammazzare quel mercato e di avere poco gettito. Facciamo un esempio. Mettiamo una tassa di un euro sui bulbi. Se prima della tassa la domanda di bulbi era 100 e poi dopo la tassa la domanda di bulbi passa a 10 il gettito sarà 10*1 = 10 euro. Se invece la domanda di bulbi dopo la tassa resta tonica per esempio passa da 100 a 90 il gettito sarà di 90. Questa semplice osservazione ci permette di arrivare a una serie di conclusioni molto importanti. - le tasse riducono sempre il benessere dei cittadini, quindi chi vi dice che mettendo un dazio o una tassa lo fa per il vostro bene dice una balla. Sta togliendo soldi a voi per darli a un amico suo. Infatti se non ci fosse la tassa voi avreste più reddito da spendere. - I soldi che toglie a voi vanno a qualcun altro. - se la tassa ricade su un bene primario come pane e benzina, la domanda resta forte perché sono cose che servono e si comprano anche a caro prezzo. Il governo diventa impopolare ma incassa molto gettito. Inoltre i panifici non chiudono. Se invece si tassa il vino di pregio o le auto di lusso la gente tende a non comperarle più. Il fatto è che la tassa fa finta di colpire i ricchi, ma in realtà manda a spasso un sacco di gente che lavora nel settore. Una tassa sugli yacht fa pagare i ricchi ma manda a spasso gli operai dei cantieri i marinai e tutto l’indotto turistico. Capite quindi perché si batte sempre sulle stesse tasse? Si mira ai beni che compreremo in ogni caso. Sono le tasse che danno gettito. Quindi se un governo populista decidesse di tartassare le barche da crociera e altri beni di lusso e dichiarasse che che con il ricavato volesse sostenere il reddito dei disoccupati. Anche se suona bene, facilmente creerà altra disoccupazione. Peccato che la domanda di yacht calerà drammaticamente, i cantieri chiuderanno e quindi ci sarà poco gettito dalla tassa e in più ci saranno i nuovi disoccupati che prima lavoravano nel settore dei cantieri. Insomma occorre stare attenti anche quando si parla di far piangere i ricchi..

venerdì 23 febbraio 2018

Video - La scuola ci insegna ad investire male


La scuola, il trading ed il successo nella vita Chi di voi non ha mai sentito l'adagio "ultimo a scuola primo nella vita"? esiste una teoria che spieghi perchè certi "asini" abbiano successo? E' solo frutto un caso?  Ovviamente questa frase viene presa come provocazione. Tutti sanno che un allievo diligente preparandosi diventerà un professionista di successo e guadagnerà molto. Poi ogni tanto ci sono le eccezioni: gli "asini" di successo, che mettono in crisi il teorema Studio = successo, serenità, avvenire. La mia risposta è che il caso sia un fattore importantissimo ma che non possa spiegare tutto (vi invito caldamente a leggere post relativo). Vi sono cioè delle abilità naturali positive che non solo la scuola non sviluppa ma che inconsapevolmente danneggia. Tale affermazione - per essere spiegata - transita attraverso una osservazione derivante dal mio ambito professionale. Chi è un trader? E' quel soggetto che scommette e guadagna puntando sulla previsione corretta dell'andamento futuro di un titolo. Oggi questi operatori effettuano studi complessi che permettono loro di elaborare una metodologia profittevole. La cosa interessante e controintuitiva è che avere una teoria che permettere di fare moltissime previsioni corrette non è necessaria, e addirittura potrebbe essere dannosa. Perchè? Spesso gli aspiranti trader hanno sperimentato che bastano uno o due scommesse disgraziate per dilapidare il patrimonio accumulato con le operazioni positive. D'altra parte una strategia profittevole potrebbe essere implementata anche con 8 operazioni debolmente in perdita e 2 operazioni estremamente positive. Detta in questo modo sembra una banalità. Ma non la è per nulla. E non sto alludendo al fatto che è difficile - da un punto di vista pratico - realizzare algoritmi profittevoli (e credetemi, lo è). Lo scoglio maggiore è la difficoltà culturale di concepire correttamente l'attività di trader e sostenere psicologicamente il fatto di essere quasi perennemente in perdita. Mi spiego meglio. Immaginiamo che vostro figlio alla fine dell'anno scolastico venga da voi decisamente soddisfatto e vi dicesse. Papà guarda la mia pagella: Italiano 5 Scienze 5 Geografia 5 Ginnastica 5 Religione 5 Comportamento 5 Storia 10 Matematica 10 Immagino che la primissima reazione sarebbe quella di dare un ben assestato ceffone al pargolo. Eppure questo è uno dei possibili atteggiamenti del trader di successo. Deboli perdite per la maggior parte del tempo e due successi macroscopici. Cosa non funziona? Il nostro sistema scolastico ci impone fin dalla più tenera età di fronteggiare un elevato numero di prove o argomenti e dovremo saperne una quantità "sufficiente", altrimenti verremo bocciati. Analogamente per un compito in classe. Non è possibile superarlo se non si sanno 8 domande su dieci e invece si sanno benissimo due domande. La stratificazione nel profondo di questo concetto implica che il nostro sistema scolastico impedisce la formazione di trader. Immagino che qualcuno possa pensare "beh, poco male!" Mica tanto. Si genera una lacuna della percezione, una sorta di nevrosi collettiva. Si riducono le scelte degli allievi e quindi le possibilità di avere comportamenti adeguati. Attualmente solo i ribelli possono essere in grado di diventare così forti da abbandonare lo schema educativo che viene proposto a scuola. Ma solo alcuni avranno così tanta autostima per non autorappresentarsi come reietti e quindi non sentirsi "obbligati" a fallire. Essere ribelli è un buon viatico per il successo? Non credo, se non altro perché anche tra loro alcuni non sono abbastanza intelligenti, mentre altri ancora sono oggettivamente sfortunati. Sarebbe dunque importante che il sistema scolastico si renda conto che possono esistere differenti strategie vincenti per vivere la vita e che non tutte passano attraverso lo standard educativo attuale. Solo ridefinendolo si potrà dare a ciascun allievo l'opportunità di scegliere l'atteggiamento più adatto alla propria indole.

venerdì 16 febbraio 2018

Video - La differenza tra il prezzo ed il valore



Oggi introdurrò un argomento che è alla base di tutta la finanza. “c’è differenza c’è tra valore e prezzo?” Non è una questione teorica. E’ invece molto pratica. Conoscere la risposta vi permetterà ad es. di evitare i danni derivanti le bolle finanziarie. Ma non solo. Se porrete questa domanda al vostro consulente capirete se è la persona che fa per voi. Oggi voglio spiegarvi che differenza c’è tra valore e prezzo. Il prezzo e questo lo sapete è il numero che indica a quale livello monetario è stata conclusa una transazione. Per es. Ho comperato 1000 fiat a 10 euro. Ho comperato una casa a 100 mila euro. Ma anche un kilo di zucchine a 3 euro. Sempre - in ogni occasione - quando compero un oggetto è perché sono convinto che averlo mi renderà un po’ di più del prezzo che l’ho pagato. Se compero una cravatta diventa difficile monetizzare il piacere di averla, ma posso dire con certezza che avere la cravatta mi faceva più piacere di risparmiare i soldi spesi. Se parliamo di un investimento finanziario o di una casa, è possibile stimare il beneficio economico del suo possesso. Di una casa ad es. posso calcolare la somma degli affitti che riceverò da un inquilino. Di una obbligazione o azione posso stimare il valore attuale delle cedole che riceverò nel tempo. Ci sono metodi scientifici ma non necessariamente esatti o convergenti per stimare il valore di ogni investimento, basandosi ad es. sul flusso dei redditi futuri che questo darà. L’equazione da tenere a mente è questa. Quando comperiamo o vendiamo facciamo una stima e il prezzo di un bene è il valore monetario che approssima il valore attuale delle entrate che quel bene mi darà nel futuro. Abbiamo visto che chi compera un investimento lo fa perché vuole assicurarsi un flusso di cassa futuro. Ma allora chi vende è uno sciocco? Vuole separarsi da un flusso di cassa? Potrebbe volerlo fare perché ha bisogno dei soldi per cambiare la macchina, ma potrebbe anche stimare diversamente il valore del bene che vende. Chi vende potrebbe credere crede che il flusso di cassa futuro che potrà ottenere sia tale da non giustificare il possesso di quel bene . Possiamo allora concludere che il prezzo è la cifra sulla quale ci si mette d’accordo, ma il valore del bene è differente nella mente del compratore e del venditore. Ricapitolando I prezzi sono una traccia visibile del valore che noi diamo a quel bene. Questa stima varia di persona in persona perché si possono scegliere differenti parametri per fare il calcolo. Quindi con lo stesso metodo di calcolo ma con parametri leciti ma differenti è possibile giungere a conclusioni anche opposte sul valore di un bene e quindi decidere se comprarlo o venderlo. In condizione normale il prezzo ed il valore dovrebbero essere entità piuttosto vicine, ma ci sono momenti nei quali si allontanano: E’ il caso delle bolle finanziarie, che possono anche durare mesi o anni. Quindi la prima domanda che dovreste fare al vostro consulente è: come sai quando l’investimento che mi proponi vale il suo prezzo? Spero di esservi stato utile. Inviatemi i vostri commenti, critiche o domande. Vi risponderò. Sono presente sui principali social. Iscrivetevi su Youtube e Facebook o Twitter per non perdere le prossime puntate o i miei commenti flash sui mercati.