domenica 30 novembre 2014

Virus sul PC

Buongiorno vi segnalo che sta circolando un virus che manda una mail che ha come oggetto l'indirizzo email del mittente e ha come testo un link (immagino ad un sito farlocco).

Dal 28/11 ad oggi 30/11 ho ricevuto 5 mail da conoscenti. Mi pare un attacco assai pesante.

State all'occhio.

Qualora doveste fare un upgrade valutate di passare a linux. Gratis e virtualmente privo di virus (è infettabile, naturalmente, ma è un tale trigo che agli hacker passano le fantasie, in rapporto al numero di utenti infettabili).

sabato 22 novembre 2014

Double - Datemi una leva e... mi farò del male

Buongiorno!
oggi un post breve perché sono di nuovo impegnato.

Nonostante la scarsità di tempo tratteremo un tema assai denso di conseguenze.

Molti avranno notato come ieri la Borsa ha avuto una prestazione molto brillante.

A questo punto ci sarà qualcuno che deciderà di essere aggressivo per sfruttare questo momento e di utilizzare alcuni strumenti a leva, come gli ETF che raddoppiano le prestazioni dell'indice di riferimento.

Ad esempio come questo.

Questi oggetti hanno però alcune proprietà decisamente controintuitive sulle quali è necessario soffermarsi.

La prestazione promessa è il raddoppio dell'indice giornaliero. Questo vuol dire che se in un trimestre la Borsa fa una performance del 20% usando questo strumento non avrete necessariamente ottenuto il 40% dal vostro portafoglio. Dipende da "come si arriva" a questo risultato.

Guardate questo esempio di fantasia con numeri buttati giù al volo.





Ebbene sia l'indice A che B arrivano alla fine al medesimo risultato +25% ma con due differenti volatilità (oscillazioni).

Il risultato è differente!

Non solo: se prendete in considerazione anche l'assunto che le perdite sono doppiamente dolorose rispetto ai guadagni, vi immaginate che saliscendi emotivo dovrete affrontare nel periodo considerato?

Siete sicuri di essere pronti a pagare così tanto?


E adesso un altro grafico. Questa volta un caso reale.

Siete sicuri che questo strumento sia uno strumento di lungo periodo? Ovviamente no. Ma guardate cosa è successo ad un ipotetico investitore che ha comperato l'indice o che ha comperato uno strumento double daily nel periodo

30/12/2009  Indice FTSE MIB 23.248    Indice=100     Indice double =100
30/09/2014  Indice FTSE MIB 20.892    Indice=89,86  Indice double =57,82




Mica male come discrepanza vero?


mercoledì 12 novembre 2014

Minoli mix 24 sul mercato dell'arte

Molto istruttivo

http://audio.radio24.ilsole24ore.com/radio24_audio/2014/141112-mix24.mp3

minuto 11.44 il mercato viene gonfiato...
minuto 12.40 c'è un mercato sempre più ricco (in termini di milioni di euro) ed un'altro sempre più in difficoltà
minuto 14.10 falsi
minuto 15 giudizi farlocchi dei più insigni storici dell'arte (alla faccia delle polemiche sugli economisti che non prevedono la crisi)
minuto 17.30 non c'è la certezza di comperare un originale
minuto 18.11 artisti costruiti a tavolino (intesi come truffe)

Il ruolo del sindacato al tempo della società liquida


Il mestiere del promotore finanziario è talvolta curioso: in trenta anni ho raccolto qualche gustoso ricordo che diventa degno di essere interpretato.

Per fortuna solo poche volte, durante l'approccio con potenziali clienti ho ricevuto dinieghi aprioristici decisamente aggressivi: "Non mi interessa, preferisco sbagliare da solo".


O provocatoriamente: "Accetto solo proposte che partano dall'assunto: ti pagherò solo se mi farai guadagnare."

Anni fa, inoltre, osservavo con il fondatore della Cellino e Associati (un Agente di Cambio) che poteva capitare che un (potenziale) cliente avesse un atteggiamento sensibilmente più aggressivo quando trattava con me o con un mio collega, piuttosto che con lui.

Ma non solo. Nel 2002 stavo casualmente chiacchierando in una lussuosa località di villeggiatura con un anziano signore mai vista prima. Dopo aver dichiarato la mia professione mi sono preso una serie di rimbrotti sullo stato dei suoi investimenti e "...sul casino che avevamo combinato".

Un'altra volta un anziano "barone" che curava mio padre, al momento di conoscermi esordì con: "Una volta avevo conosciuto un consulente che è scappato con dei soldi".
Solo in quel caso in cui ebbi la prontezza di rispondere: "Ed io ho conosciuto più di un medico che ha accoppato dei cristiani". 

Infine, ricordo uno psicologo che mi disse: "Mi sono laureato in medicina oltre che in psicologia perchè un medico che fa lo psicologo è diverso da uno psicologo".

Nel tempo mi sono periodicamente chiesto: perchè talune persone si permettono con me atteggiamenti che con un altro professionista probabilmente non si permetterebbero?
Naturalmente occorrerebbe nettizzare la questione in relazione alla maleducazione del singolo, ma non sono in grado di farlo. Posso solo dire che la totalità degli episodi che riporto erano accaduti con persone apparentemente "ammodo".


In definitiva mi chiedo: chi mai - incontrando uno sconosciuto che dice di essere medico - 
esordirebbe con un: "Ma lo sa che anche Mengele era un medico?"

Perché si verificano queste situazioni?

Credo che questo atteggiamento sia in parte dovuto alla memoria storica, ovvero ad un retaggio culturale.

Ci si è dimenticati del medico - barbiere rinascimentale che procurava più danni della malattia o della ferita. Ci si è dimenticati del fatto che la disinfezione è stata introdotta alla fine dell'ottocento e che di febbre puerperale si moriva, mentre è vivo il dolore creato dalla distruzione di ricchezza dei recenti disastri finanziari.


A causa del tempo che ha favorito questo oblio, gli esercenti delle professioni liberali "ordinate" sono oggi parte del panorama sociale. E tra i vantaggi acquisiti con lo status c'è anche quel sentimento comune che impedisce di rivolgersi a loro in modo "disinvolto".

A mio parere è estremamente interessante un dettaglio della vicenda Stamina - Vannoni.

Fino a quando tutto sembrava funzionare si parlava del "dottor Vannoni". Solo dopo si è iniziato a dire che Vannoni era laureato in lettere. Una ablazione effettuata per rimuovere il corpo estraneo dalla categoria coloro-i-quali-fanno-di-tutto-per-salvarti?

Ora, se non la cortesia, almeno la ragione vorrebbe che a parità di titolo di studio e analogia di funzione anche chi non è titolare di una attività professionale tradizionale dovrebbe godere del rispetto che è offerto ai suoi "colleghi" professionisti.

Questo argomento lo avevo in parte già sviluppato tempo addietro. Vi rimando così alle considerazioni sulla differente accezione che viene data in italiano alle parole professional e professionista


In sostanza nel pubblico c'è una differenza di percezione tra l'esercente una professione liberale classica e l'esercente di una nuova professione.

Poiché talvolta le barriere all'ingresso in queste ultime possono essere minori rispetto a quelle delle professioni classiche (a proposito, quanti avvocati sono andati a dare l'esame,  in Spagna o in Calabria?) può esserci nella nuova categoria professionale uno standard qualitativo disomogeneo. E l'inefficienza del sistema (anche giudiziario) tarda a ripulire l'ambiente.

Non solo, è prevedibile che lo Stato sarà per sua natura sempre molti passi indietro rispetto alla realtà. Il ruolo delle associazioni e dell'autodisciplina diventeranno sempre più rilevanti.

La superficialità pubblica genera quindi l'opinione che una certa categoria sia composta  da persone che hanno una modesta professionalità.

Probabilmente è questa condizione che in qualche modo "autorizza" i comportamenti disinvolti nelle persone che non hanno il tempo e la voglia di riflettere.


Poiché il mondo è in evoluzione esponenziale è sempre più probabile per il consulente di una neonata disciplina il rischio di sentirsi trattare con supponenza, per il semplice fatto di essere il rappresentante di una disciplina giovane.


Ogni organismo vivente interagisce con quel poco o tanto che riesce a percepire.

La misura della nostra percezione può dunque essere dedotta dall'attenzione che ci viene data: si stanno combattendo battaglie di retroguardia a scapito di chi è senza rappresentanza.

Perchè quindi un professional dovrebbe oggi spendere qualche euro al mese ed aderire ad una organizzazione di rappresentanza?
Per farsi curare gli interessi?
Per negoziare al meglio le previdenze sanitarie e pensionistiche?
Per spuntare minimi salariali?
Ahimè no. Siamo ad un livello ancora più basso. Per farsi vedere.

giovedì 6 novembre 2014

Relazione di fine mandato

Buongiorno
forse qualcuno di voi sa che sono rappresentante degli Executive Professional di ManagerItalia Torino
Approfitto del mio blog per pubblicare la succinta relazione di fine mandato che leggerò ai colleghi lunedì.
La "relazione" di inizio mandato la trovate qui

Invito tutti i professional iscritti a partecipare o a mandare una delega




Relazione di fine mandato

Gentile collega,
sono Guido Giaume ed in occasione della scadenza del mio mandato di rappresentante degli EP di ManagerItalia Torino ti invio un succinto resoconto della mia attività, affinchè tu possa valutarla.

Si è trattato fino ad ora di attività poco visibili, ma indispensabili per strutturarci adeguatamente e poter gradualmente iniziare con l'erogazione dei servizi agli associati.

L'obiettivo dichiarato a suo tempo dalla Federazione era di fornire agli EP un modello di rappresentanza confacente alle specifiche esigenze della categoria. Per questa ragione è stato necessario non solo adattare la realtà di ManagerItalia alla realtà degli EP ma anche di immaginare nuovi contesti.

Quindi, oltre ad offrire l'operatività classica di ManagerItalia, abbiamo pensato di servire gli EP creando nuovi plus:
  • la riconoscibilità delle professionalità dell'EP attraverso la certificazione della carriera. E' ormai evidente che la vita lavorativa di ciascuno di noi sarà caratterizzata sempre di più dall'osmosi tra le differenti categorie rappresentate in MIT. Quindi per rendere tracciabile tutta la vita professionale occorre uno strumento che eviti che il periodo speso come EP non “sparisca”, non diventi un fiume carsico.
  • Il miglioramento delle competenze. Oggi uno degli sforzi dell'EP è di restare sempre competitivo. L'obiettivo è quindi definire - con la presenza del nostro marchio sul mercato delle professioni - lo stato dell'arte qualitativo nelle professionalità autonome.
  • La creazione di un mercato delle opportunità professionali, ovvero la capacità di creare relazioni e nuovo business, che non sono solo vitali per la categoria degli EP ma sono indispensabili per ciascun manager di successo.

Dopo aver finalmente definito in maggio il profilo degli EP ed avere anche stabilito i criteri di ammissione alla categoria - in modo tale che non si possa confondere un EP con un semplice detentore di Partita IVA, procederemo a breve:
  • nella stesura del documento per l’attivazione della Certificazione di Esperienza EP;
  • entro gennaio 2015 termineremo la prima fase dell’indagine online sull’identità degli EP già iscritti e ne analizzeremo i risultati;
  • sperimenteremo subito dopo alcuni casi di Certificazione di Esperienza.

Questo a livello nazionale.

A livello locale ho il piacere di annunciare che (e colgo l'occasione per ringraziare il Presidente per il suo indispensabile supporto) sto attivando un circolo di relazioni per promuovere il business: sto cercando di creare una sorta di Business Club permanente.
I primi risultati in via di conseguimento sono:
  • entro novembre ci sarà il varo della prima fase del progetto “rent a manager” rivolto all'estero, nel quale saranno coinvolti anche dirigenti prosecutori volontari.
  • E' già operante un insieme di relazioni che sta permettendo ad alcuni associati di aumentare il proprio fatturato, se EP, o di risolvere problemi aziendali se manager.
  • La collaborazione avanzata con un partecipante al recente Business Club per trovare un nuovo socio
A costo 0 per l'Associazione abbiamo creato opportunità non solo per gli EP ma anche per i colleghi dirigenti.
Il mio impegno, se verrò riconfermato, sarà la prosecuzione di questi progetti con particolare attenzione alla creazione di un sistema di relazione tra di noi.

Tuttavia caro collega la cosa che maggiormente mi preme è di invitarti a partecipare all'Assemblea che si terrà il 10/11.



Nuova tassazione sui Fondi Pensione... e io pago!

Era un po' che ci pensavo ma il tempo è sempre tiranno, quindi sintetizzo un bell'articolo del collega che scrive sul blog "la banca del risparmio".

Pare che il governo voglia incrementare dal 11,5 al 20% l’aliquota di imposta sui Fondi Pensione.

Solo tre paesi tassano i rendimenti dei fondi pensione: Italia, Danimarca e Svezia. In questi ultimi due la tassazione è del 15%.

Tutti gli altri paesi preferiscono prelevare una volta sola: al momento dell'erogazione della prestazione pensionistica aggiuntiva. Il motivo è semplice: tassando il risparmio previdenziale nel periodo della sua formazione, si penalizza la fase di accumulo riducendo più che proporzionalmente.

La direttiva europea 41 del 2003, recepita in Italia (dlgs 28/2007) consente di aderire ai fondi pensione costituiti all'estero. Si rischia quindi un esodo del risparmio italiano? Il rischio può esserci soprattutto per i fondi pensione aperti, soprattutto alla luce di una nuova normatica europea sui prodotti di lungo risparmio in fase di definizione a Bruxelles.

Detto altrimenti
1) chi ha le mani legate dal fondo di categoria viene tosato meglio;
2) la politica fiscale danneggia, riducendo i redditi dei risparmiatori;
3) questa politica sposta le società e quindi il lavoro all'estero;
4) e sposta anche gli utili e quindi le tasse sulle società di gestione con sede all'estero.

Poi la Camusso dovrà proporre una tassa su grandi patrimoni come le pensioni per ottenere fondi per produrre a debito altri posti di lavoro.

mercoledì 5 novembre 2014

Corso base di fortuna


Stavo leggendo un manuale di statistica dove il concetto di media era presentato come riassunto di una situazione variegata. Però, aggiungeva il professore, poichè nessun pasto è gratis esiste un prezzo da pagare per avere questo comodo riassunto. Il "prezzo" è l'imprecisione relativa alle singole misurazioni. E introduceva così il concetto di varianza.

Questa presentazione così semplice ma così geniale mi ha portato ad una serie di rilessioni che intendo condividere con voi.

Come sempre occorrerebbe scrivere un libro, ma non solo non ne ho il tempo, penso che mi manchi anche la stoffa... Quindi vi toccherà integrare in autonomia queste riflessioni.

La fortuna esiste?
E come agisce sulla nostra vita?
E se non esiste come si può spiegare la vita incredibile di certe persone?
E qual'è il prezzo che noi paghiamo a fronte di avvenimenti casuali?


Dichiaro subito che a mio avviso la fortuna intesa come capacità di attrarre avvenimenti positivi (o respingere quelli negativi) non esiste.

Già sento qualcuno che dice:
"Bravo Guido fai un corso su una cosa che non esiste! Sei pronto per andare al governo".

Ma se non c'è un disegno superiore esiste invece una certa casualità.
Immaginiamo di avere un'urna equamente divisa tra palline bianche e nere, corrispondenti a eventi della vita. Tutti i giorni ciascuno di noi estrae la pallina del giorno.

Ovviamente la mia è una semplificazione esagerata perchè la pallina nera media in Italia è ben differente dalla pallina nera media di un abitante della Siria.

Ma vi prego di essere generosi e lasciar passare questa approssimazione.

Il caso più semplice è quello della combinazione estrema. Un uomo può estrarre consecutivamente una serie esageratamente lunga di palline bianche o nere.

Occorre ricordare che la casualità sommata alla modesta lucidità con la quale percepiamo la realtà tira brutti scherzi.

Così a volte, quando si verificano una serie di avvenimenti estremi le persone che ne sono protagoniste possono arrivare alla convinzione assolutamente soggettiva di essere "predestinate" o "maledette". Facendo la fortuna (nel secondo caso) di cialtroni come maghi e sensitivi.

Ad esempio Hitler era convinto di essere l'uomo del destino, perchè per un insieme di casi fortunati è scampato a moltissimi attentati.

E' banale ma utile ricordare che se fosse morto la prima volta che gli hanno teso un agguato noi oggi non conosceremmo il suo nome e il suo ultimo pensiero forse sarebbe stato "azz... non sono il prescelto".


Poi c'è un secondo caso molto interessante.
Gli stessi errori commessi in differenti fasi della nella vita non hanno il medesimo peso.

Un errore grave fatto quando ci sono ancora tempo ed energie è più facilmente rimediabile rispetto a quando queste risorse scarseggiano.

Mi pare che in questo senso ci siano analogie tra la gestione della occasioni della vita e la gestione di un investimento rischioso.

Per questo i ragazzi ed i giovani possono permettersi di rischiare facendo scelte azzardate, hanno la risorsa necessaria per recuperare, se vogliono.

Poichè il peso di un errore aumenta in modo più che proporzionale rispetto al fluire del tempo, diventa necessario nel tempo ridurre le opzioni di rischio.



Quindi ammettendo che
1) esistano differenti distribuzioni delle (potenzialmente) medesime possibilità,
2) che queste vengano estratte in modo casuale,

il "fortunato" è tanto la persona posta dal caso sulla coda della gaussiana, quanto la persona che casualmente nella prima parte della propria vita o in un periodo particolare ha avuto modo di raccogliere molte palline bianche. 

Il rischio del non essere consapevoli di questa situazione è quella che viene definita overconfidence. Il fortunato della situazione, credendo di essere il prescelto o di essere bravo facilmente "si schianterà contro un muro" a causa della propria imprudenza.

C'è infine un terzo caso. Quello della persona consapevole della situazione o quello della persona che pur non essendone conscia ha una forma di intuito che lo guida verso la prudenza dopo aver avuto uno più colpi di fortuna. 

In questo senso l'avversione al rischio è quindi una risorsa importante ed è quindi vero che essere fortunati può essere una attitudine.