martedì 17 giugno 2014

Motta Visconti, Yara ed il femminicidio in genere: una chiave di lettura

Buongiorno

ho notato come molte persone, anche a me vicine siano rimaste sorprese e sgomente dal recente triplice omicidio di Motta Visconti.

Oggi senza ovviamente avere pretese di esaustivita' e completezza voglio riferirvi il mio pensiero in merito.

E' naturale che anche io sia colpito di fronte a tanta violenza specie se esercitata su bambini in tenera eta'.

Tuttavia non sono particolarmente stupito, e riesco a leggere dietro a questo gesto un disegno razionale, ovviamente una razionalita' malata.


Nel misero post del mese scorso ho fatto riferimento ad Eric Berne e alla sua teoria del Genitore, del Bambino e dell'Adulto.

Ebbene il caso di Motta Visconti e' un esempio lampante di "Bambino in azione".


E' ampiamente risaputo come i bambini, sotto l'impulso del narcisismo primario, agiscano senza moralita'.

Quello che vogliono lo prendono. Desiderano la morte di chi li contrasta. Persino Freud ne scriveva gia' all'alba dei propri studi.



Solo nel tempo impariamo a limitare il Bambino e ad usare l'Adulto ed il Genitore.


Ma non smettiamo di usarlo, il Bambino. Sia quando ci divertiamo sia quando affrontiamo ad una situazione emotivamente carica.


Quindi ecco che in situazioni particolari, nel senso di rare (ovvero quando una personalita' non cresciuta e' posta di fronte ad una situazione estrema) si scatena il dramma (dal litigio all'omicidio).


Il Bambino desidera a tal punto un oggetto (non si pensa all'altra persona come ad un essere umano altrimenti non si arriverebbe alla sua morte) che per ottenerlo farebbe di tutto, anche compromettere la propria vita.

In questo senso vanno quindi interpretati anche gli omicidi-suicidi, ma anche gli stupri. Come quelli che in questo periodo "vanno di moda" in India, a dispetto della pena di morte.

In quel caso la dinamica sociale impone una emancipazione del ruolo femminile.

Il maschio abituato ancestralmente ad una posizione dominante non ha gli strumenti culturali per decodificare ed accettare queste istanze. Quindi la sua razionalita' va in crisi e si attiva il Bambino, che reagisce come sa.



Una descrizione un po' stringata ma credo comprensibile.


martedì 3 giugno 2014

Una osservazione banale sul capital gain

Buongiorno a tutti.
un post ultrarapido per non far morire del tutto il blog.

D'altra parte morte sua vita mia, ché con i carichi di lavoro derivanti dai recenti lieti sviluppi il tempo per pontificare è minimo.

Tutti voi sapete che tra un mesetto l'aliquota del capital gain passa dal 20% al 26%.

Chi ha un portafoglio sottoposto ad un regime fiscale di risparmio gestito non deve fare nulla. Ma chi ha un portafoglio "autonomo" (regime di risparmio amministrato), e che possiede titoli, dovrebbe valutare come affrontare questo cambio di aliquota.

Il risparmiatore ha tre opzioni.

1) Non si fa nulla. In tal caso la nuova aliquota verrà applicata anche per le plusvalenze maturate prima del 30/6;

2) Prima del 30/6 si vende e si ricompra il medesimo titolo.

3) Si chiede al proprio intermediario di pagare la tassa al 30 giugno con la vecchia aliquota e di rettificare i prezzi fiscali di carico.

Non esiste in astratto una opzione migliore:

la soluzione n. 3 può essere interessante, ma occorre che abbiate la liquidità per  pagare il  capital gain maturato.

La soluzione 2 nvece nasconde qualche insidia, non evidente.


Un esempio

Ho una plusvalenza di 10.000 euro. Cosa faccio?

Ovvio vendo e ricompro!


A si?

Calcoliamo:


Quantità di azioni        10.000
Prezzo carico               10
Prezzo odierno               11
Plusvalenza "visibile"        10.000
Cap. Gain oggi          2.000
Cap. Gain "domani"          2.600
Differenza             600
Costo di transazione             550

E notate che per il calcolo del costo di transazione ho applicato è il 2.5 per mille.

Spesso in pratica è maggiore (minimi e spese accessorie, tobin tax, spread denaro lettera...)

Come mai avviene questo paradosso?

Perché l'aliquota del capital gain è applicata sulla plusvalenza, mentre il valore della commissione di transazione è calcolato su tutto il valore del portafoglio.

Una regola spannometrica potrebbe essere: "Sotto il 10% di plusvalenza meglio stare fermi".

In un contesto di aumento di tasse c'è comunque una notizia positiva: potete valutare la solerzia e la professionalità del vostro intermediario.

Vi ha cercato per fare questo ragionamento?


PS per i fondi comuni e per gli etf non c'è problema. Si paga sempre: anche se avete una minusvalenza da titoli.