lunedì 30 novembre 2009

Il rally di Natale non sempre vale…

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
In questo periodo molti si chiedono se il famoso “rally di Natale” porterà buoni frutti.
Per cercare di rispondere mi sono posto la domanda:

“qual'è stata la performance dal 1/10 al 31/12 di ogni anno, negli ultimi due decenni, degli indici Eurostoxx 50 e S&P500?"

I dati sono riportati nella tabella n. 1.




In 22 anni gli indici hanno registrato 15 rialzi e 7 ribassi: ovvero un anno su tre il rally non è avvenuto.
Da un punto di vista qualitativo non è poca cosa.

Vediamo inoltre che il rialzo medio è positivo per entrambi gli indici, ma con valori molto differenti, così come sensibilmente differenti sono le deviazioni standard, cioè la dispersione attorno al risultato medio.


Ho poi immaginato una strategia di investimento molto semplice: comperare l’indice azionario il primo giorno lavorativo di ottobre (in chiusura) e rivenderlo il 31 dicembre o l’ultimo giorno utile del trimestre.

Nella tabella 2 si vede l’andamento del montante di un capitale iniziale pari a 100, investito secondo la strategia delineata. Faccio notare che i due montanti non sono comparabili: uno è in euro l’altro in dollari.


Osservando la morfologia della tabella 1 possiamo azzardare l’ipotesi che le annate negative o poco positive si presentano in anni di crisi economica: questo non mi pare un buon viatico per una conclusione gagliarda dell’anno in corso.
Infine desumiamo dai due valori finali (235.48 e 146.30) come questa strategia di investimento sia meno fruttuosa se applicata all’indice americano.
Peraltro questo fenomeno era già stato sottolineato nel post (http://epsilon-intervallo-grande.blogspot.com/2009/06/trilussa-e-sell-in-may-and-go-away.html).

Concludo con un monito per coloro i quali avessero la tentazione di implementare la strategia descritta sopra.
La tabella 3 mostra i rendimenti medi annui, in valuta locale, delle strategie di cui sopra: non sorprendentemente notiamo che si avvicinano alle medie calcolate in tabella 1.
La voce “indice” mostra invece il valore del montante ottenibile comperando l'indice Eurostoxx 50 il 1/10/1987 lasciando il capitale sempre investito: si ottiene un rendimento superiore, senza neppure contare il flusso dei dividendi.

Per lo S&P500 il montante ottenibile è ancora maggiore.

giovedì 26 novembre 2009

Tutte le donne del mondo


, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
…sono donnacce.

Variante: “…eccetto mia madre e mia sorella”.

Questo è il becero luogo comune che ogni tanto sentivo ripetere durante l’adolescenza da qualche presunto esperto di arti amatorie.

Si tratta di una ipergeneralizzazione, una distorsione cognitiva piuttosto frequente.

Ognuno di noi possiede una mappa mentale del mondo: ha imparato a disegnarla fin da piccolo, apprendendo il metodo dai genitori e dagli educatori.

In base alla propria mappa - che per noi rappresenta (erroneamente) la “realtà” - si interagisce col resto del mondo.

L’ipergeneralizzazione è una distorsione percettiva che semplifica eccessivamente la rappresentazione del territorio che ci circonda.

Sebbene la sintesi implichi necessariamente una certa perdita di dettaglio, l’ipergeneralizzazione è una scorciatoia che porta fuori strada: per evitare di pensare in modo complesso si finisce col credere a cose non vere (p.es. “tutti gli italiani sono tutti chiassosi”; “gli inglesi sono tutti lord”).

Tuttavia questa distorsione è popolare perché è comoda e rassicurante; evita fatiche mentali e domande che potrebbero generare ansia.

Cosa ha a che fare l’ipergeneralizzazione con la finanza? Molto, temo.

Da un recente sondaggio sul rapporto tra le banche ed i risparmiatori emerge che la disistima verso le gli istituti di credito è ai massimi storici. E fin qui nulla di strano visti i tempi. La cosa curiosa evidenziata dal sondaggio è che l’unica banca che si salva dall’asprezza del giudizio generale è la propria.

Così ancora oggi, nonostante l’evidente incapacità delle banche di fare l’interesse dell’investitore, la massa dei risparmi viene affidata alle cure di una banca.

Il motivo di questo “strabismo della coscienza” (http://epsilon-intervallo-grande.blogspot.com/2009/09/lo-strabismo-della-coscienza.html) è dovuto al fatto che quando si investe il proprio denaro la carica emotiva in gioco è elevata e assolvere la propria banca abbatte drasticamente le proprie ansie e fatiche, salvo talvolta doversi ricredere.

Anche se potrà sembrare strano, la dinamica psicologica delle vendite di prodotti finanziari per gli investitori privati non è diversa dalla vendita di altri beni di massa: le gratificazioni psicologiche giocano un ruolo maggiore del risultato “oggettivo”.

Le emozioni rendono la nostra vita meravigliosa, ma non rendono.

mercoledì 18 novembre 2009

Derivati: si profila la seconda ondata?

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
(ANSA) - MILANO, 12 NOV - ... chiesto il rinvio a giudizio per truffa aggravata di 13 persone e di quattro banche del capoluogo lombardo.... gli imputati avrebbero fatto guadagnare illecitamente alle banche 100 milioni ai danni del Comune.
La cattiva notizia è che oltre alle persone fisiche siano state imputate anche le banche: l’accusa sostiene quindi che non sia stato un gruppo di funzionari a travisare la mission loro affidata, ma suppone che gli istituti di credito abbiano attivamente concepito e implementato un disegno criminoso.

La buona notizia è che la Giustizia si muove.

La pessima notizia è che metà dei Comuni italiani ha effettuato operazioni simili a quelle del Comune di Milano.

Stiamo assistendo allo scoppio della bolla relativa alla finanza derivata venduta alle amministrazioni locali?

L’abuso di finanza derivata negli investimenti privati è un ingrediente della crisi recente: adesso molti sanno che si tratta di meccanismi complessi e pericolosi, che devono essere usati con mille cautele.

Invece non molti sanno che negli anni passati gli incaricati delle maggiori banche hanno visitato praticamente tutti gli assessorati al bilancio di tutti i comuni italiani degni di nota e hanno proposto agli amministratori locali contratti dove – grazie all’ingegneria finanziaria - si anticipavano flussi di cassa a beneficio del bilancio corrente.

Ovviamente poter disporre di un pingue aumento delle entrate ha fatto brillare gli occhi a molti sindaci ed assessori, che probabilmente hanno capito solo quello che interessava loro senza approfondire gli svantaggi.

Ma poiché come diceva Lavoisier (peraltro erroneamente, come ha dimostrato la fisica einsteiniana) “nulla si crea e nulla si distrugge…” ad ogni flusso di cassa positivo corrisponde un flusso di cassa negativo. Però il flusso di cassa negativo generalmente era spostato oltre la fine del mandato degli amministratori in carica.

Una persona maliziosa potrebbe pensare che certi amministratori abbiano acconsentito ad effettuare quelle operazioni poiché nella legislatura successiva si immaginavano a Montecitorio e non più al Comune.

Ritorno così su un argomento che avevo trattato il 26 settembre del 2008 (
http://epsilon-intervallo-grande.blogspot.com/2008/09/il-valore-della-consapevolezza.html).


La conclusione?

Nel processo milanese e in quelli che seguiranno prevedibilmente l’accusa sosterrà che i venditori conoscevano bene la merce che proponevano e grazie alla sua complessità hanno indotto volontariamente in errore gli amministratori locali. Questi invece non avevano capito di cosa si trattasse, e non potevano comprenderlo con l’ordinaria diligenza, perché sono strumenti eccezionalmente complessi.

La difesa sosterrà invece che il “derivato” comperato dal Comune è stato creato su richiesta degli amministratori, e che questi erano ben consapevoli che per avere un surplus di cassa avrebbero creato un debito futuro devastante. Pertanto non si tratta di truffa.

Il quadro che ne esce è comunque desolante per il cittadino: da un lato amministratori superficiali o accecati dall’ambizione personale; dall’altro banche che, se dichiarate colpevoli, saranno truffatrici conclamate, o se dichiarate innocenti, saranno solo complici.

mercoledì 11 novembre 2009

Lo scudo fiscale ed il valore della credibilità

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM

Mi pare che la prima emergenza nazionale italiana non sia il debito pubblico ma la credibilità istituzionale.

I contenuti dello scudo fiscale americano stridono se confrontati con quelli italiani: negli Usa si prevede un vero e proprio pentimento dell’interessato, la confessione dei meccanismi tramite i quali ha costituito i flussi di denaro, l’impossibilità di restare anonimi al fisco, il pagamento di tutte le tasse dovute e l’assenza di copertura degli eventuali reati commessi nella formazione del patrimonio.

Mi pare evidente che tale provvedimento si basi sulla credibilità della minaccia di essere scoperti e sanzionati.

In Italia si preferisce la morbidezza, il patriottismo: si dice che lo “scudo fiscale” serve per far rimpatriare i capitali per rilanciare lo sviluppo economico e si giustificano così un’aliquota del 5%, l’anonimato, il condono sostanziale dei reati.

Paradossalmente ho visto un gran dibattito sulla convenienza dell’adesione e sentito persone che non aderiscono, “per adesso”.

Come dar torto agli scettici visto che l’ultimo condono (nel senso che avrebbe dovuto essere l’ultimo) è avvenuto solo sei anni fa? E che non è stato neppure incassato tutto il gettito previsto, ma solo i quattro quinti? Non solo, oggi è possibile in certi casi regolarizzare il patrimonio mantenendolo all’estero, e quindi si smentisce che serva al rilancio dell’economia nazionale.

Mi pare che nell’immaginario collettivo la credibilità del nostro Stato sia modesta. Anche azioni scomposte quella contro le filiali italiane di banche svizzere non portano a nulla. Ad esempio è noto ai tecnici che la mole di dati prelevati è tale per cui - anche grazie alle procedure introdotte da questo Governo – usare quei dati comporterebbe la paralisi dell’Amministrazione Tributaria per moltissimi mesi.

Fino a quando lo Stato non sarà credibile, ed occorreranno anni di duro lavoro, assisteremo al paradosso che gli aderenti all’”ultimo” degli scudi lo faranno per ragioni soggettive e non oggettive.

Lo scetticismo dei cittadini italiani è contemporaneamente una condanna ed una salvezza. Se non si può credere allo Stato occorre fare da sé per sopravvivere, come facciamo da tempo immemore, ma così non si fa sistema e non si decolla come paese, e si “giustificano” gli evasori.


In coda segnalo che pare esserci un legame negli Stati Uniti tra la riforma della sanità e lo scudo fiscale.

Ho sentito dire da un autorevole economista che lo scudo non serve solo per fare cassa, ma anche per cercare i punti deboli dei lobbisti contrari alla riforma sanitaria ed “ammorbidirli”.

Un esempio di come fare politica a favore del proprio partito e contemporaneamente fare del bene al proprio Paese.

mercoledì 4 novembre 2009

Il vaccino io ce l’ho e tu no

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
A chi ha fatto bene l’influenza suina?

Alla fine di aprile l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha portato da 3 a 4 il livello di allarme sull’influenza H1N1.

La domanda oggi è: “chi ha investito sulla paura dell’influenza ha fatto bene?”

Ovvero: da fine aprile ad oggi sarebbe stato meglio a comperare un ETF sull’indice generale o un ETF sui titoli farmaceutici europei?

La mia risposta “a sentimento” era negativa, per gli stessi motivi toccati nel post del 4 giugno scorso.
Tuttavia per verificare ho approntato alcuni dati.

Iniziamo col paragonare i valori dell’ETF dello Stoxx 600 e quelli dell’ETF sottosettoriale “cura della salute” da maggio a ottobre. 


Verifichiamo nuovamente (empiricamente) che scegliere un investimento sulla scorta di una moda non ha portato vantaggi.

Ma cosa succede se invece esaminiamo l’andamento delle due industrie (Novartis e Glaxo) che hanno prodotto il vaccino e le confrontiamo con i competitori che non li hanno prodotti?

Ecco lo scontro tra gli svizzeri Novartis e Roche



Confrontiamo adesso i competitori inglesi e francesi


In entrambi i casi vediamo che i produttori dei vaccini sono stati premiati: hanno performato meglio dei concorrenti e meglio dell’investimento nella (replica dell’) indice generale.

In attesa di verificare se le maggiori performances di Glaxo e Novartis sono dovute ad un incremento degli utili derivanti dai vaccini per l’influenza suina o sono solo un movimento speculativo, possiamo riconfermare alcune ovvietà spesso disattese:
1) è più prudente non seguire le mode, che sono spesso solo pretesti commerciali;
2) se non si hanno idee chiare è meglio puntare sulla media;
3) è meglio avere le idee chiare, ma queste spesso si chiariscono solo ex post.