giovedì 22 dicembre 2011

Auguri a tutti... che ci servono

Tradizionalmente dedico l'ultimo post dell'anno ad argomenti frivoli.

Non mi mancherebbe qualche spunto, tuttavia non sono dell'umore e preferisco rappresentare la mia visione sul 2012.

Per evitare di fare un post chilometrico mi limiterò a tre considerazioni che anticipo in tre frasi.

1) Lo spread BTP BUND continua a restare molto alto nonostante il cambio di governo.
2) I tedeschi non sono i leader ma i tiranni europei.
3) Monti è la nostra unica speranza, ma non durerà a meno che...

Con una certa sorpresa, molto ben evidenziata dallo slapper professionista Vespa, il governo è cambiato ma lo spread non è calato in modo stabile.

Sebbene l'ex premier non mi sia simpatico non è corretto addossargli tutte le responsabilità della nostra condizione, si è limitato ad essere il peggior politico dell'Italia repubblicana mentre ci sarebbe voluto un De Gasperi (sia chiaro che a sinistra non si sarebbero trovati giganti).

I nostri guai sono causati dall'intersezione tra una disgrazia economica ed una politica:
l'area Euro non è una cosiddetta area monetaria ottimale e i politici che devono gestire la crisi attuale sono delle mezze calzette.


I padri fondatori dell'euro sapevano benissimo della problematicità economica dell'euro e hanno deciso di imporre la volontà politica alla realtà economica. Fondarono la moneta unica in modo che il ritorno fosse quasi impossibile e costosissimo, nella speranza che questo imponesse ai loro successori politici una unificazione a qualsiasi costo (politico).

Cosa vuol dire avere una moneta unica in un'area disomogena? Per evitare di scendere nei tecnicismi diciamo che se un americano viene licenziato a Nuova York può emigrare a Los Angeles senza eccessive difficoltà legali e culturali. Ma se decidessi di non trovarmi più bene a Torino avrei una marea di problemi ad andare a vivere a Copenaghen.

Allo stato attuale abbiamo dunque una eurozona squilibrata AL SUO INTERNO dove nel nord si produce e si esporta e dove nel sud si consuma di più e si produce di meno, ovvero si produce debito che non può essere riequilibrato facilmente.

Se avessimo monete differenti questa situazione si sanerebbe con un apprezzamento del Marco tedesco contro la Lira la Peseta e la Dracma. Le merci detesche sarebbero più care, quelle italiane più concorrenziali ed entro certi limiti la situazione si aggiusterebbe da sola.

Oggi non è possibile. Per riequilibrarsi occorre cambiare la struttura economica dei paesi meno virtuosi: aumentare al produttività e diventare più "tedeschi". Qualcosa di simile al divario nord sud nel nostro Paese.

Questa operazione non è fattibile in pochi mesi, verosimilmente occorreranno lustri.


Qui subentrano i tedeschi o meglio la Merkel che per ragioni di pochezza e cupidigia elettorale (sia chiaro i nostri politici non sono meglio) vuole un allineamento istantaneo agli standard tedeschi senza concessioni sostanziali.

Sinceramente non so quale sia la politica della cancelliera. Ho l'impressione che sia nello spirito del "make it o break it". Ovvero "a noi va comunque bene: se si adeguano subito io ne esco vincitrice, se non si adeguano possiamo comunque farcela da soli - usciremo dall'euro - e loro non si meritano altro che il loro destino".


Questa politica di tenere sotto pressione tutti i paesi europei è ovviamente molto pericolosa perchè i centri politici sono molti e la tendenza all'entropia è elevatissima: l'incidente è sempre in agguato.

Ieri era il governo Berlusconi
con la sua inerzia il maggior candidato a fungere da detonatore, oggi l'accento si è spostato sul sistema bancario e sulla sostenibilità del debito pubblico dei paesi periferici.

E' palese che bassa crescita e una massa elevata di interessi possa creare problemi di pagamento del debito pubblico, con conseguenti problemi di quotazioni dei Titoli di Stato e problemi per le banche (per un dettaglio lievemente più tecnico vedere qui, avendo l'accortezza di sostituiire al termine "titoli tossici" il termine "Titoli di Stato"), e per la stabilità economica e sociale dei paesi area Euro.

Qui si inserisce il motivo del mio maggior sconforto. La politica italiana.

Dire che faccia pena è un luogo comune. La cosa tragica è che la politica riflette la società, solo per questo non riusciamo a liberarci dalla cattiva politica.

Il conservatorismo più becero, inteso come ricerca del vantaggio personale o di casta è talmente spasmodica che si accetta tranquillamente di rifuggire l'interesse comune per quello particolare. In ogni area del Paese e del Parlamento, salvo qualche rara eccezione.

La logica conseguenza di questo assunto è che il governo Monti non potrà riformare il Paese.
Infatti i
politici avevano interesse a non legare la loro faccia alla manovra che verrà varata in questi giorni e hanno interesse a non essere autori della prossima manovra, quella di febbraio (5 a 14 mld). Tuttavia poichè i parlamentari sono rappresentazione degli interessi della miriade di caste esistenti in Italia e sanno benissimo di esistere solo in questa funzione non possono, pena la loro morte politica, permettere che Monti smantelli la struttura sociale ed economica attuale, la cui rimozione è essenziale per far rinascere l'Italia.

I sintomi si sono visti tutti. Dagli avvocati ai taxisti all'art. 18. Il numero di lavoratori sottoposti all'art. 18 è minoritario rispetto agli altri. Tuttavia la levata di scudi è stata bipartisan.


Le probabilità che si vada ad elezioni a maggio è elevatissima e lo vedremo entro gennaio, se Monti riuscirà a far passare il pacchetto riforme o se verrà bloccato in attesa di essere congedato con l'onore delle armi.

Perchè Monti possa portare a termine la sua missione i mercati dovranno restare in tensione così tanto da rendere improponibile anche per i politicanti più incalliti pensare di disarcionarlo. E la Merkel in questo senso lavora per il popolo italiano.

E in tali condizioni vi stupite che chiunque faccia finanza si allontani dall'euro area o se è uno speculatore cattivo cattivo non ci scommetta contro?

Auguri... ne abbiamo bisogno.


sabato 10 dicembre 2011

Quarto reich ed altri racconti

Prendo in prestito il titolo di un vecchio Urania: una antologia dove - oltre al citato racconto - ce n'è un'altro dove si parla di giovani che hanno oramai un solo scopo nella vita: morire correndo in auto. Un po' come succede con le stragi del sabato sera...

Il titolo serve per sottolineare che l'eurovertice di ieri ha mosso il Vecchio Continente nella direzione sbagliata.
Si delinea un'Europa divisa in varie orbite, una macchia sulla carta del Mondo, come temevo nel post precedente.

I tedeschi pur con le loro buone ragioni hanno stravinto, saremo tutti virtuosi e morti, loro compresi. L'Inghilterra si sta staccando, con buone ragioni.
Siamo a cavallo della tigre.

Le politiche comunitarie di bilancio saranno severe e recessive.
Se non ci saranno in fretta provvedimenti per la crescita (per taluni saranno liberalizzazioni "selvagge") si produrrà meno ricchezza. Ma per far fronte alle spese sociali - per sostenere chi nel frattempo è rimasto senza reddito e per ricapitalizzare le banche - il debito pubblico aumenterà spiazzando gli investimenti privati, creando nuovi gravi problemi.

I paesi che sopravviveranno a questa cura saranno nell'orbita tedesca.
Gli altri saranno scagliati altrove.

martedì 22 novembre 2011

Siamo al bivio

I prossimi giorni saranno decisivi per vedere quale direzione prenderà l'Europa.

Se tutto andrà bene tra 10 anni saremo come ci siamo immaginati quando abbiamo accolto l'euro. Diversamente mi immagino il Quarto Reich, capeggiato dalla Germania, che verrà considerata "l'Europa"; noi diventeremo il nord Africa, la Grecia parte del Medio Oriente, l'Inghiltera sarà l'ovest Usa e il Portogallo diventerà la provincia d'oltremare del Brasile.

Perchè dico questo?

Gli squilibri nei conti intracomunitari sono tali da porre seriamente in pericolo l'esistenza dell'euro.

I paesi dell'Europa meridionale devono diventare virtuosi, ma non possono farlo nel giro di pochi mesi.
O i tedeschi smettono subito di condurre in modo così dissennato la loro politica di rigore e vengono in aiuto ai "partner" meridionali o l'euro salterà e con esso ogni speranza europea di essere qualcosa di differente da una macchia sulla cartina del mondo.

Lo squilibrio contabile tra chi importa (paesi meridionali) chi esporta (paesi settentrionali) è talmente forte che avere una moneta unica gestita dai paesi eurosettentrionali vuol dire in automatico una crisi feroce per i paesi del sud.

Se nel breve questo squilibrio non sarà mitigato da un sostegno a favore dei paesi deboli i titoli di debito di questi ultimi (a proposito forse non lo sapete, ma anche l'Austria mostra i primi segni di collasso) diventeranno carta straccia agli occhi degli investitori.

Metà Europa rischia di diventare come l'Argentina.


I tedeschi devono, con le loro prossime mosse, scegliere se aiutare adesso l'euro o uscirne. O prestiti ADESSO alle economia deboli o crack.

Dopo aver osservato il loro atteggiamento credo proprio che ne vorranno uscire credendosi superiori ed invulnerabili. Salvo poi trovarsi con il tasso di cambio tra il dollaro vs il "nuovo marco" a 2 (ovvero 2 dollari contro 1 marco) e quindi trovarsi ad esportare a quei prezzi (una WV Golf che costerà come una Mercedes Classe C).


Spero con tutto il cuore di sbagliarmi.

domenica 13 novembre 2011

Saw


Saw è una saga di film la cui trama la trama ruota intorno ad un serial killer. Le vittime vengono catturate e poste in trappole mortali dalle quali è possibile uscire facendo una scelta che solitamente porta ad una mutilazione ed a una sofferenza.

La nostra classe politica è in questa situazione.

Oggi un colpo di reni del Quirinale ci dà la possibilità di non morire domani mattina dissanguati sui mercati. Ma la salvezza è lontana poichè il dilemma permane:

sostenere una riforma (non importa il nome del riformatore) che imporrà alla classe "dirigente" amputazioni spaventose
o affogare con il Paese?

In Parlamento, in entrambi gli schieramenti, ci sono persone perbene. Tuttavia il solo stimolo per i ribaldi è la chiara percezione che l'alternativa alle riforme è che la loro fine precederà quella dell'Italia.

Questo è il momento di essere radicali con i propri compagni di schieramento, non con gli avversari.

mercoledì 9 novembre 2011

This is the end my only friends


Berlusconi ha annunciato le dimissioni entro 15 giorni circa.


Poiché non è stato sfiduciato dalle Camere la prassi vuole che sia investito di un mandato esplorativo per la formazione di un nuovo governo. La durata del mandato potrebbe essere di circa una settimana.

Il commissario all’economia Rehn ha inviato al governo il 4 novembre una lettera con 39 domande molto puntuali per chiedere chiarimenti su come si intende materialmente tenere fede agli impegni chiesti dall’Europa.

Poiché il governo è dimissionario in pectore la risposta presumibilmente sarà debole, ammesso che venga data.

Gli operatori finanziari in assenza di risposte chiare e nella previsione di un periodo di ulteriore assenza di azione di governo come misura minimale si asterranno dal “comperare Italia” a dispetto delle valutazioni attraenti poichè richiederanno un ulteriore aumento del premio per il rischio: si verificherà pertanto un ulteriore aumento dello spread e una diminuzione dei corsi azionari.

Relativamente ai Titoli di Stato italiani occorre rappresentare che oltre certi livelli non lontani da quelli attuali la Cassa di Compensazione di Londra non li accetterà più come garanzia per le operazioni bancarie. Quindi diventerebbero un peso morto nei portafogli. In previsione di questo fatto molte banche pertanto potrebbero provvedere a liquidare i nostri bond più intensamente di quando non fatto fino ad ora.

La BCE pare essere stato attuale il solo compratore sostanziale di Titoli italiani, ma se dovesse diventare manifesta l’impossibilità di arginare la forbice dello spread BTP BUND potrebbe dover desistere.

lunedì 24 ottobre 2011

Il balletto franco tedesco e le risate all'Italia

Grazie allo stimolo del mio amico Eugenio faccio una rapida incursione sugli accedimenti degli ultimi tre mesi sui mercati finanziari e sul "dietro le quinte" del negoziato tra francesi e tedeschi nel mese di ottobre.

Proporrò solo alcuni flash per evitare di essere troppo pesante.

La manovra economica di fine giugno del governo italiano è stata considerata insufficiente dai mercati: ha creato un disagio che solo temporaneamente è stato arginato dalla ridefinizione delle competenze dell'EFSF che ha potuto iniziare a comperare titoli anche sul mercato secondario.

Resta comunque irrisolto il vero problema dell'Europa: la lentezza nel prendere le decisioni e la disomogenietà fiscale ed economica.

I tedeschi - non senza ragioni - desiderano imporre il loro passo ed il loro modello di sviluppo a tutto il Vecchio Continente: politiche di bilancio virtuose, sistema industriale efficiente, relazioni industriali non eccessivamente conflittuali.

Il problema è che nell'area meridionale dell'Europa la realizzazione di questo modello transita attraverso politiche deflazionistiche che pongono in serio pericolo la struttura politica e sociale dei Paesi.

D'altra parte l'assenza di un meccanismo di uscita dall'euro fa si che la sola ipotesi di scissione dell'eurozona possa generare una catastrofe di dimensioni bibliche.

In assenza di chiarezza su questo punto il mercato è rimasto esposto a momenti di debolezza che ben si sono visti in agosto.

Dopo aver superato la paura del default americano e le paure legate al rallentamento della crescita mondiale il tema dominante è diventato l’inerzia del governo italiano, che dopo la prima manovra di fine giugno ha iniziato a tergiversare.

Lo spread BTP BUND era il driver dei mercati che sono scesi a rotta di collo per 20 giorni.

In settembre il supporto della BCE ai titoli italiani, l’approvazione da parte della Corte Costituzionale tedesca dell'aiuto ai paesi periferici e la sospirata approvazione di una nuova manovra correttiva (peraltro per metà assolutamente da inventare) hanno fatto dichiarare una tregua ai mercati. Nella seconda metà di settembre una nuova discesa degli indici (che tuttavia non hanno fatto nuovi minimi) prezzava i timori di rallentamento economico mondiale.

L’Italia infine si prende anche un declassamento di rating ma poiché è di un solo gradino, il mercato sale. E intanto se ne va Stark il falco tedesco della BCE.

Il mercato in ottobre ha iniziato a considerare che comunque la politica europea sarebbe intervenuta per risolvere il problema bancario, che è strettamente connesso a quello del debito greco, sul quale si ipotizzano tagli superiori all’iniziale 21%: si inizia a parlare del 50%.

Gli operatori finanziari dopo aver preso atto che i tempi ed i metodi della politica europea non sono quelli americani, hanno dunque confidato che il tandem franco tedesco fosse comunque in grado di svolgere la propria funzione di leadership e sono iniziati gli acquisti.

Durante il mese si è tuttavia registrato il disaccordo tra Merkel e Sarkozy su come affrontare i problemi.

Un primo sintomo di problemi nell'asse franco tedesco si è visto di fronte alla dichiarazione che non sarebbe stato resa nota la soluzione ideata nell'incontro a due preparatorio del vertice dei governi europei del 16 ottobre (che poi è stato fatto scivolare al 23).

Ufficialmente questa mossa è stata fatta per dare più tempo ai partners per prepararsi; verosimilmente c’erano molte questioni irrisolte su come affrontare il nodo centrale della ricapitalizzazione delle banche europee.

Il 18 i tedeschi annunciavano di non attendersi un granché dall’incontro del 23. Questo ha lasciato i mercati nel dubbio che l’asse franco tedesco fosse veramente tale o se invece non ci fossero differenze sostanziali.

Qual'è LA differenza?

Si parlava di mantenere il livello del core tier 1 delle banche al 7% ma questo non avrebbe dato garanzie sufficienti ai mercati in caso di forti oscillazioni (oscillazioni, non default) dei titoli del debito di un paese grande come l'Italia.

[Il livello del 7% avrebbe molto aiutato gli istituti italiani che già raggiungevano tali requisiti e non si sarebbe arrivati a nuovi aumenti di capitale]

Adesso si è stabilito di portare il core tier 1 al 9% [anche le banche domestiche devono fare nuove operazioni di raccolta].

I tedeschi vogliono che le banche si rivolgano prima al mercato, poi che intervenga lo stato nazionale e in ultima istanza che intervenga l’EFSF. I francesi - che hanno gravi problemi di ricapitalizzazione bancaria - se dovessero intervenire con i fondi governativi perderebbero la tripla A e non solo. Quindi vogliono che sia anzitutto l'EFSF a ricapitalizzare le banche.

Ecco allora che i tempi dei vertici si dilatano perchè o Sarkò deve far accettare ai francesi la perdita del rating massimo sotto la sua presidenza o la Merkel deve spiegare ai tedeschi perchè devono mettere dei soldi nelle banche francesi. Intanto i mercati sono nell'incertezza.

L'Italia è il vaso di coccio tra vasi di coccio più robusti: siamo in grave difetto per l'inerzia di un governo incapace di governare, che sta ancora in piedi per assenza di chiare alternative.

Inoltre non credo che la Merkel si senta in dovere di divendere anche solo formalmente chi l'ha definita "cu...na inch...vabile". E va anche detto che il primo cittadino francese non è un gentleman.




mercoledì 14 settembre 2011

Alla Fiera dell'Est...

Oggi ho sentito una pubblicità sui titoli "quinto atto" di Mediobanca: biennali e che rendono il 4%.

Qualcuno di voi ricorda che all'inizio dell'anno avevo segnalato 4 titoli che rendevano il 4% all'anno, (qui).

Mi è venuto allora da rivedere i titoli e fare il punto della situazione.
Quanto rendono a scadenza oggi i "fab four" segnalati allora?
Ovviamente la cedola più la differenza tra prezzo di acquisto e rimborso.





Guardando la tabella riflettevo sulle sue possibili interpretazioni.
In senso filosofico direi che è la prova che il diavolo esiste:


esiste il Bene ma non sappiamo distinguerlo dal Male.


Possibili interpretazioni


A) Persona che ha comperato in autonomia quei titoli. "Non sono troppo soddisfatto perché adesso si potrebbero comperare meglio, ma in fondo ho una buona cedola e un discreto rendimento a scadenza".


B) Persona che è stato "consigliata". "Ma guarda quel cretino, mi fa perdere persino sul reddito fisso, dove nessuno ha mai perso".

venerdì 29 luglio 2011

Un pensiero per l'estate

Lite al semaforo: 71enne sperona e uccide scooterista

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_luglio_26/lite-semaforo-sperona-uccide-motociclista-1901173435420.shtml

L'estrema conseguenza di una società che prevede nei palinsesti i litigi in TV; che vede come necessario e accettabile ogni mezzo per prevalere.

Dove l'assunzione di cocaina o quanto meno di viagra è diventato necessario.

Dove la politica predica che è lecito sparare sui barconi di disperati; dove, se non sei a Porto Cervo su uno yacht non sei nessuno.

Dove pur di non perdere privilegi si diventa complici.

E poi ci si stupisce se qualche banchiere figlio dei tempi (e di p....a) fa qualche centinaio di miliardi di titoli tossici?

E ci si stupisce se si trovano delle persone che opportunamente indottrinate si fanno esplodere?

domenica 17 luglio 2011

Pagare il bollo sul deposito titoli? Solo se è necessario

In Italia la Legge è uguale per tutti, ma a volte si scopre, ex post, che qualcuno è più uguale di qualcun altro.

E' facile prevedere che la partita a scacchi recentemente aperta tra il Fisco e gli investitori non si esaurirà oggi, poiché vi sono molte questioni aperte.

Il testo licenziato non cambia molto la situazione rispetto a quanto già sapevamo dall'inizio della settimana: chi possiede un portafoglio titoli inferiore ai 50 mila euro continuerà a pagare circa 34 euro l'anno. Sopra questa soglia, la somma cresce.

Le questioni rilevanti sono invece altrove, poiché la legge apre una serie di interrogativi.

Un primo punto sta nell'aver legato il pagamento del bollo all'invio della comunicazione al cliente: questa scelta comporta effetti differenti in base al tipo di investimento scelto.

Chi compera un CTZ sa che, se il valore di rimborso supera una certa soglia, è soggetto ad una certa aliquota, e salvo casi eccezionali non vi saranno grandi variazioni di valore.
Chi invece ha un portafoglio che risente della volatilità dei mercati osserverà oscillazioni, anche forti, sul valore del deposito, che potrebbero influire sulla tassazione da applicare.

Non solo, la valorizzazione del deposito e quindi l'imposta potrebbe dipendere anche dalla scelta della periodicità della comunicazione, mensile, trimestrale o annuale.

Chi è avverso al rischio dovrebbe scegliere una comunicazione mensile (che resta più aderente al valore medio nell'anno) e chi, invece, è propenso "a giocarsela" dovrebbe scegliere una comunicazione annuale.


Vi sono poi alcune questioni più specifiche: ad esempio chi possiede solo

1) fondi comuni;
2) Titoli di Stato italiani;
3) obbligazioni emesse dalla banca stessa;
4) ETF

cosa deve fare? Quanto pagherà? E' obbligato ad avere un deposito titoli?

Ed ancora:
- è meglio avere più depositi titoli o uno solo?
- è possibile evitare la tassa in qualche modo?

l'argomento è vasto, ma in estrema sintesi:

1) i fondi comuni sono depositabili sulla cosiddetta "rubrica" che non essendo un "deposito titoli" è esente da bollo; tuttavia per una serie di ragioni tecniche spesso le banche, specie da quando non distribuiscono più solo i fondi della casa, possono trovare comodo imporre al cliente l'apertura di un deposito.

Detto altrimenti, per ragioni organizzative alcune banche potrebbero essere tentate di scaricare sui clienti un onere che deriva da scelte organizzative interne.
I clienti potrebbero quindi entrare in lite con il proprio istituto e poiché la probabilità di veder affermati i propri diritti è elevata immagino che gli organismi di conciliazione e l'Ombdusman bancario, http://www.conciliatorebancario.it/ombudsman.html si ritroveranno presto alquanto ingolfati di ricorsi.

2) Un tempo una banca presso la quale avevo il conto mi permetteva di depositare Titoli di Stato o almeno i BOT sulla "rubrica"; non escluderei che sia ancora oggi possibile farlo, ma in linea generale direi che se vi chiedono di aprire un deposito titoli anche solo per un BTP o un CTZ le banche siano nel giusto.

3) Sono invece convinto che, in base ad una disposizione del 1997 che non mi risulta abrogata, le banche non possano obbligare i clienti a tenere aperto un deposito titoli solo per detenere obbligazioni bancarie "della casa".

4) Gli ETF invece, sebbene abbiano le funzioni di un fondo comune, sono assimilati alle azioni e pertanto concorrono alla formazione del valore del deposito titoli.

Occorre infine notare che al momento non è così scontato (anche solo per ragioni tecniche, quali gli aggiornamenti dei software) che se in un deposito titoli vi siano valori mobiliari di differente natura, il valore dei titoli "esenti" (per es. fondi od obbligazioni della casa), non concorra a determinare il valore sul quale si pagherà l'imposta di bollo.


In relazione poi alla questione della numerosità dei depositi titoli al momento parrebbe conveniente avere una pletora di depositi di importo esiguo piuttosto che possederne uno solo "cicciotto", anche se siamo sicuri che a breve verrà emesso un provvedimento "anti elusione", che comporterà ulteriori costi e complicazioni per banche e clienti.

Circa il trasferimento dei titoli presso una banca estera affermo che il problema va studiato attentamente, poichè le banche estere non solo non sono a buon mercato, ma occorre anche compilare il quadro RW della dichiarazione dei redditi. E il commercialista potrebbe costare più del superbollo.

Segnalo infine che - allo stato attuale della normativa - nei prossimi giorni annuncerò ai miei clienti che, molto probabilmente, non pagheranno il superbollo.



mercoledì 6 luglio 2011

Un bel regalo alle banche: il superbollo sul depositito titoli


Stavo per scrivere un'invettiva su una obbligazione legata all'oro, emessa da una banca americana - pesantemente pubblicizzata in questi giorni - quando il nostro Governo mi ha imposto di cambiare programma.

Non vi sarà certamente sfuggita la notizia della tassazione dei depositi titoli, che prevede il passaggio dell'imposta di bollo da 34 a 120 euro per quest'anno e il suo successivo aggravio fino a 380 euro sui conti oltre 50 mila euro.

Come direbbe Di Pietro: "Che c'azzecca? Il superbollo sui depositi titoli lo incassa lo Stato. Le banche invece devono pagare l'Irap che è stata loro aumentata.".

Capezzone aggiungerebbe: "Il superbollo lo pagano i ricchi, i detentori di titoli, mentre l'aumento dell'Irap sulle banche serve per punire gli speculatori, quelli che imperversano sui mercati finanziari, quelli che affamano i popoli e mandano in default intere nazioni per avidità.".

Quale potrebbe essere invece l'effetto del superbollo?

Sarebbe curioso se scoprissimo che l'aumento del bollo è un grosso regalo alle banche. Quasi da pensare che sia stato fatto apposta per compensarle dell'aumento dell'Irap.


Vediamo come.

Le banche hanno almeno due tipi di "deposito" titoli.
1) La "rubrica fondi" che serve per contenere i fondi comuni, non soggetta a bolli, e che ragionevolmente continuerà ad essere esente;
2) il deposito propriamente detto.

Il gioco delle banche sarà dunque spingere la massa dei piccoli e medi detentori di capitali - per far loro risparmiare il superbollo - verso i fondi comuni, depositabili sulla apposita rubrica esente.

Ai grandi detentori di patrimoni - ai quali peraltro 380 euro non sposteranno la vita - verrà, in parte o totalmente, offerto un abbuono di quell'importo.


Suppongo infine che con un cavillo gli ETF - ovvero i fondi comuni che danno il miglior rapporto tra costi e prestazioni - non saranno ricompresi tra i valori depositabili nelle rubriche titoli. Aggiungo che il cavillo è già usato per sfavorirli nella tassazione.

Questo spingerà i risparmiatori che oggi hanno BOT a non rinnovarli ed a comperare fondi comuni o aprire conti di deposito.

I fondi, specie quelli obbligazionari, hanno la spiacevole caratteristica di essere - salvo risibili eccezioni - distruttori di valore: (tra le altre cose) si fanno pagare circa l'UNO per cento del capitale per tenere in pancia gli stessi BOT che i risparmiatori potrebbero autonomamente tenere sul deposito titoli.


Ma chi guadagna vendendo e gestendo tali fondi? Le banche, che vedranno così aumentare i profitti derivanti dalla (mediocre) gestione del risparmio.

Non solo: queste avranno anche buon gioco a depistare parte degli investimenti in titoli verso i depositi bancari, la cui tassazione è inoltre stata ridotta. Quindi il costo della provvista bancaria verrà diminuito e per converso aumenteranno i profitti.


Ultime notazioni:

1) i risparmiatori chiuderanno parte dei depositi titoli per risparmiare, quindi da un lato il gettito del superbollo diminuirà nel tempo invalidando la manovra.

2) Entro certi limiti è meglio avere più depositi piccoli piuttosto che uno grande.

3) Anche applicando l'imposta alla rubrica fondi l'effetto non cambierebbe perchè si spingerebbe la pressione ancora di più verso i depositi bancari.

Temo quindi che in buona sostanza l'Irap bancaria verrà pagata dai risparmiatori.

martedì 14 giugno 2011

Offro il 3% ai nuovi clienti

I conti di deposito e le dimensioni del seno delle modelle di Playboy.

Tempo addietro avevo letto un articolo che correlava le dimensioni del seno delle modelle di Playboy con le fasi economiche americane: nei periodi di crisi comparivano modelle più prosperose mentre nei momenti di espansione erano presenti signorine meno "fornite".

Il fatto veniva spiegato adducendo che nei periodi di crisi un seno abbondante, materno, era rassicurante e per questo preferito dai lettori.

Anche nel marketing finanziario avviene qualcosa del genere. Nel momento della crisi vengono presentate ai potenziali clienti offerte rassicuranti, che allettano per la loro semplicità.
Si propone un ritorno alla banca vecchia maniera, quella delle nostre nonne, e del Mulino Bianco.

Ma ancora una volta la funzione marketing danneggia il cliente perché per vendere sfrutta le emozioni del momento anzichè aiutarlo a riflettere. Argomento che ho già discusso qui.

Per il sistema bancario questi prodotti oggi sono importanti: permettono alla forza vendita di prendere contatto con la potenziale clientela tramite una offerta attraente. Inoltre può essere impiegato anche personale a bassa professionalità, perchè non c'è quasi nulla da spiegare e - in seguito - nulla da gestire in termini di aspettative o di relazione con il cliente.


Se fossi un cliente mi farei però queste domande:

Il "porto sicuro" è veramente tale? La pubblicità focalizza l'attenzione sul rendimento, ma tutti oramai dovrebbero sapere che c'è un rapporto tra rendimento e rischio.
Se il BOT a 1 anno offre circa il 2% e il decennale tedesco circa il 3% (entrambi lordi) da dove "salta fuori" il plus che viene offerto?

Le ipotesi sono due. O è una remunerazione "di mercato", quindi il rendimento è maggiore perchè il rischio corso dall'investitore è maggiore o è una strategia di marketing.
In questo secondo caso l'azienda decide di rimetterci per attrarre nuova clientela. La speranza è che in seguito questi restituiscano con gli interessi quanto prelevato.

Un indizio per iniziare a sospettare che l'offerta rappresenti una iniziativa commerciale è vedere se ci sono limitazioni all'importo massimo investibile. Infatti - nell'ottica della banca che stabilisce un budget per contattare un certo numero di nuovi clienti - imporre un limite superiore è indispensabile.

A questo punto qualche lettore potrà dire: "So bene che è una strategia di marketing, ma io sono astuto: una volta terminata l'offerta me ne andrò senza lasciare loro un euro in più".
Ne sono lieto, anche se a questo punto mi chiedo perchè una persona perspicace non abbia già trovato qualcosa di meglio che aprire un conto deposito.
Per esempio comperare un pacchetto di titoli che rendono anche di più (argomento trattato qui).

Comunque non tutti i mali vengono per nuocere (troppo). Registro con soddisfazione il "passo indietro" delle banche rispetto a quando venivano vendute le famigerate obbligazioni strutturate, quelle che apparentemente offrivano guadagni grandiosi ma che in realtà erano una rapina.

mercoledì 1 giugno 2011

Dal gas alla fusione fredda - Tre brevi pensieri sulle materie prime


E' di pochi giorni fa la notizia che i produttori americani di gas naturale otterranno un sostegno per esportare.
Il mercato interno USA ha prezzi più bassi del mercato europeo ed asiatico, pertanto il valore dei contratti sul gas - quotati alla borsa di Chicago e fruibili per noi anche tramite un ETC negoziato a Milano - dovrebbe salire.

Tutti si lamentano del prezzo del petrolio, tuttavia questa tensione, che prevedibilmente resterà moderata, scongiura lo scenario deflazionistico che aveva lungamente tormentato i sonni di alcuni gufi. E grazie alla crescita mondiale anche una stagflazione pare essere poco probabile.

Avete sentito parlare della fusione fredda dei due fisici bolognesi Rossi e Foccardi?

Dal nickel e dall'idrogeno riuiscirebbero a creare 6 volte l'energia che consumano per tenere acceso il dispositivo.

Molto interessante perchè se funzionasse (io sono scettico) oltre a dare energia al mondo intero e a svincolarci dal petrolio porterebbe probabilmente le quotazioni del nickel su valori maggiori di quelli attuali, che non sono esaltanti.

L'ETC sul nickel è negoziato a Milano.

lunedì 23 maggio 2011

Il flop delle energie alternative


Tradizionalmente in questo periodo dell'anno dedico un post alla comparazione tra gli investimenti azionari più tradizionali e gli investimenti in settori emotivi o di moda.

Potete trovare qui i post del
2010 e del 2009.

Mi pongo da due anni la domanda: ha senso per un privato impiegare le proprie risorse in un settore che viene presentato dai venditori come "settore del futuro" o è meglio - in assenza di idee chiarissime e fondate - dedicarsi "solo" ad una buona diversificazione?

Ovviamente la domanda è provocatoria.
Sappiamo tutti che le esigenze di vendita inducono talvolta a offrire emozioni piuttosto che pratiche di investimento solide ma noiose.







Quest'anno possiamo vedere che L'ETF dell'indice CRB delle commodities (in rosso) - nel periodo preso in esame (1/1/2008 -20/5/2011) - contrariamente a quanto avvenuto negli anni precedenti, ha fatto meglio dell'ETF che rappresenta l'indice MSCI World in euro (in blu). E meglio ancora ha fatto l'ETF sull'indice Timber e Forestry (in verde).

Finalmente!



Sono alcune osservazioni.
Il CRB è un indice che aggrega molte materie prime e quindi possiamo dire che un indice composito sulle materie prime ha battuto un indice composito azionario.

La seconda osservazione è relativa all'indice delle "energie alternative" (color cremisi) che addirittura è sotto la sua base di partenza, nonostante la sua evidenza di settore del futuro.

Sarebbe molto interessante capire il perchè.



domenica 15 maggio 2011

L'arresto di Strauss-Kahn sarà un problema per Draghi?


E' di poche ore fa la notizia dell'arresto di Strauss Kahn, presidente del Fondo Monetario Internazionale, con l'accusa di violenza sessuale.


Preciso che non sono un "complottista", non credo cioè che questo evento sia stato programmato o voluto da qualche potere forte, credo invece che Strauss-Kahn abbia pagato bene una cameriera per farsi fare un servizietto e che questa abbia deciso di spennare il suo pollo ben oltre il prezzo inizialmente pattuito.

Ciononostante questo avvenimento potrebbe creare qualche problema a Mario Draghi, presidente in pectore della BCE, poichè questa notizia impatta su tre importanti componenti dello scenario politico economico europeo:

1) la Germania non vede(va?) di buon occhio l'assegnazione della presidenza della BCE ad un Paese con i conti non in ordine, come l'Italia. Tuttavia Draghi è di gran lunga il miglior candidato possibile, tanto che per evitare l'onta di non essere scelto il presidente della Bundesbank si è dimesso.

2) Il governo italiano ha (aveva) un doppio interesse alla nomina di Draghi. Di prestigio internazionale e di opportunità politica: il nome di Draghi era già stato fatto più volte come possibile candidato premier bipartisan in caso di crisi di governo in Italia.

3) Strauss-Khan era il concorrente più temibile per Sarkozy nelle prossime elezioni presidenziali di novembre, adesso rischia il "fuori gioco".


In relazione alla presidenza della BCE la proposta originale tedesca era di neutralizzare Draghi piazzandolo al FMI. Il solo problema era che il posto di presidente del FMI si sarebbe reso disponibile ben dopo l'insediamento del nuovo presidente della BCE, tra circa un anno.

Questo coup de teatre potrebbe comportare una riapertura dei giochi da parte dei tedeschi, che potrebbero vedere nella disavventura di Kahn una nuova occasione per sistemare a loro favore la questione della presidenza della BCE.

Se la Politica non interverrà rapidamente, per esempio con una dichiarazione della signora Merkel che chiarisca che la questione della BCE è già stabilita e non intende riaprirla, sui mercati finanziari potrebbe scatenarsi una nuova ondata di volatilità alimentata dai timori di una nuova lotta tra la Germania e gli altri paesi europei che sostengono Draghi. Tuttavia viste le forti difficoltà politiche della Merkel, credo che in questo momento stia meditando sul da farsi e lasciar ballare i mercati potrebbe essere il male minore, per lei.

giovedì 5 maggio 2011

Tempo di svolta (rialzista) sui mercati azionari?

Il dubbio mi è venuto una decina di giorni fa guardando la notizia comparsa su morningstar.
Pubblico con un po' di ritardo e a dispetto della turbolenza che sta percorrendo i mercati azionari.

E' noto che c'è da moltissimo tempo una correlazione inversa abbastanza netta tra i momenti di massimo afflusso / deflusso dai fondi azionari e le svolte di lungo termine del mercato. Chiunque con un grafico dell'andamento delle Borse e i dati di assogestioni potrà verificarlo.

Sfortunatamente non ho tempo di farlo personalmente e quindi assumo senza verificare che il deflusso al quale si riferisce la giornalista sia un massimo di periodo.

Beh, se così fosse sarebbe ora di comperare.

lunedì 18 aprile 2011

L'alibi logico


Tempo addietro parlavo con un anziano venditore di automobili: mi diceva che aveva osservato come i clienti prima prendessero le decisioni e poi le "giustificassero".

Producevano cioè ex post una serie di ragioni per le quali era giusto fare come si era scelto.

Si creavano un "alibi logico".

Non ho potuto approfondire quali giustificazioni adducesse per spiegare questo comportamento, ma sono pienamente d'accordo.

I miei lettori più attenti si saranno accorti che in un certo senso sono epicureo: credo che il cervello umano tenda al piacere (inteso in modo differente per ciascuno di noi) e che lo persegua con implacabile determinazione, senza badare a quanto sia ragionevole il comportamento tenuto.



Se una persona, credendo di prendere l'autostrada per Roma imboccasse invece la direzione di Milano uscirebbe al primo casello ed invertirebbe la marcia, adirandosi per il tempo e la benzina buttati.

Verrebbe considerato curioso un atteggiamento del tipo: "Beh, visto che sono in strada per Milano faccio un giro fin lì e poi inverto verso Roma".


Questo succede abbastanza di frequente invece negli investimenti. E si creano gli alibi logici per evitare di cambiare la propria posizione.

Quante volte abbiamo comperato un titolo, e in caso di discesa siamo passati dal trading alla logica di lungo periodo per non "consolidare la perdita", ovvero per non dover ammettere a noi stessi di aver fatto una pessima scelta?

Chi non ha mai comperato "prodotto trappola"?

Intendo uno di quei prodotti che in collocamento viene pagato 100, e al primo giorno di quotazione viene prezzato a 90.

In genere si resta in posizione per non perdere quel famoso 10.

Quando alla scadenza, dopo 5 o 7 anni, finalmente riavremo i nostri soldi, saremo contentissimi di aver tenuto duro e non aver incassato la perdita.

Nel frattempo qualcun altro avrà usato i nostri soldi per sè.

mercoledì 30 marzo 2011

Il Madoff dei Parioli



Non si è spento l'eco dell'originale che subito qualcuno si fa sotto per emularlo e... trova clienti!!


Qui un riassuntino della cronaca

Si tratta del solito tremendo equivoco: qualcuno disposto a credere alla magia si trova sempre.

Ma poichè non esiste il pasto gratis, neppure in finanza, ecco che quando vengono offerti rendimenti del 15%-20% occorrerebbe stare un po' attenti.


Un titolo greco o del Portogallo rendono di meno!

Senza dubbio il Madoff originale è stato più accorto. Offriva rendimenti bassi.


Ma si sa in questa Italia siliconata occorre offrire l'improbabile per avere successo.
Poi se è effimero tanto peggio per chi ci ha creduto.


Le violazioni non solo del buon senso ma anche della normativa, da parte non solo degli operatori ma anche dei clienti sono state infinite.

Ed è giusto che il risultato sia questo.

Segnalo i post relativi all'anatomia delle truffe finanziarie che avevo fatto tempo addietro.

Un giorno se avrò il tempo scriverò alcune riflessioni sulla psicologia del cliente che si fa truffare.

mercoledì 23 marzo 2011

La dimensione conta?

E' importante l'aspetto dimensionale per fare una buona consulenza finanziaria?

Ieri sera ho partecipato come relatore ad una conferenza presso Manageritalia Torino.

C'erano anche un consulente del lavoro e Roberto, un amico consulente finanziario indipendente.

Il mio intervento verteva su alcuni aspetti generali della politica di investimento, mentre l'intervento di Roberto è stato molto analitico, tra le altre cose, sui costi procurati dalla cattiva gestione.

E' stato così efficace che se non lavorassi per la mia SIM - che per filosofia ha da sempre risolto a favore del cliente i nodi da lui descritti - che diversamente mi sarei rabbuiato per le sue (peraltro corrette) osservazioni.


Al termine della relazione mi è arrivata una domanda che, solo in seguito, ho potuto classificare come maliziosa: infatti sono stato successivamente informato che il mio interlocutore era promotore di una banca piemontese di medie dimensioni.

La domanda tendeva a volermi mettere in imbarazzo e a farmi denunciare che la mia è una SIM piccola, con l'implicito presupposto che essere piccoli era negativo.

La questione è interessante, pertanto intendo affrontarla brevemente con un argomento semplice.

Vi sono settori nei quali l'intensità di capitale è cruciale, e Marchionne lo sa bene.
Così oggi i produttori di auto nel mondo si contano sulle dita di due mani.


Occorre invece un millepiedi per contare le società che gestiscono investimenti.

Non solo, non ci sono indizi che autorizzino a pensare che le strutture più grandi eccellano per prestazioni.

Per sincerarsene in modo semplice basta scorrere il sito Morningstar e appurare che i fondi con le migliori prestazioni sono distribuiti in modo poco correlato con le dimensioni della casa madre.


Qual'è il vantaggio di essere grandi?

Ovviamente le risorse da investire in marketing e pubblicità, il potersi riempire la bocca dicendo di essere presenti in molti paesi nel mondo.

Ma se questo avesse un riscontro effettivo nell'efficacia ci sarebbero in tutto il mondo 10 case di investimento, un paio americane un paio tedesche e così via.


Come dicevo ieri sera, spesso l'acquirente inesperto non ha un criterio razionale per valutare ciò che compera e si affida agli aspetti emotivi o che è in grado di percepire, senza peraltro comprendere se siano rilevanti.

E le persone maliziose ne approfittano...

Vi segnalo per chiudere un post che trovo ancora attuale.

martedì 15 marzo 2011

Offro in garanzia la casa del MIO VICINO


Quando andiamo a chiedere un prestito, la banca ci chiede cosa possiamo offrire in garanzia.

Se rispondessimo che come garanzia offriamo la casa del vicino, l'addetto sarebbe in dubbio tra metterci alla porta o chiamare il 118.


E a nessuno sembrerebbe un comportamento strano, immagino.

Ora, capisco che gli eventi giapponesi abbiano catalizzato la nostra attenzione, tuttavia nello scorso fine settimana è capitato grosso modo questo, senza che alcuno abbia dato segni di reazione.

I nostri governanti, raggianti, hanno fatto gran proclami perchè hanno fatto passare il concetto che - per valutare la solvibilità di uno Stato - occorre non solo considerare il rapporto debito pubblico / PIL ma anche la ricchezza privata dei suoi cittadini.


Così passiamo dall'ultimo posto al secondo dietro la Germania!

La ricchezza privata dei cittadini è quanto NOI possediamo in case e titoli.

Sarebbe a dire che lo Stato, per poter emettere dei nuovi titoli di debito, implicitamente dichiara all'Europa ed al Mondo: "Non posso offrirti garanzie che con le mie sole forze potrò rimborsare il debito che contraggo, tuttavia pagherò in un modo o nell'altro.".

Capisco che gli investitori siano tranquilli ed i governanti siano raggianti per il risultato ottenuto, in fondo per questi ultimi si tratta di un bel grado di libertà in più.
Certo vista da parte dei cittadini la prospettiva cambia un tantinello... In caso di guai oltre a pagare le tasse risponderemo anche con il nostro patrimonio privato.


giovedì 10 marzo 2011

L'importanza dell'equilibrio

L'anno scorso sono stati impiegati fiumi di inchiostro per mettere in evidenza che il periodo 2000 - 2010 era passato senza che gli indici azionari dei paesi occidentali avessero fatto nuovi massimi. Pertanto le tradizionali attese degli investitori in capitale di rischio erano state tradite.

Oggi la situazione è di massima incertezza, come sempre, d'altra parte.

Diventa quindi utile poter disporre di uno strumento per ragionare su quale percentuale di azioni e di obbligazioni il cliente desidera detenere in portafoglio nel lungo periodo.

Ai clienti che hanno un orizzonte temporale di 10 anni mostro una tabella simile a questa.



Le quattro colonne (75-25; 50-50; 25-75; 0-100) rappresentano differenti mix di portafoglio: tutto a destra c'è il portafoglio 100% obbligazionario. Spostandoci via via a sinistra si incrementa la quantità di azioni del 25% (riducendo ovviamente quella di obbligazioni).

La colonna più a sinistra, quella con le percentuali che variano dal +25% al -25%, rappresenta il livello di rendimento medio annuo del mercato azionario. Tale livello non è previsivo, è ipotetico.

Sulle righe della tabella in corrispondenza al rendimento azionario prescelto si trovano i valori del montante relativo a quel mix di portafoglio.

Mi spiego meglio.

La tabella risponde a questa domanda: "Cosa succede al mio portafoglio investito in X% di azioni e Y% di obbligazioni nell'ipotesi che il mercato azionario renda lo Z% tutti gli anni per 10 anni?".

Ammettiamo
per esempio di aver scelto un mix di 25% di azioni e 75% di obbligazioni e di decidere che il mercato azionario faccia 0 per 10 anni. Tra 10 anni avremo un capitale di 134, generato interamente dalla componente del reddito fisso, poichè il 25% azionario per ipotesi non ha prodotto alcunché.

Se immaginiamo per lo stesso portafoglio (25% azionario) un rendimento del 10% all'anno il montante (capitale + interessi) sarà 174. Se invece immaginiamo il rendimento azionario pari a -10% all'anno (tutti gli anni) il montante sarà 118.
Se il mix tra azioni e obbligazioni sarà invece 50% in quest'ultimo caso il montante sarà 90.
Si sarà cioè perso il 10% del capitale iniziale.

Interessante notare che in questo decennio orribile il FTSE MIB ha perso il 7% circa all'anno tutti gli anni.

Pertanto con una bilanciatura prudente si sarebbe il montante sarebbe stato positivo o poco negativo, nonostante tutto.



lunedì 28 febbraio 2011

L'effetto Draghi sul listino italiano


E se nel 2011 l'indice principale della Borsa Italiana aumentasse del 30%?

Fantascienza? Chissà...

Facciamo alcune considerazioni semplici.

1) Il nostro listino è molto influenzato dai titoli bancari;
2) se Draghi riuscisse ad andare alla presidenza della BCE sarebbe un lustro per il Paese, ma non solo. Non è pensabile di cedere il vertice di una istituzione così importante ad un personaggio che avesse fallito nella vigilanza della solidità delle banche del proprio paese.

Mi spiego meglio: finchè si tratta di sistemare Geronzi a spese delle Generali e degli italiani, passi (salvo vedere il botto che farà il titolo quando quel signore verrà neutralizzato o meglio liquidato), ma la BCE è in fondo l'embrione dell'Europa (veramente) unita.
Se i tedeschi e i francesi si adatteranno alla sua ascesa lo faranno malvolentieri e dopo avergli sparato tutte le cartucce contro.

Ma allora se si parla di Draghi come primo candidato per la BCE potremmo ipotizzare che non abbia fallito? Quindi le banche italiane potrebbero essere sane?

Ma se così fosse a questi prezzi potrebbero essere un buon investimento?

Quanto valeva Unicredito a fine 2007? 5 euro.
Adesso? Meno di 2.


Si, si. La crisi, la volatilità, la Libia, il petrolio, però è un bello sconto...

martedì 22 febbraio 2011

A pensare male si commette peccato...


...ma spesso ci si azzecca, diceva Andreotti.


Così oggi faccio un pensiero malizioso.
Perché la Borsa Italiana non funziona? Problemi tecnici?


Che combinazione. Si blocca la Borsa del Paese più esposto verso la Libia. Ma non solo, è il Paese più traballante come debito pubblico e come stabilità politica.

Che fortuna questo guasto, poiché un forte sbandamento della nostra Borsa avrebbe potuto avere ripercussioni sulle altre Borse e ci si sarebbe potuti trovare davanti ad un nuovo pericolo di instabilità globale.

Meglio allora fermare tutto. Un guasto. Si sa che la tecnologia a volte fa degli scherzetti.

Ma questo panico è giustificato?

Non credo. Infatti a parte ENI che effettivamente ha grandi interessi in Libia, l'altro titolo che ha molto patito, Unicredit, non è così esposto.

E' vero che il 7% del capitale è in mano alla Libia, ma in effetti è difficile che lo vendano di colpo in una sola giornata. Non sono mica matti, né i rivoltosi né i detentori del potere.


Insomma il guasto di oggi serve più per fermare l'ondata di panico interna, ed evitare che una tragedia locale si trasformi in una catastrofe finanziaria.

mercoledì 16 febbraio 2011

Dopo il grano, una scommessa sul gas

Buongiorno a tutti. Continua la penuria di tempo ma non di idee...

Se qualcuno si ricorda del mio post sulle commodities di fine agosto "a tutto gas ma non solo"
http://epsilon-intervallo-grande.blogspot.com/2010/08/tutto-gas-ma-non-solo.html
sappia che forse adesso è un buon momento per comperare il gas naturale sui minimi storici. Ma attenzione le riserve di gas sono molto abbondanti e ci metterà del tempo prima di decollare.

Per investire segnalo che ci sono i futures e gli ETC (i cugini degli ETF).

ISIN GB00B15KY104 ETFS NATURAL GAS cod. negoziazione NGAS

e

ISIN JE00B24DM351 ETFS FORWARD NATURAL GAS cod. negoziazione NGAF


lunedì 31 gennaio 2011

Un titolo... una scommessa. Quasi un insider

In questo periodo ho poco tempo per fare post "lunghi", ma qualche idea mi viene.

Prima di tutto vi segnalo che ne ho in portafoglio, e quindi sono in conflitto di interessi con i lettori, almeno potenzialmente.
Le informazioni le potete trovare anche qui http://it.wikipedia.org/wiki/Telecom_Italia_Media
e le ho prese perché la società naviga in cattive acque. Al momento è sui minimi storici. O fallisce o fa il botto.
Se per caso Berlusconi cade una riforma nel settore media sarà inevitabile e i player concorrenti potrebbero esserne avvantaggiati, o almeno smettere di esserne svantaggiati.

Mi raccomando però. Più di una azione è una opzione, con tutto quello che ne consegue.

PS ovviamente non ho informazioni riservate in merito, e se le avessi non le userei.

mercoledì 26 gennaio 2011

120 mila case invendute



Questa è la notizia


Tempo addietro avevo fatto un post sulle differenze tra immobili e valori mobiliari.

Consiglio di rileggerlo se avete un momento.


Ne riporto un passo solo:
...(per le case)... non si è invogliati a vendere sotto il prezzo di acquisto, nei periodi di crisi, (pertanto) i prezzi anziché calare restano fermi e diminuiscono le transazioni, aiutando ad affermare che il mercato immobiliare “regge” meglio di quello borsistico.

giovedì 20 gennaio 2011

Il doppio dilemma dell'investitore nel 2011

Ho già avuto occasione di segnalare la differenza tra le politiche anticrisi che sono state adottate dall'Europa e dagli Stati Uniti d'America.

In estrema sintesi affermo che su "ispirazione" della Germania la via europea per uscire dalla crisi sta nel risanamento del bilancio pubblico e nel rigore dei conti comunitari; per gli americani invece sta nel rilancio dell'economia, anche a costo di fare ulteriori debiti.

Questo comporta non pochi grattacapi per gli investitori, che devono rispondere ad alcune domande chiave per poter allocare il proprio patrimonio.

Il primo interrogativo che mi porrei è: "I provvedimenti presi permetteranno la crescita mondiale?"

La questione non è da poco, perché una risposta positiva invita all'aumento delle posizioni azionarie.

A questa domanda pare proprio che si possa dare una risposta positiva, il mondo cresce e non solo nei Paesi Emergenti; inoltre le draconiane ristrutturazioni aziendali hanno messo le società in condizioni di fare utili anche in situazioni più difficili di una volta.

Restano tuttavia i crucci sugli shock che i mercati potrebbero dover affrontare. Una o più situazioni difficili (crisi debitorie o politiche) potrebbero riflettersi con repentini mutamenti dell'umore dei mercati, e quindi la volatilità dei listini potrebbe essere elevata per i paesi che hanno meno certezze e più margini di rivalutazione, come i paesi periferici della zona euro.
Ovviamente minori incertezze offriranno minori rendimenti e minore volatilità.


Una seconda domanda potrebbe essere relativa a quale moneta adottare come cuore del proprio portafoglio.

Le recenti dichiarazioni dei cinesi in favore dell'euro sono molto confortanti: sembra proprio che almeno per loro l'Euro non debba scomparire. Lusinghiero se pensiamo che nel maggio scorso le voci davano per spacciata la nostra moneta.

Ma ci sarà da fidarsi? In fondo la diversificazione è il provvedimento basilare di ogni politica di portafoglio, e i cinesi sono proprietari della metà del debito pubblico americano. Pertanto crearsi una alternativa è prudente, ed è un modo per fare politica estera; non solo, è un modo per sostenere la loro economia, che si basa sulla nostra domanda.

D'altra parte ho già sostenuto che se gli americani fanno debiti per rilanciare l'economia non è immaginabile che pensino di mantenere un dollaro forte, è più plausibile che pensino ad una moneta debole e inflazionata.

Conviene allora avere attività in dollari? Probabilmente nel lungo termine no, quindi si potrebbe pensare di escludere un bond lungo americano, ma che dire del mercato azionario americano nel 2011?

Ho l'impressione che quest'anno non avere idee assolute sulle posizioni da prendere potrebbe essere un'idea redditizia.





mercoledì 12 gennaio 2011

4 titoli che rendono il 4% annuo (circa)


Che differenza passa tra chi offre una "dritta" e un professionista che gestisce patrimoni o fa consulenza finanziaria?

A voler essere provocatori direi che il primo fa il figo e il secondo si prende gli improperi.

Mi spiego meglio: in Italia non mi pare ancora molto diffusa la cultura della consulenza, ovvero la condizione mentale del risparmiatore che vede l'investimento come una delle tante cose che dovrà affrontare nella sua vita - come la cura della salute o il rapporto con il fisco - e pertanto sceglie un professionista al quale affidarsi stabilmente.

Il rapporto con il denaro è ancora ad uno stadio eccezionalmente emotivo.

Non ci si fida più delle banche ma si continua ad andarci per ottenere la famosa "consulenza" dall'"amico". Tuttavia si è consapevoli che l'"amico" fa - nella migliore delle ipotesi - ANCHE gli interessi della banca in cui lavora e quindi si fa la tara "ad occhio" ai suoi "consigli".

Immaginatevi se un vostro conoscente vi confessasse che è andato dal medico, e dopo aver sentito il suo parere ha deciso di modificare le cure in base al proprio sentimento. Cosa pensereste di lui? Non credo che lo incoraggereste a fare di testa propria, ma lo esortereste a cercare un altro professionista per un secondo consulto.

In questa situazione di confusione (parlo del pubblico in generale, poichè ci sono lodevoli eccezioni, specie tra i miei clienti) prosperano i venditori di suggestioni. Sono persone che per qualche motivo, dalla necessità di sbarcare il lunario alla necessità di essere osannati offrono consigli sporadici, facendoli cadere dall'alto, come se fossero frutto di studi esoterici o di conoscenze di alto livello.

Ovviamente ogni tanto ci acchiappano e passano anche i loro momenti di gloria.

Gestire o fare consulenza vuol dire ben altro: occorrono metodo e continuità nell'applicarlo. E serve anche l'aiuto del cliente: infatti in un rapporto di lungo periodo spessissimo il cliente si sentirà deluso, perchè ci sarà chi avrà "fatto di più" (salvo il fatto che la verifica puntuale delle affermazioni non è facile).

E' nel novero delle cose che il cliente tenda a guardare nella direzione della luce abbagliante, come una falena.

Il Superenalotto, con le sue vincite iperboliche ne sfrutta perfettamente il meccanismo. La folgorazione della possibile vincita offusca una riflessione sulle probabilità di ottenerla e "tosa" le masse.

Gestire o fare consulenza non vuol dire dare una dritta ogni tanto e gestire le eventuali rimostranze, a frittata fatta, con una frase "ma era evidente che dovevi vendere, anche se non
ci siamo sentiti".

Chi è giunto al fondo della mia tiritera si è meritato una "dritta".

Sono una VERA occasione. Per fare soldi basta comperare e stare un po' attenti.

IT0004506868 UBI CV 2013 5.75% ultimo prezzo 104.43
IT0004547698 CREVAL CV 2013 4,25% ultimo prezzo 99.9
IT0004576606 CARIGE CV 2015 4.75% ultimo prezzo 102.43
e per chi ama il pepe...
PTOTE1OE0019 PORTUGAL 14 4.375% ultimo prezzo 97.52

Magari tra un anno tutto sarà andato bene e qualcuno troverà il modo di essere scontento perché la Borsa avrà fatto faville.

mercoledì 5 gennaio 2011

Le soddisfazioni degli immobili di pregio...

Gli immobili sono come le cucine Scavolini: amatissime dagli italiani.
Ma non è tutto oro quello che riluce. E chi ha pratica lo sa bene.

A due anni di distanza dal post sulle
garanzie psicologiche che offrono i mattoni riprendo il tema riportando un aneddoto fresco di pochi giorni.

In vacanza frequento una cara amica, vicina di casa da sempre, proprietaria di un condominio; regolarmente condivido con lei, che ha vasta esperienza, i miei problemi sui costi e le complicazioni della manutenzione ordinaria degli immobili.

Il 31 dicembre, a mezzogiorno, la vedo affannarsi assieme ad alcuni familiari: si era appena intasata la fogna ed il liquame stava uscendo allegramente dagli scarichi di tutti i sanitari degli appartamenti del piano terreno.

Il disagio è stato prontamente contenuto, ma devo dire che la suspence di quei fuochi artificiali fuori programma ha tenuto proprietaria e inquilini con il fiato sospeso (credo che sia proprio il caso di usare questa allocuzione).

Quella stessa sera, a cena, ho poi appreso sempre da lei che alcuni affittuari sono morosi per svariate decine di migliaia di euro.

Sono rimasto assai sorpreso, non mi aspettavo che ci fossero alcune persone che venissero in vacanza a Courmayeur a credito...