domenica 17 luglio 2011

Pagare il bollo sul deposito titoli? Solo se è necessario

In Italia la Legge è uguale per tutti, ma a volte si scopre, ex post, che qualcuno è più uguale di qualcun altro.

E' facile prevedere che la partita a scacchi recentemente aperta tra il Fisco e gli investitori non si esaurirà oggi, poiché vi sono molte questioni aperte.

Il testo licenziato non cambia molto la situazione rispetto a quanto già sapevamo dall'inizio della settimana: chi possiede un portafoglio titoli inferiore ai 50 mila euro continuerà a pagare circa 34 euro l'anno. Sopra questa soglia, la somma cresce.

Le questioni rilevanti sono invece altrove, poiché la legge apre una serie di interrogativi.

Un primo punto sta nell'aver legato il pagamento del bollo all'invio della comunicazione al cliente: questa scelta comporta effetti differenti in base al tipo di investimento scelto.

Chi compera un CTZ sa che, se il valore di rimborso supera una certa soglia, è soggetto ad una certa aliquota, e salvo casi eccezionali non vi saranno grandi variazioni di valore.
Chi invece ha un portafoglio che risente della volatilità dei mercati osserverà oscillazioni, anche forti, sul valore del deposito, che potrebbero influire sulla tassazione da applicare.

Non solo, la valorizzazione del deposito e quindi l'imposta potrebbe dipendere anche dalla scelta della periodicità della comunicazione, mensile, trimestrale o annuale.

Chi è avverso al rischio dovrebbe scegliere una comunicazione mensile (che resta più aderente al valore medio nell'anno) e chi, invece, è propenso "a giocarsela" dovrebbe scegliere una comunicazione annuale.


Vi sono poi alcune questioni più specifiche: ad esempio chi possiede solo

1) fondi comuni;
2) Titoli di Stato italiani;
3) obbligazioni emesse dalla banca stessa;
4) ETF

cosa deve fare? Quanto pagherà? E' obbligato ad avere un deposito titoli?

Ed ancora:
- è meglio avere più depositi titoli o uno solo?
- è possibile evitare la tassa in qualche modo?

l'argomento è vasto, ma in estrema sintesi:

1) i fondi comuni sono depositabili sulla cosiddetta "rubrica" che non essendo un "deposito titoli" è esente da bollo; tuttavia per una serie di ragioni tecniche spesso le banche, specie da quando non distribuiscono più solo i fondi della casa, possono trovare comodo imporre al cliente l'apertura di un deposito.

Detto altrimenti, per ragioni organizzative alcune banche potrebbero essere tentate di scaricare sui clienti un onere che deriva da scelte organizzative interne.
I clienti potrebbero quindi entrare in lite con il proprio istituto e poiché la probabilità di veder affermati i propri diritti è elevata immagino che gli organismi di conciliazione e l'Ombdusman bancario, http://www.conciliatorebancario.it/ombudsman.html si ritroveranno presto alquanto ingolfati di ricorsi.

2) Un tempo una banca presso la quale avevo il conto mi permetteva di depositare Titoli di Stato o almeno i BOT sulla "rubrica"; non escluderei che sia ancora oggi possibile farlo, ma in linea generale direi che se vi chiedono di aprire un deposito titoli anche solo per un BTP o un CTZ le banche siano nel giusto.

3) Sono invece convinto che, in base ad una disposizione del 1997 che non mi risulta abrogata, le banche non possano obbligare i clienti a tenere aperto un deposito titoli solo per detenere obbligazioni bancarie "della casa".

4) Gli ETF invece, sebbene abbiano le funzioni di un fondo comune, sono assimilati alle azioni e pertanto concorrono alla formazione del valore del deposito titoli.

Occorre infine notare che al momento non è così scontato (anche solo per ragioni tecniche, quali gli aggiornamenti dei software) che se in un deposito titoli vi siano valori mobiliari di differente natura, il valore dei titoli "esenti" (per es. fondi od obbligazioni della casa), non concorra a determinare il valore sul quale si pagherà l'imposta di bollo.


In relazione poi alla questione della numerosità dei depositi titoli al momento parrebbe conveniente avere una pletora di depositi di importo esiguo piuttosto che possederne uno solo "cicciotto", anche se siamo sicuri che a breve verrà emesso un provvedimento "anti elusione", che comporterà ulteriori costi e complicazioni per banche e clienti.

Circa il trasferimento dei titoli presso una banca estera affermo che il problema va studiato attentamente, poichè le banche estere non solo non sono a buon mercato, ma occorre anche compilare il quadro RW della dichiarazione dei redditi. E il commercialista potrebbe costare più del superbollo.

Segnalo infine che - allo stato attuale della normativa - nei prossimi giorni annuncerò ai miei clienti che, molto probabilmente, non pagheranno il superbollo.



4 commenti:

Anonimo ha detto...

perchè alla stato attuale della normativa non dovrebbero pagare il superbollo?

Guido Giaume ha detto...

perchè c'è una scappatoia... piccola ma c'è.

Guido Giaume ha detto...

L'agenzia delle Entrate ha autonomamente (ed illegalmente) esteso l'applicazione della legge anche alle SIM che al momento sono quindi tenute a far pagare la clientela. Tuttavia le associazioni di categoria si stanno organizzando per ricorrere.

Guido Giaume ha detto...

Il Governo Monti ha riordinato la materia. il post non è più attuale.