mercoledì 22 luglio 2009

Il vero cigno nero sono stati i mutui subprime o la Leheman?

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Concludo i miei post pre-vacanzieri con una provocazione che derivo da un concetto caro a Nassim Taleb.

Questi ha introdotto il termine “cigno nero” per indicare un evento traumatico che cambia la storia di una persona o di una società (intesa anche come popolo).

La domanda che pongo oggi è: la crisi che stiamo vivendo è stata causata dai mutui subprime?

So che legare una causa con un evento è una “stilizzazione concettuale” forte, ma prendetela solo come provocazione estiva.


Possiamo vedere dalla tabella che l’indice Comit dal 1973 ad oggi ha vissuto fasi di rialzo e di ribasso decisamente pronunciate e che questo recente declino è il più pronunciato: per certi versi è comparabile agli shock che la nostra Borsa subiva quando - nelle migliori giornate di 20 anni fa - il controvalore degli scambi era di 100 miliardi di lire.



Sotto questo punto di vista fa riflettere molto il ritorno ad una escursione così ampia, facendo intuire che siamo in presenza di qualcosa di “altro” rispetto ad una crisi “normale”. E' interessante notare pure come l'indice Comit in questo decennio non abbia fatto nuovi massimi.



Se osserviamo la figura a lato, che rappresenta gli ultimi tre anni di Comit vediamo che nella prima parte della crisi (in giallo) l’indice ha declinato del 40% in un anno e mezzo e che dopo il crack Leheman il tono ed il ritmo del declino sono cambiati (in rosso): in sei mesi è sceso del 50%.

Non stupitevi del fatto che 40% + 50% faccia un declino totale del 70% e non del 90%; rivedete il post del 2 luglio.





Quindi la mia provocazione è: “ha fatto più danno l’ingordigia dei banchieri - che hanno abusato dei derivati - o l’incauta mossa del presidente americano uscente - che per affrancare il suo partito dalla fama di essere il partito dei banchieri, ha fatto fallire una banca e gettato nel panico il sistema finanziario mondiale?”

Auguro a tutti buone ferie e vi aspetto a settembre.

martedì 7 luglio 2009

Lo scudo fiscale ed il Cicap

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Con la scusa dello scudo fiscale smontiamo una trappola piuttosto comune in Italia.


Molti di voi non sapranno cosa è il Cicap: è il Comitato Italiano di Controllo sulle Affermazioni sul Paranormale. Sono quelle persone che hanno offerto un milione di dollari a chi riuscirà a creare un fenomeno paranormale in condizioni controllate. Hanno un sito molto istruttivo, ne consiglio la visita.

Cosa c’entra il CICAP con gli investimenti?

Se lo scudo fiscale verrà fatto, chi ha soldi all’estero avrà l’occasione per riportarli a casa senza paure di traversie giudiziarie o fiscali.

Il prezzo della tranquillità oscillerà in base a come saranno investiti i cespiti rientrati: se saranno sottoscritti Titoli di Stato “dedicati” - presumibilmente decennali e con un tasso inferiore rispetto a quello di mercato - si pagherà meno; altrimenti si suppone che l’aliquota del condono arriverà all’8% del capitale.

Poiché si tratta di un flusso di denaro molto cospicuo ci sarà concorrenza per captarlo, ma poiché lo Stato oltre ad essere giocatore è anche arbitro, probabilmente le banche saranno invogliate ad usare “effetti speciali” per competere.

Proviamo allora a ipotizzare l’offerta dello Stato e poi quella della (immaginaria) Banca Copperfield:

Lo Stato come arbitro potrebbe imporre il pagamento di una aliquota dell’8% per liberare da problemi giudiziari e fiscali i capitali emersi.

Lo Stato come “banchiere”
potrebbe offrire l’esenzione dall’aliquota se si investe in speciali Titoli di Stato “dedicati” con un rendimento del 2%, che però dovranno essere detenuti per 10 anni. Se saranno venduti prima del tempo dovrà essere pagata una percentuale che sarà tanto più vicina all’8% quanto minore sarà stato il tempo di detenzione dell’investimento.

La Banca Copperfield cercherà allora di offrire qualcosa di simile: sottoscrivendo il MAGIC Bond settennale non si pagherà la penale dell’8%; non ci sarà neppure una penale in caso di uscita prima della scadenza (anche se sarà consigliata la detenzione fino al termine del periodo) e sarà offerto un tasso di interesse non troppo distante dai Titoli di Stato “dedicati”. Inoltre alla fine del periodo, oltre al capitale, se le Borse saliranno, verrà erogato un Mega Bonus; ma grazie all’assenza di vincoli alla vendita del bond se le Borse dovessero salire prima dei 7 anni sarà possibile monetizzare nel momento più conveniente. Gli esperti della banca faranno poi notare che il rialzo è quasi sicuro, visto il lasso temporale abbracciato e la situazione attuale.




Schematizzando le offerte:




















Come fa la Banca Copperfield a presentare un’offerta così competitiva?


Il MAGIC Bond è un pacchetto preconfezionato a due componenti:

1) una obbligazione formalmente identica ad un BOT, ma emessa da un ente privato, con un tasso in linea con quelli attuali (il 3.5% netto).
2) una opzione esotica, cioè una scommessa, per es. sulle Borse (lo strumento che creerà il Mega Bonus).


Spacchettiamo il pacchetto “regalo”

In sette anni al 3.5% 79 euro diventano 100. Quindi ogni 100 euro raccolti 79 vengono investiti nell’obbligazione, con soddisfazione dei banchieri e delle aziende, felici di poter raccogliere denaro per ricapitalizzarsi.

Basta già questa osservazione per iniziare a meditare: si presta tutto il proprio denaro ad una sola istituzione per 7 anni (i titoli Leheman e Islanda erano già stati usati come “base” per alcuni Magic Bond emessi tempo addietro)!

Restano 21 euro. 8 sono spesi versandoli allo Stato per il condono; 4 servono per remunerare la rete di vendita, pagare cioè i collocatori; 7 (poco meno) sono accantonati per il pagamento degli interessi annuali e circa 2 serviranno per comperare una opzione esotica, ovvero quella che permetterà l’incasso del Mega Bonus finale.

Interessante notare che il Mega Bonus è generato con uno strumento poco costoso.

Ma perché una opzione esotica costa così poco? Perché le probabilità di guadagnare sono basse.


Come funziona una opzione esotica?
(Questo è un approfondimento, chi vuole può saltare questa sezione ed andare direttamente al paragrafo successivo)

Prego i lettori più tecnici di stendere un velo pietoso sui passaggi che seguiranno.

Ammettiamo che il grafico che segue rappresenti l’andamento dell’Indice di Borsa “X”
per i prossimi 7 anni.








Chi non ne vorrebbe approfittare?

Tuttavia ci sono modi differenti di farlo; investendo oggi il proprio patrimonio e attendendo 7 anni, o comprando una “scommessa” con scadenza nel 2016 e comperando BOT per il resto della cifra.

Ma ci sono molti tipi di scommesse:



a) le più economiche ripagano secondo vari algoritmi (per es. in base alla media dei dati annuali) e sono dette opzioni asiatiche;



b) altre più costose, offrono il differenziale “secco” tra il dato iniziale e quello finale e sono le opzioni classiche.







Immaginiamo di comperare una opzione di tipo “a” che permette l’incasso a scadenza di un flusso dato dalla differenza tra la base e la media dei valori annui. Cosa succede nell’ipotesi che abbiamo appena visto?






























In questo caso il flusso sarà pari 113.375 – 100 = 13.375


Immaginando di comperare una opzione “b” incasseremo invece la differenza tra il primo e l’ultimo dato 130 –100= 30.


E se invece la Borsa salisse così?




































































Interessante notare che con l’opzione classica si otterrebbe comunque un rendimento del 30% perché si parte da 100 e si arriva comunque a 130, ma con l’opzione “a” si avrebbe un rendimento del 9.125% perché la media è diversa rispetto al caso precedente.



Ma quanto costa una opzione esotica? Il meccanismo per prezzarle non è alla portata di tutti.

Per avere un’idea del fiorente business collegato a questi strumenti, vi invito a recuperare la famosa puntata sull’argomento fatta da Milena Gabanelli di Report, la trasmissione di Rai 3. O se preferite cercate sul sito della Consob il “Quaderno di finanza” n.35 che compie 10 anni in questo periodo (ovviamente è datato e alcune cose sono un po’ migliorate ma serve per dare una idea di massima del fenomeno).









Torniamo all’esame del MAGIC Bond

Relativamente alla vendibilità del MAGIC Bond occorre notare che ovviamente si può vendere in ogni momento a prezzo di mercato.

Ma qual è il prezzo di mercato? E’ il prezzo del bond più quello dell’opzione (79+2).
Cioè comperando ieri a 100 oggi si venderebbe a 81. Considerando che 8 sono versati per il condono, 7 sono restituiti tramite gli interessi, il costo del pacchetto per il cliente è di circa 4.

Che consulenza ha ottenuto l’investitore pagando 4? Si è vincolato a
- un solo debitore (attenzione ai casi del passato!),
- una sola ipotesi di mercato (il mercato azionario deve per forza salire),
- un flusso di ritorno modesto anche in caso favorevole,
- una scadenza (lunga),




Non male!



Ovviamente il MAGIC Bond che ho presentato è solo una delle infinite possibilità di confezione di questi strumenti.


Perché il MAGIC Bond è però competitivo?

In uno scenario complesso è difficile discriminare le singole componenti dell’offerta e quindi la probabilità di cadere in una trappola percettiva è elevata.

La visibilità dell’offerta dal MAGIC Bond è buona poiché viene:
- occultata la perdita certa del pagamento del condono;
- ridotto il periodo di intangibilità del capitale;
- annullato o molto ridotto l’impatto favorevole del flusso cedolare del Titolo di Stato;
- enfatizzata la liquidabilità (fittizia) dell’investimento in ogni momento;
- esaltata la probabilità di guadagnare con il rialzo dei mercati azionari, (che è un evento probabile, salvo poi scoprire che si guadagnerà limitatamente, anche nel caso più favorevole).


Considerazioni conclusive


1) Non c’è modo di combattere ad armi pari contro un concorrente che è anche arbitro.
Quello che si può e si deve fare è offrire al cliente una visione chiara della situazione.
Facendo diversamente, offrendo cioè un MAGIC Bond si ammetterà implicitamente che si ha un rispetto limitato della propria clientela e dei suoi soldi.

2) Non c’è bisogno di aspettare lo “scudo fiscale” per sentirsi proporre simili prodotti. Sono offerti quotidianamente da quasi 15 anni. Con la differenza che gli 8 euro che oggi incassa lo Stato sono stati incassati dalle banche, come dice la Consob.

3) Anche per un piccolo - medio risparmiatore è possibile riprodurre una strategia del tipo MAGIC Bond in modo molto più flessibile ed efficiente.

Ma perché un prodotto simile è così popolare? Le ragioni sono molte. Ma non ne parleremo oggi.




Ci risentiamo nella terza decade di luglio.

giovedì 2 luglio 2009

I cognomi e gli stili di investimento

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM



Se la Borsa perde il 50% e poi guadagna il 100% avrà fatto 0.
Questa piccola curiosità - osservabile tramite la tabella 1 - è facilmente comprensibile poiché i rendimenti sono applicati alla base di partenza.





Al 30/6/2009 à 1000*(1-50%)=500
Al 31/12/2009 à 500*(1+100%)= 1000


Ma un anno che chiude in pari è buono o cattivo per un investitore?

Immaginiamo dunque che la Borsa sia partita da quota 1000 il 1 gennaio e al 30 giugno sia a quota 500 per poi ritornare a quota 1000 il 31 dicembre.

Immaginiamo anche di osservare il comportamento di tre investitori: il signor Spavento, il signor Costante ed il signor Leone.

Il 30 giugno - dopo avere mostrato una certa insoddisfazione ai rispettivi consulenti - i tre investitori decidono, in accordo col proprio cognome, rispettivamente di: dimezzare l'esposizione azionaria, lasciarla inalterata, raddoppiarla.

Alla fine dell'anno si saranno ottenuti 3 risultati molto differenti, come da tabella 2.






A questo punto potrei sentirmi dire: “Complimenti bella scoperta! L'acqua calda era già stata inventata.”.

Verissimo. Però continuiamo ad usarla con soddisfazione.

Ecco allora alcuni spunti di riflessione derivanti dal modesto esercizio intellettuale effettuato.

1) A fronte di una situazione ambientale UNICA i rendimenti dei tre patrimoni sono stati molto differenti, e questo non è banale, specie se sostituiamo ai tre investitori tre gestori di fortune.

2) Non è detto che il comportamento ritenuto “prudente” sia il più benefico.

3) Attenzione a quando si preleva o si investe, poiché a parità di condizioni il rendimento del proprio investimento ne è influenzato.

4) Non è banale notare che nei piccoli fondi comuni di investimento potrebbe capitare che un forte flusso di disinvestimenti sui minimi possa influire sul risultato della gestione indipendentemente dalla bravura del gestore (o viceversa). Qui però mi fermo perché si apre un fronte relativo alla misurazione della performance che non intendo affrontare oggi.

5) Se non si ha un minimo di “attrezzatura” potrebbe non essere semplice capire quanto il risultato di un fondo dipende dalle sue vicende commerciali.

6) E’ possibile fare migliori risultati comperando un fondo peggiore e gestendolo sagacemente rispetto all’acquisto di un fondo eccellente gestito meno bene.

7) Un consiglio dato al momento giusto potrebbe valere molto.


Concludo segnalando che tra gli abbonati al telefono ci sono 16 Spavento, 268 Costante e ben 9608 Leone. Possiamo quindi essere ottimisti sull'esito finale degli investimenti per la media degli italiani.