venerdì 15 febbraio 2019

Una previsione e mezza sui mercati.

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Il 4 trimestre 2018 ha visto una grande e generalizzata discesa dei mercati, quasi inspiegabile.
Oggi darò la mia intepretazione e farò una previsione.

Un anno fa di questi tempi Trump ha iniziato la guerra contro il nemico strategico, la Cina. La guerra dei dazi è lo strumento tramite il quale si è combattuto.
Poichè le esportazioni cinesi in America sono il triplo di quelle americane in Cina, il bastone di Trump era tre volte più grande di quello dei cinesi, che probabilmente hanno accusato il colpo in modo più sensibile di quanto loro stessi avessero previsto, poiché la loro domanda interna è debole.

In settembre i timori di un rallentamento dell’economia mondiale sulla scorta della guerra dei dazi ha portato i money manager a vendere, anche in presenza di dati aziendali molto buoni. Il quadro incerto e le metriche - sia di breve sia di lungo periodo - utilizzate per investire erano tirate e quindi le vendite hanno prevalso.

Tre mesi di caduta repentina e selvaggia hanno riportato gli indicatori di breve periodo sulle medie storiche e quindi dai primi di gennaio sempre più compratori si sono presentati sui mercati.

Ovviamente le metriche di lungo periodo come il PE alla Schiller non sono state coinvolte in questo processo di diminuzione. Ricordo che il PE alla Schiller utilizza i dati storici decennali e che al momento ovviamente è ancora molto sopra la media storica, sebbene sia noto che questo parametro possa restare sopra la sua media per lungo tempo.

Quindi oggi i compratori sono presumibilmente entrati sul mercato in chiave tattica, con la riserva mentale di vendere se l’economia desse segni di peggioramento, e con l’idea di restare se invece questo non avvenisse, ma sempre con la preoccupazione delle metriche di lungo periodo che sono ancora care.

Quindi il fulcro della vicenda a breve è cosa farà l’economia reale. Se non peggiorerà troppo potremo rivedere i livelli già visti, ma se dovesse peggiorare le vendite strutturali e quelle opportunistiche di questo periodo si accavalleranno. In ogni caso è una scommessa asimmetrica perché è ragionevole pensare che la strada in senso rialzista sia minore di quella in senso ribassista.

Concludo infine con una riflessione di lungo periodo. Il rapporto PE è una grandezza mean reverting, ovvero che ritorna sulla propria media. E poiché le variazioni della media storica degli utili sono minori rispetto alle variazioni dei prezzi, il movimento di ritorno alla media avverrà come è sempre storicamente avvenuto, tramite un aggiustamento dei prezzi piuttosto che degli utili.

Quindi in base al modello di PE alla Schiller il prossimo decennio sarà un periodo che dovrebbe essere meno promettente per i mercati azionari che oggi appaiono sopravvalutati e che naturalmente sono quelli che hanno fatto bene in questo decennio.

venerdì 8 febbraio 2019

Pensioni e Inflazione



Spesso mi sono sentito chiedere: voglio un investimento che protegga il capitale e mi faccia avere una rendita periodica. Proprio come con il BTP decennale che mi è appena scaduto.
Quando chiedevo: Ma lo sa che con il suo BTP non ha protetto il capitale? La gente mi guardava perplessa e replicava. Ma mi hanno ridato indietro i miei 1000 euro…
Si ma 1000 euro di oggi non valgono quanto quelli di 10 anni fa.
E ma cosa vuole che sia, l’inflazione è bassa…

A quel punto producevo al volo una tabellina in excel che mostrava come si svalutasse un capitale solo grazie all’inflazione. Una inflazione “tedesca” al 2% all’anno per 10 anni fa all’incirca il 20%.

E non è una cosa da poco, solo che non ce ne accorgiamo perché il movimento è lento.
Se mia nonna avesse messo in cassaforte il suo primo biglietto da 100 euro oggi varrebbe ci comprerebbe merce per una cifra che varia tra 70 e gli 80 euro.

Questa osservazione banale ha una serie di implicazioni assolutamente non banali.

La prima è che ogni momento è buono per iniziare ad investire almeno per difendersi dall’inflazione. I mercati adesso non sono favorevoli li lascio sul conto… è una affermazione priva di buon senso. Ha senso avere una strategia di investimento che comprenda anche la liquidità, ma è una cosa molto differente.  

Attenzione poi ai piani pensionistici naive. Ammettiamo di fare il seguente ragionamento. Oggi vado in pensione e ho 350 mila euro per la mia pensione integrativa. Allora mi compero 400 mila euro nominali di BTP marzo 2047 che oggi valgono 89 e mi sono procurato il reddito integrativo lordo di 10 mila euro all’anno. Ho una aspettativa di vita di 25 anni. I miei figli si beccano pure l’eredità. Lasciamo perdere i discorsi sulla solvibilità del creditore, ragioniamo sempre su un livello di inflazione “tedesco”. Tra 25 anni quel capitale varrà il 60% circa di quello che vale adesso. E la rendita delle cedole pure. Quindi adesso quella cedola mi fa comperare beni e servizi per 800 euro al mese, tra 10 anni saranno 650, tra 20 saranno 530 e tra 28 saranno 450. Inoltre i miei figli incasseranno l’equivalente di 230 mila euro di oggi e non di 400 mila.
E tutto questo senza che in 28 anni ci sia anche una minima fiammata inflazionistica.


Se pensiamo alla nostra storia di futuri pensionati probabilmente siamo tutti sicuri di avere necessità di una integrazione alla pensione pubblica. Ma non tutti forse hanno in mente un progetto a più stadi come si fa per i missili. Mi spiego meglio: potrebbe essere opportuno pianificare non solo di avere una pensione integrativa, ma di avere più riserve, non necessariamente tutte pensionistiche, proprio come si progetta un missile a più stadi.
Concludo con una considerazione relativa alle politiche di governo, non solo di questo ma di tutti i recenti governi. Se mi avete seguito fino a qui avrete capito per quale ragione il blocco della rivalutazione delle pensioni sia una misura così ambita dai governi. É una tassa importante in termini quantitativi che sfila i soldi in modo poco percettibile.

Concludo con una previsione: è ragionevole ipotizzare una vita molto difficile per chi aderisce a quota 100, perché anche se le pensioni basse vengono rivalutate, resta il differenziale tra l’inflazione e lo stile di vita effettivo, che ammettiamo prudentemente essere anche solo dell’1% all’anno. Questo porta tra 25 anni ad una svalutazione del 20% almeno. Quindi se adesso i neo pensionati percepiscono 1000 euro tra 25 anni la capacità di spesa, nonostante la rivalutazione dell’inflazione sarà minore di almeno un quarto.  

venerdì 1 febbraio 2019

ETF obbligazionari pericolosi?

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Una crisi economica potrebbe colpire anche le obbligazioni

Un vecchio adagio recita che tra il dire ed il fare… e questo riguarda naturalmente anche il mondo della finanza.

Il rischio di realizzare male l’obiettivo che si è dichiarato è sempre in agguato.

Voi sapete cosa sono gli ETF, i fondi comuni che vengono comprati in Borsa. Sono una grande invenzione, sono utilissimi ed io li consiglio. Ma questo non vuol dire che non ci siano controindicazioni.

Oggi vi farò un esempio pratico di un rischio che quasi non si vede, fino a quando non ce lo si trova davanti.

Voi sapete che pare ci sia una recessione economica in vista.
Cosa succede durante le recessioni? In genere le aziende fatturano di meno, si indeboliscono.

Quindi è plausibile che alcune aziende che oggi sono investment grade in futuro diventino non investment grade. In fondo è normale. E oltre al resto non è detto che falliscano. Quindi a priori non sono investimenti da evitare, basta esserne consapevoli.

Però alcuni ETF e alcuni fondi hanno l’obbligo di replicare determinati indici e in genere si separano i bond Investment Grade (IG) dai non IG .

Questo vuol dire che durante la recessione i titoli obbligazionari che passano da IG a Junk Bond dovranno essere venduti da alcuni ETF.
Come vi ho già detto questa estate i titoli Junk sono in genere poco liquidi, ovvero la domanda evapora quando ci sono tempi di crisi. Questo vuol dire che gli alcuni ETF per mantenere fede al mandato dovranno vendere titoli non sono più IG.


Solo che non troveranno acquirenti a prezzi buoni. E quindi dovranno vendere a prezzi sacrificati. E come potrete intuire questo non sarà un beneficio per chi detiene quote di quegli ETF che fino a ieri venivano considerati redditizi e sicuri.