martedì 25 settembre 2012

Attenti al guru




(Il titolo va intonato con la musica di Dalla "Attenti al lupo")

Ricorderete Tancredi di Marzio, l'uomo dalle mille professioni, protagonista di una pubblicità radiofonica e di un mio precedente post. 

D'estate, che è anche tempo di convegni, il nostro Tancredi si improvvisa anche giornalista economico.

Volete un indizio per distinguere un bravo giornalista economico dal Tancredi di turno?

Tancredi illustrando un lavoro o un ospite sarà immancabilmente sopraffatto dalla voluttà di affermare "abbiamo tra noi il prof. XYZ che aveva previsto la crisi" oppure, se non ha l'ospite, dirà "XYZ aveva previsto la crisi".

Se l'ospite non lo contraddice (magari garbatamente) i cialtroni sul palco sono almeno 2.
E forse a voi conviene andare a prendere un gelato anzichè assistere alla manfrina.

La ragione è assai semplice da spiegare.

L'affermazione "aveva previsto la crisi" è falsa. 

C'è una bella differenza tra teorie deteministiche e probabilistiche. E in finanza le teorie usate sono quelle probabilistiche. 

Mi spiego meglio.
 

Non ci vuole un guru della fisica per capire che lanciando una pietra in aria (al di sotto di 11.2 km/s) questa ricadrà sempre sulla Terra.
In finanza invece (e in molti fenomeni subatomici) l'esito del lancio non è scontato, le stesse forze, applicate una volta generano un risultato, un'altra volta un altro...

Immaginiamo però - per assurdo - che esista una formula matematica che descriva in modo perfetto la relazione tra lo stato iniziale e lo stato finale di un mercato finanziario.

Conoscendola
si può sapere che quando il mercato "fa così" immancabilmente arriverà "laggiù".


Può darsi che qualcuno arrivi per primo a scoprirla, ma mi pare improbabile che questa relazione resti un segreto per lungo tempo (sarebbe interessante aprire una discussione secondaria su questo punto, ma per farla breve diciamo che gli accademici in genere hanno la perniciosa tendenza a voler pubblicare i loro studi e quindi a ottenere il Nobel per l'Economia).

Ripeto, ammettiamo che esista questa relazione e che affermi: "se il titolo A passa da 5 a 6 poi finisce a 3". 

Noi tutti saremo tentati di approfittarne e quindi piazzeremo due ordini. 
Uno di vendita a 5.99 (per evitare di restare con il cerino in mano) e uno di acquisto a 3.01 per evitare di restare senza titolo (per coprire lo short). 

Ma poichè la relazione è pubblica, tutti faranno così (o peggio) e quindi la previsione non si avvererebbe più, per l'azione degli attori che, accontentandosi di un minor guadagno, vogliono "andare sul sicuro" e venderebbero a 5.5 per ricomprare a 4. 

E' come se il sasso lanciato in aria - poichè sappiamo che dovrà raggiungere i 100 metri di altezza - arriverà solo a 99 proprio perchè sappiamo che sarebbe dovuto arrivare a 100.

Per tornare dunque alla nostra conferenza, l'affermazione "ha previsto la crisi" dovrebbe essere un marchio di infamia per chi la pronuncia e per chi la riceve.

Tutti possono prevedere la crisi, e ogni anno lo fanno decine di aspiranti guru. Se falliscono cadono nell'oblio. Poi finalmente la crisi si scatena e il fortunello di turno si pavoneggia.


Per poter affermare che il prof. XYZ ha previsto la crisi XYZ deve avere previsto anche TUTTE le altre crisi, altrimenti è stata solo fortuna.
E se XYZ non lo dichiara o è un cretino o è un disonesto. E se un giornalista economico non sa queste cose dovrebbe essere cacciato.  


Ma allora perchè c'è questa corsa ai guru? E' una questione di animo umano. In genere si preferisce credere ad una falsa certezza piuttosto che sopportare un dubbio. 

La finanza comportamentale lo indica chiaramente, e la massa delle istituzioni finanziarie si comporta di conseguenza confezionano prodotti psicologicamente attraenti che lucrano proprio su questa debolezza. Nulla di male, la vita è piena di scambi (o di trade off, se preferite), basta sapere cosa si sta facendo.