venerdì 25 giugno 2010

Tutti insieme appassionatamente

Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Che fine farà l'euro? Finirà come la nostra nazionale di calcio sotto i colpi di realtà economiche più giovani e monete più vitali?

Prestigiosissimi trader ed economisti sono convinti che da qui a 5 anni l'euro cesserà di esistere.

Non sono in grado di dare una previsione di così lungo periodo, tuttavia vale la pena di fare alcune considerazioni spicciole.

L'euro consente di andare in vacanza in Costa Azzurra senza la preoccupazione di cambiare moneta; analogamente permette ad un banchere francese o tedesco di comperare titoli del debito pubblico di un paese dell'Unione senza accollarsi il rischio di cambio.

L'euro ha eliminato - per gli investitori "europei" - il rischio di vedere cambiare il valore dell'investimento a causa della fluttuazione della propria divisa rispetto a quella dell'altro Paese.

La conseguenza poco visibile di questo fatto è che se un tempo il debito pubblico italiano era tutto nella pancia delle banche e delle famiglie italiane oggi questo non è più così vero.


Questo è un punto focale del ragionamento, quello che spiega perchè i tedeschi hanno partecipato al salvataggio della Grecia.


Le loro banche detenevano un terzo dei debiti della Grecia.

E la Grecia è "pesante" solo come la Lombardia.

Ma a questo punto ci si potrebbe chiedere: "chi ha in mano il debito dell'Italia, che è di gran lunga il maggior debitore europeo?"

Oltre un terzo è in mano alla Francia ed oltre un sesto alla Germania.

Vale a dire che grazie all'euro siamo diventati molto più che cugini, ci siamo sposati.

I divorzi sono sempre possibili, ma sono lunghi, costosi e dolorosi, anche quando sono consensuali. Pertanto credo che l'unione monetaria europea a breve non sia a rischio nè per scatti di orgoglio dei paesi virtuosi nè per altri problemi.

Questo non vuol dire che le nostre vicissitudini siano alla fine.

Si assisterà al fatto (per le ragioni spiegate in questo post) che se in Italia non si farà la manovra correttiva balleranno anche le Borse tedesca e francese.

E l'euro? Presumo che avrà una riduzione di valore rispetto alle altre monete mondiali, ma questo non è detto che sia un male, anzi.

martedì 15 giugno 2010

Woody Allen ed il megafono

Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Un anno fa scrivevo su un tema a me caro: "la verità è evidente?"

Ecco l’indirizzo per chi desiderasse rispolverare il post.

Oggi ritorno sull’argomento utilizzando come pretesto l’Analisi Tecnica, una disciplina che si basa sulla pretesa che il movimento dei prezzi generi figure (pattern) che, se opportunamente identificate, hanno un valore predittivo circa l’andamento del titolo in esame.

Uno dei pattern meno noti è la “broad formation” o formazione a megafono:
si tratta di una figura dove i minimi ed i massimi si ampliano nel tempo, e perciò è possibile racchiuderla tra due linee divergenti, che assomigliano appunto ad un altoparlante.

I teorici descrivono il clima che genera tale andamento come una successione di ondate di euforia e depressione sempre maggiori, che terminano con un crollo verso il livello di partenza.

Il megafono più noto è quello generato dal corso dall’indice Dow Jones nel 1929.

È interessante notare che una figura somigliante a quella descritta si è presentata recentemente sull’indice della borsa spagnola e che si è comportata “da manuale”.




E’ infatti facilmente visibile l’andamento divergente dei prezzi, un primo crollo seguito da una reazione e successivamente il raggiungimento di un primo livello di supporto.

La cosa ancor più interessante che è molte Borse (Sidney per esempio) presentano figure simili.

Siamo alle soglie di un crollo generalizzato? La verità non è evidente, tanto è vero che gli stessi teorici dell’analisi tecnica hanno un ampio armamentario di tecniche per depurare i segnali “falsi” da quelli “veri”.

Inoltre sono stati avanzati molti dubbi sulla scientificità di questa disciplina. Nella sua versione più vecchia (e diffusa) penso possa essere facilmente negata la sua solidità: l’identificazione delle figure e le conseguenze sui prezzi sono talmente soggettive che nella migliore delle ipotesi si potrebbe parlare di arte piuttosto che di tecnica o scienza.

A mio avviso l’analisi tecnica classica aiuta giornalisti e presunti guru a spiegare “ex post” cosa stava succedendo, alimentando così discussioni di livello biscardiano e generando glorie effimere: talvolta infatti un giornalista “economico” potrà fare uno scoop affermando che il guru X aveva detto che sarebbe avvenuto un certo fenomeno.

E’ necessario riflettere sul fatto che anche tirando una moneta si sarebbe potuto avere un risultato previsivo e soprattutto che le luci della ribalta si accendono sui successi e non sugli insuccessi dei guru.

E’ curioso notare come persone che non si farebbero mai curare da un dentista che ha un equipaggiamento anteguerra non esitino a dare credito a persone che usano strumenti concettuali datati.

Parafrasando Woody Allen però devo ammettere che con tutti questi megafoni incombenti non mi sento a mio agio…

giovedì 3 giugno 2010

A volte ritornano… i titoli tossici

Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
L’anno scorso, il 23 ed il 30 aprile 2009, avevo descritto succintamente le dinamiche della crisi bancaria del 2008.

Oggi mi pare che si stia verificando una situazione che presenta analogie con il recente passato, quindi riprendo l’argomento.

Rinfrescherò brevemente alcune importanti caratteristiche del sistema bancario e poi passerò alla descrizione del quadro attuale:


La stabilità delle banche.
Le Autorità di Vigilanza impongono che ciascun Istituto tenga in equilibrio la massa di denaro detenuto come “scorta” (il nocciolo duro che determina la solvibilità della banca) e i “fidi” (il denaro prestato a terzi).

Ad esempio se la somma delle scorte è pari a 100 l’Istituto potrà - a seconda dei regolamenti bancari - emettere fidi per una cifra che varia da 2000 a 5000.

Se le banche non mantengono questo rapporto in equilibrio vanno in bancarotta, cioè non possono più operare, perché rischiano di non restituire i soldi che avevano preso in deposito.

Il capitale di scorta è largamente investito in Titoli di Stato di Paesi industrializzati, che hanno una buona reputazione di solidità e sono facilmente vendibili.


Cosa succederebbe se i titoli di scorta perdessero improvvisamente valore?

Poiché il capitale di sicurezza si ridurrebbe, il rapporto minimo tra scorta e fidi potrebbe essere raggiunto o superato. Pertanto la banca dovrebbe richiedere immediatamente la restituzione dei fidi, mettendo in difficoltà le industrie, o al peggio, potrebbe dover smettere di operare, ovvero fallire.
Se una grande banca fallisse si potrebbe creare un “effetto domino” di dimensioni più o meno grandi, poiché le banche si prestano denaro reciprocamente.

Occorre poi considerare che a creare il disastro - ovvero una crisi bancaria estesa generata dallo squilibrio tra scorte e fidi - non è necessario il fallimento di un Paese i cui titoli siano nel portafoglio delle banche: basta anche solo che si diffonda l’aspettativa che ciò avvenga.

In quel caso i titoli del Paese in questione perderebbero sostanzialmente valore poiché sarebbero venduti massicciamente “per prudenza”, erodendo gli equilibri del sistema bancario.

Ecco spiegato il meccanismo del tanto temuto “contagio” proveniente dalla Grecia, e una delle ragioni per le quali non è stata abbandonata.



Cosa succede oggi. Ovvero perché mi pare che si stia ricreando l’atmosfera precedente alla crisi del 2008, ma in scala maggiore.

Una statistica recente indica che circa un quinto dei Titoli di Stato greci è detenuto nel sistema bancario portoghese, e cifre inferiori ma consistenti sono presenti nel sistema bancario irlandese e francese.

Come nel 2008 le banche - nonostante il prodigarsi della Banca Centrale Europea - stanno ricominciando a prestarsi poco denaro a vicenda perché temono che qualche “collega” possa diventare insolvente a causa di un portafoglio troppo esposto verso titoli a rischio (i Titoli di Stato dei PIIGS).

Tempo addietro erano i mutuatari americani poco solvibili ad essere tossici, oggi sono tossici i titoli dei Governi dei Paesi con le finanze in disordine.

Pertanto è necessario inasprire le politiche di bilancio, ovvero tagliare i bilanci degli Stati, per permettere di considerare più affidabili i loro titoli di debito.

Una delle condizioni necessarie al successo dell’operazione è che non vi siano instabilità politiche durante l’imposizione delle manovre previste a tale scopo. E non mi pare poca cosa.