venerdì 28 giugno 2019

Amico spread


Clicca qui per sentire l'audio

#1. Fare politica vuol dire decidere

Fare buona politica è difficile perché gli elettori si accorgono dei benefici molto tempo dopo che le decisioni costose sono state prese. Fare cattiva politica è facile per la stessa ragione: anche in questo caso gli effetti negativi delle decisioni facili si vedono dopo, e nel frattempo, si è lisciato il pelo alla propria base elettorale.

Vi siete mai chiesti
quanto costa all’Italia avere una cattiva reputazione creditizia? Quanto potremmo risparmiare se fossimo buoni creditori?

Tutte le cifre ed i ragionamenti che seguiranno costituiscono un modello molto molto semplice che serve solo per dare il senso della questione.
 
Quanto “cuba” il debito pubblico? Diciamo 2100 miliardi. In realtà è di più ma lasciamo questa cifra, che è più gestibile.

Qual’è la scadenza media del debito pubblico? Secondo i dati MEF sono 82 mesi, cioè poco meno di 7 anni.

Il nostro debito sale o scende? Ne stiamo creando di nuovo, ma facciamo finta che non sia così e vogliamo solo stare fermi. Vuol dire che ogni anno mediamente dobbiamo rinnovare 300 miliardi di debito in scadenza.

A grandi linee possiamo immaginare che tutti gli anni il 30 giugno dovremo trovare acquirenti per 300 miliardi di nuovi BTP di durata settennale.

Quanto pagheremo di interesse per il rinnovo? Ammettiamo che il tasso al quale riusciamo a piazzare il nostro BTP a 7 anni sia l’1%.

Pagheremo 3 miliardi di interessi e poiché il titolo dura 7 anni pagheremo in tutto 21 miliardi di interessi. 
 

#2. Lo spread

Anche noi quando ci mettiamo il cappello di investitori diventiamo molto attenti a chi prestiamo il nostro denaro perchè vogliamo evitare casi come la Parmalat e l’Argentina.

Per regolarci meglio facciamo delle classifiche tra i debitori ai quali dare i nostri soldi.

Ad esempio - se la Germania che è oggi il Paese più affidabile - gli investitori prestano il denaro all’1% (il risk free rate), ad un debitore meno affidabile
si presterà il denaro (ad es.) al 2% cioè gli si chiederà un sovraprezzo proprio perchè è più rischioso.

Questa differenza si chiama spread. E questa è una tabella degli
spread.
  


Nazione
Spread al 6/6/2019
Danimarca
8
Olanda
16
Austria
30
Finlandia
32
Francia
34
Irlanda
54
Belgio
56
Slovenia
59
Spagna
85
Portogallo
90
Rep. Ceca
191
Italia
262
Grecia
301
Ungheria
311
Fonte MTS



Lo spread è espresso in punti base, cioè in decimillesimi. Uno spread di 100 equivale a dire 1%.  Di seguito vedete l’andamento dello spread Italia Germania a 10 anni, da metà 2014 ad oggi.
 
La linea arancione è l’andamento del sovrapprezzo che gli italiani dovevano pagare rispetto ad un “debitore modello”.

Se - ad esempio - mediamente lo spread nel 2017 è stato di 150 punti vuol dire che per rinnovare i 300 miliardi di titoli che scadevano allora, abbiamo dovuto offrire al mercato 1,5% in più della Germania, che equivalgono a 4,5 miliardi in più rispetto alla Germania. E moltiplicato per 7 anni fa 31,5 miliardi

Se nel 2018 c'è stato uno
spread medio di 250 punti vuol dire che per sostituire i 300 miliardi di titoli in scadenza pagheremo ogni anno 7,5 miliardi in più per complessivi 52,5 miliardi.

#3. Ma un miliardo è tanto o è poco?

Decidete voi: io vi dico qualche cifra per orientarvi.
Quanto sono costati gli 80 euro di Renzi? Circa 9 miliardi.
Quanto costa il reddito di cittadinanza? circa 6 miliardi, come quota 100.
Quanto si spenderà, per mettere in sicurezza le scuole, nel triennio 2019 -20 -21? 1.5 miliardi.

Quindi quando un politico al governo dice “facciamo questa tale manovra a debito” e non è chiaro quale sia il beneficio totale per l’Italia, poiché siamo già molto indebitati, facilmente lo spread salirà. E noi per fare quella manovra a debito pagheremo più interessi.

Poiché il costo del debito pubblico ricade su tutti noi, se si fa una manovra a favore di qualcuno e questa manovra causa un aumento dello spread è come se si tassassero tutti gli italiani a beneficio di qualche specifica categoria.

Insomma in un certo senso lo spread è un amico. Tutte le volte che sale vuol dire: “guarda che chi governa sta fregando tutti gli italiani a favore di qualcun altro, cerca di capire se sei tra quelli che pagano o quelli che incassano”.

E se un politico che sta all’opposizione non è capace di spiegare queste cose non sta facendo opposizione. Sta solo aspettando il suo turno per sostituirsi a chi è al governo adesso. E questo gioco delle tre carte sulle spalle degli italiani sta accadendo da almeno 40 anni.



venerdì 21 giugno 2019

I bond perpetui


Qui potete ascoltare l'audio

#1. Una obbligazione particolare

Tutti sanno cos’è una obbligazione: è un debito. E i debiti hanno una scadenza, ma non sempre. Ci sono infatti certe obbligazioni che sono perpetue, cioè il debitore promette che pagherà un certo interesse per sempre, senza però mai restituire il capitale.

In genere gli interessi di queste obbligazioni sono piuttosto buoni: ad esempio. Unicredito ha venduto integralmente ad una banca americana bond perpetui all’8% in dollari, e, in un periodo come questo, sembra una manna.


#2. E' tutto oro?

Ma non è tutto oro quello che luccica. Proviamo a delineare rapidamente alcuni aspetti per fare capire meglio di cosa si parla e del perché siano oggetti adatti agli investitori professionali ma non agli investitori singoli.

Se andate a rivedere il mio video sui rischi che corre un investitore obbligazionario vedrete che il primo punto da verificare è che il debitore sia affidabile. Un investitore che vuole investire in un bond perpetuo deve capire quale sia la stabilità di lungo termine del debitore, ma questo non è solo un problema di lungo termine: infatti in genere l’interesse di queste obbligazioni è fisso, quindi le variazioni dell’affidabilità del debitore si riverberano sul corso dell’obbligazione, che potrebbe essere molto volatile.

Ma non solo, in questo periodo ci sono debitori, segnatamente banche, che emettono questi
bond per recuperare capitale di rischio che non riescono a ottenere tramite una sottoscrizione azionaria. Spesso quindi i bond perpetui hanno un grado di rischiosità che è più assimilabile a quello delle azioni che a quello delle obbligazioni.

Proseguiamo con l’esempio del bond di Unicredito di cui parlavo prima: ha una caratteristica che lo rende molto rischioso: se la banca dovesse scendere al di sotto di un certo livello di patrimonializzazione questo
bond si azzera dalla notte al giorno. Detta diversamente, se un giorno, misurando un certo coefficiente patrimoniale si scoprisse che Unicredito è sotto quel coefficente, quel bond che rende oggi l’8% verrebbe azzerato istantaneamente. Capite adesso perchè riceve una cedola principesca? Ma c’è un’ulteriore complicazione: ci sono una serie di finestre temporali durante le quali il debitore può ricomprarlo.

Come vedete questi elementi ne rendono molto
difficile la valutazione anche per un investitore professionale. Ma ancora non basta: proprio per le sue caratteristiche non è molto diffuso sul mercato è cioè illiquido.


#3. La liquidità, questa sconosciuta

Cosa vuol dire liquidità? Tutti noi sappiamo che se vogliamo vendere una azione lo facciamo in una manciata di minuti, mentre se vogliamo vendere un appartamento dobbiamo aspettare anche un anno. Ebbene, questo differente comportamento rispetto al tempo da attendere per vendere si chiama liquidità. E le obbligazioni perpetue in genere sono poco liquide.
Anche per questo i regolatori scoraggiano o proibiscono agli intermediari finanziari l’offerta alla clientela non professionale questi oggetti.

#4. E l'inflazione?

Concludo con un ulteriore invito alla prudenza: il rendimento cedolare che oggi ci può sembrare buono in realtà tra alcuni anni potrebbe non esserlo più. Come avevo già fatto notare nel mio podcast di febbraio 2019 l’azione dell’inflazione è inesorabile: 100 euro di 20 anni fa corrispondono a 80 euro di oggi, forse un po’ meno. Questo vuol dire che acquistare un oggetto come un perpetuo o una obbligazione a lunghissimo termine, con la speranza di godere di un pingue flusso di reddito, potrebbe dopo qualche tempo dare molte meno soddisfazioni di quello che ci si potrebbe aspettare.


Mi stai leggendo dal telefonino? Vuoi farmi una domanda? Mandami un whatsapp!



martedì 18 giugno 2019

Ho un amico in banca che mi ha disinteressatamente consigliato i diamanti


Ho un amico in banca che mi consiglia proprio bene e disinteressatamente!


Reperti archeologici e lussuosi soggiorni nei centri benessere. Sarebbero stati questi i regali elargiti dalla Intermarket Diamond Business (Idb) e dalla Diamond Private Investment (Dpi) ai massimi dirigenti delle banche coinvolte nello scandalo dei diamanti venduti a prezzi gonfiati....

Leggi il resto su Bluerating cliccando qui Amico in banca e #diamanti
 


venerdì 14 giugno 2019

Carige e le sue sorelle



Qui puoi ascoltare l'audio

#1. Quante banche sono andate in crisi?
Tra il 1995 ed il 2015 100 banche sono andate in crisi in Italia. La metà non è poi fallita ma l’altra metà si. Qualcuno se ne è accorto? Non credo.
Perchè? Prevalentemente perchè si trattava di piccole banche locali che sono state comperate da banche maggiori. E oggi?
Cosa succede quando una banca va in crisi?

#2. Come funziona una banca?
Facciamo un passo indietro. Una banca è un ganglio vitale dell’economia. Lo spiego con un esempio rapidissimo.
Ho 100 euro e li verso in banca. La banca sa che statisticamente se tiene euro 10 euro su 100 a mia disposizione per i prelievi è tranquilla. Potrà prestare gli altri 90.
E ad es. li presta ad una impresa che li usa per pagare il suo unico dipendente. Questo signore li riporta nella stessa banca versando nel suo deposito 90. E la banca ripete il gioco e potrà rimetterne in circolazione 80. E li presterà al verduriere, che pagherà il suo fornitore all’ingrosso, che li verserà nuovamente. La banca ne tratterrà 10 e gli altri 70 li presterà
e così via fino ad azzerare la cifra. Si lo so sembra la canzone di Branduardi...

Quindi possiamo dire che
banche creano denaro a condizione che la gente si fidi della loro solidità. Affinché le banche siano affidabili devono tenere una quantità di soldi sempre disponibili per i prelievi della clientela.
Capite quindi che quei soldi di
riserva devono esserci sempre. Se “evaporano” la banca fallisce e i soldi che credevamo avere depositato al sicuro in banca non ci sono più.
E questo non è un male solo per il depositante. E’ che la banca,
nel tentativo di salvarsi, chiederà il rientro immediato dai prestiti che ha erogato, facendo fallire le aziende che hanno ricevuto i fidi. Queste a loro volta non pagheranno più gli stipendi e i dipendenti non pagheranno più le rate del mutuo e dell’auto. Il crash locale di una banca rischia di diventare globale.

Questa è la ragione per cui le banche tedesche e francesi 10 anni fa erano in crisi nera: La loro riserva era in titoli greci che non si sapeva se fossero stati rimborsati. Oggi se dovesse capitare con i BTP sarebbe un bagno non dissimile per le nostre banche.

Quindi quando si affronta un crack bancario occorre stare attenti a non fare troppi danni. E soprattutto non ci si deve arrivare. Per questo ci si organizza con tutte le soluzioni possibili.

#3. Come si difende un risparmiatore?
Al di là delle tecnicalità ovvero se preferire la liquidazione coatta amministrativa come sta avvenendo oggi in Italia piuttosto che applicare la BRRD, il risparmiatore deve capire come difendersi. Un modo facile è
associare un colore ad ogni investimento che gli viene proposto.


Le azioni delle banche sono di colore rosso fuoco. In caso di guai sono le prime che vengono azzerate. Mentre per una impresa industriale fallita alla fine restano le macchine ed i capannoni, il capitale di una banca è proprio quel determinato pezzo di capitale che come dicevo prima deve sempre esserci. Se non c’è più la banca va in crisi. Le azioni rappresentano quel pezzo di capitale che è il primo a ballare. Poi ci sono le obbligazioni subordinate che hanno un colore arancione acceso. Finito di azzerare il capitale si azzerano le obbligazioni a partire da quelle subordinate, cioè quelle meno garantite quelle che rendono di più. Tanto per intenderci se le avete è perchè vi hanno convinto a comperarle dicendo: “ma figurati se la banca fallisce…”.


Poi ci sono le obbligazioni senior che hanno un colore arancione chiaro, e poi i depositi sopra i 100 mila euro che sono di un arancio ancora più pallido.

Ma attenzione perchè non finisce qui. Ci sono un sacco di altri crediti minori che potrebbero essere coinvolti.
Prendete i famosi certificates, quelli di cui vi parlo ogni tanto, quelli che sono delle scommesse, che pagano delle finte cedole finchè le cose vanno bene e quando le cose vanno male vi portano via una bella fetta di capitale. Questi oggetti in genere sono soggetti a bail in, ovvero vengono decurtati in caso di insolvenza della banca un po’ come se fossero obbligazioni arancione acceso.

Avete delle scadenze? Preparatevi per tempo altrimenti, al momento, comprerete quello che vi verrà messo sotto il naso, e non saprete se state comperando un investimento rosso, uno arancione o di chissà quale altro colore.



Mi stai leggendo dal telefonino? Hai una domanda? Mandami un whatsapp!