lunedì 30 luglio 2012

Perchè l'Europa non funziona? Breve analisi su alcune criticità delle istituzioni europee

Avevo concepito questo post un mese e mezzo fa. Adesso pare un po' meno attuale, tuttavia mi pare ancora degno di essere letto.

Riprendo l'argomento trattato due anni addietro sulle debolezze "culturali" dell'euro.  http://epsilon-intervallo-grande.blogspot.it/#%21/2010/05/le-coppie-di-verdone-e-leuro.html

L'Europa è un mosaico storico e politico. 
l'esistenza dell'Unione Europea presuppone l'aver trovato
- un punto di equilibrio tra differenze culturali molto forti. 
- una visione comune sui metodi più adeguati per conseguire gli obiettivi fissati.

Ad oggi vediamo come questo non sia ancora avvenuto: ogni decisione è invece difficile e complessa. Queste complessità sono debolezze grazie alle quali i trader finanziari fanno soldi a palate mettendo a repentaglio la nostra sopravvivenza.

Vedremo adesso quali sono le particolarità dell'architettura comunitaria, che sono figlie di un grande idealismo, che ancora oggi è indispensabile per far vivere l'Unione.

Capiremo così il perché del nostro procedere incerto verso un futuro che si spera comune.


L'Unione Europea nasce dall'eredità delle organizzazioni come la Ceca e l'Euratom, ma soprattutto dalla CEE.

Alcuni visionari europeisti come Adenauer, Schuman e De Gasperi vollero fare - rispetto alle organizzazioni internazionali classiche - un grande cambiamento: decisero di passare da una organizzazione di Stati ad una organizzazione di Stati e di popoli, proprio per gettare le basi del futuro stato federale europeo.

Senza dilungarmi troppo faccio notare che una organizzazione internazionale è sostanzialmente un organo che non è accessibile in modo diretto ai semplici cittadini: c'è il diaframma dello Stato nazionale che si frappone. L'ONU è una organizzazione di Stati e non di Stati e di popoli.

Invece nelle organizzazioni sovranazionali c'è oltre alla partecipazione degli Stati anche un rapporto diretto tra le istituzioni e i cittadini. Gli Stati sono parte del tutto ma non sono i soli attori, anche se per adesso hanno la golden share

La legittimazione democratica dell'Unione Europea deriva quindi sia dalla volontà degli Stati che da quella dei popoli di cedere parte delle competenze statali ad un organismo sovranazionale.


L'Unione Europea si basa su sette Istituzioni. Due di natura governativa, due di natura popolare e tre "ausiliarie" (la Corte di giustizia, la Corte dei conti e la BCE). 

Le Istituzioni che rappresentano la legittimità popolare sono:
- il Parlamento Europeo, 736 membri eletti direttamente dai cittadini europei ogni 5 anni. 
- la Commissione Europea; 27 commissari, uno per Stato. Il presidente è eletto dal Consiglio Europeo e deve poi essere approvato anche dal Parlamento. E' una sorta di governo europeo (è stato presieduto anche da Prodi) .

In ossequio al principio di doppia legittimità vi sono poi due Istituzioni che rappresentano gli Stati:
- il Consiglio Europeo composto dai 27 capi di governo (o di Stato, se si tratta di una repubblica presidenziale) degli Stati membri dell'UE. Questo è il vero fulcro dell'UE. E' un organo solo politico, "dà il la" a tutta l'attività dell'Unione. Ma il "cane da guardia" degli Stati dentro l'UE è
- il Consiglio (è stato veramente perverso chiamarlo nello stesso modo). E'
composto da 27 ministri che si riuniscono periodicamente (se si tratta di economia si riuniscono i ministri dell'economia, ecc...). Il suo scopo è di mettere in pratica assieme al Parlamento e alla Commissione gli indirizzi del Consiglio dell'UE.


Aggiungiamo adesso un'altra complicazione: su certe materie per decidere si adopera in prevalenza una metodologia intergovernativa (per es. decide all'unanimità il Consiglio Europeo) e in altre una procedura sovranazionale (si passa dal Parlamento e dalla Commissione).

Per esempio in politica estera si adopera un metodo decisionale intergovernativo (tutti gli Stati devono essere d'accordo).
A questo cocktail aggiungiamo adesso le differenze culturali.
Per esempio i francesi sono molto gelosi della loro sovranità nazionale, così gelosi che pur facendo parte della NATO negli anni 50 avevano deciso di fare la "force de frappe" che in buona sostanza era autonoma ed avevano anche sviluppato un potenziale nucleare autonomo.

I tedeschi hanno invece una formazione culturale federale ed hanno meno problemi a cedere sovranità. Però come oramai sappiamo per loro esistono solo le linee rette, anche di fronte alla Fossa delle Marianne. 

Infine poichè l'UE è un accordo tra Stati sovrani e non uno stato federale quando si tratta di prendere decisioni importanti o finanziariamente impegnative i politici locali hanno bisogno di usare mille cautele, imposte anche dalle rispettive costituzioni.

Così al vertice di fine giugno quando si è trattato di decidere sulllo scudo salva spread e sulla vigilanza bancaria europea, i francesi erano restii a cedere sovranità nazionale (fare un ministero dell'economia europeo) mentre per i tedeschi era una cosa naturale. Viceversa i tedeschi non vedevano di buon occhio la formazione di un nuovo istituto di supporto ai "paesi cicala" senza che loro avessero il controllo delle economie dei paesi assistiti. 

Il problema è che in assoluto entrambi avevano buone ragioni per impuntarsi...

Ogni singola decisione diventa così una fatica politica immane. Inoltre per la natura dell'UE (che ricordo essere non uno stato federale ma un consesso di Stati che hanno deciso di spogliarsi di una certa parte di competenze) spessissimo questi accordi sono  soggetti alle ratifiche nazionali, con il rischio che le decisioni politiche vengano rigettate o che i tempi si allunghino esageratamente.

Ovviamente chi è più robusto finisce con il prevalere.

Concludo con un parallelo tra la maggiore critica che fatta ai Savoia circa l'unificazione dell'Italia e il rischio che corriamo oggi, se dovessimo perseverare nell'essere troppo rigidi sulle nostre posizioni.
Alcuni storici affermano che l'Unità d'Italia non sia mai avvenuta. Le regole che i Savoia hanno imposto al Paese erano quelle piemontesi, dando per scontato che "gli altri" si sarebbero dovuti adeguare per amore o per forza.
Il brigantaggio non fu evidentemente solo un problema criminale. I mali che questo atteggiamento ha portato sono davanti ai nostri occhi.

Il rischio attuale è che insistendo su posizioni dogmantiche i paesi egemoni compiano un errore identico a quello dei Savoia. Forse l'euro non si spaccherà ma una unificazione che comporti questi costi sarebbe un danno letale per noi e i nostri figli.

martedì 24 luglio 2012

Il diavolo nei dettagli: l'offerta poco trasparente di Deutsche Bank

"La solidità non teme i colpi del mercato".
Molto ad effetto, emozionante. Direi uno slogan da 10 e lode visti i tempi. Sfrutta in pieno le qualità che nel nostro immaginario associamo ai tedeschi.

Viene offerto un tasso allettante.

I più attenti avranno visto che si tratta di una offerta di "pronti contro termine": una operazione dove la banca vende al cliente un titolo che aveva in portafoglio e si impegna a ricomperarlo a scadenza ad un prezzo convenuto in anticipo.

Perchè ho definito poco trasparente l'offerta DB? Quando mi sono occupato di Unicredito ho avuto modo di trovare i dati e fare fare le mie valutazioni, in questo caso non mi è stato possibile.
Tutto quello che sono stato capace di trovare è un link dove viene offerto il regolamento dei pronti termine di DB.  Questa è la pagina web https://www.gruppodb.com/index.php?ref=google&format=keywords&fonte=campagna2&gclid=CLqil9ixsrECFUrP3wod02AAJg
Voi l'avete trovato?
https://www.gruppodb.com/pdf/Norme_PCT.pdf

Poichè non avevo tempo e voglia di espormi all'azione commerciale dell'Istituto per acquisire informazioni aggiuntive mi dovrò limitare a qualche considerazione superficiale.

Cosa succede ai P/T in caso di fallimento della banca?
1) I P/T non sono garantiti dal fondo di tutela dei depositi. Giustamente, non sono un deposito.

2) Implicano il rischio di controparte, ovvero se la banca dovesse fallire o non onorare il proprio contratto al cliente resta in mano il titolo a garanzia. Cool! direbbero gli americani.

PERO'

3) Implicano il rischio di sottostante. Se dovesse fallire l'emittente del titolo, la banca ha comunque l'obbligo di ritirare il sottostante a scadenza, a meno che non sia previsto diversamente nel contratto. Quindi occorre vedere in dettaglio quale sia l'obbligo della banca in tal caso.
Ma non solo.

E se l'emittente del titolo fosse la banca stessa e questa fallisse?
La banca non ricomprerebbe il titolo e il titolo a garanzia sarebbe stato emesso da una banca fallita! 

Un bel "uno due" come si dice nel pugilato.

Casualmente (?) l'art. 1 del regolamento che ho indicato è sufficientemente fumoso da permettere alla banca una elevata possibilità di scelta circa il titolo da conferire al cliente ignaro delle proprie opzioni.

Ad intuito direi che il 4% pubblicizzato viene applicato solo alle operazioni che riguardano i P/T fatti con i titoli del gruppo e (ammesso che un cliente si accorga di avere questa facoltà di scelta) se un cliente richiedesse un sottostante particolare il tasso potrebbe scendere.

Quanto rende a scadenza il BTP  15/4/2013? circa il 3% netto (fonte http://www.rendimentobtp.it/). Quanto rende la proposta DB? 4%-0.2*4%=3.2%

Poichè il mercato tende a prezzare similmente oggetti uguali direi che non ci sono grosse differenze tra la solitidà di un Btp e quella dell'offerta DB.