lunedì 18 aprile 2011

L'alibi logico


Tempo addietro parlavo con un anziano venditore di automobili: mi diceva che aveva osservato come i clienti prima prendessero le decisioni e poi le "giustificassero".

Producevano cioè ex post una serie di ragioni per le quali era giusto fare come si era scelto.

Si creavano un "alibi logico".

Non ho potuto approfondire quali giustificazioni adducesse per spiegare questo comportamento, ma sono pienamente d'accordo.

I miei lettori più attenti si saranno accorti che in un certo senso sono epicureo: credo che il cervello umano tenda al piacere (inteso in modo differente per ciascuno di noi) e che lo persegua con implacabile determinazione, senza badare a quanto sia ragionevole il comportamento tenuto.



Se una persona, credendo di prendere l'autostrada per Roma imboccasse invece la direzione di Milano uscirebbe al primo casello ed invertirebbe la marcia, adirandosi per il tempo e la benzina buttati.

Verrebbe considerato curioso un atteggiamento del tipo: "Beh, visto che sono in strada per Milano faccio un giro fin lì e poi inverto verso Roma".


Questo succede abbastanza di frequente invece negli investimenti. E si creano gli alibi logici per evitare di cambiare la propria posizione.

Quante volte abbiamo comperato un titolo, e in caso di discesa siamo passati dal trading alla logica di lungo periodo per non "consolidare la perdita", ovvero per non dover ammettere a noi stessi di aver fatto una pessima scelta?

Chi non ha mai comperato "prodotto trappola"?

Intendo uno di quei prodotti che in collocamento viene pagato 100, e al primo giorno di quotazione viene prezzato a 90.

In genere si resta in posizione per non perdere quel famoso 10.

Quando alla scadenza, dopo 5 o 7 anni, finalmente riavremo i nostri soldi, saremo contentissimi di aver tenuto duro e non aver incassato la perdita.

Nel frattempo qualcun altro avrà usato i nostri soldi per sè.