lunedì 25 novembre 2013

La battuta del giorno 25/11

Apro una nuova rubrichetta con ambizioni quotidiane.

Una battuta di commento sull'attualità, che fino a ieri postavo su FB, dove continuerò peraltro...

Siete tutti invitati a partecipare.


La solidarietà della casta. 

Il ventre molle dell'Italia ha salvato l'isola di Budelli.

sabato 23 novembre 2013

Il diavolo in cattedra - Trasparente come un diamante?

Premessa e scuse

Chiedo subito perdono all'amico che ha stimolato la discussione iniziale sui diamanti. In genere, specie se ho un contrasto, non ritorno sul terreno dello scontro perché è indelicato, ma l'impennata di accessi al blog mi impone una prosecuzione del tema.

Gli prometto che mi farò perdonare in qualche modo. Per adesso almeno si goda questa canzone e le curve mozzafiato della cantante.

Per tacitare la coscienza vi suggerisco di sostituire la voce "diamanti" con "opere d'arte": delle quali parlerò malissimo (anche peggio dei diamanti) in un prossimo futuro.

Calandomi infine nella parte del lettore smaliziato osservo che - se l'argomento è così "caldo" - un trombone come me può continuare pure a fare teoria, intanto la gente attirata dalle gemme fa fluire i soldi nel settore e quindi, monopolio o no, per ora c'è una speranza di guadagno.



Utile come un termometro senza scala

Abbiamo visto la volta precedente che:
- la numerosità / comportamento  dei compratori e venditori genera una struttura di mercato. Questa può dare maggiore forza contrattuale ad una delle parti. 
- il prezzo è una stima di quanto è utile un bene.

E' importante capire bene anche questo secondo punto. Se ho molta sete sono disponibile a comperare una bottiglietta di acqua anche a caro prezzo, come ben sanno i gestori dei bar delle stazioni; se non ho sete o ne ho poca invece non mi priverò del valore che mi viene richiesto. Infine se sto per morire di sete sarò lieto di pagare anche molto di più del prezzo di vendita. L'utilità varia in base alle condizioni soggettive.

Il prezzo se "correttamente formato" è quindi una stima attendibile del valore che mediamente viene attribuito ad un bene. E comperare al prezzo "giusto" è quindi metà dell'opera di investimento.

Possiamo adesso intuire che, se un mercato è molto "affollato" di domanda ed offerta (tecnicamente un mercato affollato si definisce si dice "liquido") il prezzo è un metro fedele di quanto sia mediamente utile il bene scambiato.

Ma se il mercato non è liquido?


Iniziano i problemi, perchè anche se non c'è un monopolista
(od un monopsonista) non è detto che il prezzo al quale viene effettuato lo scambio rifletta un valore mediamente condivisibile: l'eccezione potrebbe prevalere sulla regola.

I pochi prezzi di scambio potrebbero cioè essere frutto di condizioni eccezionali.

Non avete mai avuto un parente o conoscente che ha dovuto vendere un appartamento di corsa e si è lamentato per anni ed anni che lo hanno preso per il collo?


Se siamo la parte debole quali sono i fattori critici da valutare quando consideriamo l'acquisto di un qualunque bene "da investimento"?


L'uniformità del bene offerto. Ciascuna azione delle Generali è identica ad un'altra ed è indifferente possedere questa o quella. La controparte "forte" non può accampare una (pretesa o reale) difformità dallo standard per spuntare un prezzo migliore. Meno vero è per le case, meno ancora per oggetti più rari come gemme, gioielli, quadri, orologi, vino.

La struttura di mercato. Se i compratori o i venditori si comportano come se fossero uno solo, il mercato genera prezzi svantaggiosi per la controparte.

Naturalmente il "cartello" deve funzionare bene, non come l'OPEC, dove gli accordi sono spesso messi in discussione a seconda delle necessità di bilancio dei singoli Paesi membri.

La suddivisione in uno o più mercati. Se c'è un mercato (inter)nazionale unico c'è maggiore liquidità, se ci sono 10 mercati differenti la liquidità è decisamente minore.
Varrebbe la pena anche di considerare quali sono i limiti del mercato. Mi spiego con un esempio: se devo vendere una pietra preziosa che prezzo mi fanno a Milano? E ad Amsterdam? E sono disponibile a volare fin laggiù?


La presenza di molte domande / offerte per ciascun livello di prezzo. Questo permette la determinazione precisa del prezzo. Un conto è avere un metro millimetrato ed un conto è avere un metro con i decimetri.

La pubblicità dei prezzi. E' palese che se non si sa a quali prezzi sono stati scambiati i beni simili la transazione per la parte debole diventa un po' più difficile.


Quali sono gli interessi della "parte forte"?

Naturalmente sono quelli opposti.

Non ci deve essere un mercato, i concorrenti se presenti devono essere deboli, la domanda e l'offerta devono essere frazionate e le informazioni sui prezzi devono circolare il meno possibile, non ci deve essere liquidità, non ci deve essere una autorità di mercato.


A questo punto mi pare di sentire una voce che mi dice: "Eppure caro il mio saputello il mercato tira".

Ammesso che sia vero, qual'è il grandissimo vantaggio di un bene di investimento che possiede le caratteristiche di non uniformità e di opacità di mercato?

Quella più ambita dall'uomo.

Poiché "occhio non vede, cuore non duole" non sapere che si sta perdendo è la migliore lusinga. Per contro avere tutti i giorni il Grillo parlante che ti accusa di non essere stato oculato nell'allocazione dei risparmi è devastante.

E' nota altresì la fine del Grillo.


Allora non si deve proprio investire in diamanti?

Se si è consapevoli che ci si infila in una situazione dove non c'è un mercato (non esiste un luogo deputato agli scambi) dove i beni sono tutti differenti, dove i prezzi non sono noti, e dove la struttura di mercato è monopolistica certo che si può farlo.

Se fossi un venditore di diamanti direi che comperando un diamante oggi in qualche modo è come diventare soci con il monopolista: questi non ha interesse a far scendere i prezzi.


E' quasi vero. L'obiettivo del monopolista non è la stabilità o la crescita dei prezzi ma la massimizzazione del profitto, che può avvenire anche con un ribasso dei prezzi a determinate condizioni.

Quindi le domande da fare al venditore di diamanti  sono:

- Quali sono i motivi per i quali ritieni che nei prossimi anni il monopolista non avrà interesse a far scendere il prezzo?
- Quali fattori esterni potrebbero portare il monopolista a cambiare politica?

- Sei ingrado di avvertirmi in tempo e di liquidare il mio portafoglio in tal caso? E visto che il mercato è illiquido spiegami come farai.

Per concludere un trailer sulle prossime puntate.

- Peggio dei diamanti? I quadri!



- Chiedete al vostro agente immobiliare di cambiare metodo di vendita del vostro alloggio.





PS qualcuno potrebbe pensare che mi sono maliziosamente dimenticato dei vantaggi della decorrelazione e della "tenuta" dei prezzi nei momenti di crisi.

Ecco qui le risposte, molto brutali.


Decorrelazione. Calcolata sulla serie storica lunga quanto? E con quali prezzi, visto che il listino è "a muzzo"?

"Tenuta" dei prezzi. Se il mercato è illiquido nei momenti di crisi si contraggono gli scambi e si attendono tempi migliori: non si segnano prezzi, e chi è preso per il collo si sente vittima di una epocale sfortuna.



venerdì 22 novembre 2013

Una boutade

La gestione e la consulenza sono ben altre cose.
Quindi prendetela come una battuta da bar.

Secondo me Falk Renewables (FKR) sono un titolo che prossimamente darà soddisfazioni.

Pertanto visto che non sempre ci acchiappo metto una canzone adeguata...



martedì 19 novembre 2013

Il diavolo in cattedra - Il mercato, questo sconosciuto


Inauguro oggi una serie di argomenti decisamente difficili ed astratti, ma indispensabili per capire meglio il mondo degli investimenti.

Il titolo che scelgo è mutuato dalla serie del "diavolo nei dettagli", ma poichè si tratta di uno spin off che riguarda aspetti teorici ho deciso di non etichettarlo esattamente allo stesso modo.

D'ora in avanti quindi ci saranno due tipi di "diavoli": il "diavolo in cattedra" che riguarderà i miei maldestri condensati di argomenti teorici, tipici di un manuale di economia, e il "diavolo nei dettagli" che riguarderà singoli prodotti di investimento.


Un cordiale saluto ai miei lettori

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Tutti gli aspiranti speculatori sanno che per moltiplicare i propri soldi
devono comperare a prezzi bassi e vendere a prezzi alti. Così l'attenzione della massa si concentra esclusivamente sui "numeri".

S
ono poche le persone consapevoli che il prezzo dipende anche da come è organizzato il mercato.

Anni fa mi ero già interrogato in modo assai superficiale sulla natura del prezzo di un bene di investimento. Oggi grazie allo stimolo di un amico, apro una serie di considerazioni un po' più strutturate.


Le domande odierne sono: "A cosa servono i prezzi? Come si formano? I prezzi sono tutti uguali?"

Come aveva già capito, in un altro settore, il marchese di Condorcet la "questione del metodo" non è banale.

Senza la consapevolezza del meccanismo di formazione dei prezzi investire diventa come giocare ad uno sport senza conoscere tutte le regole del gioco.  

Facciamo oggi un breve excursus generico e in seguito proveremo a calarlo nella realtà della speculazione, sia finanziaria sia reale.



Sappiamo fin dalla scuola che il prezzo si forma mediante l'incrocio della domanda e dell'offerta.


La domanda

Per
approfondire l'indagine occorre introdurre anche il concetto di valore.

Possiamo dire che il valore (per il compratore) è la somma delle utilità egli che attribuisce ad un determinato bene. E' la misura di quanto denaro potrà al massimo cedere per godere del possesso di quel bene.


Detto altrimenti: ciascuno di noi sarà disponibile ad acquistare un bene fino al raggiungimento del valore che gli attribuisce, ovvero fino a quando il cd. surplus del consumatore (la differenza tra prezzo e valore) non si azzera.

Poichè la funzione di utilità è soggettiva - è cioè una funzione molto personale che varia nel tempo, ad esempio in base alla previsione della durata della propria vita, alla ricchezza attuale e/o a quella che si prevede di avere in futuro - il valore di un bene è soggettivo.

E facile intuire che la somma di tutte le funzioni soggettive di utilità  genererà la curva di domanda del bene in questione. E la curva di domanda non è altro che l'indicazione di quanto un bene sia richiesto dai clienti ad un certo livello di prezzo.

A questo punto dovrebbe iniziare a diventare evidente l'importanza di domandarsi se il bene nel quale stiamo investendo abbia un mercato. Ecco che la parola assume almeno due significati, quello di luogo di scambio e quello di strumento per misurare quale sia la curva di domanda, che a sua volta è la misura di quanto mediamente sia utile per la massa dei clienti / investitori / consumatori avere o non avere un certo oggetto.

Non solo, diventa evidente che se esistono più mercati o questi mercati non sono trasparenti la formulazione di un prezzo diventa molto più soggettiva e si rischia quindi di allontanarsi da un prezzo che sia generalmente riconosciuto come equo.

Si è cioè a rischio "fregature".




L' offerta

La questione per i produttori è: quale sarà il livello di produzione che mi permette di massimizzare i profitti?

Una parte della risposta risiede evidentemente nei costi di produzione: non posso vendere in perdita.

L'altro punto chiave per rispondere alla domanda è: qual'è la struttura del mercato?

Ma cos'é la struttura del mercato? E perchè è importante?

La struttura indica come è fatto materialmente il mercato: a seconda della quantità (o del comportamento) degli attori (compratori o venditori) il potere contrattuale si distribuisce diversamente tra domanda ed offerta.

Viene da sé che il potere contrattuale determina chi farà la parte del leone nello scambio.


Tutti hanno sentito parlare del mercato perfettamente concorrenziale: un numero elevato di compratori e produttori, senza alcuna barriera all'ingresso ed una elevata elasticità della domanda.

Qualsiasi studente di economia è in grado di dimostrare che il "vantaggio" per l'acquirente è il massimo possibile, perché il prezzo è pari al costo marginale del bene. Detto altrimenti, qualsiasi produttore che provasse ad alzare il prezzo per fare un po' di profitto si troverebbe subito fuori mercato.

Molti avranno anche sentito parlare del monopolio, ovvero quella condizione nel quale un solo venditore la fa da padrone e organizza la produzione per massimizzare i propri profitti.

Questo vuol dire che, in caso di monopolio, o di oligopolio dove i venditori magari sono organizzati in un cartello, la quantità di bene immessa sul mercato sarà quella che permetterà la massimizzazione del profitto per i produttori, a danno dei consumatori.

Non è un caso che da oltre 100 anni esistano organismi antitrust.





Per concludere una domanda provocatoria:

se foste produttori preferireste agire in regime di monopolio o in un mercato concorrenziale?

E se foste compratori?


Nelle prossime volte caleremo il ragionamento nella pratica quotidiana.

venerdì 15 novembre 2013

Il costo della magia


Un articolo sul Madoff dei Parioli mi fa ritornare in mente una vecchissima considerazione maturata osservando, nella mia ventennale esperienza, le dinamiche che portano alla scelta di un promotore.

Non ho fatto ricerche sistematiche ma ho l'impressione che il comportamento che descrivo sia generalizzabile ben oltre i limiti della promozione finanzaria.



Per quale ragione le banche cercano di diffondersi in modo capillare in un territorio? Perchè le reti di promotori perseguono spesso intense politiche di reclutamento?


Perchè un potenziale cliente è diffidente verso una proposta di un soggetto terzo appena conosciuto? E perchè invece sopporta abbastanza agevolmente gli insuccessi dei propri consulenti in carica?



 

Ecco la mia risposta

E' comunemente accettato dagli psicologi che la mente tenda al piacere.
Si osservano differenze di comportamento perchè il piacere che ciascuno ricerca è differente.
 

Questa osservazione spiega quindi l'esistenza di tendenze contrapposte quali sadismo e masochismo, ad esempio.
Inoltre il cervello umano fin dagli albori è strutturato in modo tale che ciascuno di noi possieda una sorta di filtro che consente di creare legami tra avvenimenti.

Più si riesce a creare legami efficienti e maggiori sono le probabilità di sopravvivere. Per cui al limite è meglio avere anche legami inutili piuttosto che pochi legami.
 

Certamente avete visto con quale interesse i bambini vedono più volte il medesimo spettacolo. E' un modo per creare i meccanismi che portano alla capacità di prevedere eventi futuri. 

Tuttavia spesso questi legami non sono perfettamente razionali: sono infatti il frutto di una osservazione non sistematica ed emotiva. Ha cioè perfettamente senso che una esperienza paurosa si imprima molto di più di una esperienza piacevole. Inoltre le nostre osservazioni sono limitate al nostro io, o come dice un vecchio adagio "le esperienze degli altri non servono a nulla.".

Così sono nati i proverbi come "rosso di sera...". Ma anche la magia, come tentativo di dominare il mondo fisico e quindi ridurre le ansie sulla propria sorte. 

In quel mondo "magico" gli untori erano la causa evidente della peste; gli ebrei dei guai della Germania; ed oggi gli stranieri sono pericolosi...

Inoltre il mondo di una volta era decisamente più semplice, gestibile.

Oggi invece abbiamo a che fare quotidianamente con fenomeni altamente astratti, che tuttavia hanno ricadute molto concrete.
 

Ricordate la diatriba sullo spread? E' una invenzione o veramente un oggetto che è la differenza tra il rendimento a scadenza di due entità che non ho mai visto, come il BTP ed il BUND ha effetti concreti su di ME, che non ho mai messo piede in Germania?

E' evidente quindi che chiunque cavalchi tesi semplicistiche troverà sempre persone disponibili ad ascoltarlo, almeno fino all'hard landing.
 




Ma ritorniamo a noi.

La finanza è un settore straordinariamente astratto dove anche persone colte ed intelligenti hanno talvolta grandi difficoltà di comprensione: non solo, la casualità può contare moltissimo, più della professionalità, nei risultati di breve o medio periodo. 

La finanza quindi ci riporta allo stato primitivo, in un mondo che non siamo in grado di decodificare, in balia della casualità e poichè il denaro è un oggetto simbolico le questioni di denaro sono per noi fondamentali.

Quindi l'uomo - non solo quello moderno - che deve prendere decisioni spesso si trova in una condizione dove:
- deve scegliere in assenza o carenza grave di dati;
- non ha una chiara consapevolezza dei propri processi mentali e dell'influsso che hanno sulle proprie scelte;
- teme di dover riconoscere in seguito di aver sbagliato decisione;
- è generalmente dominato dalla pigrizia, intesa come istinto di economia energetica: se può cerca di non riconsiderare le decisioni già prese, anche per evitare il penultimo punto.

Per queste ragioni sebbene invariabilmente il potenziale cliente dichiari che il suo interesse è costituto dalla performance del prodotto la realtà è ben differente.

Quindi il processo di selezione della soluzione considerata più adatta è probabilmente casuale in senso gaussiano e non focalizzato sul merito in sè del prodotto.


In queste condizioni è dunque secondario per le grandi case di investimento (e le industrie in genere) avere prodotti eccellenti e/o venditori eccellenti. Il costo per procurarseli non è pagante. Meglio avere una ampia massa di promotori e di prodotti e segmentare il mercato in modo da essere competitivi segmento per segmento.


E se per il cliente sarebbe vantaggioso disporre di soluzioni semplici non lo è per il proponente: spesso gli strumenti semplici, se sono veramente tali, rendono poco.

Per risolvere il problema si può quindi chiedere al cliente un compenso per l'opera di intermediazione, ma di nuovo è difficile che il cliente paghi, o comunque gli si offre un potere negoziale, quello di trattare una riduzione della commissione.
 

L'altro modo di risolvere il problema è offrire prodotti finto-semplici. Ovvero cose molto complesse che sono confezionate in modo pseudo-comprensibile anche per la casalinga di Voghera.

Così nascono i prodotti strutturati, i titoli tossici, e molto altro... Tutti prodotti che funzionano bene fino all'hard landing.
In accordo con quanto sopra indicato, dopo l'hard landing il cliente potrà:
- sentirsi personalmente tradito: "Sembrava tanto una brava persona", dimostrando di non distinguere tra la proposta ed il proponente.
-
solidarizzare con il venditore della cattiva soluzione, se il cliente ha particolare paura di riconoscere di aver avuto torto. Ricorderete che per anni i fans più accaniti di Mendella non erano pochi.


lunedì 11 novembre 2013

Il diavolo nei dettagli - Un diamante è per sempre


Se domani il vostro private banker dovesse proporvi di investire in diamanti probabilmente vi sentireste lusingati e valutereste seriamente la proposta.


Tuttavia prima di accettare, affascinati dalla suggestione di varcare in questo modo la soglia di un club elitario, fate come la pietra che vi vogliono offrire: riflettete.

Fatte salve le ragioni emotive, gli obiettivi offerti con quella soluzione possono essere raggiunti diversamente e meglio?

Razionalmente le motivazioni che possono essere addotte per perorare la causa dell'acquisto di un diamante sono molteplici:

  • La decorrelazione con altri asset;
  • il mantenimento del valore reale;
  • la crescita del valore nel tempo;
  • l'elevato valore specifico, ovvero la trasportabilità e la possibilità di custodire ingenti valori in poco spazio.

E' possibile tuttavia che durante la proposta non vi menzioneranno altri aspetti, non esattamente secondari.



Esaminiamo ciascun argomento

  • Elevato valore specifico 
Eliminiamo subito il presunto vantaggio dell'elevato valore specifico: a meno che non siate mafiosi o fuggiaschi è una caratteristica poco influente, ampiamente bilanciata dal fatto che i diamanti bruciano. Quindi è meglio custodirli in un luogo appositamente ideato, piuttosto che in un caveau domestico o peggio improvvisato.


  • Decorrelazione con altri asset.
Occorre tenere presente che
- le serie storiche sui prezzi dei non sono lunghissime;

- non esiste un mercato ufficiale dei diamanti
e quindi non esiste un prezzo ufficiale.

La questione della lunghezza della serie storica sembrerebbe di poco conto, da topi di biblioteca, ma non è così.

Una serie storica relativamente giovane potrebbe essere influenzata da fenomeni non permanenti e quindi la pretesa decorrelazione da altri asset potrebbe essere il frutto di una causa fortuita e non permanente.
In sostanza, se si cerca decorrelazione è possibile trovarla con modalità meno esotiche e più liquide.

L'assenza di un mercato ufficiale è un problema non banale perché non c'è una Autorità che vigili sulla formazione dei prezzi, e almeno teoricamente, è possibile che avvenga una manipolazione del mercato.

E se taluni (a mio avviso erroneamente) affermano che sia possibile pilotare per lunghi periodi mercati molto più ampi e liquidi figuriamoci un mercato minore...

Un mercato informale ha almeno anche un altro svantaggio: è illiquido. Ovvero non ci sono flussi abbondanti di domanda ed offerta. A questo punto ai più dovrebbe essere chiaro che il mercato dei diamanti è un po' come il mercato delle case. Tutte le case sono differenti, e quindi se si vuole raggiungere un accordo occorre trovare l'occasione giusta, ovvero attendere o fare un sacrificio di prezzo.

Il meccanismo che descrive un mercato poco liquido è qui (consiglio vivamente di leggerlo).
Non solo. E' anche possibile incappare in una commissione di disinvestimento, oltre a non avere la garanzia del riacquisto da parte del venditore.



  • Il mantenimento del valore reale e la crescita di valore nel tempo
Un bene preserva dall'inflazione ed il suo valore cresce nel tempo se la sua domanda e l'offerta sono strutturate opportunamente.

Il mercato mondiale dei diamanti è in mano ad un cartello veramente ristretto di player che con ogni probabilità operano in modo da mantenere sempre "la barra a dritta". Ma se il mercato è in mano ad un gruppo ristretto non è da escludere che a determinate condizioni non sia conveniente per costoro fare anche l'opposto, specie in assenza di vigilanza.

I diamanti poi creano, come altri beni, un onere per la loro custodia e non producono interessi, cedole o dividendi. Ma se persino l'oro può essere "gestito" in modo che renda un "interesse" (vendendo opzioni), questo non avviene per i diamanti. 


Quindi in questo senso sono paragonabili alle azioni delle dot com, le azioni della bolla internet, dove l'assenza di profitti aziendali era la regola, e quindi la sola motivazione per l'acquisto era l'aspettativa di poter rivendere a prezzi maggiori.


Infine - in accordo con un articolo pubblicato da Reuter il 4/11/2013 - l'AD della IDB, una delle società che commercializza diamanti, la richiesta proveniente dal mondo affluent (la categoria di investitori che precede i private) è 5 volte maggiore rispetto a quella dei private.

Non solo,
sempre in accordo con quell'articolo una fonte bancaria che non è stata resa nota dal giornalista dichiara:
"la clientela tradizionalmente definita private, in assenza della certezza del valore rispetto ad altri beni rifugio come l'oro, al diamante preferisce beni alternativi più godibili come case all'estero, opere d'arte o gioielli."



 
Concludendo.

Sembra che i diamanti siano un business per le banche affamate di commissioni, per i collocatori e siano destinati a chi si vuole atteggiare a cliente importante. Ma parrebbe che chi ha i soldi "
veri" oggi punti altrove.

Naturalmente c'è un rovescio della medaglia: se un domani la moda si diffondesse non è da escludere che oggi si possano fare buoni acquisti.

Ciò premesso io non comprerei e mi sentei vagamente insultato se mi proponessero di comprarne.