martedì 12 febbraio 2013

Come azzerare il valore del portafoglio obbligazionario


Una enunciazione atomistica della teoria delle catastrofi afferma che queste avvengono solo quando accadono congiuntamente condizioni straordinariamente negative.


Un esempio celeberrimo è l'inondazione olandese del 1953.  


In dicembre avevo scritto che uno dei possibili driver della prossima crisi bancaria italiana sarebbe stata legata ai prezzi degli immobili. Mi sbagliavo per difetto, sembra che la crisi immobiliare possa essere una preoccupazione anche per le banche europee.
 
Apprendo che - nel
sessantennale dell'inondazione summenzionata - una crisi bancaria causata da problemi immobiliari ha colpito la quarta o quinta banca olandese, la SNS.
  
A causa dell'eccessiva esposizione creditizia sugli immobili spagnoli e olandesi questo Istituto è entrato in crisi di liquidità ed è stato salvato dallo Stato con un intervento non inferiore ai 2.5 miliardi di euro, ovviamente a carico dei contribuenti olandesi.

I correntisti ed alcuni obbligazionisti sono stati salvati; gli azionisti e altri obbligazionisti sono stati abbandonati al loro destino.

Quali obbligazionisti hanno salvato il proprio capitale?

Quelli che avevano obbligazioni non subordinate.



Chi vuole capire cosa siano le obbligazioni subordinate può rileggere quanto ho scritto in occasione di una emissone recente dell'Unicredito
. Non voglio con questo fare parallelismi poiché allo stato attuale i bilanci di Unicredito appaiono solidi.


Le obbligazioni olandesi in questione sono poi trattate a blocchi minimi di 50.000 pezzi, e i controvalori quindi non sono esattamente popolari. E' dunque presumibile che tali titoli siano per lo più nelle mani di investitori istituzionali, che sanno come bilanciare e diversificare il rischio.

Pertanto credo che solo pochi incauti risparmiatori privati possano essere stati danneggiati da un possesso massivo di titoli subordinati della SNS.


Possiamo quindi concludere che azzerare il proprio portafoglio non è facile: occorre essere imprudenti e avere sfortuna.



In genere evitiamo gli atteggiamenti che riconosciamo come come imprudenti, ma naturalmente non possiamo evitare quelli che non riconosciamo come tali.

Analizziamo brevemente allora i due fattori e cerchiamo di identificare se pratichiamo senza riconoscerli atteggiamenti imprudenti.

Un colpo di sfortuna può capitare a tutti, l'alea "puntuale" sull'emittente è relativamente poco gestibile come dimostrano a volte le disavventure occorse a titoli considerati di alta qualità fino al giorno prima.

L'aspetto più gestibile è invece quello della prudenza, ovvero della diversificazione del rischio.


Tuttavia le cose non sono così semplici come si potrebbe immaginare. Non basta comperare pletore di titoli differenti per assicurarsi da tale rischio.

Esiste infatti un fenomeno chiamato "correlazione" che lega i titoli tra di loro, ed è quindi necessario tenerne conto.



Che fare quindi? 


Anzitutto evitare il "fai da te". 

Ma l'"amico in banca" può essere la persona giusta per difendere il proprio patrimonio?


Occorre valutare. Ricorderete che nei casi di Parmalat ed Argentina molti clienti al dettaglio furono spinti da impiegati più o meno inconsapevoli ad accollarsi i rischi che in origine erano stati assunti dalle banche. 

Non sempre l'"amico in banca" conosce i fatti o le tecniche necessarie e non sempre può consigliare liberamente.

Probabilmente è bene
rivolgersi a persone qualificate.
Se volete approfondire l'argomento vi segnalo questo documento liberamente scaricabile. 








sabato 9 febbraio 2013

Il sonno della ragione e la Robin Hood Tax

Genera mostri...

Ma anche la veglia dell'ignoranza o meglio ancora della malafede non scherza.

Ricordate Tremonti? Ha fatto una serie di follie, e tra queste anche la "Robin Hood tax".
Quella tassa che avrebbe dovuto far piangere Eni ed altre grandi aziende.


Questo è il risultato. ANSA: Luce-gas, rincari 'sospetti' per la Robin tax

Poichè queste cose sono ampiamente note la sola cosa che si p immaginare è che siano parte di un disegno in malafede.


Navighiamo tra una Scilla popolata di sostenitori di tribuni del popolo che vogliono portarci fuori dall'euro, e una Cariddi dove si abbronzano altri tribuni del popolo che vogliono sovvertire con un tratto di penna anche le più elementari leggi dell'economia.

venerdì 1 febbraio 2013

Il Bund conviene?


Riprendo - dopo un mese "in salita" - a scrivere qualche riflessione, scusandomi per la prolungata assenza. 

Sembra passato un secolo quando a fine luglio Mario Draghi ha dichiarato che avrebbe fatto di tutto per evitare una crisi fatale per l'Euro. E poi è passato dalle parole ai fatti.
 

E' utile ricordare che questo sostegno è stato possibile poiché tutti i paesi dell'area europeriferica avevano sottoscritto il fiscal compact, ovvero l'impegno a ridurre con modalità certe e tempi certi l'eccesso di debito pubblico.


Oggi la garanzia della Banca Centrale Europea copre i titoli di Stato fino a tre anni.
Quindi cessate le paure di un rischio emittente i rendimenti dovrebbero essere simili. Ma lo sono? 

 
Il titolo triennale spagnolo ha un rendimento reale pari a 0; il titolo italiano è leggermente negativo e quello tedesco è pesantemente negativo.

Ovvero chi compera titoli tedeschi riceverà a scadenza una quantità di moneta che non gli permetterà di comperare le stesse cose che potrebbe comperare oggi.

Cosa succede se si confrontano i rendimenti reali a scadenza dei BTP dei Bund o dei Bonos a 10 anni? La situazione cambia?

Il rendimento reale tedesco è ancora negativo, mentre sono positivi quelli italiano e spagnolo.


Da un punto di vista psicologico questi sono i segni della paura che ancora non ha lasciato gli investitori. Nonostante tutto si preferisce perdere e "dormire tranquilli".


Interessante notare inoltre che negli ultimi 40 anni non era mai accaduto che il rendimento reale del Bund andasse sotto lo 0.




Cosa succederà?

Esistono in finanza alcune grandezze che sono definite mean reverting, ovvero che ritornano verso la media storica. Il rendimento reale dei Titoli di Stato è tra queste grandezze.

Quindi non è implausibile ipotizzare che nel futuro si vedano rendimenti tedeschi maggiori, cioè tassi più elevati degli attuali.

Questa deduzione non è banale, perché potrebbe indicare da un punto di vista politico un ammorbidimento della linea tedesca.

E questo ha anche conseguenze importanti per gli asset manager ed i risparmiatori.

Come è noto quando i tassi aumentano le obbligazioni con scadenza più distante sono maggiormente penalizzate. Inoltre i settori industriali più indebitati sono penalizzati rispetto a quelli che hanno meno debiti, a meno che non ci sia una vigorosa crescita economica che permetta di compensare i maggiori oneri finanziari.