venerdì 25 gennaio 2019

Perchè i fondi multi asset sono andati male?

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Il parcheggio non ha salvato il capitale?


In questi anni poiché la liquidità e gli impieghi di breve non rendono nulla è possibile che vi abbiano proposto un fondo multi strategy, presentandolo come un rimedio per remunerare almeno un po’ i soldi nel breve termine.

In genere questi fondi operano su mercati differenti: per esempio comprano un po’ di oro un po’ di bond e un po’ di azioni. E in genere, se una cosa va bene l’altra va male, ma alla fine si porta a casa qualcosa. Naturalmente si tratta di un investimento molto differente rispetto ad un deposito o ad un BOT perché in questo caso ci sono delle oscillazioni dovute proprio alla tecnica di investimento. Quindi è possibile che queste oscillazioni abbiano portato un po’ di malumore al cliente non ben informato. Anche se occorre dire che non è possibile fare diversamente.


Quest’anno però è andata male,
più del previsto... Perché? 


Dovete sapere che gli algoritmi per gestire questi fondi, sebbene siano molto sofisticati essenzialmente si basano su un principio cardine della tecnica degli investimenti. La decorrelazione.

Due oggetti sono correlati se si muovono insieme
per es. se uno sale, sale anche l’altro. E naturalmente sono decorrelati se si muovono in modo asincrono. Prendete il caso delle obbligazioni e delle azioni: in genere si muovono in modo decorrelato ed è per questo che si consiglia genericamente di fare un portafoglio bilanciato. 

 
Mi direte. "Bello, ma non spiega perché quest’anno questi fondi sono andati male". In effetti il nocciolo della questione è la stima della decorrelazione.

Immaginate
alla correlazione come ad una corda elastica che lega due oggetti Possiamo misurare che mediamente la corda è lunga 10 ma ci saranno dei momenti che sarà lunga 15 ad altri che sarà lunga 5. Capite che se si prendono tante corde mediamente si avrà la lunghezza desiderata.

 
In questo modo si riduce il rischio che tutti gli investimenti abbiano la corda tesa allo stesso modo nello stesso momento. E in genere funziona. Peccato che quest’anno e non capitava da quasi un secolo, praticamente quasi tutti gli oggetti sui quali si può investire si sono comportati in modo correlato, per una serie di ragioni che è difficile dire, ma che è facile rilevare o prevedere.

Quindi la cattiva performance di quest’anno è dovuta al verificarsi di due eventi sfavorevoli. Il primo è che tutto quello che si doveva muovere si è mosso insieme e il secondo è tutto quello che si è mosso si è mosso al ribasso. Insomma se fosse capitato al contrario e si fosse mosso tutto insieme al rialzo sarebbe stato un anno d’oro. 

Concludo dicendo che statisticamente questo evento, quello della
assenza di decorrelazione è molto raro, ma non impossibile.

Con l’attuale situazione economica mondiale c’è da sperare che un anno come il 2018 non si ripeta
a breve, ma chi può dirlo? Un evento statisticamente improbabile non vuol dire che sia impossibile.

 

venerdì 18 gennaio 2019

Voglio il 4%


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Alcuni giorni fa un mio conoscente - un dirigente in pensione, ottima persona e tutt’altro che uno sciocco - è venuto a trovarmi e mi ha detto: a suo tempo, nella crisi, avevo comperato dei BTP e adesso stanno scadendo. Avevo fatto un affare perché avevano cedole del 4-5%.
 

"Vorrei che mi proponessi un investimento simile, magari con la possibilità di aumentare un po’ le cedole. Sai mi servono per aiutare mia figlia".

Sono stato un poco commerciale. Gli ho detto che non c’era il modo, neanche da lontano.

Gli ho chiesto: a quanto ammonta il rendimento dei bund a 10 anni? E lui correttamente mi ha risposto intorno a 0,5% -1%. OK questo è il tasso sicuro in euro.

Se vuoi di più dobbiamo rischiare.
Se accetti il rischio cambio contro il dollaro ci sono i Tbond decennali al 3%.

Altrimenti devi andare su qualcosa d’altro. Ma in euro portare a casa un 3% non è
una bazzecola.

“M
a io vorrei di più diceva lui”.

I clienti a volte vogliono vedere solo quello che l’emozione dice loro. E in quel momento cadono preda degli sparvieri della finanza. Quelli che offrono finte soluzioni
al problema

Li per lì queste sembrano perfettamente aderenti alle loro esigenze. Ma poiché non è possibile cavare sangue da una rapa si tratta solo di cosmesi.

Gli artifici possono servire per carpire una firma, per portare a casa una commissione. Ma non è una cosa seria.
Infatti a breve riceverò una persona che ha investito in fondi a cedola e alla fine si è reso conto che non stava incassando cedole ma stava disinvestendo il proprio capitale. Peraltro in modo decisamente inefficiente dal punto di vista fiscale. E quindi è decisamente arrabbiato con il suo prossimo ex consulente.


Torniamo a noi. Quando andate dal vostro consulente chiedetegli di dirvi quali sono i rendimenti ottenibili senza sforzo, tecnicamente si dice il tasso risk free.

Se volete qualcosa di più dovete rischiare di più. E se decidete di rischiare di più fatevi raccontare bene prima dove sono gli svantaggi. Altrimenti dopo sarà tardi.

E sapete la cosa curiosa qual’è?
Che sono convinto che la persona di cui vi parlavo all’inizio non diventerà mio cliente, non a breve. Deve ancora prendere la nasata.

I soldi non sono merce qualsiasi, sono la rappresentazione delle nostre speranze e dei nostri desideri. Quindi in questo caso la tentazione di pensare a sé stesso come a un buon padre che aiuta la figlia grazie a delle cedole che non esistono lo porterà a fare scelte che alla fine danneggeranno sia lui che la figlia.

La mia controproposta era sintetizzata in uno schema che mostrava come, a fronte di un orizzonte temporale adeguatamente lungo lui avrebbe potuto fare dei prelievi e salvaguardare il capitale, ma direi che non l’ho visto convinto. E pensare che il rendimento medio annuo della mia proposta era in linea con le sue attese.

Però avrebbe visto oscillare il suo capitale e non lo accettava.


Non sono riuscito a portarlo ad una soluzione win win e non ho avuto lo stomaco di portare a casa il cliente nel breve periodo: ma sono troppo vecchio per cambiare pelle.

venerdì 11 gennaio 2019

Tre motivi di preoccupazione per il 2019

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Quando si fanno le previsioni, sia quelle economiche sia di altro genere ci sono due atteggiamenti molto diffusi: c’è chi ci crede molto, in modo quasi manicheo e chi non ci crede per nulla.

Una mediazione tra i due estremi viene proposta da B. Russel. L’eminente scienziato, matematico e logico - che abbastanza curiosamente ricevette il Nobel per la letteratura - affermava che se la maggioranza della comunità di esperti ritiene probabile un evento, è improbabile che sia avvenga l’opposto.

Quindi ascoltare un po’ di previsioni anche se è faticoso permette di regolarsi, vedendo cioè quali sono i punti di accordo tra gli esperti. Sapremo così che gli eventi opposti a quelli universalmente considerati probabili sono improbabili.

Mi pare di poter quindi affermare che la massa degli analisti sia concorde sul rallentamento della della crescita economica e ciò nonostante i paesi emergenti saranno più dinamici rispetto ai paesi più industrializzati. Inoltre viene generalmente considerato un pericolo per i paesi emergenti un eventuale rafforzamento della valuta americana poiché che aggraverebbe le posizioni debitorie tanto dei paesi quanto delle singole aziende.

In questo scenario per un investitore in dollari che voglia stare tranquillo i Tbond decennali rendono il 3%. Ma per un investitore in euro i dilemmi non mancano, poiché il rischio cambio è tale per cui un movimento neanche troppo marcato potrebbe infliggere danni nel breve termine.

Ma quali sono le mie preoccupazioni?
Anzitutto è mia opinione è che
la Cina stia rallentando poiché è alle prese con gli effetti dei dazi americani e con la propria domanda interna, non brillante. Purtroppo il rallentamento cinese non è solo un affare cinese perché la Germania è una grande esportatrice,anche in Cina e noi siamo in parte subfornitori della Germania. Ecco quindi che il rallentamento dell’economia mondiale e cinese ci tocca da vicino.

Poi c’è la questione delle banche centrali che devono gestire la recessione che si presenta all’orizzonte. L’obiettivo delle banche centrali è il controllo dell’inflazione e per quello che riguarda la FED c’è anche il sostegno alla crescita economica, che tradizionalmente viene perseguito usando la leva dei tassi. 

Recentemente abbiamo assistito ad un duello tra la FED e il presidente degli USA che aveva twittato che alla FED erano impazziti a voler alzare i tassi e ha poi manifestato di voler licenziare il suo presidente. 

Le parole di Trump sono dannose perché delegittimano una istituzione cardine a livello mondiale e la mettono in condizione di essere criticata qualsiasi decisione prenda.
Quando non alzerà i tassi sarà definita schiava di Trump e quando li alzerà sarà tacciata di averlo fatto senza una reale necessità ma per marcare la propria indipendenza. La mia impressione è che il recente aumento non sia stato fatto tanto per raffreddare l’economia, quanto per ricostituire un po’ di margine, ovvero per poter diminuire i tassi quando arriverà il rallentamento economico. Il problema è che una gelata dei tassi crea il rischio di un anticipo dell’arrivo della fase recessiva, prevista per fine 2019 inizio 2020.

Intanto in Europa la BCE che non ha modo di abbassare i tassi per contrastare una eventuale recessione e il QE che è già in atto da oltre 6 anni è in riduzione. LA BCE quindi ha meno cartucce della FED anche occorre notare che non ha il compito di stimolare la crescita economica.

Infine occorre notare che in questi anni i paesi europei che avrebbero dovuto ristrutturarsi approfittando della congiuntura favorevole non lo hanno fatto ed hanno anzi espanso il bilancio. Oggi siamo in prossimità del redde rationem di questa apatia. Se dovesse arrivare un rallentamento mondiale i bilanci dei paesi euromediterranei saranno presumibilmente colpiti e metteranno a dura prova le strutture statali e comunitarie.

Concludo affermando che lo scenario per il 2019 si presenta fragile.

  1. Il rallentamento dell’economia mondiale;
  2. la lotta per il predominio tra Cina e Usa;
  3. le banche centrali che hanno relativamente poche opzioni, 
  4. i bilanci di alcuni paesi dell’UE che non sono in ordine;
  5. i toni aspri del dibattito politico in Spagna e in Italia; 
  6. l’incognita dei rapporti tra UE e UK.

Sebbene sia saggio investire per il lungo periodo il 2019 si presenta come un anno in cui la prudenza sembra essere utile.




venerdì 4 gennaio 2019

Il Pandoro e il Futuro del Mondo - 2



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Come da tradizione, in questi giorni, tra un calice di vino ed una fetta di pandoro, provo a raccontarvi cosa mi immagino per il futuro a lungo termine.

Il titolo originale doveva essere tra pandoro e Pandora, spero di non rattristarvi troppo con la mia visione decisamente pessimista sul nostro futuro.
L'esortazione è quella di lottare insieme affinché io possa avere torto.