sabato 21 gennaio 2017

I regali dei Trump agli Obama e agli Americani

"Temo gli Achei anche se portano doni"


Ho trovato significativo che i Trump -
fuori dal protocollo - abbiano fatto un regalo agli Obama.

A chi si fa un regalo? Ai padroni di casa, quando vai in visita. 
Ma quella non era una visita, era un passaggio di consegne.
Quindi i regali non sono previsti.

Non potrebbe dunque essere un indizio che "si sentono ospiti"? 
E questo è un bene o un male? 

Naturalmente si potrebbe dire: "E' un bene! Non sono parte dell'establishment, è il loro pregio.".

Il problema è che quando SEI il Presidente SEI l'establishment.
Non riconoscerlo è un errore ed un pericolo per la stabilità del sistema.
Un esempio. Pur di salvare il dogma dell'infallibilità "ex cathedra" dei papi, la Chiesa non esita a prendere le distanze dalla vita di Alessandro VI (Papa Borgia), affermando che - nonostante tutto il resto - i suoi interventi dottrinari erano impeccabili.

Trump sta quindi camminando sul ghiaccio sottile: da un lato ha un ruolo che non dovrebbe prevedere sbavature, meditato, dall'altra è sicuramente un umorale, indisciplinato, autoconfidente fino all'eccesso, ed ha la necessità politica e caratteriale di continuare a marcare le differenze.

Il quadro che ne viene fuori è di elevata imprevedibilità.

Se da un lato un buon sistema istituzionale è organizzato per sopperire alle manchevolezze di un attore, anche importante, dall'altro è necessario che questi si riconosca nel proprio ruolo.

E ieri il segnale, dato con quel regalo, è che non ci si è ancora calato. Questo quindi potrebbe creare un "deragliamento istituzionale".
Quando sono possibili scenari "imprevedibili" alla finanza e in generale all'establishment non piace.

Il rischio di una collisione dolorosa e forse esiziale è autentico. Non escludo che la fine dell'era Trump possa essere traumatica, e questo non è un buon viatico per nessuno.


Ma qual'è il "regalo" avvelenato che è stato fatto agli americani?

"Buy american!"


E' una sciocchezza.

Se il Messico produce (rispetto agli USA) in modo più efficiente una merce ne diventa esportatore.

E questo secondo una miriade di studiosi porta benefici a tutti.

Ammettiamo dunque che i cittadini Americani abbiano nel loro complesso un reddito di 100 e spendano, per avere quel bene, 10.

Se gli USA decidono di mettere un dazio di 2 (il 20%) all'importazione della merce prodotta in Messico - e ammettendo per semplicità che non ci siano reazioni da parte del produttore, che impone a sua volta un dazio ad una merce americana - è come se si tassasse il cittadino, che prima disponeva di un reddito di 100 ed adesso ce l'ha di 98, per consumare le stesse cose.

C'è chi potrebbe argomentare. I nuovi lavoratori americani riceveranno uno stipendio generato dal dazio e compreranno, espandendo i consumi e quindi la domanda. Vero, ma:
- chi lo dice che compreranno americano?
- chi lo dice che quel 2 di tasse non sarebbe stato speso anche dal consumatore che adesso con quei soldi paga una tassa?

Quindi applicando alla lettera e in modo talebano il suggerimento del Presidente è un po' come fare una colletta a favore dei disoccupati.

Quindi i trumpisti di qua e di là dell'oceano stanno in fondo elogiando anche il governo italiano che ha una P.A. almeno in parte inefficiente e che per ragioni sociali non la vuole smantellare.

Chi si lamenta dei forestali in Calabria dovrebbe aver presente che i lavoratori dell'auto del Michigan - quando sono sussidiati dai dazi - sono la stessa cosa.

La via dell'autarchia è impoverente, come presto sperimenteranno gli Americani e come noi abbiamo fatto mantenendo la lira quota 90 contro la sterlina quando c'era Lui.

Naturalmente è presto per capire quale sarà l'effetto netto delle politiche economiche di Trump, perchè ci sono anche molte cose che potrebbe fare per bilanciare questi effetti, ma se - come temo - non ha un piano e si affida ai trucchetti ed ai colpi di mano, andrà a sbattere.

mercoledì 4 gennaio 2017

Anno nuovo, vita nuova

Gentili lettori
per esigenze di tempo sto scrivendo sempre meno.

Diraderò ancora di più i post che implichino ragionamenti più ampi.
A causa della velocità della vita come direbbe David Bowie sposto i miei commenti sull'account Twitter.

Seguitemi dunque in questa mia nuova avventura di micro blogger.

Ma non temete. Quando avrò il modo o quando mi solleciterete scriverò, ancora.