venerdì 24 luglio 2020

Siamo in bolla?




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Vi prego di seguire con un po’ di pazienza il mio ragionamento perchè parto da lontano ma poi arrivo ad una conclusione pratica.

In questi giorni un cliente mi ha chiesto se i mercati - attualmente - sono in bolla.
Il ragionamento che faceva non era per nulla campato in aria: se le banche centrali hanno immesso una quantità di liquidità pari alla somma dei precedenti interventi degli ultimi 10 anni, vuol dire che i prezzi attuali delle asset class sono gonfiati. La gente compera per disperazione perché non sa più dove mettere i soldi.

In effetti il ragionamento fila. E in effetti i rapporti Prezzo Utile delle azioni sono sui massimi storici.

Però… Come ha dimostrato all’inizio dell’anno, in modo straordinariamente nitido, il responsabile dell’Ufficio Studi della mia SIM è in atto uno shift verso l’alto del rapporto prezzo utili, che resteranno tali per un periodo non breve. A proposito se vi interessa quel documento chiedetemelo, che ve lo mando. E’ un po’ tecnico ma se masticate un po’ di tecnica lo troverete fantastico.

Ma torniamo a noi. E’ vero che adesso siamo in una situazione in cui il rapporto prezzo utili è ai massimi storici e quindi poichè è una grandezza mean reverting la statistica ci dice che ci si dovrebbe attendere un ridimensionamento, un ritorno sulla media. Ma siamo anche in un momento in cui le Banche centrali hanno dichiarato di voler mantenere bassi i tassi per un prolungato periodo di tempo. E questo vuol dire che le attività sicure hanno tassi negativi e che per cercare rendimenti occorrerà operare sulle attività rischiose.

Detta in una sola frase. C’è così tanto denaro in giro, immesso per volontà politica, che i prezzi delle azioni o, se preferite, i rapporti prezzo utile non caleranno per molto tempo anche se adesso sono sui massimi.

Quindi la risposta al mio cliente è stata. “No, non siamo in bolla perchè questi non sono momenti normali. Quando - tra molto tempo - la liquidità si ritirerà allora, saremo in bolla. Allora o le società faranno utili alla grande o i prezzi scenderanno”. Ma se per ipotesi domani le società tornassero a fare utili normali, pre covid per intenderci, i prezzi saliranno.

Ma perchè tutto questo ragionamento dovrebbe interessare anche chi mi ascolta?

Perché se da un lato il flusso di denaro alla ricerca di rendimenti non permetterà discese permanenti dei prezzi degli asset, dall'altro lato se si vorrà fare qualcosa di meglio del mercato occorrerà provare a selezionare i temi più redditizi.

A questo punto è legittima la domanda: ma perchè non accontentarsi del rendimento di mercato? Nel periodo 1997 - 2020 a fronte di una detenzione dell’indice SP500 di 10 anni (ovvero io compro e tengo per 10 anni) il rendimento minimo è stato -5% e il rendimento massimo oltre il 14%. E’ abbastanza.

Si ma quelli erano altri tempi. Adesso con l’abbondanza di liquidità presente e per la manifesta volontà di mantenere i tassi bassi per lungo tempo i rendimenti attesi saranno molto minori. Insomma si rischia di avere rendimenti di molto meno della metà, per il prossimo decennio.

Inoltre la volatilità aumenterà perchè i player del mercato nel tentativo di creare o trovare opportunità cercheranno di cavalcare situazioni che appariranno come promettenti, creando quindi estensioni artificiali del movimenti naturale del mercato.

Insomma saranno anni complessi e inesplorati, dove solo parte di quello che sappiamo servirà.
E quindi il consiglio è non affrontate un terreno inesplorato senza un compagno che almeno un po’ ne sappia.

venerdì 17 luglio 2020

Luca e il ponte verso la pensione




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Ho conosciuto una persona di 57 anni, appassionato di finanza e segue attentamente i propri investimenti. Dopo un po’ mi ha confidato di avere dubbi sulla possibilità di trovare un nuovo impiego, se l’azienda per la quale lavora, nei prossimi mesi dovesse chiudere.

Era piuttosto sconfortato, sebbene possieda un patrimonio finanziario di alcune centinaia di migliaia di euro, perché se da un lato era consapevole che in un modo o nell’altro avrebbe avuto di che sopravvivere durante i quasi 10 anni che lo separano dalla pensione, temeva che il capitale che gli sarebbe rimasto non sarebbe bastato per comprarsi una casetta e finalmente vivere in pace.

Il problema di come riuscire a crearsi una rendita periodica senza ricorrere ad una assicurazione è abbastanza comune. Un caso astratto lo avevamo già affrontato alcuni mesi fa. Vi lascio i link per rivedere le puntate.
Qui https://www.youtube.com/watch?v=8mGSK66vjC0&t=0s e qui https://www.youtube.com/watch?v=yOdUwzkppoU&t=0s

Questo è un problema che si potrebbe riassumere nella domanda: in questa situazione cosa mi posso aspettare per il futuro?

Per rispondere per prima cosa ho analizzato i suoi investimenti ed ho capito la sua ansia: negli ultimi 10 anni il suo patrimonio non era praticamente cresciuto, il che vuol dire il suo capitale si è svalutato di circa il 15 -20% in termini di potere di acquisto. Infatti anche se noi vediamo sempre la medesima rassicurante cifra, il potere di acquisto in 10 anni cala considerevolmente.

Interessante anche notare che, sebbene sia una persona tutt’altro che stupida e sia tutto sommato abbastanza pratico di banche ed investimenti non sia riuscito a cogliere un punto essenziale: occorre fare un programma e seguirlo. Occorre cioè stabilire quale è il tempo che ci dobbiamo dare per arrivare al risultato e avere la freddezza di continuare a implementare il piano anche in condizioni emotivamente avverse.

Ma perchè noi italiani non siamo abituati a fare investimenti di lungo termine?
Una volta era tutto molto più facile perchè i BOT ci hanno “insegnato” che scaduto un BOT se ne faceva un altro. Quindi investire per il lungo periodo - per la nostra esperienza - era solo una successione di investimenti di breve periodo. Ma quel tempo è finito.

Questo signore si è baloccato con i suoi soldi senza un piano preciso ed i danni li sta vedendo solo adesso. Per anni ha comprato i prodotti proposti di volta in volta dal suo “amico in banca” che gli ha venduto in perfetta buona fede certificati, assicurazioni infarcite di costi e ricarichi, pochi fondi, rigorosamente della casa e tutto quello che gli veniva di volta in volta indicato dalla direzione commerciale.

Risultato: 350 mila euro aveva 10 anni fa 350 mila euro ha adesso.

Gli ho detto che avremmo dovuto fare un piano. Abbiamo valutato insieme le sue necessità di cassa per i prossimi 10 anni, abbiamo visto quale era la sua propensione al rischio, in modo tale da poter organizzare un portafoglio che non lo facesse morire di paura se si presentasse (e credetemi si ripresenterà) un momento difficile come come il collasso dei mercati di marzo.

E sulla scorta di questi dati ho sviluppato un piano che alla fine è piuttosto rassicurante.

Investendo disciplinatamente ha i soldi per arrivare alla pensione, ha i soldi per comprare una casetta e ristrutturarla, e gli avanza ancora qualcosa.

A questo punto mi chiederete: ma come fai ad esserne sicuro?

Per due ragioni.
La prima: ho stilato un piano di sviluppo del capitale molto conservativo: per chi è un po’ più tecnico posso accennare che ho impostato due rendimenti medio del patrimonio: per il worst case pari al 10° percentile per il success al 40° percentile dei rendimenti storici degli ultimi 25 anni.
La seconda: abbiamo davanti 10 anni. Anche se non so cosa faranno i mercati tra un mese o un anno sono abbastanza confidente di poter avere ragione a lungo termine.

Mi spiego meglio. Scommettere giorno per giorno a testa o croce è il modo migliore per non avere risultati, ma scommettere che tra 10 anni la metà dei risultati sarà stata testa e l’altra metà sarà stata croce è una scommessa vinta.

Perché la media domini la varianza occorrono tempi lunghi.

venerdì 10 luglio 2020

Wirecard e l'ansia negli investimenti





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Forse avrete sentito che Wirecard, una importantissima società presente nell'indice di Borsa tedesco è passata da 150 euro a 3 euro per azione nel giro di poche settimane.



Questo avvenimento ci dà l'opportunità di fare molte considerazioni.

La prima è che c'è differenza tra una flessione, anche severa, e una perdita. La flessione implica un recupero, anche se forse in tempi lunghi, mentre la perdita non prevede un recupero perché ad es. la società fallisce.


Una persona mi ha recentemente chiesto se si possono evitare investimenti che comportino flessioni severe o perdite. La risposta è ni, anche se vi avevo detto, la settimana scorsa, che la specificità delle affermazioni distingue un professionista da un dilettante.


Anni fa un amico laureato in una materia scientifica mi disse “io da te mi aspetto delle previsioni esatte perché io che sono un dilettante posso sbagliarmi ma tu no”. E poi mi aveva chiesto cosa avrebbe fatto la borsa il giorno dopo.

Risposi che la sua impostazione era concettualmente corretta ma che occorreva mettersi d’accordo su cosa volesse dire “giusto” o “sbagliato”, perché quando si parla di argomenti ingegneristici o fisici due più due fa sempre quattro, ma le cose si complicano se si parla di fenomeni sociali, perché la finanza è un fenomeno sociale e il metodo delle scienze sociali è la statistica.


La statistica è nata cioè per descrivere fenomeni che non possono essere descritti in modo deterministico, inoltre per ragioni che sarebbe bello approfondire, ma che ci porterebbero troppo lontano, noi uomini pensiamo praticamente sempre in modo deterministico, perché è più pratico, meno faticoso e soprattutto riduce l’ansia.


Facciamo un esempio: se dico Rosso di sera… Cosa rispondete? Avrete certamente ricordato il famoso adagio. Concorderete, inoltre che il “si spera” sarà probabilmente stato aggiunto in seguito, quando ci si sarà resi conto che spesso, nonostante un tramonto rosso, il giorno successivo il tempo non era quello predetto.


Quindi a fronte dell'evidenza che il proverbio funzionava solo a volte, piuttosto che buttarlo via e non avere più una finta ma confortevole sensazione di poter prevedere il futuro si è preferito attenuarne il valore previsionale e mantenerlo. In definitiva la previsione sarà stata anche farlocca una volta su due, ma il senso di comfort di possedere un metodo per dominare il futuro è stato mantenuto, con tutto vantaggio per l'anima poiché l'incertezza crea ansia e l'uomo che ne è già sovraccarico la respinge in tutti i modi.


Ma allora cosa deve fare un professionista della finanza con il proprio cliente?

Deve indicare che gli obiettivi chiari e determinati sono possibili solo nel lungo periodo, perché la statistica non fa sconti. Quindi nel breve potrebbero capitare e capitano, eventi traumatici imprevedibili. Questo avvicina la gestione dei patrimoni all'arte della navigazione: occorre tracciare una rotta di massima e poi eseguire variazioni in base alle condizioni del momento.


Il punto è che il cliente, se lasciato a sé stesso, non ne vuole sapere di probabilità, vuole certezze e subito, anche finte, come quelle del proverbio.


Anche in questo caso la vita ci offre una coperta corta. O accettiamo l'ansia dell'incertezza di breve medio periodo, gestendo comunque i nostri investimenti in modo da fare si che la tensione emotiva sia sempre mantenuta ad un livello accettabile, o la rifiutiamo rifugiandoci in un mondo di soluzioni posticce, studiate apposta per eliminarla, al prezzo però di non guadagnare.


Quindi alla domanda: è possibile evitare brutte sorprese come il tracollo di Wirecard o di Parmalat o Argentina? La risposta è: si può fare qualcosa per ridurre i danni di un evento avverso, sia in fase di pianificazione sia in fase di gestione dell'evento, ma il solo metodo ragionevole per non buttare soldi dalla finestra non è cercare di evitare a tutti i costi il danno, perché alla fine porterebbe ancora più danni. È proficuo piuttosto immaginare preventivamente il caso avverso in modo che quando si verificherà non sia esiziale per il portafoglio.


venerdì 3 luglio 2020

Questa estate farà caldo




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Accettare la scommessa “Scommetto una pizza che quest’estate farà caldo” è ben differente dall’accettare “scommetto una pizza che domani a Torino alle ore 14 ci saranno 27 gradi e 85% di umidità”.

Nel primo caso è pagare una pizza ad uno scroccone, nel secondo caso è pagare una prestazione professionale ad un metereologo.

Infatti se una affermazione è molto specifica è sia facilmente verificabile sia poco probabile che avvenga per caso. Se invece una affermazione è poco specifica è probabile che si verifichi per caso e quindi dice poco circa le qualità professionali della persona che sta facendo quelle affermazioni.

Quindi sia quando parliamo con un decoratore sia quando parliamo con un consulente medico legale o finanziario occorre concentrarsi non su quanto ci fa piacere sentire ma su quanto ci viene detto in modo specifico.

Il problema è che per il cliente questo modo di procedere è faticoso perché ci impone di metterci anche un po’ nei panni del professionista.

Un medico vi farà fare 10 esami e solo alla fine dirà “hai questo”. Prima dei 10 esami sarà vago lasciandovi nell’incertezza e nello stress. Solo al decimo esame vi dirà quello che in fondo voi già “sapevate”. E vi direte tra di voi: “ma ci voleva tanto?” Eh, sì ci voleva tanto, per essere sicuri che fosse quello e non altro.

Un santone invece vi guarda in faccia e in base all’intuizione vi dirà “hai male alla pancia”. E voi gioirete e comprerete una cura di tisane per un mese nel quale o guarirete o peggiorerete.

Non si sa se avete male alla pancia perché avete preso freddo o avete un malanno serio. Lo scoprirete nel tempo. Intanto il beneficio è che non siete più stressati. Per questo i santoni sono popolari. Perché cercano popolarità e fanno calare lo stress. Non cercano cause o sicurezze.

Questo spiega perché c’è molta gente che va dal santone, anche se occorre dire anche che il medico moderno è preso un po’ dal delirio di onnipotenza e non guarda più negli occhi il paziente.
E poiché noi siamo umani ci risentiamo se chi si occupa di noi bada solo al nostro malanno e non a noi.

Quindi sia per i medici sia per altre categorie professionali è indispensabile recuperare l’aspetto relazionale, che però non deve costituire l’essenza della relazione di cura. Si tratta invece di trovare un equilibrio tra i bisogni materiali e dell’anima. Quanti sono gli anziani che vanno a farsi prescrivere medicine inutili solo perché il medico li ascolta e li conforta? Ma alla fine un medico che dà un placebo ad un malato immaginario sa cosa sta facendo, e se il malato andasse da un santone potrebbe finire peggio.

E questo ha a che fare con gli investimenti?

Certo perché a volte noi abbiamo a che fare con i santoni degli investimenti. Sia quelli che dicono tutto ed il contrario di tutto in cerca di popolarità sul web, sia quelli che facendo leva sugli aspetti umani e sul nostro desiderio di essere ascoltati ci rifilano più o meno consapevolmente delle fregature.

Non è un caso che all’inizio della mia carriera 30 anni fa venissi scaricato con la famosa frase “sai ho un amico in banca”. Il vento era già cambiato ma la gente non se ne era accorta e ci sono voluti anni per far capire a molti che non c’era più una risposta semplice alla domanda legittima “quanto rende il mio investimento?”. Una volta la risposta era facile: c’erano i BOT. Ma adesso la risposta a questa domanda deve essere data in modo differente, proprio perché il mondo è cambiato.

Però la risposta sincera potrebbe non piacere a chi è abituato ancora alla vecchia maniera. E questo li fa diventare facili prede.

Se vi presentassero un certificato e vi dicessero tu guadagnerai il 5% all’anno se queste azioni non scenderanno, voi vi soffermerete sulla percentuale che sperate di guadagnare e non sul fatto che è una scommessa.

La domanda giusta da fare al proponente sarebbe invece: "ma tu cosa ne pensi di queste azioni? Perché se sono buone ce ne compriamo direttamente un po’, se non sono buone meglio non comperare neanche il certificato perché tanto non prenderemo il 5%.".

Se il proponente ha strumenti tecnici adeguati per rispondere vi dirà se secondo lui le azioni che costituiscono il sottostante del certificato sono buone o meno. Poi potrete discutere se comprare il certificato o le azioni (io sono per l’acquisto delle azioni). Ma se invece inizia a cincischiare cose del tipo “...è per diversificare”… allora è meglio cercare di capire cosa vi sta dicendo tra le righe, e cioè “ma cosa diavolo vuoi che ne sappia di come sono quelle azioni. Questo ho e questo vendo”.

Come vedete fare un investimento senza avere una motivazione specifica ci riporta nell’ambito delle affermazioni del tipo "questa estate farà caldo".