martedì 30 giugno 2009

Madoff, i derivati e lo scudo fiscale

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Un breve post, anche autocelebrativo.

Sono lieto della velocità della macchina processuale americana, che ha impiegato 6 mesi per castigare un truffatore, mentre in Italia sarebbero occorsi 20 anni.

Constato che si sta mettendo mano a livello internazionale alla regolamentazione dei derivati, e avevo scritto poco prima dell'insediamento di Obama che avrebbe dovuto occuparsene.

Noto che ho sbagliato sulla tempistica dello scudo fiscale, ma che sta arrivando.

venerdì 26 giugno 2009

Nuovi tarli per il cassettista

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
In gennaio evidenziavo come investire in un indice borsistico sia più saggio che investire su una singola azione.

Oggi mettiamo sotto esame un altro assunto fondamentale della filosofia del cassettista.

“Compra e tieni” offre di sicuro il miglior risultato? E’ saggio “farsi un giardinetto” e aspettare?

Sappiamo che diversificare è comunque meglio che concentrare gli investimenti. Ma attendere è sempre la miglior strategia?

Esaminiamo la tabella che segue:
- nelle prime due colonne c’è il valore di un investimento iniziale (dividendi esclusi) di 100 (lire o euro) in un indice azionario area euro e in un indice azionario italiano.
- Nelle due colonne successive si trova il rendimento ottenuto anno per anno.
- Le ultime due colonne mostrano il rendimento che si sarebbe ottenuto comperando in un certo anno e aspettando 5 anni prima di realizzare.






Vedere rendimenti negativi a livello annuale non stupisce.

Stupisce di più vedere che 5 anni di attesa non garantiscono la sicurezza di un rendimento positivo, ma posso assicurare i miei lettori che neppure 10 anni di attesa danno la certezza di un rendimento sopra lo zero.

Trovo poi stupefacente vedere che il montante (il valore finale) dell’investimento nell’indice italiano è pari alla metà di quello europeo. Ovvero un capitale di 100 investito in azioni europee nel 1987 avrebbe reso quasi il 5% medio annuo contro l’1% abbondante dell’investimento italiano.


Ordinando i rendimenti della tabella precedente in modo decrescente si possono fare altre osservazioni.





E’ interessante notare che:

Su base annuale l’indice italiano ha massimi e minimi maggiori rispetto al suo collega europeo, ma nel periodo quinquennale avviene l’inverso. Quindi la Borsa Italiana pare più “movimentata” nel breve periodo, o se vogliamo più umorale.

Esaminando la numerosità dei rendimenti annuali positivi vediamo che l’indice italiano ha presentato un risultato pari al 59% dei casi, mentre quello europeo nel 68%. Quindi operando nella Borsa italiana occorre essere più accorti nel timing.

Le azioni europee su 18 rendimenti quinquennali (nel senso che ci sono 18 periodi di 5 anni nella serie storica esaminata) offrono 13 rendimenti positivi ed uno “quasi” positivo (72% - 78% a seconda dei casi); mentre le azioni italiane offrono 11 rendimenti positivi (61%) su 18. E questo dato sembrerebbe confermare la conclusione sul timing espressa nel paragrafo precedente.

Concludo affermando che, pur avendo un valore scientifico relativo, queste osservazioni indicano che la Borsa domestica, non sembrerebbe essere il paradiso dei cassettisti, quanto piuttosto quello degli speculatori

mercoledì 17 giugno 2009

I prezzi di borsa e la Verità

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM

Riprendo oggi un tema caro a K. Popper e chiedo: “la verità è evidente?”

La questione è tutt’altro che banale per le sue implicazioni.

Da un punto di vista “filosofico” affermare che la verità è evidente implica che vi sono persone che negano l’evidenza.

Sorge allora la questione: come comportarsi con costoro?

Poiché la loro malafede è evidente, di volta in volta sarà facile definirli
- “strumenti del demonio” e quindi metterli al rogo;
- “rivoluzionari” e quindi schiacciarli con le truppe fedeli,
- “controrivoluzionari” e quindi ghigliottinarli,
- “esponenti di una scienza ebrea” e quindi ostracizzarli,
- “nemici del Popolo” e quindi inviarli nei gulag.

Tuttavia restare senza troppi punti di riferimento è faticoso ed innaturale poiché occorre ogni volta ragionare come se si fosse davanti ad un fenomeno nuovo. La fisiologia del cervello in questo senso ci aiuta a vivere meglio, filtrando il “nuovo” dal “vecchio” e consentendoci quindi di non guidare sempre come neopatentati.

Ma a volte il cervello gioca brutti tiri...

Per rientrare nell’ambito della finanza, possiamo constatare che in Borsa tutti accettano pacificamente che la Verità non sia evidente, anche se poi - abbastanza curiosamente - quasi nessuno si comporta coerentemente con questo assunto in altri campi della propria esistenza.

Ma anche questo è normale: il cervello si “abitua” anche ad essere incoerente.

Un esempio: assumiamo che potrebbe essere ragionevole vendere azioni Fiat, dopo l’operazione Chrysler, perchè il titolo potrebbe aver raggiunto una valutazione tale da non poter più crescere sostanzialmente in un arco di tempo “adeguato”.

Tuttavia qualcuno comprerà le azioni che vendo.

Possiamo ipotizzare che le notizie in possesso del compratore e del venditore siano le medesime e che gli orizzonti temporali non siano così diversi da ribaltare totalmente i comportamenti di investimento.

Quindi, a fronte di dati uguali, si raggiungono conclusioni opposte. E poiché i prezzi si formano continuamente ad ogni compratore si oppone un venditore e viceversa.

Solo a movimento avvenuto diventa “evidente” che le cose sarebbero andate così.

Concludo con una provocazione.

E’ preferibile un consulente dubbioso od uno SICURO?
E’ preferibile un leader dubbioso o uno sicuro?
Ma se è dubbioso che leader è?
Paghereste un consulente dubbioso?

giovedì 11 giugno 2009

Trilussa e “Sell in may and go away”

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Un vecchio proverbio di Wall Street suggerisce di vendere in maggio (per ripresentarsi compratori in autunno).

Il buon senso suggerisce di non badare ai proverbi, poiché le ricorrenze suggerite non sono garantite; d’altra parte chiunque frequenti i mercati finanziari ha notato che i mesi estivi sono più deboli dei mesi invernali.

Mi sono incuriosito ed ho compilato la seguente tabella con i dati calcolati dalle serie storiche degli indici Comit e SP500, dal 1973 ad oggi.






Alla voce “Media” vedete il rendimento ottenuto comperando l’indice di borsa sopra indicato il primo giorno del mese e rivendendolo nell’ultimo giorno.

La voce “Dev. St.” (deviazione standard) indica quanto la media sia stabile, ovvero (in un certo senso) quanto spesso si incorre in eccezioni alla “regola” del rendimento medio indicato.

Più è alta la deviazione standard e più in rendimento indicato è instabile, cioè i valori “reali” si discostano dal valore medio; per es. rammento che quest’anno il mese di gennaio non è stato per nulla buono, contrariamente alla tradizione.

All’interno delle colonne, per facilitarne l’individuazione, ho segnato in arancione i valori massimi ed in azzurro i valori minimi.

Vediamo così che (mediamente) sul mercato italiano come su quello statunitense il mese più redditizio è gennaio; settembre invece è il mese meno propizio per i compratori.

Osservando la Dev. St. vediamo che ottobre è il mese più incerto poiché in entrambi i mercati la deviazione standard raggiunge i massimi (se dovessimo giocare una schedina una tripla ci starebbe tutta).


Che conclusioni si possono trarre dalla tabella?

Anzitutto ricordiamo l’ammonimento di Trilussa il quale diceva che “la statistica è quella cosa per cui se io ho un pollo e tu no, abbiamo mezzo pollo a testa”.

Balza all’occhio che il proverbio dice il vero se lo vogliamo prendere come indicazione di massima sulla debolezza stagionale, ma mi guarderei bene dal prendere provvedimenti operativi sulla scorta di queste osservazioni, poiché la possibilità di incappare in “circostanze eccezionali” è decisamente alta.


Concludo con la versione originale della poesia del vate romano



LA STATISTICA

Sai ched'è la statistica? E' 'na cosa
che serve pé fa' un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che sposa.
Ma pe' me la statistica curiosa
è dove c'entra la percentuale,
pe' via che, lì, la media è sempre eguale
puro co' la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all'anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t'entra ne la statistica lo stesso
perché c'è un antro che ne magna due.

Trilussa

giovedì 4 giugno 2009

Le emozioni nell’acquisto di prodotti di investimento

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM


Riprendo un concetto espresso dal politologo Sartori che oltre 25 anni fa si scagliava contro il novitismo nell’editoria. In quel tempo l’illustre accademico censurava la pratica di pubblicare libri nuovi anziché ristampare i vecchi, sebbene ritenuti migliori.

Dopo 25 anni posso affermare che la situazione non mi pare migliorata ma addirittura che la tendenza si sia estesa anche ad altri settori dell’industria.

La necessità commerciale di creare pretesti per consentire alla forza vendita di fare pressioni con nuove “ragioni” sul parco clienti, unito alla necessità di cercare sempre nuovi compratori, induce le società a creare novità, senza troppo ragionare se il benessere di lungo periodo delle aziende e quello dei clienti sia poi così slegato.

Considerando inoltre che ogni essere umano, nel momento dell’emozione, difficilmente resiste alle tentazioni e che, mediamente, il privato pianifica poco le strategie di investimento, si creano prodotti “emotivi” adatti ad essere acquistati d’impulso, quasi come fossero prodotti da banco.

Un esempio eclatante è stato il boom di prodotti a capitale garantito offerti sui minimi borsistici del 2003.

Mi sono chiesto:
“A che punto sarebbe oggi un investimento effettuato un anno fa su un prodotto “emotivo”?”

Sia chiaro che l’esperimento che propongo in seguito non ha un criterio di scientificità ed i titoli scelti sono assolutamente casuali, così come è casuale la sollecitazione all’acquisto di un certo prodotto che potreste ricevere da un promotore o un bancario.

Eventualmente nel tempo potremo seguire i titoli che propongo oggi e vedere come si comporteranno.

Ho immaginato di investire 6000 euro un anno fa circa in 6 ETF; 5 molto “emozionanti”, con idee “forti e strategiche” ed uno decisamente “noioso”.

Ecco i puledri sui quali ho puntato

Etf S&p Timber&forestry Ish. L’indice, calcolato da S&P, seleziona tra tutte le azioni quotate nel mondo le 25 più liquide e capitalizzate la cui attività è legata alla proprietà, gestione o partecipazione alla catena produttiva di foreste e legname (come la produzione di carta).

Etf Alter Energy Lyxor. E' un indice … composto dalle 20 più grandi società (per capitalizzazione del flottante) selezionate tra quelle comprese nell’indice Dow Jones World Index con l’aggiunta di quelle quotate presso la Bombay Stock Exchange e i cui ricavi derivino prevalentemente dal settore delle energie alternative…

Etf Crb Lyxor. Indice composto da future su 19 materie prime

Etf World Water Lyxor. E' un indice azionario che intende rappresentare il settore idrico a livello globale. E’ composto dalle 20 più grandi società (per capitalizzazione del flottante) selezionate tra quelle comprese nell’indice Dow Jones World Index e i cui ricavi derivino prevalentemente dalle attività legate alla gestione dell’acqua.

Etf Pvx Privex Lyxor. Indice composto da 25 azioni o fondi quotati tra i più liquidi del settore del private equity.

Ed ecco il cavallo da tiro:
Etf Msci World Lyxor. Indice con oltre 1500 azioni ad alta capitalizzazione negoziate in 23 paesi.


Questi sono i risultati della gara, compresi i traguardi intermedi:




In questo ultimo anno pare quindi che puntare sulle “idee strategiche del futuro” abbia reso un po’ meno che praticare una vecchia strategia di diversificazione globale.

Ma ovviamente i sostenitori degli investimenti strategici potranno sempre rifarsi l’anno prossimo, o quello dopo ancora, in attesa di nuovi e ancor più strategici investimenti.

Ovviamente non sottintendo che non esista una ricetta efficiente per selezionare gli investimenti: dico solo che un conto sono le ragioni commerciali ed un conto è essere perseveranti con le proprie idee forti, a costo di essere noiosi e di dover sopportare di non avere ragione per lunghi periodi.