venerdì 26 giugno 2009

Nuovi tarli per il cassettista

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
In gennaio evidenziavo come investire in un indice borsistico sia più saggio che investire su una singola azione.

Oggi mettiamo sotto esame un altro assunto fondamentale della filosofia del cassettista.

“Compra e tieni” offre di sicuro il miglior risultato? E’ saggio “farsi un giardinetto” e aspettare?

Sappiamo che diversificare è comunque meglio che concentrare gli investimenti. Ma attendere è sempre la miglior strategia?

Esaminiamo la tabella che segue:
- nelle prime due colonne c’è il valore di un investimento iniziale (dividendi esclusi) di 100 (lire o euro) in un indice azionario area euro e in un indice azionario italiano.
- Nelle due colonne successive si trova il rendimento ottenuto anno per anno.
- Le ultime due colonne mostrano il rendimento che si sarebbe ottenuto comperando in un certo anno e aspettando 5 anni prima di realizzare.






Vedere rendimenti negativi a livello annuale non stupisce.

Stupisce di più vedere che 5 anni di attesa non garantiscono la sicurezza di un rendimento positivo, ma posso assicurare i miei lettori che neppure 10 anni di attesa danno la certezza di un rendimento sopra lo zero.

Trovo poi stupefacente vedere che il montante (il valore finale) dell’investimento nell’indice italiano è pari alla metà di quello europeo. Ovvero un capitale di 100 investito in azioni europee nel 1987 avrebbe reso quasi il 5% medio annuo contro l’1% abbondante dell’investimento italiano.


Ordinando i rendimenti della tabella precedente in modo decrescente si possono fare altre osservazioni.





E’ interessante notare che:

Su base annuale l’indice italiano ha massimi e minimi maggiori rispetto al suo collega europeo, ma nel periodo quinquennale avviene l’inverso. Quindi la Borsa Italiana pare più “movimentata” nel breve periodo, o se vogliamo più umorale.

Esaminando la numerosità dei rendimenti annuali positivi vediamo che l’indice italiano ha presentato un risultato pari al 59% dei casi, mentre quello europeo nel 68%. Quindi operando nella Borsa italiana occorre essere più accorti nel timing.

Le azioni europee su 18 rendimenti quinquennali (nel senso che ci sono 18 periodi di 5 anni nella serie storica esaminata) offrono 13 rendimenti positivi ed uno “quasi” positivo (72% - 78% a seconda dei casi); mentre le azioni italiane offrono 11 rendimenti positivi (61%) su 18. E questo dato sembrerebbe confermare la conclusione sul timing espressa nel paragrafo precedente.

Concludo affermando che, pur avendo un valore scientifico relativo, queste osservazioni indicano che la Borsa domestica, non sembrerebbe essere il paradiso dei cassettisti, quanto piuttosto quello degli speculatori

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