mercoledì 23 marzo 2011

La dimensione conta?

E' importante l'aspetto dimensionale per fare una buona consulenza finanziaria?

Ieri sera ho partecipato come relatore ad una conferenza presso Manageritalia Torino.

C'erano anche un consulente del lavoro e Roberto, un amico consulente finanziario indipendente.

Il mio intervento verteva su alcuni aspetti generali della politica di investimento, mentre l'intervento di Roberto è stato molto analitico, tra le altre cose, sui costi procurati dalla cattiva gestione.

E' stato così efficace che se non lavorassi per la mia SIM - che per filosofia ha da sempre risolto a favore del cliente i nodi da lui descritti - che diversamente mi sarei rabbuiato per le sue (peraltro corrette) osservazioni.


Al termine della relazione mi è arrivata una domanda che, solo in seguito, ho potuto classificare come maliziosa: infatti sono stato successivamente informato che il mio interlocutore era promotore di una banca piemontese di medie dimensioni.

La domanda tendeva a volermi mettere in imbarazzo e a farmi denunciare che la mia è una SIM piccola, con l'implicito presupposto che essere piccoli era negativo.

La questione è interessante, pertanto intendo affrontarla brevemente con un argomento semplice.

Vi sono settori nei quali l'intensità di capitale è cruciale, e Marchionne lo sa bene.
Così oggi i produttori di auto nel mondo si contano sulle dita di due mani.


Occorre invece un millepiedi per contare le società che gestiscono investimenti.

Non solo, non ci sono indizi che autorizzino a pensare che le strutture più grandi eccellano per prestazioni.

Per sincerarsene in modo semplice basta scorrere il sito Morningstar e appurare che i fondi con le migliori prestazioni sono distribuiti in modo poco correlato con le dimensioni della casa madre.


Qual'è il vantaggio di essere grandi?

Ovviamente le risorse da investire in marketing e pubblicità, il potersi riempire la bocca dicendo di essere presenti in molti paesi nel mondo.

Ma se questo avesse un riscontro effettivo nell'efficacia ci sarebbero in tutto il mondo 10 case di investimento, un paio americane un paio tedesche e così via.


Come dicevo ieri sera, spesso l'acquirente inesperto non ha un criterio razionale per valutare ciò che compera e si affida agli aspetti emotivi o che è in grado di percepire, senza peraltro comprendere se siano rilevanti.

E le persone maliziose ne approfittano...

Vi segnalo per chiudere un post che trovo ancora attuale.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

solito grande, acuto Guido. Chapeau a te e Roberto per i contributi di ieri sera.

Apprezzatissimi.

Fulvio

Anonimo ha detto...

E' strano come certi pregiudizi siano ancora profondamente consolidati proprio da parte di figure che non dovrebbero averli. Si tratta di professionisti che conoscono la realtà in modo più approfondito proprio in virtù del loro lavoro.
Io credo, anche per esperienza diretta, che si tratti di umane insicurezze che si sciolgono nel caldo ventre di una grassa mamma.
Che tuttavia non è detto debba essere la più pronta ad aiutare i suoi figli.
Mah...
Dai Guido, per sdrammatizzare sono molti i campi in cui si dice che la dimensione non conta!
Per chi ogni tanto guarda Zelig:
Donne! Du du du, da da da!
;-)
Roberto.