mercoledì 11 novembre 2009

Lo scudo fiscale ed il valore della credibilità

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM

Mi pare che la prima emergenza nazionale italiana non sia il debito pubblico ma la credibilità istituzionale.

I contenuti dello scudo fiscale americano stridono se confrontati con quelli italiani: negli Usa si prevede un vero e proprio pentimento dell’interessato, la confessione dei meccanismi tramite i quali ha costituito i flussi di denaro, l’impossibilità di restare anonimi al fisco, il pagamento di tutte le tasse dovute e l’assenza di copertura degli eventuali reati commessi nella formazione del patrimonio.

Mi pare evidente che tale provvedimento si basi sulla credibilità della minaccia di essere scoperti e sanzionati.

In Italia si preferisce la morbidezza, il patriottismo: si dice che lo “scudo fiscale” serve per far rimpatriare i capitali per rilanciare lo sviluppo economico e si giustificano così un’aliquota del 5%, l’anonimato, il condono sostanziale dei reati.

Paradossalmente ho visto un gran dibattito sulla convenienza dell’adesione e sentito persone che non aderiscono, “per adesso”.

Come dar torto agli scettici visto che l’ultimo condono (nel senso che avrebbe dovuto essere l’ultimo) è avvenuto solo sei anni fa? E che non è stato neppure incassato tutto il gettito previsto, ma solo i quattro quinti? Non solo, oggi è possibile in certi casi regolarizzare il patrimonio mantenendolo all’estero, e quindi si smentisce che serva al rilancio dell’economia nazionale.

Mi pare che nell’immaginario collettivo la credibilità del nostro Stato sia modesta. Anche azioni scomposte quella contro le filiali italiane di banche svizzere non portano a nulla. Ad esempio è noto ai tecnici che la mole di dati prelevati è tale per cui - anche grazie alle procedure introdotte da questo Governo – usare quei dati comporterebbe la paralisi dell’Amministrazione Tributaria per moltissimi mesi.

Fino a quando lo Stato non sarà credibile, ed occorreranno anni di duro lavoro, assisteremo al paradosso che gli aderenti all’”ultimo” degli scudi lo faranno per ragioni soggettive e non oggettive.

Lo scetticismo dei cittadini italiani è contemporaneamente una condanna ed una salvezza. Se non si può credere allo Stato occorre fare da sé per sopravvivere, come facciamo da tempo immemore, ma così non si fa sistema e non si decolla come paese, e si “giustificano” gli evasori.


In coda segnalo che pare esserci un legame negli Stati Uniti tra la riforma della sanità e lo scudo fiscale.

Ho sentito dire da un autorevole economista che lo scudo non serve solo per fare cassa, ma anche per cercare i punti deboli dei lobbisti contrari alla riforma sanitaria ed “ammorbidirli”.

Un esempio di come fare politica a favore del proprio partito e contemporaneamente fare del bene al proprio Paese.

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