lunedì 24 dicembre 2018

La finanza comportamentale come chiave di lettura della situazione politica italiana (e una previsione)

Tutti hanno sentito parlare di finanza comportamentale.
Non tutti sanno esattamente cosa sia: è una branca della psicologia che spiega i comportamenti umani in economia, che sono ben lontani dall'essere razionali.

Un test celeberrimo della F.C. dimostra che generalmente negli investimenti si preferisce un guadagno certo minore ad una probabilità di guadagno maggiore.

Ma se invece parliamo di perdite, lo stesso soggetto che prima era prudente, diventa adesso propenso al rischio, e - a fronte di un danno certo minore - preferisce un danno probabile maggiore.

Vi esorto a vedere questo video di tre minuti QUI prima di procedere oltre.

Questa rapida osservazione mi ha permesso di interpretare meglio la situazione politica italiana e mi permette di fare una previsione.

La domanda che mi sono posto in questi mesi era: "Perché a molti è parso ragionevole votare per forze sulle quali è legittimo nutrire dubbi circa l'effettiva capacità di affrontare adeguatamente la situazione attuale? E' possibile che gli elettori in blocco non abbiano visto queste incongruenze e inconsistenze?"

Mi pareva impossibile che una ampia fetta di elettori non fosse capace di distinguere una prugna da un cocomero, come saremmo quasi obbligati a dedurre, senza l'aiuto della psicologia.

Ma se introduciamo una osservazione economica molto banale, ovvero che l'Italia si è molto indebolita negli ultimi 10 anni e molta gente che "prima" in qualche modo "se la cavava" oggi è in difficoltà e se aggiungiamo a questa realtà il modello di preferenze sugli investimenti che ho descritto nel video, diventa ragionevole inferire che un'ampia fetta di elettori che ha votato i partiti oggi al governo, lo ha fatto non tanto perché li ritenessero all'altezza, ma perché hanno avuto la percezione che continuando nella vecchia direzione sarebbero incorsi in una "perdita" certa. Quindi hanno preferito rischiare consapevolmente un danno maggiore. Questo voto esprime razionalmente il desiderio di un elettorato che vuole così comprare tempo e speranza.

Questa loro opzione la dice lunga sulla qualità delle gestioni precedenti, ma non solo.

Venticinque anni fa Berlusconi si proponeva come "il nuovo che avanza" e nei primi decenni del secolo scorso, in Messico, è andato al potere il Partito Rivoluzionario Istituzionale. In entrambi i casi le aspettative di un radicale cambio di rotta sono state deluse. Entrambi sono diventati pittorescamente parte del sistema che volevano sradicare.

L'emergenzialismo è un ottimo booster elettorale, ma alla prova dei fatti occorre essere solidamente innovatori o il tentativo di rivoluzionare il sistema naufraga miseramente. Ma se per essere innovatori occorre essere solidi, possiamo inferire che le forze attuali non sono adeguate al ruolo cui sono state chiamate.

Un adagio degli Agenti di Cambio, (ho lavorato per anni con il principe degli Agenti di Torino) recita: "non biasimo a mio figlio di avere perso, gli rimprovero di aver voluto recuperare".

Temo che oggi siamo in questa situazione. Il tentativo di recuperare ci pone  in bilico sull'orlo di un abisso che potrebbe portarci più vicini al Messico che alle nazioni del G8.

 

1 commento:

Guido Giaume ha detto...

E poiché si parla di "percezione" di perdita e non di realtà effettiva si potrebbe aprire un ampio discorso su come la propaganda una volta e i social oggi influenzino le percezioni...