giovedì 30 settembre 2010

Quale disastro scegliamo?

Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Ieri - distratti dalla fiducia al governo Berlusconi - i giornali non hanno dato il giusto risalto ad una notizia proveniente da Bruxelles: la presentazione della bozza del nuovo Patto di Stabilità.

In ossequio alla linea dei Paesi del nord Europa l’accordo propone misure drastiche per limitare i rischi di violazione degli equilibri economici, pertanto è previsto:
- un limite ben preciso per il rapporto debito pubblico / PIL (60%);
- un piano di rientro “aritmetico” (ovvero le eccedenze di deficit devono rientrare del 5% all’anno ovvero entro 20 anni);
- sanzioni molto più celeri per i Paesi inadempienti.

Questa notizia mi offre l’occasione per riprendere un argomento di maggio,
http://epsilon-intervallo-grande.blogspot.com/2010/05/le-coppie-di-verdone-e-leuro.html
nel quale accennavo ai rischi derivanti dalle differenze culturali tra gli aderenti alla moneta unica.

Se esaminassimo con gli occhi di un tedesco la serie storica della crescita del deficit pubblico Italiano, potrebbe venirgli il dubbio che siamo stati governati da cialtroni e che abbiamo vissuto ben oltre le nostre possibilità? Temo di si.

Non solo, se un tempo neutralizzavamo parte del deficit tramite la debolezza strutturale della Lira, adesso non è più possibile. Quindi in qualche modo oggi coinvolgiamo il tedesco, suo malgrado, in un gioco che sente come “sporco”.

Inevitabile quindi che le diffidenze tra i condomini europei aumentino. Anche perché, vista dalla parte di un italiano, la politica nazionale degli ultimi 40 anni è stata tutto sommato vincente.
Se non è giovanissimo ha un lavoro o una pensione, ed ha una casa. Se è giovane sta ancora con i suoi, magari malvolentieri, ma non è alla fame. Se è anziano ha fatto sacrifici ed adesso non è disponibile a farne altri, se è giovane non è abituato a vederli compensati, e quindi (giustamente) li evita. E non c’è nessuno che abbia autorità morale sufficiente per dire che occorre cambiare.

Tuttavia, nonostante questa irresponsabile inconsapevolezza è giusto ottenere in sede comunitaria una serie di regole comuni dignitose, che non portino al disastro le economie e le popolazioni dell’Europa meridionale.

Ribadisco, come ho già fatto allora, che una bassa compatibilità tra le “visioni” dei popoli è un cuneo micidiale. Il vero problema dell’Europa è l’assenza di politici meridionali credibili e la rigidità dei politici settentrionali.

Se si dovesse verificare una nuova crisi finanziaria europea sarebbe comunque un disastro.
Occorrerebbe scegliere se lasciar fallire un Paese o salvarlo. Nel caso del salvataggio ci sarebbe il rischio che la visione tedesca possa prevalere pesantissimamente nelle trattative del nuovo patto di stabilità, esponendoci a rischi di collasso politico di gran lunga maggiori di quelli già presenti.

2 commenti:

Unknown ha detto...

la competizione è l'arma più importante per incentivare l'efficienza. questo vale anche per i sistemi paese: solo mettendo in competizione tra di loro i sistemi paese questi sono giocoforza spinti a migliorarsi.

è vero che la cultura del Sud Europa è diversa: da noi la competizione è vista come una iattura, non come un'ottima occasione per migliorarsi!

pertanto ben vengano i confronti diretti, e senza scrupoli, ad esempio tra Italia e Germania, ed anzi siano salutati come un cambio di rotta necessario per l'evoluzione della nostra società.

oramai infatti la globalizzazione è una realtà radicata: è impossibile starne fuori. è come se fossimo tutti sulla stessa barca: se il lato destro rema più piano del lato sinistro sarà difficilissimo tenere dritta la via!

Anonimo ha detto...

Concordo con quello che hai detto, infatti ho mentalmente stappato una bottiglia di fronte alla notizia. MA noi non siamo il paese e occorre educare tutti a questa necessità. Altrimenti si arriva al conflitto sociale e ti assicuro per quanto mi ricordi io degli anni 70 non è divertente.
Guido