mercoledì 2 settembre 2009

Lo strabismo della coscienza

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Questa estate si è caratterizzata anche per il valore fiabesco raggiunto dal jackpot del Superenalotto.

Auguro al vincitore un nuovo colpo di fortuna, che possa farlo sopravivere al primo, la vincita, perché temo che una valanga di denaro non guadagnato possa fare molti danni.

E’ interessante sapere che in una lotteria “equa” (dove vi siano 10 biglietti disponibili e la vincita sia unica e di 10 euro), il biglietto dovrebbe costare 1 euro.

Mi sono preso la briga di calcolare il “prezzo equo” del biglietto del Superenalotto col valore del jackpot pari a 140 milioni: 22 centesimi, contro un prezzo effettivamente praticato di 50.

Ci si può rendere conto così di quanto sia iniquo (ma redditizio per la Sisal e per lo Stato) questo gioco.

I moralisti che gridano periodicamente allo scandalo, quando il jackpot sale oltre un certo livello, se avessero una certa consistenza intellettuale, dovrebbero farlo perennemente.

Gli appassionati della finanza sanno che ci sono scommesse più eque: le opzioni.

L’opzione è una “scommessa” dove si paga oggi un premio per avere la facoltà (ma non l’obbligo) tra un certo tempo di dichiararsi acquirenti (o venditori) di un certo titolo.

Per esempio un mese fa si pagava 14 euro la facoltà di dichiararsi compratori a metà dicembre di 1000 Unicredito a 2,9 euro. Allora l’azione valeva circa 2.

Oggi con Unicredito che vale 2.4 questo diritto vale 50 euro circa.

Se sui mercati finanziari, contrariamente a quanto succede sempre col Superenalotto, qualcuno si fosse azzardato a vendere al pubblico un contratto ad un prezzo da 2 a 50 volte superiore a quello reale i giornali avrebbero scritto per giorni e giorni.

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