martedì 19 novembre 2024

Putin sta bluffando?


La nuova dottrina nucleare russa e le sue contraddizioni

La comunicazione odierna della Russia circa la modifica della sua dottrina nucleare, che includerebbe una risposta nucleare in caso di attacco ucraino con armi occidentali a lungo raggio, ha suscitato scalpore. Tuttavia le incongruenze e i limiti di questa decisione suggeriscono che Putin stia bluffando, utilizzando la minaccia nucleare come arma di propaganda piuttosto che come reale strategia militare. Vediamo perché.

La guerra in Ucraina si sta dimostrando una guerra di logoramento dove ognuno cerca di far esaurire l’avversario prima di crollare.

    • Risorse russe: Mosca ha dimostrato di poter sacrificare uomini più facilmente che risorse materiali e la sua capacità industriale di sostenere il conflitto è limitata. Le forniture dalla Cina, dall’Iran e dalla Corea del Nord sono insufficienti per coprire le necessità di una guerra prolungata.

    • Risorse ucraine: L’Ucraina, pur avendo un meno uomini a disposizione beneficia del supporto occidentale per compensare le perdite materiali e per questo esegue una guerra che i tecnici definiscono orientata al logoramento nemico e non al mantenimento del territorio. Quindi la chiave della resistenza ucraina risiede nella continuità del sostegno internazionale.

Alla luce di queste dinamiche, l’escalation nucleare sarebbe un gesto disperato destinato a isolare ulteriormente Mosca sul piano internazionale. Esaminiamo le due possibilità:

Uso di armi nucleari tattiche

L’impiego di una testata nucleare tattica sul campo di battaglia ha una precisa logica militare: creare una breccia significativa nelle linee nemiche da sfruttare immediatamente con divisioni mobili corazzate o meccanizzate. Questa manovra, però, richiede una forza militare altamente operativa e ben equipaggiata, caratteristiche che l’attuale esercito russo non possiede.

Le truppe corazzate russe hanno subito pesanti perdite sin dall’inizio del conflitto, e le riserve mobilitate di recente sono in gran parte equipaggiate con mezzi obsoleti o inadeguati. Senza un supporto logistico robusto e divisioni pronte a un’avanzata immediata, l’uso di un’arma nucleare tattica rischierebbe di essere inefficace o addirittura controproducente.

Uso di armi nucleari strategiche

Un attacco nucleare strategico richiede giustificazioni molto più solide rispetto all’uso di armi tattiche, deve cioè avvenire in un contesto di minaccia strategica

La dottrina modificata oggi prevede genericamente la possibilità di una reazione nucleare russa in caso di attacco ucraino con armi convenzionali occidentali, ma i militari russi e lo stesso Putin sanno che la possibilità di un attacco convenzionale Ucraino che minacci la capacità nucleare strategica russa non è solo altamente improbabile e non desiderato, è semplicemente impossibile per la natura stessa dei mezzi offensivi forniti. 

Inoltre gli Stati Uniti e i loro alleati hanno seguito una chiara linea di condotta fin dall’inizio della guerra, evitando azioni che Mosca potesse interpretare come una minaccia alla propria capacità strategica.

E’ quindi chiaro - ai professionisti politici e militari - che qualsiasi azione ucraina non può minacciare la Russia al punto tale da creare l’opzione di un uso delle armi nucleari strategiche. 

Questo fatto quindi rende l’annuncio odierno solo una manovra di propaganda e intimidazione dell’opinione pubblica, interna ed estera.

Putin ha tutto l’interesse a sfruttare la retorica nucleare per confondere il confine tra il piano militare e quello politico. La sua narrativa cerca di presentare qualsiasi azione occidentale come una minaccia alla sovranità russa, alimentando così il consenso interno e tentando di dividere l’opinione pubblica occidentale. 

Pertanto, la dottrina nucleare oggi modificata è solo un messaggio che serve a mantenere alta la pressione psicologica sulle opinioni pubbliche dei Paesi occidentali nella speranza che questi abbandonino Kiev.


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