lunedì 15 settembre 2008

Ecce Banca

Prendo spunto dalla crisi odierna per dare un flash su come funzionano l’industria del risparmio gestito e i mercati.

Quando comperiamo un fondo comune di investimento affidiamo i nostri risparmi a due categorie di tecnici specifici
- i gestori (dei fondi), che sono coloro i quali materialmente hanno la responsabilità di comperare e vendere valori mobiliari, per far fruttare il denaro dei clienti;
- gli analisti, che supportano i gestori emettendo un giudizio motivato sugli obiettivi di prezzo di un titolo.

Il lavoro del gestore consiste nel
- selezionare i titoli che sovraperformeranno il mercato;
- decidere quanto e quando il fondo debba essere esposto (investito) su un certo mercato.

Occorre quindi che il gestore segua l’andamento del mercato nel tentativo di anticiparlo per guadagnare terreno rispetto al mercato stesso. Il timore del gestore è di accorgersi in ritardo dei movimenti del mercato. Si può affermare senza eccessiva approssimazione che i gestori (ma anche i privati) nel tentativo di fare meglio del mercato ne anticipano e amplificano i movimenti, salvo rivedere più o meno profondamente la propria posizione in base alle indicazioni fornite in seguito dagli analisti. Queste ultime sono poi in continua revisione a causa del fluire quotidiano dei dati economici.

Oggi le Borse europee viaggiano sul – 4%: sia gli investitori privati che i gestori hanno paura di avere i titoli in mano. La mia interpretazione è che si pensi che il fallimento della banca Lehman - che ha oltre 600 miliardi di dollari di debiti - creerà un effetto a catena e altre banche entreranno in una crisi irreversibile. Quindi - in seguito - si potranno acquistare a prezzi migliori i titoli oggi venduti e magari scampare a qualche altro fallimento.

E’ possibile che nei prossimi giorni ci siano prezzi migliori ma mi chiedo se lo scenario apocalittico paventato da taluni sia il più plausibile.

È plausibile che dopo una serie di salvataggi sia stata lasciata esplodere una bomba che possa realmente innescare un effetto a catena sull’economia del mondo? A 60 giorni scarsi dalle elezioni presidenziali americane?
Il governo americano ha abbastanza risorse per intervenire poiché il costo del salvataggio delle società Fannie e Freddie non è arrivato ad un punto percentuale del PIL americano (dati Abaxbank) e pare che queste crisi, storicamente, siano costate anche il triplo o il quadruplo.
Volendo essere cinici non potrebbe darsi invece che sia una mossa elettorale, per dimostrare che il governo americano non è Pantalone? Dopo i salvataggi recenti non potrebbe esserci la necessità di appendere una testa illustre sulla picca del rigore?
Se così fosse, poiché quando una bomba scoppia le schegge sono inevitabili, non sarà stata fatta saltare la bomba più grossa.

Era un anno che si vociferava che una grande banca mondiale fosse virtualmente fallita a causa della crisi dei mutui. Eccola. Ma allora ci stiamo avviando verso la fine della crisi: magari ci saranno fallimenti di banche regionali americane, ma se le banche europee - che erano state le prime ad avviare l’operazione di bonifica hanno detto tutta la verità sulle operazioni che le coinvolgevano sui mutui subprime potremmo essere al giro di boa.



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