L'evoluzione delle organizzazioni industriali
negli ultimi 100 anni
Comprimere
un argomento così vasto in una paginetta è un'operazione degna di
Jack lo squartatore.
La ragione per la quale mi accingo a fare salsicce di una branca importante della sociologia è che che mi serve una base minimale per il post della prossima settimana nel quale vorrei fare alcune considerazioni telegrafiche sull'importanza delle reti.
La ragione per la quale mi accingo a fare salsicce di una branca importante della sociologia è che che mi serve una base minimale per il post della prossima settimana nel quale vorrei fare alcune considerazioni telegrafiche sull'importanza delle reti.
L'organizzazione
del lavoro è sempre stata praticata.
Nella preistoria gli uomini cacciavano (e si dividevano tra battitori e cacciatori) mentre le donne raccoglievano i frutti della terra e badavano alla prole.
Nella preistoria gli uomini cacciavano (e si dividevano tra battitori e cacciatori) mentre le donne raccoglievano i frutti della terra e badavano alla prole.
In
seguito la situazione si è complicata, ma resta comunque il fatto
che le risposte ai problemi di organizzazione hanno almeno due ordini
di vincoli: l'ambiente materiale e i valori dei membri della società
che la costituiscono.
Per i dirigenti di ieri e di oggi la sfida è quindi sempre stata duplice: rispettare i vincoli materiali ma anche quelli valoriali.
Perchè
una organizzazione cambia?
Per
rispondere ad una delle variazioni citate.
Un esempio chiarirà il concetto. Se “prima” il lavoro femminile in un certo settore non era ammesso e “dopo” è stato accettato, evidentemente molte organizzazioni potranno decidere se rivedere il proprio modus operandi.
Un esempio chiarirà il concetto. Se “prima” il lavoro femminile in un certo settore non era ammesso e “dopo” è stato accettato, evidentemente molte organizzazioni potranno decidere se rivedere il proprio modus operandi.
Analogamente
per quello che concerne le innovazioni tecnologiche.
Quali
sono i rapporti tra l'ambiente e l'organizzazione?
Ovviamente
di “scambio”. Ma il punto di non ritorno è avvenuto con la
rivoluzione industriale.
Prima – con l'eccezione degli schiavi - ogni lavoratore, anche il più umile, era in fondo un professionista. Veniva pagato per la prestazione e poteva concordare i tempi di consegna.
Prima – con l'eccezione degli schiavi - ogni lavoratore, anche il più umile, era in fondo un professionista. Veniva pagato per la prestazione e poteva concordare i tempi di consegna.
In
seguito invece l'impreditore industriale è diventato padrone del
tempo dell'operaio, separandolo da quel rapporto diretto con il
frutto del proprio lavoro e assimilandolo in un certo senso allo
schiavo.
Questa
nuova impostazione produttiva ha comportato una serie di problemi,
alcuni dei quali sono ancora oggi irrisolti.
Il
picco nella razionalizzazione del processo produttivo intorno alle
esigenze della produzione fu realizzato ai primi del Novecento, con
l'organizzazione industriale fordista e la creazione della prima
catena di montaggio.
In
quell'epoca inoltre la carenza di manufatti poneva il produttore in
vantaggio rispetto al consumatore.
E'
celebre la frase di H. Ford “I nostri clienti possono scegliere la
macchina del colore che vogliono, purchè nera”
Gli stimoli che dal mercato ricadevano sull'impresa erano relativamente poco influenti: da un lato si possedeva tutta la filiera produttiva per controllare gli imput che contavano, dall'altra ci si poteva permettere di riversare il prodotto sulle masse, che avevano scelta solo nel decidere se consumare o meno.
In
breve tempo però la situazione iniziò a cambiare: le imprese
dovettero diventare molto più attente a cosa producessero.
L'ambiente non poteva più essere dominato, doveva invece essere
cavalcato.
La
risposta organizzativa a questa nuova situazione fu una diminuzione
dell'altezza della piramide gerarchica. Per es. con la creazione di
aziende divisionalizzate, che permettevano ancora un controllo
verticistico, ma anche una maggiore vicinanza al mercato.
Le
caratteristiche importanti - ai fini del nostro discorso - di questo
tipo di struttura industriale erano sia l'idea che esistesse un solo
modo “giusto” di fare le cose, sia lo sfruttamento pieno del
proprio potere contrattuale.
Con
la fine degli anni 70 del secolo scorso nei paesi industrializzati si
è giunti al termine di questo percorso.
In
quel periodo in Italia si è manifestata appieno la crisi del modello
industriale classico ed hanno iniziato a crescere i distretti
industriali, costituiti da organizzazioni a rete, che saranno oggetto
nel prossimo post.
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