giovedì 31 luglio 2014

Parole, parole: ovvero la derivata seconda di un discorso.

Sono da lungo tempo convinto che le parole siano lo specchio dell'anima.
La gente dice VERAMENTE quello che pensa.


In questo senso mi ha molto colpito l'affermazione di un sociologo di fama nazionale intervistato da Radio 24 sul maltempo. L'ho sentita ieri e stamattina al GR.

Questi ha detto all'incirca "è l'estate più democratica degli ultimi 100 anni: ricchi e poveri sono costretti a non fare le vacanze".

Una frase da far accapponare la pelle.

Immagino che l'intento di una intervista ad un sociologo sia quello di cercare una voce che analizzi il comune sentire degli italiani.

Ebbene l'unintended consequencie di questa intervista è mostrare una delle cause fondanti del malessere italiano e della nostra non competititvità.

Si mostra in modo chiaro il nesso causale che gli italiani hanno in testa tra democrazia e povertà.

Democratico = nessuno fa le vacanze.

Sarebbe stato bello invece se l'affermazione fosse stata: "Questo è l'anno più democratico perchè tutti si sono potuti permettere una vacanza".

Ma da noi la democrazia è intesa come un livellamento verso il basso. Come la famosa livella di Totò.

Questa è l'eredità dei nostri 50 anni di democrazia. Un bello schifo!





Altre parole.
E' notizia di ieri che all'Indesit di None gli operai hanno tre scelte. Prendere 30 mila euro lordi e licenziarsi; andare a lavorare ad Ascoli; iniziare una causa contro la società.

Noi sappiamo che l'euro non è una area monetaria ottimale, ovvero che ci sono alcune rigidità strutturali che rendono l'euro una moneta "difficile".

Tra queste l'impossibilità di un lavoratore di cercare lavoro in altri Paesi dell'Unione, anche a causa dei vincoli culturali e linguistici.

Ebbene la rigidità che vediamo è molto maggiore: un piemontese non se la sente di andare a lavorare ad Ascoli, non ad Amsterdam.

Gli operai sono 120, non sono pochi. Se ci fosse stato uno sforzo finalizzato da parte dell'azienda a creare veramente un flusso verso Ascoli i risultati avrebbero potuto essere differenti.

120 lavoratori che si muovono non sono pochi. Hanno un discreto potere economico e contrattuale nella ricerca di abitazioni ed opportunità lavorative dei coniugi.

E dall'altra parte non c'è la cultura del lavoro. Il lavoratore pensa (anche a causa di un sindacalismo becero) "Io il lavoro lo voglio sotto casa e basta. E qualcuno - non importa chi - me lo deve garantire".

Ecco l'altra faccia delle cause della povertà nella quale siamo piombati.



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