lunedì 4 maggio 2015

I bias comportamentali, dalle locomotive agli investimenti

La mente - per ridurre la fatica - tende ad essere conservatrice: una volta che ci si è formati una idea la si mantiene a lungo, anche a dispetto dei gravi indizi che si possano accumulare contro di essa.

Non è dunque un caso che le nostre nonne ci consigliassero di fare una bella "prima impressione".

Il senso di smarrimento di fronte ad episodi epocali, a tecnologie o eventi disruptive fornisce esempi eclatanti.

Stephenson jr creò la sua locomotiva Rocket nel 1829: era il primo mezzo che poteva superare i 50 km/h. Una velocità mai raggiunta prima di allora.

In quel tempo svariati esperti affermarono (ex ante) che l'uomo non poteva respirare a simili velocità e pertanto i passeggeri di un tale aggeggio sarebbero morti per asfissia o per l'esplosione dei polmoni.

E' noto inoltre che Einstein non ha preso il Nobel per la teoria della relatività, ma per gli studi sull'effetto fotoelettrico.

Ma non solo. Nei giorni successivi allo sbarco in Normandia lo Stato Maggiore tedesco si attendeva ancora lo sbarco "vero" a Calais.



Che l'uomo sia irrazionale anche in economia è talmente evidente che quando è stata concepita una astrazione che rappresentasse un agente economico razionale (il famoso "uomo economico") è stato necessario etichettarlo per bene, proprio per rendere ben evidente che non si trattava di un uomo "normale".

Negli ultimi anni l'atteggiamento irrazionalmente inerte dell'investitore è stato illustrato bene anche dalla finanza comportamentale.


Per mia fortuna sto assistendo a qualcosa di simile. Abbiamo una tecnologia di investimento così differente dalle altre, che crea una sorpresa ai limiti dell'imbarazzo.

Così alcune settimane addietro esponevo ad un signore - che ha avuto una brillante carriera imprenditoriale - i risultati di una nostra gestione. E questi preso dallo sconcerto obiettò che "rendeva troppo".


Ma la cosa incredibile(?) è che lo sconcerto coglie anche gli "esperti".

I giornalisti di una importante testata, messi al corrente della nostra prestazione sono rimasti talmente presi di contropiede che - nel titolo dell'articolo che doveva parlare anche del nostro lavoro - invece di evidenziare  la nostra prestazione doppia rispetto al benchmark hanno preferito evidenziare la prestazione del secondo classificato!

Che oggetto fantastico la mente umana!

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