venerdì 30 agosto 2019

Il chicken game EU UK


In inglese si dice chicken game il gioco dove due automobilisti puntano uno contro l'altro fino a quando uno, per evitare lo scontro, decida di deviare, perdendo la scommessa.


In questo momento Johnson sta facendo il chicken game con l'Unione Europea.
Il premier britannico è consapevole della debolezza politica europea, sia strutturale sia congiunturale - quest’ultima dovuta all’insediamento dei nuovi organi - e spera che la compagine, intimorita dai danni che si potrebbero creare anche in Europa, se avvenisse un hard brexit, cedano o commettano un errore che lui possa sfruttare. In realtà gli basterebbe poco per potersi atteggiare a gallo cedrone di Downing Street.

E’ notizia recentissima che la regina Elisabetta ha autorizzato la chiusura del parlamento fino a metà ottobre ed ha così bloccato una mozione di sfiducia in preparazione contro il premier. Lo stop liquida le speranze di una soluzione di compromesso: adesso il gioco si fa veramente duro.

Se l'Europa calerà le braghe il sogno europeo subirà un nuovo grave colpo che oggi, almeno nel breve termine è più nell'interesse della Russia che degli USA.

Immagino infatti che Trump, a ridosso delle proprie elezioni, veda di cattivo occhio un duello all’ultimo sangue tra EU e UK. Per farsi rieleggere ha bisogno che sia l’economia che la Borsa crescano, e un taglio dei tassi di un punto, come da lui stesso suggerito giorni fa, sarebbe un ottimo viatico. Il suo disegno, da alcuni mesi, è creare prima tensioni che portino ad una riduzione delle aspettative della crescita economica americana - ad esempio duellando con la Cina - e in seguito al taglio dei tassi della FED dovrebbe poi fare una rapida retromarcia e accordarsi con la Cina. L’effetto del taglio creerebbe una accelerazione economica che lo favorirebbe grandemente. Ma in questo scenario un hard brexit è un elemento di incertezza che non riesce a dominare direttamente.

Se quanto scritto sopra è vero ecco che troviamo una interpretazione dell’andamento del G7 di Biarritz.

Trump è stato molto distensivo verso i cinesi e c’è stato un endorsement verso Conte. A pensare male, il perché di tutto questo volemose bene potrebbe essere il fatto che hanno avuto in anteprima la notizia che Boris Johnson aveva deciso di chiudere il Parlamento inglese e di fronte ad un forte rischio di un hard brexit tutti gli attori mondiali hanno preferito accantonare gli altri grandi problemi per limitare le fonti dell'instabilità finanziaria e politica.

Immagino che alla fine l'Europa se la caverà ancora una volta grazie alla BCE piuttosto che per i suoi politici.

Finita l'euforia di Biarritz è possibile che i mercati inizieranno a prezzare lo scenario peggiore, ma per l’Italia, o meglio per i suoi governi, la situazione è migliore di quella che meritano: non ci sarà il redde rationem nel breve, perché ci sarà un ammorbidimento dei vincoli di bilancio e il sostegno della BCE. Quindi l’attuale governo sembrerà avere il “tocco magico”. Se da un lato questa è una buona notizia perchè non ci dovremo aspettare manovre lacrime e sangue, dall’altro, grazie ad una classe politica imbelle vivremo facilmente una seconda occasione PERSA. Come la prima volta sfrutteranno l’abbassamento dei tassi per espandere la spesa pubblica clientelare e non per ristrutturarci.

Per adesso però godiamoci i prossimi momenti convulsi, in base all’andamento del chicken game EU UK.

2 commenti:

Guido Giaume ha detto...

L'illustre amico Andrea Montanari ha trovato un po' di tempo per criticare il mio pensiero ed io gliene sono grato!
Copio e incollo riporto il suo whatsapp
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Secondo me attribuisci a Donald, Boris e compagnia una visione strategica complessa che non hanno, ma che soprattutto non fa parte del loro mind set. Loro sono (bravi?) nelle mosse tattiche di breve termine. Hanno ben chiare le campagne bilaterali, ma rifuggono dal principio globale perché li azzoppa. Voglio dire, per esempio: Boris in tutti i suoi discorsi usa la metafora della perfida Albione al contrario (non è lontano dai toni di Salvini come povertà del refrain) ma soprattutto alla luce del suk che è diventato il parlamento inglese sta forzando con le maniere forti. C'è una povertà di mezzi spaventosa. E intanto 1300 miliardi si spostano a Francoforte (detto da vigilanza BCE). Caso "Antoni Conte" è svincolato da strategia Trump: quella è stata una pressante richiesta (quella si strategia) da ambiente militare Usa/Nato + via veneto per ricordare al coglioncello che quel confine non andava passato (tutto qui, zero relazione con il resto). Abbiamo in pratica dei presunti masculi (Trump, Bolsonaro, Johnson) che stanno esautorando Congressi, Parlamenti con vari mezzi e che tirano la loro boccia sperando di andare a segno. Caos in sostanza. Trump sulla Cina punta ad un riequilibrio ma è il primo ad essere consapevole della totale interdipendenza. I cinesi qualcosina cederanno, ma sempre meno di quanto sperato da tutti noi. I russi sanno che il loro potere è di cartapesta cioè è solo sul rubinetto delle risorse naturali e sul mare del Nord (ma sono situazioni da potere d'interdizione, nulla di più) e quindi giocano sporco (vedi Medio Oriente, con crescita mina Iran). Ma, appunto, se prendi l'Iran, Putin e Trump sanno che è un pedone che può destabilizzare l'Europa sul fianco sud e, da divisi, operano in quel senso (con Israele che si è cacciata in un guaio tremendo rinnovando Netanyahu che è sempre di quella pasta, ma un po' più sveglio arrivando da una cultura più profonda). In conclusione voglio dirti che è certo bene aspirare ad una analisi strutturata degli effetti delle mosse di questi qui, ma secondo me è un errore attribuire a "questi qui" abilità strategiche di lungo periodo che a loro non interessano e non perseguono. Per dirla tutta sono intrecci casuali che determinano ovviamente effetti strutturati tra loro, ma appunto senza una predeterminazione. I cinesi questo l hanno capito, gli europei no tanto sono suonati. Il dramma per noi si è ormai aperto, anzi deflagrato, sulle imprese europee con aspirazioni e realtà globali. Hanno necessità assoluta di strategie, ma vivendo un occidente frammentato non sanno più che pesci prendere e quindi diventano sempre più cauti negli investimenti (o fanno spezzatini come riduzione del rischio). Vedi caso FCA/Renault. Oppure rimangono nel loro bacino culturale come risorsa sicura per la espansione globale (Toyota/Suzuki ultimo passo, ma vedi anche gli ultimi 24 mesi di Samsung). Quindi ok analisi strutturata, ma senza attribuire ad altri la stessa volontà (e spesso penso anche capacità).

Guido Giaume ha detto...

Concordo con l'analisi che la casualità la fa da padrona ed è per questo che sono convinto che quello che abbiamo visto al G7 sia la sommatoria di strategie bipolari e non l'integrazione di un piano di più alto livello.
Resta il fatto che le mosse di Trump sono intellegibili con la chiave di lettura del taglio dei tassi per la creazione del substrato economico e finanziario favorevole alla propria rielezione. Il problema italiano è più gestibile con un un governo meno scalmanato e e BJ cerca di ritagliarsi un posto al sole