Nel vortice delle prossime elezioni presidenziali americane, molti osservatori si chiedono se una vittoria di Kamala Harris o di Donald Trump possa avere un impatto significativo sui mercati finanziari. La tentazione di collegare le dinamiche politiche all'andamento delle Borse è forte, ma, come spesso accade, la realtà del mercato è più complessa.
Se guardiamo al comportamento recente degli investitori e agli sviluppi economici, ci accorgiamo che cercare di prevedere l'esito delle elezioni ha un’importanza limitata per chi investe. Ciò che conta davvero è come i mercati stanno rispondendo a fattori strutturali e ciclici, che vanno ben oltre la politica.
La Fine dei Grandi Guadagni sull’S&P 500?
Uno dei temi più discussi nei media specializzati è la fine del rally che ha caratterizzato l'S&P 500 negli ultimi anni. Nonostante la forte crescita economica americana e la resilienza dimostrata anche in contesti difficili, gli analisti avvertono da tempo che le valutazioni dei principali indici USA sono elevate e potrebbero non giustificare ulteriori aumenti significativi.
I mercati finanziari, come è noto, "guardano avanti". Anche se l'economia continua a crescere, questo potrebbe non essere sufficiente a sostenere i record visti in precedenza, specialmente in un contesto di tassi d'interesse in aumento e inflazione persistente.
Il dibattito su chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca può affascinare, ma per gli investitori attenti il focus è già su elementi concreti: le valutazioni alte, l'impatto della politica monetaria della Federal Reserve e il comportamento degli “insiders aziendali”.
Vendite di Azioni da Parte degli insider: Un Segnale Importante
Un indicatore chiave che dovrebbe interessare gli investitori è l’aumento delle vendite di azioni da parte degli alti dirigenti aziendali. In estate, ad esempio, il CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha venduto azioni per oltre 29 milioni di dollari, approfittando del rally del titolo.
Questo non è un caso isolato: sempre più dirigenti di grandi aziende hanno venduto ingenti quantità di azioni, facendo sorgere legittime preoccupazioni sulle prospettive a lungo termine di queste società.
Quando gli insider – coloro che conoscono meglio le dinamiche delle loro stesse aziende – iniziano a vendere in modo consistente, gli investitori dovrebbero prestare attenzione: le motivazioni dietro tali vendite possono variare, certo, ma rimangono comunque segnali di un cambiamento nel sentiment del mercato.
Lontano dal clamore elettorale, queste decisioni indicano che i dirigenti stanno approfittando delle alte valutazioni per realizzare guadagni, il che potrebbe essere un indizio di una fase di consolidamento o di ribasso imminente.
Morale e Finanza: Due Mondi Diversi
Analogamente a quanto diceva Machiavelli per la politica anche la finanza non si basa sulla morale. È piacevole e logico per i partigiani delle due fazioni immaginare che una vittoria di Harris o di Trump possa avere conseguenze sul piano politico o sociale, ma i mercati finanziari seguono logiche differenti.
Gli investitori sono focalizzati sui ritorni e sui fondamentali economici. La politica, per quanto importante, è solo uno dei tanti fattori che incidono sulle decisioni di investimento. E l’inerzia di un treno in corsa è tanta: per accelerare frenare o deviare occorrono tempo e forza.
Non bisogna confondere i cambiamenti politici con una visione a lungo termine sui mercati. I mercati anticipano, e mentre il dibattito politico si accende, gli investitori guardano già avanti, valutando se le attuali condizioni economiche possano sostenere i prezzi azionari o se sia il momento di ridurre l’esposizione, come suggerirebbero le recenti vendite di azioni da parte di alcuni top manager.
Piuttosto che cercare di indovinare chi sarà il prossimo presidente, gli investitori farebbero bene a monitorare attentamente i fondamentali economici e a valutare se le attuali condizioni di mercato giustificano ancora le alte valutazioni delle azioni, tenendo presente anche che occorsero tre anni ai mercati prima di dare ragione a Greenspan che ne denunciava l’”esuberanza irrazionale” nel dicembre 1996.
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