Il maltempo che ha recentemente colpito molte regioni, ci offre due opportunità: essere solidali - in concreto - con chi è stato colpito e la seconda è di trarre importanti insegnamenti da queste disgrazie.
Non solo le istituzioni e chi governa deve riflettere su come gestire meglio il rischio, ma anche noi, come investitori, possiamo imparare qualcosa.
Di fronte all'imprevedibilità della natura, le lezioni sulla diversificazione e la gestione del rischio emergono con forza.
La necessità di diversificare
La diversificazione è fondamentale per mitigare gli effetti di eventi imprevisti o considerati improbabili.
Ma la diversificazione non è avere più asset, ma assicurarsi che siano distribuiti in settori e aree non correlate. Così come abbiamo oggi la dimostrazione plastica che acquistare più immobili nella stessa zona non è una reale diversificazione, allo stesso modo, concentrarsi su poche azioni del medesimo Paese o sulle obbligazioni di uno stesso emittente è rischioso.
Questo vale per gli investimenti finanziari, e vale anche per i molti piccoli investitori che credono che comprare 4-5 azioni sia sufficiente, o che acquistare solo titoli di Stato italiani sia sicuro.
La storia ci insegna che una bassa diversificazione comporta rischi significativi: basti pensare alle obbligazioni Parmalat o Argentina, che hanno causato enormi perdite agli investitori meno attrezzati.
Inoltre, passando agli investimenti non finanziari, occorre notare la tendenza degli imprenditori a identificarsi in modo verticale con la propria azienda, esponendosi totalmente ai suoi successi o fallimenti. E quando le cose vanno male, il rischio di rovina totale è elevato.
La gestione del rischio: un approccio da migliorare
In Italia, la cultura della gestione del rischio è ancora limitata. Si tende a sottostimare l'importanza delle assicurazioni, soprattutto quelle legate al rischio patrimoniale. Se confrontiamo la situazione italiana con quella di paesi come Germania e Francia, vediamo all’estero una copertura assicurativa molto più ampia, che raggiunge il 40-50% dei rischi potenziali. In Italia, invece, siamo solo intorno al 10%.
Analogamente, anche chi possiede un piccolo patrimonio finanziario ha a disposizione strumenti efficaci per gestire il rischio, come gli ETF, che offrono una copertura diversificata a costi decisamente inferiori rispetto ai fondi comuni. Gli ETF permettono anche a chi ha pochi capitali di partecipare a mercati diversificati, riducendo significativamente il rischio e costi di gestione.
L’evento barriera nei Certificates: l’equivalente di una inondazione.
I certificates, strumenti finanziari molto popolari tra la clientela retail sono utilizzati dalle istituzioni finanziarie anche per proteggere i propri portafogli, trasferendo il rischio agli acquirenti.
Quello che spesso non è compreso da chi acquista un certificate è che finisce per assumere il ruolo di "assicuratore" del portafoglio altrui, assumendo un rischio significativo.
Infatti i certificates prevedono “eventi barriera”, oltre il quale il capitale non è più protetto (ad esempio, se il prezzo di un'azione scende del 40%). Quindi se il valore scende oltre quella soglia, l’acquirente del certificate incassa le perdite al posto del possessore del portafoglio. Un po' come quando un assicuratore deve ripagare i danni di una inondazione.
In conclusione l’investitore sagace deve apprendere le lezioni dei disastri naturali.
Eventi come il crollo delle borse del 2008 o dell’Argentina ce lo hanno mostrato: con pazienza, un portafoglio azionario ben diversificato può recuperare il valore perso. Ma ciò nonostante le azioni godono di cattiva stampa, mentre le obbligazioni o i certificates che al contrario possono creare un danno permanente, sono considerati investimenti tranquilli.
Per questo prima di prendere decisioni di investimento è importante porsi domande, farsi venire dubbi e, se necessario, confrontarsi con persone che non siano meri operatori commerciali.
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