Prendete un quadrato di lato 2. Qual è la sua area? 2X2=4
Ma 4 è anche la metà del perimetro: 2+2=4
Quindi sia sommando sia moltiplicando si ottiene il risultato “giusto”.
Come vedete, a volte, per le ragioni sbagliate si fa la cosa giusta. E il PAC è un caso simile
Il PAC: un risultato virtuoso per ragioni sbagliate
Passiamo ora dalla geometria alla finanza. Investire in Borsa è fondamentale ma non molti lo fanno. Per ovviare al problema ai piccoli risparmiatori italiani spesso viene proposto il Piano di Accumulo del Capitale, o PAC.
Il PAC funziona così: invece di investire tutto il capitale disponibile in un colpo solo (come nel PIC – Piano di Investimento di Capitale), si versano somme regolari nel tempo, acquistando quote di uno strumento finanziario (tipicamente un fondo). Questa pratica ha l’indubbio vantaggio di educare l’investitore alla costanza e alla pazienza, forzandolo a guardare lontano.
In Italia, dove la cultura finanziaria media è limitata e spesso focalizzata sul breve termine, questo è un merito enorme. Il PAC riesce a instillare una prospettiva di lungo periodo, che è essenziale per ottenere buoni risultati negli investimenti. Ma è un po’ come l’errore del quadrato: il comportamento è corretto, ma è frutto di una logica debole e ne sconta le conseguenze.
Il vero problema: il PAC non è conveniente
Se guardiamo più da vicino emerge una realtà scomoda: il PAC è molto spesso meno conveniente del PIC. E questo non solo per via dei costi, ma anche per motivi legati alla struttura stessa dei mercati.
Nel lungo periodo, i mercati finanziari tendono a salire. Non in modo lineare, ma storicamente è così. Quindi, se ho a disposizione un capitale e lo investo tutto subito (con un PIC) e attendo il tempo che aspetterei se facessi un PAC, in media mi posiziono su un prezzo più basso rispetto a chi entra poco a poco (PAC). Più l’orizzonte temporale si allunga, più questa differenza diventa penalizzante per chi sceglie un PAC a 5 o 10 anni.
Facciamo un esempio semplice: immaginiamo che il mercato cresca in media del 5% all’anno. Chi investe tutto subito beneficia di questa crescita su tutto il capitale da subito. Chi entra gradualmente pur avendo tutto il capitale finisce per acquistare a prezzi medi progressivamente più alti.
Eppure, la maggior parte delle banche e dei consulenti spinge per il PAC.
Perché il PAC è così popolare?
La risposta è culturale e commerciale. Il PAC è più facile da vendere, da spiegare ed accettare emotivamente. È rassicurante, parla la lingua della prudenza: “non investire tutto subito”, “diluisci il rischio”, “entra un po’ alla volta”. Per un pubblico inesperto e spesso abbandonato a sé stesso nei momenti critici, è una narrazione comoda.
Ma c’è anche un altro motivo meno nobile: il PAC genera più rendimento per chi lo propone e non occorre badare ai clienti nei momenti di caduta dei mercati.
Inoltre ogni versamento può essere l’occasione per applicare un costo. E per il venditore è molto più facile far digerire una “minima” commissione al mese per anni che non molti euro in un’unica soluzione. Ma non solo: un consulente con 100 clienti che hanno un PAC danno molto meno lavoro di 100 clienti PIC!
Come nel caso del quadrato, un vero consulente non deve solo dare una strategia che dia risultati: bisogna anche essere in grado di saper trasmettere le ragioni e motivare il cliente, altrimenti è solo vendita.
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