giovedì 15 ottobre 2009

Fumetti ed ecologia

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM

Recentemente ho avuto modo di ascoltare un autorevole appassionato di fumetti, possessore di oltre 300 mila fascicoli di ogni sorta.

Mi ha fatto fare un salto nel passato quando mi ha ricordato il pregiudizio che serpeggiava su quelle letture e sull’effetto nefasto che si temeva potessero avere sulla gioventù.

Ha poi segnalato il cospicuo interesse economico intorno a quel collezionismo e rivelato che uno dei maggiori problemi dei fumetti è il decadimento fisico della carta: a parità di altri requisiti un volume ben conservato vale molto di più di un identico fascicolo conservato mediocremente.

Per questa ragione nel Regno Unito c’è una società specializzata nell’assegnare un rating sullo stato di conservazione dei singoli fascicoli, in modo da garantirne la qualità e facilitare la formazione dei prezzi.

Abbastanza inaspettatamente poi ha rivelato che, una volta attributo il rating all’albo, la società lo sigilla in una custodia di plexiglass, rendendone quindi “certo” lo stato di conservazione, ma impedendone di fatto la fruizione.

Per ottenere “certezza” si sacrifica la destinazione originaria, e l’acquirente, come nel caso del collezionismo di vini pregiati, può fruire del bene solo possedendolo, senza poterlo usare.

Il fumetto sotto plexiglass non vale più per la sua funzione ma per quello che rappresenta: diventa un simbolo.

Anche il denaro può diventare un simbolo, e grazie alla estrema flessibilità del mercato finanziario moderno riesce a condensare le paure e le ambizioni più profonde che albergano nei nostri animi.

La finanza è quindi pericolosa e potente: infatti consente di dare forza reale ai desideri, anche inconsci, e grazie alla complessità della società attuale riversa potentemente i propri effetti sul mondo reale.

Per questa ragione gli standard usuali (di cautela piuttosto che di moralità) di non sono sufficienti in questo settore.

Immaginiamo ad esempio che una grande casa automobilistica decida usare un nuovo componente elettronico sulle sue vetture. Non ne conosce bene il funzionamento perché è prodotto esternamente ma i test dimostrano che è “idoneo” e che fa risparmiare sui costi di produzione. Viene montato ma in seguito si guasta su TUTTE le auto.

Ci sono incidenti, molti morti, molte cause milionarie perse, un grande danno di immagine. Forse il fallimento dell’industria e un processo ai responsabili. Sebbene l’epilogo sia drammatico per molte persone il mondo non verrebbe messo in pericolo: è “solo” una storia di “ordinaria” speculazione andata male per faciloneria o per cupidigia.

Se al posto della casa automobilistica c’è una banca e al posto del componente elettronico un titolo tossico, vediamo subito che gli effetti sono ben differenti.

La pervasività della finanza è tale per cui una decisione presa con la “normale leggerezza” potrebbe destabilizzare o far collassare un intero sistema.
Come la nostra coscienza oggi non accetta più una produzione industriale troppo inquinante è tempo di orientarsi anche verso un’ecologia della finanza.

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