giovedì 8 ottobre 2009

Il piacere, dal tabacco al trading

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM

Quotidianamente lottologi e sensitivi vendono le proprie previsioni ad un pubblico entusiasta. Non solo, assistiamo quotidianamente alla diffusione di idee che, per quanto improbabili, troveranno comunque adepti.

Come ben sanno gli “operatori dell’occulto” il successo non deriva dai risultati oggettivi ma dall’impressione, ovvero dalla gratificazione delle esigenze più profonde dei “clienti”.

Il trionfo di tutta questa irrazionalità è possibile grazie alla mente, che vive - in un certo senso - in modo autonomo rispetto al corpo e che ricerca anch’essa autonomamente il proprio piacere.

Se per il corpo è abbastanza semplice capire come ottenere piacere, cioè conseguendo gli obiettivi dei primi gradini della scala di Maslow, per la mente la questione si fa più complessa e si può arrivare al paradosso di alcune patologie, dove un danno fisico costituisce “piacere” per la mente.

Questo ha molto a che fare con gli investimenti, poiché a volte il piacere della mente impone un male economico.

Un’inchiesta della SEC (la Consob americana) ha evidenziato che nel 1999, anno di ascesa imperiosa dei mercati, il 90% dei conti di trading on line era in perdita.

Ma come è possibile farsi del male con in un mercato ascendente? E perché una persona così sofisticata da usare un trading on line nel 1999 dovrebbe arrivare a farsi del male?

Immaginiamo un mercato direzionale e due investitori. Il primo, individuato un trend opera una sola volta e tiene la posizione fino al raggiungimento dell’obiettivo; l’altro opera un certo numero di volte. Anche ammettendo che il costo della transazione sia quasi nullo difficilmente il secondo otterrà un risultato migliore del primo: per farlo dovrebbe riuscire ad avvantaggiarsi di ogni frazionale movimento del mercato, ed è improbabile. Così molto facilmente questi perderà il contatto col mercato, e quindi denaro. Se poi sbaglia qualche operazione il danno si aggrava.

Circa il secondo punto, ho già affermato che l’impressione di guadagnare conta molto di più del guadagnare effettivamente: poiché ricercare il piacere è più importante della “verità” se le cose andranno “bene” l’investitore non sentirà la necessità di esperire una indagine per migliorare la propria prestazione e se le cose dovessero andare male sarà più facile trovare capri espiatori che fare un serio esame di coscienza.

Pertanto difficilmente un trader vorrà accorgersi dei propri errori e continuerà a giocare fino al momento in cui un rovescio non lo farà diventare un “investitore di lungo periodo”.

In questo senso è profondamente valida l’espressione “giocare in Borsa”.

Intere industrie prosperano assecondando la volontà di ricerca del piacere: dal tabacco ai liquori al trading. Senza contare le attività illegali.

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