giovedì 22 ottobre 2009

Il dollaro e le vecchie abitudini


, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Uno degli ambiti della psicologia è l’intervento per la ristrutturazione dei comportamenti inadeguati.

Una abitudine inizialmente funzionale infatti, se riprodotta in un contesto differente, può diventare dannosa.

Mi pare che in finanza si possano trovare esempi interessanti, come la percezione che il dollaro sia una valuta forte.

Per fare una valutazione di ampio respiro prendiamo in esame il periodo dal 1970 ad oggi, e per comparare i dati correggiamo il cross lira dollaro con il cambio lira euro (1936.27).

(I dati sono tratti dal sito di Bankitalia per i valori lira/dollaro dal 1970 al 1999 e per i valori euro/ dollaro dal 1999 al 2008; gli altri sono mie elaborazioni)

Il cross euro/dollaro è espresso “Certo per Incerto”, ovvero se il cross vale “1.45” occorrono 1.45 dollari per comperare un euro.

Possiamo notare che dal 1970 al 1985 il dollaro si è apprezzato: nel 1970 ne occorrevano 3 per comperare un euro, ma nel 1985 ne bastava 1.

Ecco dunque il periodo in cui probabilmente si è formata la percezione che il dollaro fosse una valuta forte.

Dopo il 1985 però la situazione è mutata: il rapporto di cambio contro l’euro ha iniziato ad oscillare tra 0,8 e 1,8 e chi avesse comperato dollari proprio in quell’anno avrebbe aspettato fino al 2000 per rivedere i suoi prezzi di carico.

Un tempo abbastanza lungo per perdere clienti, avvilire patrimoni e sprecare una carriera.

I risultati migliori - in questa seconda fase - li avrebbe ottenuti un investitore che fino ad allora sarebbe stato perdente, poiché convinto della stazionarietà di lungo periodo del rapporto euro dollaro.
Per 15 anni hanno avuto ragione e fatto carriera una certa classe di investitori e consulenti, mentre i loro figli per avere successo hanno dovuto agire in modo profondamente differente.




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