mercoledì 14 luglio 2010

Il polpo e le chiavi della mia cantina

Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM
Ieri ho assistito ad un fatto raro: per accedere alla cantina dove metto a riposare le mie birre devo usare tre chiavi che si assomigliano.

Sebbene mio padre abbia sempre consigliato di marcarle diversamente, da buon pigro, piuttosto che comperare tre anelli di plastica di differenti colori nella ferramenta di fronte a casa, preferisco estrarle alla cieca.

La punizione media per questa mia pigrizia è la ricerca, che in genere dura un paio di tentativi, della chiave giusta.

Ieri ho aperto al sesto tentativo: sbagliare chiave per 5 volte di seguito avviene nel 13% dei casi.

A parte un ritardo di alcuni secondi ed una interiezione non in linea con il mio "bon ton" non è successo nulla di grave.

Ma allora perché scrivere un post su questo fatto?

Mi è tornato in mente che in questi giorni il polpo Paul passava per essere un eccellente pronosticatore di eventi calcistici. Sempre che non si tratti di una bufala, credo che il colore rosso attragga i polpi e di conseguenza il suo pronostico possa essere in realtà un meccanismo legato alla fisiologia di queste creature piuttosto che alla casualità.

Per completezza mi sento inoltre di rigettare l'ipotesi che il polpo possa essere più competente o intelligente di Biscardi.

Tornando al mio episodio che invece è autenticamente casuale, non ricordavo una sequenza avversa così prolungata.

Questo episodio mi ha fatto ricordare quanto sia importante il fattore "C", come lo chiama il nostro Presidente del Consiglio.

E' cioè molto difficile - specie nel breve termine - riuscire a distinguere la bravura dalla fortuna.

Non solo, è anche molto sgradevole per il nostro amor proprio dover riconoscere che è il caso e non la competenza (che ci auto attribuiamo) ad avere una grande influenza nella nostra vita.

Se invece gettiamo alle ortiche il nostro amor proprio possiamo osservare una pletora di persone che in buona fede credono di essere in gamba, mentre sono solo fortunate, e una schiera di persone che sfruttano consapevolmente la poca volontà altrui di approfondire gli aspetti casuali della realtà.

Così è possibile, ad esempio, millantare di essere esperti in un qualunque settore: dalla finanza, all'arte, al calcio (a proposito, Lippi era un genio o l'altra volta ha avuto solo fortuna?). E per una ristretta cerchia di fortunati è possibile vivere agiatamente tutta la vita convinti che la fonte sia la propria bravura.

Un esempio realmente accaduto: come convincere un gruppo di sempliciotti che si è “maghi della Borsa”.

Basta spedire molte lettere asserendo di essere eccellenti professionisti degli investimenti.
Alla metà di questi occorrerà predire che il mese prossimo la Borsa salirà; all’altra metà invece annunciare che scenderà.

Dopo un mese basterà inviare una lettera di uguale tenore solo più a chi aveva ricevuto la “previsione“ corretta, e così via fino a quando un ristrettissimo gruppo di persone stupefatte dalla successione positiva sarà presumibilmente disponibile a pagare per continuare a ricevere la newsletter.

Il cervello umano tende al piacere e pertanto è facile che accetti in modo acritico ipotesi piacevoli campate in aria piuttosto che valutare le ipotesi spiacevoli ma realistiche.

Forse un buon modo per valutare un consulente dovrebbe essere contare quante volte contraddice il cliente.

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