lunedì 20 maggio 2013

L'asportazione chirurgica della prostata come icona del declino dell'Occidente


Un caro saluto ai miei lettori. 

Mi scuso per la prolungata assenza, ma ogni tanto un periodo sabbatico ci vuole.

Scrivere su Epsilon deve essere un esercizio stimolante. Quindi è necessario trovare uno stimolo. 

Al momento la finanza è talmente scontata che non sto trovando in lei nuove energie.


Così scrivo d'altro.


A nessuno sarà sfuggita la vicenda della povera Jolie

Mentre venivo in ufficio ho sentito la storia del manager inglese che si è fatto asportare preventivamente la prostata. 

La mia famiglia è stata segnata in modo particolarmente pesante da malattie tumorali e quando ho sentito della Jolie, ho pensato che, in fondo, avesse fatto bene.

Poi quando ho sentito del manager ho inizato ad avere un ripensamento, non tanto sul caso specifico - che non conosco - quanto sull'impostazione della questione.

Vorrei trarre quindi una riflessione più generalizzata sulle due vicende.

Pare che questi interventi preventivi siano piuttosto diffusi negli Stati Uniti, decisamente meno in Europa.


Mi chiedo se questa volontà di intervenire preventivamente non sia una forma di delirio di onnipotenza, di preservazione, non di sè stessi ma dell'immagine di sè.

La primissima osservazione che mi si potrebbe fare è che noi siamo l'immagine di noi stessi.  Ma si potrebbe anche replicare che il nostro essere adulti dovrebbe permetterci di valutare quanto sia realistica la nostra autorappresentazione.

Non proseguo su questo versante perché mi farebbe deviare dal filone principale del discorso.

Quindi, ritornando all'immagine di sé ed alla sua preservazione, possiamo affermare che la maggior frequenza di queste pratiche in USA sarebbe coerente, poiché laggiù il mito dell'immagine è più radicato.

E traslando il ragionamento alla politica questo atteggiamento è coerente con la teorizzazione dell'establishment Bush della "guerra preventiva". Solo che oggi questa posizione mentale viene applicata alla malattia. 



Pertanto se una infermità potesse minacciare in futuro tanto la nostra posizione sociale ed economica quanto la nostra immagine sarebbe meglio evitare il rischio, anche a costo di mutilazioni preventive.



Avverto che questo non è un discorso sulla Fede e su quanto Dio ci prepara: anzi in nuce questo atteggiamento è piuttosto coerente con l'atteggiamento evangelico: "se la tua mano ti scandalizza tagliala, è meglio entrare in Paradiso con una mano sola piuttosto che averne due nella Geenna". Anche se è necessario notare che l'obiettivo del successo terreno e quello Celeste sono assai differenti, almeno agli occhi del credente.
 

La notazione triste è che noi occidentali siamo giunti al capolinea.

Siamo talemente floridi e pasciuti che è meglio perdere un pezzo di noi piuttosto che rinunciare alla nostra posizione.


Se trasponiamo questo atteggiamento in economia ecco che (credetemi il risultato cui giungo è inaspettato: quando ho iniziato a scrivere non mi attendevo di arrivare fin qui) emerge la cifra del declino economico e sociale dell'Occidente.

Siamo talmente satolli che non ce la sentiamo di giocarci la nostra posizione con politiche radicali pur di far stare meglio i nostri figli ed il mondo. Ecco che così diventano coerenti anche le poliche daziarie verso i prodotti agricoli extracomunitari, quelli che contribuiscono a spingere i popoli affamati a migrare verso di noi...

E se estendiamo ancora il ragionamento ecco che emerge una chiave di lettura della nostra politica interna.

Meglio subire qualche intervento ablativo (meglio un governo Monti e un Napolitano bis) piuttosto che riformarsi. L'ablazione sarà decisamente più leggera della perdita della totale della posizione. 


Sintetizzando: er Batman è una prostata!

Ribadisco non sto giudicando i casi specifici, sto cercando di leggere in controluce quali siano i trend in atto.


Temo allora di aver visto giusto nel post in cui paragonavo questo periodo a quello che ha visto il declino dell'Olanda.



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