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lunedì 24 novembre 2025

🚤 Episodio 1 – Hai mai comprato una barca?

Non serve che tu lo abbia fatto davvero. Basta che tu abbia mai preso una decisione importante, in cui hai investito risorse, tempo e aspettative. E magari, un pizzico di sogno.

Comprare una barca, come iniziare a investire, non è solo una scelta razionale.
È un gesto che parla di libertà, fiducia, desiderio di controllo sul proprio futuro. E come ogni decisione importante, è anche pieno di insidie.
Può capitare che molti si concentrino più sul “mezzo” e meno sul viaggio che vogliono fare.

⚓ Tutto inizia da una visione (o da una fantasia)

Quando una persona entra in un salone nautico, lo si capisce subito se ha già idea di dove vuole andare, oppure se si è lasciato attrarre solo dall’emozione del momento.

Succede lo stesso quando qualcuno si avvicina al mondo degli investimenti:
sei alla ricerca di un numero un tasso o di prodotti reclamizzato o vuoi una risposta ad un bisogno più profondo.
– Come mettere ordine nel proprio patrimonio
– Come costruire un futuro più autonomo
– Come affrontare responsabilità nuove (figli, eredità, cambiamenti di vita)

Non è un problema di prodotto ma di direzione.

⚓ Non si parte dal catalogo

La prima tentazione, nel mondo della vendita, sia finanzaria sia della nautica, è farti scorrere il catalogo.
Vedi modelli, soluzioni, proposte già impacchettate. Ti sembrano complete. Ti senti già dentro.
Ma è un’illusione.

Nessun bravo armatore inizia scegliendo la barca solo per com’è fatta.
Inizia chiedendosi:
– Dove voglio navigare?
– Con che equipaggio?
– Con quale frequenza?
– Sono disposto a imparare a governarla?

In finanza è lo stesso:

- Cosa voglio fare?
– Qual è il mio orizzonte temporale?
– Quali imprevisti posso (o non posso) permettermi?
– Che relazione voglio con il mio denaro?

📌 Chi inizia dal prodotto, sta scegliendo al contrario. E spesso si ritrova, dopo un po’, a cambiare barca… o a restare fermo in porto.

⚓ Venditori di sogni o costruttori di rotta?

In molti saloni nautici trovi figure brillanti, persuasive, preparate.
Ti parlano dei materiali, delle performance, delle offerte. Ti raccontano cosa hanno scelto “altri come te”.
Ma ti stanno davvero ascoltando? O ti stanno accompagnando verso ciò che devono vendere?

La stessa dinamica esiste nella consulenza finanziaria.
Ci sono “consulenti” che, sotto pressione commerciale, si comportano da venditori.
Non costruiscono soluzioni, le piazzano.
Conoscono i fogli Excel, ma non i tuoi reali obiettivi.
E poi ci sono quelli che ascoltano. Fanno domande. Ti aiutano a definire la rotta prima ancora di parlare di barche.
Sono rari, ma esistono. E fanno la differenza.

⚓ La barca perfetta non esiste. Ma quella giusta per te sì.

Molti, al primo acquisto, comprano barche troppo grandi, troppo complesse, troppo alla moda.
Scoprono troppo tardi che servono manutenzioni costose, che non si adattano alle loro esigenze o che… non li rappresentano.

Nel mondo degli investimenti vale lo stesso principio.
Fondi complessi, gestioni “automatizzate”, soluzioni brillanti “in teoria”, ma in pratica rigide, costose, o semplicemente non adatte al tuo stile di vita.

Saper scegliere non è questione di fortuna, ma di allineare strumenti e scopi.
Non è da “esperti”. È da persone che sanno prendersi cura delle proprie decisioni.

⚓ Una scelta che parla di te

Scegliere come investire è come scegliere una barca:
– Parla di quanto tempo sei disposto a dedicare
– Di quanto controllo vuoi avere
– Di come immagini il tuo futuro
– E anche di cosa sei disposto a sacrificare per arrivarci

🎯 Non è una decisione “tecnica”, è una scelta personale.
E merita rispetto, ascolto, e soprattutto una guida che non voglia venderti la sua barca, ma aiutarti a costruire la tua rotta.

📍E adesso?

Nel prossimo episodio parleremo proprio di chi ti sta vendendo quella barca.
Perché non tutti quelli che parlano di finanza sono consulenti.
E capire chi hai davanti può fare tutta la differenza del mondo.


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Condividilo con chi sta per “salpare” nel mondo degli investimenti.
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martedì 18 novembre 2025

Diversificare non è un consiglio: è sopravvivenza

Cosa succede se il tuo titolo migliore affonda?

Dopo il COVID, più di 130 aziende sono scomparse dal FTSE All-Share. Alcune erano nomi noti, altre sembravano inattaccabili. Tutte avevano qualcosa in comune: investitori che avevano creduto troppo in un’unica storia. Oggi, più che mai, è evidente che la diversificazione non è un vezzo accademico ma un’esigenza concreta per chi vuole proteggere e far crescere il proprio capitale.


💥 Un dato che cambia la prospettiva

Uno studio su 40 anni di mercato azionario britannico mostra una realtà difficile da ignorare:

  • 40% delle azioni ha subito perdite catastrofiche: un crollo del 70% o più, senza recupero.

  • 60% ha sottoperformato l’indice.

  • Solo il 10% ha avuto rendimenti eccezionali (superiori al 500%), spesso dopo lunghi periodi di stagnazione.

📉 Questo significa che la probabilità di scegliere in anticipo un vincitore sostenibile è molto più bassa di quanto molti investitori ritengano.


🔄 Le cause (e cosa non puoi controllare)

Il problema non è solo "scegliere male". Molte aziende sono crollate per motivi indipendenti dalla qualità del management:

  • Normative improvvise

  • Shock geopolitici o sanitari

  • Cambiamenti nei gusti dei consumatori

  • Nuova concorrenza dall’estero

  • Prezzi delle materie prime impazziti

📌 Morale: anche una buona azienda può diventare un cattivo investimento, se non sei preparato al cambiamento.


🛠️ Diversificare: come e perché

Diversificare non significa comprare un po’ di tutto. Significa costruire un portafoglio con:

  • 📊 Asset decorrelati: azioni, obbligazioni, strumenti alternativi (es. private equity, infrastrutture, real asset)

  • 🔁 Ribilanciamento periodico: rivedere il peso dei vari strumenti almeno ogni semestre

  • 🚫 Limiti alla concentrazione: nessuna posizione singola dovrebbe superare il 5-10% del portafoglio totale

💡 Un portafoglio diversificato non ti garantisce guadagni stellari, ma riduce drasticamente il rischio di perdite permanenti.


📚 Da sapere prima di investire

Ecco 4 principi base da ricordare:

  1. Nessuna azione è "sicura" da sola.

  2. La liquidità non è sempre un nemico, anzi può essere un’ancora.

  3. Il tempo è tuo alleato, ma solo se sopravvivi alle crisi.

  4. La diversificazione è un modo per non dover indovinare il futuro.


🧠 Una riflessione utile

La convinzione è importante, ma serve adattabilità. Insistere su un’idea sola – o peggio, su un solo titolo – può costare carissimo. I mercati premiano la pazienza, la disciplina e la capacità di cambiare strada quando serve.

👉 E tu? Hai un portafoglio davvero diversificato o stai scommettendo su pochi nomi?


🏁 E quindi?

Investire non è indovinare. È restare in gioco abbastanza a lungo da beneficiare del lungo termine.


📩 Ti è piaciuto questo articolo? Inoltralo a un amico o collega che investe.
🔄 Vuoi una revisione del tuo portafoglio? Scrivimi.

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martedì 11 novembre 2025

💧 Cosa c’entra l’acqua con i tuoi risparmi?

In Italia si perde fino al 50% dell’acqua potabile prima che arrivi al rubinetto.

La causa? Tubature vecchie, impianti poco controllati, mancanza di manutenzione.
Una perdita continua, silenziosa, che nessuno nota finché non si rompe qualcosa.

Ora prova a portare la stessa immagine nel tuo portafoglio.
E se anche i tuoi investimenti stessero perdendo valore ogni giorno… senza che tu te ne accorga?

📉 Le dispersioni invisibili del risparmio

Nel risparmio gestito, gran parte della perdita di valore non avviene per colpa dei mercati, ma per inefficienze interne:

  • costi nascosti

  • commissioni mal calcolate

  • strategie inutilmente complesse

  • mancanza di controllo

Molti investitori pensano che tutto sia sotto controllo… finché non guardano davvero quanto hanno pagato per la gestione.
E lì scoprono che una parte importante del rendimento si è “evaporata”.


💸 I costi nascosti: dove finisce il rendimento?

I costi sono il vero nemico silenzioso del risparmiatore.
Ecco i principali:

  • Commissioni di gestione (anche oltre il 3% annuo)

  • Commissioni di performance, spesso applicate anche senza reali “performance”

  • Retrocessioni: soldi che il gestore gira all’intermediario, creando un possibile conflitto d’interesse

  • Prodotti inefficienti o ridondanti, che fanno numero ma non aggiungono valore

  • Costi impliciti, specialmente nei certificates e nei fondi strutturati

Risultato?
Rendimenti che sembrano buoni sulla carta, ma che si assottigliano quando arrivano sul tuo conto.


🧩 Dove si annidano le macchie di umidità nel tuo portafoglio?

Come in una casa con vecchi tubi, anche nel tuo portafoglio ci sono punti da ispezionare con attenzione.
Ecco dove guardare per scoprire dove si disperde valore:

📄 1. KID – Key Information Document

È il documento che ogni prodotto finanziario deve avere per legge.
Contiene una stima dei costi su 1, 5 e 10 anni. Spesso mostra che il 15–30% del rendimento atteso viene assorbito dai costi.
👉 Non fidarti solo del nome del fondo. Leggi il KID.

📊 2. Fondi comuni

Controlla se il fondo:

  • chiede una commissione di ingresso 

  • ha commissioni di uscita se disinvesti prima di un certo periodo

  • applica commissioni di performance su risultati minimi

Molti fondi sono selezionati più per convenienza commerciale che per reale efficienza.

🧪 3. Certificates e prodotti strutturati

Spesso venduti come soluzioni “intelligenti”, ma nascondono commissioni implicite nel prezzo di emissione.
Non le vedi, ma le paghi. E possono essere anche del 3%.

📬 4. Comunicazione annuale sui costi

Ogni intermediario è obbligato per legge a inviarti una volta all’anno un documento che riepiloga tutti i costi e oneri sostenuti.

Sai dov’è? Probabilmente nel cassetto digitale della tua banca online, insieme ad altri 100 pdf mai aperti.

👉 Recuperalo. Leggilo. Ti dirà quanto hai pagato davvero per far gestire il tuo patrimonio.

❓ La vera domanda: quanto stai perdendo?

Molti si chiedono: “Quanto sto guadagnando?”
Ma la domanda più utile è: “Quanto potrei guadagnare in più se eliminassi gli sprechi?”

Perché ogni punto percentuale che recuperi è rendimento puro che torna a te, non all’intermediario.

♻️ Una gestione efficiente è anche sostenibile

Essere efficienti non significa tagliare tutto.
Significa investire bene, ridurre gli sprechi, eliminare ciò che non serve e costruire un portafoglio che ti porti davvero verso i tuoi obiettivi.

Un portafoglio efficiente:

  • costa meno

  • è più chiaro da monitorare

  • ti dà più libertà e meno sorprese


✅ 3 cose da fare subito se sospetti dispersioni nel tuo portafoglio

  1. Recupera il documento annuale sui costi dal tuo intermediario. Non aspettare che te lo spieghino: leggilo tu.

  2. Controlla i KID dei prodotti che possiedi. Focalizzati sulla sezione “Costi previsti su 5 anni”.

  3. Chiedi un check-up esterno e indipendente. Spesso basta una seconda opinione per scoprire dove si stanno perdendo soldi.


💬 E tu, lo sai dove perde il tuo portafoglio?

Hai mai letto i KID dei prodotti che possiedi?
Sai quanti costi hai pagato davvero l’anno scorso?

Scrivimi se vuoi capirlo insieme.
🔁 Inoltra questo articolo a un amico o collega che sospetti stia “perdendo acqua” dal suo portafoglio.


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lunedì 10 novembre 2025

È tornato il momento delle Big Oil?

Per anni, sembrava che il settore petrolifero fosse destinato a un lento declino. Oggi, però, qualcosa è cambiato. E la domanda che molti investitori si pongono è chiara: ha ancora senso puntare sulle Big Oil?

🔄 Dal "phase out" al "power up": cosa sta cambiando nella transizione energetica

Fino a poco tempo fa, il discorso dominante era tutto incentrato sulla transizione energetica: abbandonare il petrolio e il gas per passare il prima possibile a fonti rinnovabili. Tuttavia, eventi recenti – come l’aumento esponenziale della domanda energetica globale, il boom dell’AI e la corsa ai data center – hanno spostato la narrazione verso un concetto nuovo: l’energy addition.

❝ Non si parla più solo di "transizione", ma di "rafforzamento del mix energetico". E questo cambia tutto per chi investe. ❞

Lo ha detto con chiarezza Haitham Al Ghais, segretario generale dell’OPEC, a margine della conferenza ADIPEC 2025: “Tre anni fa tutti parlavano di eliminare i combustibili fossili. Oggi si cerca un approccio più equilibrato.” Un concetto ripreso anche dal ministro emiratino Sultan al-Jaber: entro il 2040, la domanda globale di energia crescerà esponenzialmente, e il petrolio non sparirà – anzi, resterà sopra i 100 milioni di barili al giorno.

📉 Il settore è sottovalutato: lo diciamo da tempo

Nel nostro ufficio studi lo sosteniamo da mesi: il settore petrolifero è sottovalutato rispetto ai fondamentali.

Le principali aziende energetiche (ExxonMobil, Chevron, Shell, TotalEnergies, BP...) generano ancora flussi di cassa robusti, distribuiscono dividendi generosi e stanno investendo in diversificazione energetica (idrogeno, biocarburanti, CCS – carbon capture and storage). Eppure, in molti portafogli il settore è ancora pesantemente sottopesato. Un errore? Forse sì.

🧭 Mini guida: 3 cose da fare oggi se vuoi tornare a investire nell’Oil & Gas

Ecco come orientarsi, secondo il nostro approccio:

1. Rivaluta il peso del settore in portafoglio

Verifica se hai completamente escluso l’Oil & Gas. In molti casi, si scopre che la scelta è stata dettata più da convinzioni ideologiche che da analisi dei fondamentali.

2. Come esporsi al settore? Con gli ETF

Per chi saggiamente non vuole scegliere singoli titoli, gli ETF offrono una via d’accesso privilegiata. Oltre agli ETF sul super classico MSCI World Energy che espone al settore energetico globale, sarebbe opportuno se sovrappesare la parte in euro piuttosto che quella in dollari e se focalizzarsi anche su chi trasporta e non solo su chi produce energia.

3. Pensa in ottica di ciclo

L’energia è un settore ciclico: entrare ai minimi e uscire nei picchi è l’obiettivo. Oggi, con valutazioni ancora basse rispetto ai massimi del 2022, potremmo essere nella fase giusta per rientrare.

🧩 Un nuovo paradigma, o solo una pausa?

Quello che stiamo vivendo è un vero cambiamento strutturale o solo una reazione di breve periodo? La spinta verso un’energia più pulita non si ferma, ma il realismo sta rientrando nella discussione: la transizione ha bisogno di tempo, risorse e pragmatismo.

Chi investe non può permettersi di ragionare solo per slogan. Bisogna saper leggere i trend, distinguere le mode dalle tendenze strutturali e – quando necessario – andare controcorrente.


E tu?

Hai ancora in portafoglio titoli energetici? Stai valutando di rientrare nel settore? Condividi nei commenti la tua esperienza o i tuoi dubbi.


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