giovedì 23 ottobre 2008

Narciso ed il signor Bonaventura

Alcuni giorni or sono un mio stimato cliente disse: “un amico molto facoltoso è giunto alla conclusione che per investire in azioni conviene comperare, diversificare e tenere senza affidarsi ad alcun consulente. Lei cosa ne pensa?”
La domanda era evidentemente provocatoria, ma non aggressiva. Mi accingo dunque a rifletterci con altrettanto fair play.

Come dice anche Nassim Taleb la massa delle situazioni si risolve da sola: spesso si guarisce spontaneamente dalle malattie ed è possibile scalare alte montagne e ritornare indenni a casa, anche senza l’aiuto di una guida alpina.

E’ nella natura umana non percepire oggettivamente un rischio: basta scorrere un annuario statistico per avvedersene. E il rischio peggiore poi è quello di non distinguere la bravura dal caso.

Dunque le intuizioni del signor Bonaventura, “diversifica” e “compra e tieni” sono senza dubbio il viatico per fare bene. Oggi soprattutto il “tieni” non è per nulla facile da praticare.
Nella società del “tutto e subito” si paga volentieri per fare in fretta quello che una volta si faceva lentamente, così, in America Latina, è permesso produrre vino barricato mettendo in infusione i trucioli nelle autoclavi piuttosto che invecchiarlo nelle botti.

“Tenere” quindi è andare controcorrente. Vuol dire convivere serenamente con la propria scelta, come si fa con un partner. Se si “tiene” è perché si stima, malgrado i difetti che sono inevitabili e nonostante le mode. Si “tiene” ciò a cui si riconosce un valore, che è altro rispetto al prezzo. Non a caso si dice “tengo a te”.

Ma nella frenesia odierna molti clienti si attendono in qualche modo gli “effetti speciali” e molti consulenti si sentono in qualche modo “obbligati” a produrli.
Nessuno stupore allora che alcuni banchieri abbiano deciso di fare un “trattamento al botulino” anche ai portafogli titoli delle istituzioni da loro governate.

Ma se la saggezza del tenere e del diversificare è alla base dell’arte di investire, padroneggiare la tecnica, avere cioè una esperienza adeguata, è indispensabile per migliorare un risultato.

E’ lapalissiano che una persona che non abbia criteri decisionali saldi per selezionare un consulente possa fare mediamente meglio da sola, con due regole semplici, piuttosto che affidarsi ad un cattivo consulente. Come è altrettanto evidente che è meglio aspettare di guarire da soli piuttosto che affidarsi ad un cattivo medico.

Tuttavia essere assistiti nella selezione degli investimenti, avere una controparte con cui discutere sulla ragionevolezza - in certi momenti - di un alleggerimento o di un incremento della propria posizione, finisce col ridurre l’alea e quindi fa guadagnare meglio, e probabilmente anche di più.

Ancora una volta la psicologia fa irruzione nel campo degli investimenti: il nostro narcisismo ci fa desiderare una soluzione concreta ed immediata al problema che noi avvertiamo come urgente piuttosto che desiderare di verificare se non sia invece un aspetto particolare di una problema più generale.
E si spende la vita a gestire la contingenza.

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