giovedì 23 aprile 2009

La crisi, le banche ed i titoli tossici - 1

, Cellino Associati SIM, Cellino e Associati SIM

Propongo un breve excursus in due parti sulla crisi economica che ci affligge. Prego i lettori più tecnici di essere clementi nel giudicare la descrizione che seguirà.

Oggi descriveremo come si è arrivati a questa situazione, la settimana entrante vedremo la dinamica della crisi.



La genesi dei titoli tossici

Negli Stati Uniti il mercato degli immobili è sempre salito, storicamente. Pertanto una delle attività più comuni delle banche era la concessione di mutui ulteriori, rispetto a quello iniziale, servito per acquistare l’immobile.

L’americano medio usava il credito per accrescere la propria capacità di spesa e le banche erano tranquille poiché il prestito era garantito dal valore in ascesa dell’immobile.

Gli immigrati una volta ottenuto il permesso di soggiorno ed un lavoro ambivano a comperarsi casa, ma non sempre le banche erano solerti a concedere credito ai nuovi arrivati.

Alcuni banchieri si accorsero però che i newcamers erano disponibili a pagare tassi maggiori rispetto ai residenti di vecchia data e così - per un certo periodo - alcune banche si specializzarono a trattare coi nuovi americani, e riuscivano a guadagnare sempre: se il debito non era onorato la casa veniva escussa e rivenduta con profitto.

In seguito questi istituti iniziarono a cartolarizzare i mutui anziché detenerli in portafoglio.
Si crearono cioè titoli di credito rappresentativi dei mutui dei clienti meno affidabili (subprime).

Questi vennero poi venduti ad altre banche desiderose di investire in qualcosa di “solido” e di redditizio.

Che quei titoli fossero solidi lo decretavano sia le agenzie di rating, che assegnavano una elevata affidabilità ai titoli, sia la “logica” stessa, poiché il credito riposava sugli immobili americani che erano sempre saliti (cfr. con il mio post “Agnelli e cigni”).



Come funzionano le banche

Le banche prestano denaro. Non solo, in un certo senso lo producono. Sono cioè autorizzate a prestare sotto forma di fidi gli stessi 100 euro dalle 20 alle 50 volte in base ai Paesi.

Cioè se deposito 100 euro, la banca può dare fidi alle aziende fino a 2000 – 5000 euro.

Per evitare di chiedere alle aziende un rientro dal fido, qualora mi presentassi a ritirare una parte del mio deposito, le banche devono avere anche una certa quantità di denaro investito in titoli prontamente liquidabili. In genere si tratta di BOT che possono essere venduti immediatamente e senza perdite.

Poiché la banca lucra un tasso sul denaro prestato ha tutto l’interesse ad ampliare la quantità di fidi che eroga (la c.d. leva finanziaria), ma le Autorità di Vigilanza hanno il dovere di controllare che questa non si espanda troppo, altrimenti in caso di eccessive insolvenze sui fidi la banca rischia di bruciare i soldi in deposito.

Pertanto il rapporto tra i depositi (e gli investimenti) da una parte e i fidi dall’altra deve restare entro certi limiti, altrimenti la banca viene dichiarata fallita.



L’avidità

Un giorno ci si accorse che, per il regolamento bancario era praticamente uguale se si investiva nei titoli dei mutui subprime anziché in BOT.

Poiché a parità di ogni altra condizione (cioè a parità di velocità di vendita senza perdite) la redditività della banca aumentava investendo in titoli dei mutui subprime, grazie agli interessi maggiori che producevano, si iniziò a preferire questi ultimi ai BOT.

Non solo, ma da sempre le banche, quando chiudono la sera, prestano di notte il proprio denaro ad una banca su un altro continente affinché lo possa usare (e il prezzo è il famoso tasso overnight).




I primi scricchiolii

Quando il mercato americano degli immobili iniziò a non salire più e la crisi economica iniziò a creare problemi di pagamento anche nei mutui subprime, i dirigenti bancari iniziarono ad avvertire un certo disagio, poiché iniziarono a sospettare che i titoli sui mutui subprime fossero a rischio, ovvero che le riserve di liquidità che le banche devono detenere per controbilanciare i fidi non fosse così adeguata come sperato.

Detto altrimenti, i dirigenti temevano che se avessero dovuto vendere in fretta i titoli di scorta per ridare i soldi a chi veniva a chiedere indietro i propri depositi, non avrebbero recuperato la cifra necessaria per fronteggiare la richiesta.

Concretamente le banche avevano due preoccupazioni: da un lato se avessero avuto bisogno di vendere rapidamente i titoli avrebbero avuto difficoltà a realizzare il prezzo desiderato. Dall’altro lato prestandosi reciprocamente il denaro overnight, correvano il rischio che - se la banca corrispondente avesse avuto difficoltà simili alle loro - al mattino del giorno dopo non avrebbero avuto la liquidità necessaria per operare, pur senza avere “colpe” dirette.

Così le banche iniziarono a prestarsi reciprocamente sempre meno denaro.

Voglio far notare che, anche se adesso la situazione pare chiarissima, a quel tempo non era per nulla chiara. Ad esempio la Banca Centrale Europea, fino a luglio scorso ha approntato interventi che andavano in direzione opposta rispetto a quello che viene considerato corretto in base a questa interpretazione.

4 commenti:

serafin lorenzo ha detto...

sono completamente d'accordo su quanto hai affermato. leggo sempre con curiosita' e attenzione i tuoi articoletti perche' sono quasi sempre in linea con quanto penso e sono pure rallegranti anche se alle volte non c'e' niente di cui rallegrarsi. cordialita'

Alessandro Neri ha detto...

E fino a qua è una bella analisi che spiega a tutti che cosa è successo in America e successivamente nel mondo.

Attendo la prossima puntata per capire perchè le banche fanno sempre più fatica a concedere fidi e prestiti alle aziende (a meno di moltiplicare gli spreads e le garanzie e i covenants ecc,ecc)

Grazie Guido

Guido Giaume ha detto...

la ragione per cui le banche oggi non concedono facilmente prestiti è presto detta.
Sono ancora fuori dal rapporto ottimale tra depositi e fidi e quindi cercano
1) di lesinare sui fidi;
2) di ottenere soldi freschi con gli aumenti di capitale o con nuovi depositi. Non è un caso che stiano proliferando iniziative tipo Conto Arancio o offerte di conti di deposito a tassi "privilegiati" (ma che occorre guardare con attenzione perchè potrebbero includere un rischio emittente nascosto).

Guido Giaume ha detto...

Inoltre ogni banca adesso teme moltissimo i fallimenti delle società che affida poichè un fallimento perturberebbe la già fragile struttura patrimoniale