venerdì 12 aprile 2019

L’Italia a cavallo della tigre deve preoccupare anche i risparmiatori


Nonostante il vigoroso rimbalzo dei mercati e la politica monetaria ritornata di nuovo accomodante le preoccupazioni di fine anno non sono scemate. Vediamo alcuni aspetti.


  • La fragilità del debito italiano. Non è l’importo in sé e volendo neanche il rapporto debito Pil ad essere preoccupante. Estremizzando molto non esiste un punto di non ritorno, non è un confine fisico superato il quale “si muore”: semplicemente se una grandezza - il debito – cresce più della grandezza che serve per ripagarlo – il PIL – questo diventa insostenibile alla lunga. 
  • Il debito pubblico italiano ha elevata vita residua e questo concede a chi governa pro tempore l’illusione di essere in grado di non restare con il cerino in mano, e quindi rimanda gli interventi necessari ma dolorosi. E prima che gli elettori capiscano che la situazione è compromessa passa molto tempo. E quando se ne accorgono sarà tardi per fare qualcosa.
  • Ci sono almeno due modi per per rendere sostenibile un debito. Pagarlo facendo dei sacrifici o non pagarlo. Poiché nessun governo ha avuto la forza di imporre i sacrifici, prima di tutto a sé stesso tagliando la macchina elefantiaca dello stato, ogni giorno che passa ci si avvicina sempre di più alla possibilità di un amaro finale.
  • Così la politica debole da 40 anni fa crescere il rapporto debito PIL e nessuno neanche il governo attuale sta veramente facendo qualcosa per cambiare rotta.
  • In un contesto nel quale l’economia mondiale sta rallentando, la Germania riduce drasticamente le proprie previsioni di crescita a meno dell’1% per quest’anno. E considerando che, tanto per fare un esempio, circa il 40% di una BMW si fabbrica in Italia. Diventa chiaro che se i cinesi non comperano più BMW noi andiamo a bagno.
  • La rappresentazione plastica di questa situazione di debolezza è rappresentata dal differenziale dei tassi pagati dal titolo decennale portoghese e quello Italiano. ll Portogallo ha tassi che sono la metà dei nostri, eppure i rating cioè gli esami clinici sono i medesimi. Quindi le grandi agenzie di rating mettono sullo stesso piano Italia e Portogallo, e questo evidenzia che non c’è un complotto mondiale da parte delle agenzie o di poteri occulti. Tuttavia il mercato, cioè ognuno di noi, quando siamo chiamati a scegliere per noi stessi, sceglie e fa il prezzo. E per questo noi paghiamo il doppio del Portogallo. E lo spread è il sintomo di questa situazione.

Chi investe deve tenere conto che sta iniziando il gioco delle sedie, quando la musica finirà chi sarà più lento non troverà da sedersi.

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