venerdì 4 ottobre 2019

Come valutare le azioni per investire?



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Oggi sono lieto di rispondere a Valerio Turchi, che ha visto il video “Come capire se una azione è cara” (lo trovate qui) e mi aveva chiesto quali fossero gli altri metodi di valutazione delle azioni.

Caro Valerio, ci sono manuali di centinaia di pagine relative ai metodi di valutazione di un valore mobiliare. Se sei uno studente di economia qualcuno lo affronterai: ad es. tra i più semplici, in apparenza, c’è il calcolo del valore attuale netto.

Sappi però che non esiste il parametro definitivo per emettere un giudizio che permetterà di fare l’acquisto vincente. E, detta tutta, quello che conta non è tanto il metodo applicato quanto i parametri che ci metti dentro: se tutti gli attori avessero le stesse attese sul futuro di un bene ci sarebbe una sostanziale convergenza sul suo valore, a prescindere dal metodo di stima usato. Certo, ci sarebbe un po’ di rumore di fondo dovuto al fatto che un  singolo occasionalmente potrebbe vendere per comprare una casa o un’auto oppure comperare perché ha ricevuto un eredità. Ma la cosa finirebbe lì.

Se ci pensi ha un senso: chiediamoci perchè le obbligazioni del debito dei grandi Stati industrializzati siano sostanzialmente considerate un investimento “tranquillo”. Perchè i parametri sui quali si basano le valutazioni e sui quali incombe l’incertezza sono pochi e cambiano lentamente. Per contro le obbligazioni dei Paesi Emergenti e le azioni sono suscettibili di una maggiore e più violenta fluttuazione dei loro parametri di valutazione.
Qui troverai un video in merito ai rischi che corre un investitore in obbligazioni

La complicazione dell’investire sta nel fatto che la finanza e l’economia sono scienze sociali e quindi i fenomeni sono influenzati dalle aspettative degli stessi attori: in altri settori ciò non accade. Non c’è un sasso che lanciato in aria si comporti diversamente in base a chi lo osserva; anche se questa situazione ha poi delle eccezioni quando si parla di fisica quantistica.

In sostanza se una ampia maggioranza di persone pensa, per qualsiasi ragione, fondata o meno, che una azione sia “buona” o “cattiva” quell’azione per un po’ di tempo si comporterà in accordo all’opinione prevalente, salendo o scendendo indipendentemente dalle sue reali qualità. E, se in quel periodo, si è presa una posizione ragionevole ma che ci sta dando torto – perché ad es. si è comperato e scende - e non si è molto confidenti sulla fondatezza delle proprie scelte, immancabilmente ci si lascia prendere dal panico (o dall’euforia), prendendo decisioni emotive e disastrose per il proprio portafoglio.

Quindi la conoscenza di parametri analitici è necessaria, ma è solo una parte del lavoro. Occorre infatti che un gestore o un investitore abbia maturato una grande fiducia in sé e nei propri metodi. La mera conoscenza tecnica non basta, anzi se disgiunta dall’esperienza potrebbe essere pericolosa. 

Nella pratica quotidiana i team di gestione utilizzano delle griglie di parametri. Si passano in rassegna tutte le azioni del cosidetto “universo investibile” e si calcola per ciascuna delle singole caratteristiche il valore.

Ad esempio il rapporto prezzo utile, il rapporto di Shiller di cui parlerò poi... e si stila così una classifica generale di “bellezza”, come a Miss Italia.

Ma quali sono questi parametri? Chiedeva Valerio.

Facciamo un esempio facile: il professor Shiller ha vinto un Nobel dimostrando che il valore del rapporto tra il prezzo odierno di una azione e la media dei suoi utili degli ultimi 10 anni è un buon predittore del rendimento a 10 anni dell’azione.

Una cosa facile in apparenza: faccio il calcolo per l’intero "universo investibile" e poi seleziono e compero le 10 azioni più promettenti. Una manna...

Insomma… Intanto occorre detenere il portafoglio per 10 anni. Infatti una delle condizioni di questa teoria è che l’orizzonte temporale per far sì che questa relazione funzioni a dovere è il lungo periodo. Sia chiaro, è possibile anche provare a fare lo stesso gioco per periodi inferiori, ma la significatività predittiva di questo indicatore cala drasticamente. 

La ragione può essere spiegata intuitivamente con l’esempio del lancio della moneta. Su 100 lanci sono ragionevolmente sicuro di ottenere 500 “testa” e altrettante “croce” o giù di lì, ma su 10 lanci posso ottenere un risultati molto differenti.

A questo punto, sbagliando, c’è chi dice che “investire è come giocare a testa o croce”. Con questo metodo, più l’orizzonte è di breve periodo è vero, ma nel lungo ovviamente no. E chi non coglie la differenza - prima di avventurarsi in un investimento azionario per copiare il suo amico che ha guadagnato - deve pensarci bene, e poi non farlo.

Ma torniamo a noi e alle azioni valutate con il metodo Shiller. Concretamente oggi la Borsa Americana è cara - in base a tale parametro – e da un bel po’ di anni. Sono sicuro che tra 10 anni le cose andranno a posto, ma nel frattempo però - a sottopesare il mercato americano - cioè a fare quell’azione ragionevolissima di ridurre le componenti “care” all’interno di un portafoglio ben diversificato a livello mondiale, si sarebbe ottenuta una sottoperformance rispetto a chi non lo ha fatto.

E questo ci riporta al problema della fermezza di cui dicevo prima. In questo frangente il singolo investitore potrebbe perdere la fiducia nel metodo che ha adottato e il professionista iniziererebbe a perdere clienti ai quali non ha spiegato bene questo meccanismo.

Forse adesso Valerio starà dicendo: "Giaume hai fatto un lungo discorso per evitare di rivelarmi i segreti di cucina". Non proprio, credimi, sto rivelando l’essenza dell’investire. E se vuoi possiamo sentirci in privato per qualche domanda aggiuntiva. Però sappi che le tecnicalità si imparano nel tempo, invece sapere quali sono i limiti dei metodi usati è una cosa che in genere non viene mai insegnata, la si impara sulle proprie ossa.

Quindi più ancora di un elenco di metodi per valutare le azioni, che sono reperibili in un manuale di finanza, impara a capire in profondità questi principi universali che sono applicabili anche senza avere una preparazione specifica:

  1. comperare e tenere almeno 10 anni magari, anche di più.
  2. Comperare ampie “fette” di mercato, magari tutto il mercato mondiale, non solo settori o mercati singoli.
  3. Non investire i soldi che si sa che potrebbero servire prima dei 10 anni.
  4. Se il metodo è sicuro (e questo lo è) non lasciarsi impressionare dai risultati che si vedono prima dei 10 anni, nel bene e nel male.

Poi ci sono anche altri accorgimenti un po’ più tecnici che sono importanti, ma meno di questi.

Una delle persone più curiose che ho incontrato nella mia carriera è stato un edicolante. A metà degli anni 90, quindi prima del grande boom del 2000 è venuto da me con una valigia piena zeppa di titoli azionari cartacei.
Aveva iniziato nel 1975 a comprare titoli in base al suo sentimento, tutte le volte che aveva 100 mila lire (50 euro) e non ha mai venduto.
Depurato il patrimonio dai titoli falliti, aveva una somma ragguardevole che gli ha permesso di sistemare sé stesso e le figlie. Non sapeva nulla di valutazioni, ma per ragioni casuali o forse per intuito, aveva capito il senso di quento ho scritto e l’aveva applicato. Non si è trattato di una esecuzione magistrale, perché aveva anche titoli della Venchi Unica e della Tripcovich, ma alla fine è arrivato alla meta.

Concludo affermando che l’esperienza è la differenza tra sapere e capire. Capire già questi 4 punti, ma capirli veramente, e capire perché sono consigli sani è già un grande risultato.

Un caro saluto

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